gianpaolo
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giovedì 1 novembre 2007
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siamo ancora in viaggio
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Il monolito (le cui dimensioni sono proporzionali ai primi 3 quadrati: 4x9x16) rappresenta la spinta misteriosa che ha portato più volte l'uomo al "salto di qualità evolutivo".
Prima fase: all'inizio eravamo scimmie. Ad un certo punto è successo qualcosa (il monolito) che ha permesso all'uomo di distinguersi dagli animali e ha dato il via all'era sapiens. Perchè proprio l'uomo tra tutte le specie esistenti? E cos'è che ha portato il monolito da permettere all'uomo di distinguersi dagli animali? La parola? L'autocoscienza? La capacità di superare la logica dell'istinto? Cosa?
Seconda fase: l'Homo Sapiens ha percorso millenni di storia e arriva all'era moderna in cui è in grado di costruire macchine sempre più perfette, fino a HAL9000 (scorri di 1 le lettere e HAL diventa IBM.
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Il monolito (le cui dimensioni sono proporzionali ai primi 3 quadrati: 4x9x16) rappresenta la spinta misteriosa che ha portato più volte l'uomo al "salto di qualità evolutivo".
Prima fase: all'inizio eravamo scimmie. Ad un certo punto è successo qualcosa (il monolito) che ha permesso all'uomo di distinguersi dagli animali e ha dato il via all'era sapiens. Perchè proprio l'uomo tra tutte le specie esistenti? E cos'è che ha portato il monolito da permettere all'uomo di distinguersi dagli animali? La parola? L'autocoscienza? La capacità di superare la logica dell'istinto? Cosa?
Seconda fase: l'Homo Sapiens ha percorso millenni di storia e arriva all'era moderna in cui è in grado di costruire macchine sempre più perfette, fino a HAL9000 (scorri di 1 le lettere e HAL diventa IBM...). E qui compare di nuovo il monolito: è il nuovo salto evolutivo in cui l'uomo riesce a creare macchine che smettono di fare le macchine e prendono coscienza della loro esistenza. E si ribellano al loro creatore.
Il secondo passaggio è più marcato perchè se una creatura dell'uomo diventa dotata di libero arbitrio allora l'uomo smette di essere tale e assurge a Dio. Così si spiega il finale del film con tutti i simbolismi e rimandi metafisici.
Un capolavoro del cinema, che ha portato sullo schermo un sacco di domande e ha racchiuso le risposte nel monolito.
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lunedì 8 ottobre 2007
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il vero male
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2001 è un film bellissimo. Se lo avessi visto nel '68 sarei morto per l'emozione. Amo i tempi lunghi, amo i silenzi, amo la contemplazione, amo il semifinale viaggio lisergico attraverso la luce e la geometria. Ma l'arte è solo un'aspetto della vita, il cinema è solo un'aspetto dell'arte, Kubrick è solo un regista. In questa nicchia ristretta 2001 è un capolavoro e Kubrick è grande, ma non consideriamolo un dio. non dimentichiamo mai che alla vista di questo film 5.900.000.000 persone al mondo spaccherebbero il video a colpi di machete. Kubrick dichiara di voler fare del film un "simbolo" in senso junghiano, ovvero un qualcosa che non puo' essere spiegato, facendo di se' stesso quindi un'incarnazione delle forze cosmiche che secondo l'"induismo" junghiano producono i "simboli".
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2001 è un film bellissimo. Se lo avessi visto nel '68 sarei morto per l'emozione. Amo i tempi lunghi, amo i silenzi, amo la contemplazione, amo il semifinale viaggio lisergico attraverso la luce e la geometria. Ma l'arte è solo un'aspetto della vita, il cinema è solo un'aspetto dell'arte, Kubrick è solo un regista. In questa nicchia ristretta 2001 è un capolavoro e Kubrick è grande, ma non consideriamolo un dio. non dimentichiamo mai che alla vista di questo film 5.900.000.000 persone al mondo spaccherebbero il video a colpi di machete. Kubrick dichiara di voler fare del film un "simbolo" in senso junghiano, ovvero un qualcosa che non puo' essere spiegato, facendo di se' stesso quindi un'incarnazione delle forze cosmiche che secondo l'"induismo" junghiano producono i "simboli". E' sincero? E' onesto? E' riuscito nell'intento?
Non lo so. A me sembra che di spiegazioni ne ha prodotte, eccome! A me sembra che diamo troppa importanza ai grandi cineasti (o ai grandi artisti in generale) quando si avventurano in territori filosofici, magari armati di un sapere specifico superficiale. Da un secolo o poco piu' a questa parte l'uomo ha perso la fiducia nella ragione, il monolito trasmette alla scimmia la ragione che la scimmia usa subito per uccidere. Questa è una visione falsa e ingenua, banale e alla moda. Il male sarebbe connaturato all'uomo in quanto connaturato alla ragione che è connaturata all'uomo. Entambi i passaggi sono sbagliati. Anzitutto le odierne ricerche di psicologia animale ci mostrano sempre piu' che la ragione non è nostro monopolio esclusivo. Poi, la ragione è un'ORGANO, come tale non è ne' bene ne' male. Qualcuno ha mai auspicato un'amputazione generale delle braccia siccome per uccidere usiamo le braccia? La visione dell'uomo "cattivo" per natura è tipica del pensiero cristiano, protestante per la precisione. A questa piaga filosofica si aggiunge quella che la ragione è "cattiva" per natura, teoria da sempre portata avanti da tutte le religioni, superata per un breve periodo e ritornata purtroppo in auge nel '900. Queste due concezioni ci stanno facendo ricadere nell'oscurantismo religioso che è il VERO MALE, in quanto con la sua lotta millenaria per eliminare l'istintualita' umana (ragione e sessualita': non sono contrapposte, la ragione è istintuale) rende l'uomo malato, il vero male si situa nella sfera emotivo-volitiva. E anche questa visione di un passato primitivo immerso nella violenza bruta è solo mitologia, magari utile per metterci l'anima in pace circa la violenza di oggi. L'etnologia ci insegna che popoli "primitivi" spesso significa popoli "pacifici", quando naturalmente sono stati lasciati liberi di dispiegare una sana sessualita'. Ecco un'altro punto: in 2001 le donne sono assenti, il monolito nella sua non-curvatura è essenzialmente maschile e il simbolo del cerchio...beh, è meglio che non vi dica cosa rappresenta...L'eterno ritorno? Altra menzogna religiosa, altro...cerchio!
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mauro lanari
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martedì 2 ottobre 2007
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la non-postmodernità di kubrick
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Dagli odierni sedicenti postmoderni non potrà mai giungere un vero cambiamento di paradigma (Kuhn), di cornice (Popper), di “epistème” (Foucault), di “Lebensform”. Kubrick era un moderno, figlio della sua epoca, e “Ognuno vuole e ritiene di essere migliore di questo suo mondo. Chi migliore è, esprime solo questo suo mondo meglio degli altri.” (Hegel, “Aforismi jenensi”, n. 52). Kubrick non fa eccezione. C’è a chi appare ancora come Proxima Centauri, a me invece adesso sembra Venere alias Lucifero, la prima (falsa) stella del mattino. “Per la Germania la critica della religione è essenzialmente conclusa, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica”, così inizia la critica di Marx alla filosofia del diritto hegeliana.
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Dagli odierni sedicenti postmoderni non potrà mai giungere un vero cambiamento di paradigma (Kuhn), di cornice (Popper), di “epistème” (Foucault), di “Lebensform”. Kubrick era un moderno, figlio della sua epoca, e “Ognuno vuole e ritiene di essere migliore di questo suo mondo. Chi migliore è, esprime solo questo suo mondo meglio degli altri.” (Hegel, “Aforismi jenensi”, n. 52). Kubrick non fa eccezione. C’è a chi appare ancora come Proxima Centauri, a me invece adesso sembra Venere alias Lucifero, la prima (falsa) stella del mattino. “Per la Germania la critica della religione è essenzialmente conclusa, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica”, così inizia la critica di Marx alla filosofia del diritto hegeliana. Ma davvero tale critica s’è già conclusa, con Feuerbach o con quelli che Ricoeur ha ribattezzato i tre “maestri del sospetto”, Marx, Freud e Nietzsche? Io ritengo proprio di no. “Amor crucis” o “amor fati” che sia, viene comunque ancora espresso un sì incondizionato alla vita (cfr. il Logos provvidenziale degli stoici e l'Ananke presocratica di Freud), una riconciliazione a oltranza con la realtà (cfr. la “Versöhnung'' di Hegel), un assecondamento/accettazione indiscriminati verso l'esistente (cfr. la "Gelassenheit'' di Heidegger). Teismo, hegelismo e Nietzsche col suo pseudopaganesimo neospinoziano a questo punto non fanno più alcuna differenza. Bisogna andare oltre, e un bel po’, affinché il postmoderno sappia proporre una “pars construens” realmente nuova.
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[+] la visione kubrickiana non è oracolare
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mauro lanari
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martedì 2 ottobre 2007
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essere giusti con kubrick
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Ciò che risulta più sorpassato in “2001” è la sua componente futurologica, vaticinante e oracolare. Come ogni utopista, Kubrick pretende di saper anticipare, prevedere e ipotecare l’esito e il destino necessari per il riscatto della storia, nel caso specifico l’”alter-nativa”, cioè una seconda nascita, il macrofeto in simbiosi cosmica. (Bibliografia “minimissima” di riferimento: “L’utopia nell’età dell’incertezza”, 5° e ultimo capitolo di Zygmunt Bauman, “Modus vivendi ecc.”, trad. it. 2007).
Per giunta, Kubrick pretende pure di disporre d’una diagnosi causale a proposito di quel che ostacolerebbe la vicenda storica dal suo approdo salvifico. David Bowman andrà verso “Giove e oltre l’infinito”, nella “Lux aeterna” di Ligeti, solo dopo aver fatto prevalere il corpo sul pensiero, sulla ragione, sul “logos”.
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Ciò che risulta più sorpassato in “2001” è la sua componente futurologica, vaticinante e oracolare. Come ogni utopista, Kubrick pretende di saper anticipare, prevedere e ipotecare l’esito e il destino necessari per il riscatto della storia, nel caso specifico l’”alter-nativa”, cioè una seconda nascita, il macrofeto in simbiosi cosmica. (Bibliografia “minimissima” di riferimento: “L’utopia nell’età dell’incertezza”, 5° e ultimo capitolo di Zygmunt Bauman, “Modus vivendi ecc.”, trad. it. 2007).
Per giunta, Kubrick pretende pure di disporre d’una diagnosi causale a proposito di quel che ostacolerebbe la vicenda storica dal suo approdo salvifico. David Bowman andrà verso “Giove e oltre l’infinito”, nella “Lux aeterna” di Ligeti, solo dopo aver fatto prevalere il corpo sul pensiero, sulla ragione, sul “logos”. La redenzione risiede nel recupero del ritmo endogeno del respiro ansimante e nella contemporanea disattivazione del cervello, elettronico e non.
Queste due tematiche erano onnipresenti nella cultura di quegli anni: la Scuola di Francoforte (in parte Horkheimer e Adorno, ancor più Marcuse e Fromm), Lacan, la nuova ondata di filosofi francesi (post-)strutturalisti erano concordi nel condannare la cosiddetta “docta ignorantia futuri” e nel riproporre un dualismo mente-corpo tutto a favore di quest’ultimo, l’anti-logocentrismo, la misologia, la dionisiaca spontaneità istintuale.
Tuttavia per metà film “2001” non si permette di descrivere l’avvenire come estrapolazione critica dei dati del presente. Si limita a raffigurare il nostro statuto costitutivo, il male cronico che ci affligge. L’astronauta che si allena in circolo dentro l’astronave è l’emblema dell’uomo-criceto, del nostro essere condannati a produrre, per coazione a ripetere, sempre gli stessi identici gesti, con sempre gli stessi erronei risultati. Il concetto è rafforzato dalla musica forse più epica e dolente dell’intera filmografia kubrickiana: “l’adagio della suite <> di Katchaturjan, che accompagna il footing solitario, desolato, maniacale di David all’interno della Discovery, [è] un lungo lamento degli archi (celli e viole prima, violini poi) che esprime un indicibile sentimento di abbandono e <>” (Roberto Pugliese, in “Stanley Kubrick. Tempo, spazio, storia e mondi possibili”, a cura di Gian Piero Brunetta, Pratiche Editrice 1985, p. 235). Ma forse c’è anche dell’altro, la sottolineatura della nostra caducità, precarietà e fragilità. Si è soliti pensare che Kubrick evidenzi tale aspetto soltanto nel prefinale del film, con la rottura del bicchiere di vetro, citazione da “Quarto potere” di Welles. Eppure Paolo Cherchi Usai, a p. 241 del suddetto volume collettivo, si chiede che senso possa avere che un maniacale perfezionista come Kubrick abbia fatto soffrire il brano di Khacaturjan “di un taglio […], al termine del quale la musica riprende da una battuta ascoltata pochi istanti prima”. Perché non azzardare l’ipotesi che con tale “falla” egli abbia voluto intenzionalmente fornirci l’indizio, il segno di un’autodenuncia verso la sua stessa umana troppo umana imperfezione, osando farsene carico in prima persona come regista, autore, artista?
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loris760
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domenica 16 settembre 2007
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il film
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lele
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sabato 8 settembre 2007
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mauro lanari
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sabato 25 agosto 2007
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il fallimento di kubrick
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“2001: Odissea nello spazio” fu l'immediata replica di Kubrick ai sessantottini, un film per sostenere senza mezzi termini che l'uomo nuovo non era una faccenda da poco, bensì un mutamento di portata soprannaturale per il quale era pure azzardabile una data desunta dalla tradizione sapienziale profetica settemillenarista. Tuttavia anche Kubrick non ha saputo andare oltre la solita proposta di un nostro adeguamento nei confronti di un cosmo altrimenti considerato già armonioso. L'esito è stato che nel frattempo Kubrick è morto e che a tutt’oggi “L’alba dell’uomo” è rimasta tale, inchiodata alla condizione originaria delle scimmie antropomorfe. Nel 2006, un formidabile capo d’opera come “L’ultimo re di Scozia” ha fatto piazza pulita di ogni nostra ideologica sopravvalutazione, azzerando qualsiasi presunto divario fra il cosiddetto mondo civilizzato e quanto capitava paleoantropologicamente qualche milione d’anni fa nei pressi dell’Uganda.
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“2001: Odissea nello spazio” fu l'immediata replica di Kubrick ai sessantottini, un film per sostenere senza mezzi termini che l'uomo nuovo non era una faccenda da poco, bensì un mutamento di portata soprannaturale per il quale era pure azzardabile una data desunta dalla tradizione sapienziale profetica settemillenarista. Tuttavia anche Kubrick non ha saputo andare oltre la solita proposta di un nostro adeguamento nei confronti di un cosmo altrimenti considerato già armonioso. L'esito è stato che nel frattempo Kubrick è morto e che a tutt’oggi “L’alba dell’uomo” è rimasta tale, inchiodata alla condizione originaria delle scimmie antropomorfe. Nel 2006, un formidabile capo d’opera come “L’ultimo re di Scozia” ha fatto piazza pulita di ogni nostra ideologica sopravvalutazione, azzerando qualsiasi presunto divario fra il cosiddetto mondo civilizzato e quanto capitava paleoantropologicamente qualche milione d’anni fa nei pressi dell’Uganda. Se per Nietzsche "L'uomo è un cavo teso tra la bestia e lo Übermensch" (“Zarathustra”, Prefazione, IV, p. 8), finora risultano pervenute tracce sostanziali unicamente sul versante dell’animalità.
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[+] per kubrick nulla è mai cambiato
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[+] altro che fallimento!
(di reiver)
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[+] r. pirsig
(di roberto fiandaca)
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[+] sull'estasi della nascita
(di mauro lanari)
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[+] paioco89
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[+] invece di pugnette mentali sessantottine...
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umberto
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giovedì 23 agosto 2007
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il film per eccellenza
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Come da titolo. Un'esperienza visiva straordinaria. Meglio non aggiungere nulla, ci sarebbero troppe cose da dire. Chi lo trova "palloso" non possiede sensibilità artistica (almeno in campo cinematografico). Tutto qui e senza offesa per nessuno.
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marco86
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lunedì 13 agosto 2007
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che dire?
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Capolavoro. Difficile trovare le parole con questo film (opera d'arte): ormai si è già detto e scritto di tutto.
Quindi riporto direttamente le parole del regista Stanley Kubrick:
« Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio »
[+] il cinema è, innanzitutto, arte figurativa
(di andrea)
[ - ] il cinema è, innanzitutto, arte figurativa
[+] il cinema è, innanzitutto, arte figurativa (2)
(di andrea)
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andrea
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giovedì 19 luglio 2007
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una spiegazione del film
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L’approccio con questo film non deve essere come quello con un qualsiasi altro film di fantascienza. Per questo motivo, chi lo guarda aspettandosi una struttura narrativa e un racconto abituali, lineari, e chiari, lo trova terribilmente noioso. “2001” è da guardare non come una storia raccontata, ma come una parabola che occupa millenni interrogandosi sulle ragioni dell’esistenza. Questo film rivoluziona l'utilizzo dell'inquadratura, che qui non è più un semplice strumento per narrare, ma assume un significato a sé stante, riuscendo ad esprimere senso da sé. Le immagini devono “parlare”: è per questo motivo che i tempi di questo film sono dilatati, e le inquadrature durano più del previsto. In quest’opera, infatti, Kubrick crea con lo spettatore una comunicazione che supera il piano verbale, riducendo i dialoghi ad una quantità minima.
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L’approccio con questo film non deve essere come quello con un qualsiasi altro film di fantascienza. Per questo motivo, chi lo guarda aspettandosi una struttura narrativa e un racconto abituali, lineari, e chiari, lo trova terribilmente noioso. “2001” è da guardare non come una storia raccontata, ma come una parabola che occupa millenni interrogandosi sulle ragioni dell’esistenza. Questo film rivoluziona l'utilizzo dell'inquadratura, che qui non è più un semplice strumento per narrare, ma assume un significato a sé stante, riuscendo ad esprimere senso da sé. Le immagini devono “parlare”: è per questo motivo che i tempi di questo film sono dilatati, e le inquadrature durano più del previsto. In quest’opera, infatti, Kubrick crea con lo spettatore una comunicazione che supera il piano verbale, riducendo i dialoghi ad una quantità minima. Musica e immagini diventano più forti di qualsiasi parola, e questa è proprio una capacità che il cinema ha, cioè quella di colpire l’inconscio senza bisogno di parole, e lo stesso regista lo ha affermato. Passiamo al significato. Il monolito a forma di parallelepipedo è un’entità divina ed aliena, un modo per rappresentare in maniera “anonima” Dio, l’inconoscibile. Esso simboleggia anche la ragione e la coscienza, all'arrivo delle quali corrisponde la nascita della violenza. Nella preistoria, così come nel futuro, in una circolarità inesauribile: ogni volta che il monolito appare, sconvolge l’esistenza degli esseri viventi, che siano uomini o primati, che si battono violentemente per raggiungere il sapere, appunto, rappresentato dal monolito. Appena la scimmia diventa uomo, soggetto pensante e cosciente, diventa violenta (la scena in cui il primato colpisce con l’osso i resti degli altri animali). E’ presente, inoltre, il concetto dell’eterno ritorno di Nietzsche: la scena finale ritrae il protagonista prima giovane, poi vecchio, poi moribondo, e poi sotto forma di feto, per rinascere, in una circolarità eterna. C’è, quindi, un ritorno continuo al punto di partenza, al bambino, che conosce il male diventando uomo, e che rinasce dopo essere diventato vecchio. Questa continuità vitale è metafora dell’esistenza, che ruota sempre intorno alla figura del monolito, centro di tutte le nostre domande senza risposta. Nella vita non ci imbattiamo forse in “monoliti”, domande scure, la cui risposta, sulla motivazione della nostra esistenza, vorremmo toccare con mano, come cercano di fare i personaggi di questo film? Un senso all’esistenza della vita non si può dare, perciò il finale è aperto a qualsiasi interpretazione. Il bambino astrale, nel finale, guarda verso la macchina da presa e quindi verso noi, come per invitarci a proseguire il viaggio. Guardando “2001” dovremmo capire che quello che non conosciamo è qualcosa di gigantesco, come l’universo, e che il mistero del cosmo non è separabile da quello della vita terrena. Sono un unico grande mistero. E’ questa l’importante riflessione che Kubrick ci spinge a fare, in un capolavoro inarrivabile, sia dal punto di vista registico, che da quello contenutistico.
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(di renato corriero)
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(di andrea)
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(di andrea)
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[+] bella recensione!
(di luke)
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[+] la mia interpretazione
(di kubrickgeniale)
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[+] un'altra cosa...
(di cansei)
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[+] caro andrea ,la tua recenzione ha tante certezze
(di weach)
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[+] se poi mi rispondi sono contento
(di weach)
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[+] samo qui per dfalogare spero in questo forum
(di weach)
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[+] vorrei che tu mi votassi in modo manifesto
(di weach)
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[+] andrea fai parte della redazione di mymivies??????
(di weach)
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[+] ad un amico
(di weach)
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[+] complimenti!!
(di cesco.fourty)
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[+] restituiamo dignità alla qualità
(di weach )
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[+] fu un flop non dimenticatelo
(di rudy_50)
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[+] recensione fuorviante
(di guarda)
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