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lunedì 26 novembre 2007
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visionario capolavoro
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UNO DEI MIGLIORI FILM DELLA STORIA DEL CINEMA
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paleutta
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domenica 25 novembre 2007
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che tristezza
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la cosa triste è che il titolo "schifo" compaia tra i forum più discussi. Sarei curioso di sapere qual'è il film preferito di questo spartaco che ha involontariamente scelto un nick ispirandosi ad un altro capolavoro del maestro Kubrick. Sono convinto che lo possiamo trovare tra uno dei seguenti: The core, Armageddon, The chronicles of Riddick o Stargate.
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paleutta
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giovedì 15 novembre 2007
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la semplicità dell'ignoto
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sorvolando su tutti gli apprezzamenti che potrei fare sul film che per me rappresenta una sorta di pietra miliare quasi degna di venerazione, cercherò di esprimere in modo semplice il mio punto di vista. Secondo me questo film, come quasi tutti quelli di Kubrick, va preso così com'è senza porsi troppe domande sui vari significati più o meno celati dietro ai vari simbolismi. Fermo restando che gli spunti di discussione che innesca sono molti e che tutte le teorie e le domande filosofiche religiose esistenziali che suggerisce, accendono la fantasia e la riflessione profonda, ribadisco che secondo me in realtà non c'è nessun bisogno di farlo. Il romanzo di A.Clarke "La sentinella" che lo ha ispirato è un breve racconto che non si spertica in questioni amletiche esistenziali o teologiche.
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sorvolando su tutti gli apprezzamenti che potrei fare sul film che per me rappresenta una sorta di pietra miliare quasi degna di venerazione, cercherò di esprimere in modo semplice il mio punto di vista. Secondo me questo film, come quasi tutti quelli di Kubrick, va preso così com'è senza porsi troppe domande sui vari significati più o meno celati dietro ai vari simbolismi. Fermo restando che gli spunti di discussione che innesca sono molti e che tutte le teorie e le domande filosofiche religiose esistenziali che suggerisce, accendono la fantasia e la riflessione profonda, ribadisco che secondo me in realtà non c'è nessun bisogno di farlo. Il romanzo di A.Clarke "La sentinella" che lo ha ispirato è un breve racconto che non si spertica in questioni amletiche esistenziali o teologiche. Credo che vada accettato quello che si vede così com'è, neanche Kubrick stesso era in grado di dare risposte alle inevitabili domande che gli venivano poste.
Il monolito, da dove arriva? Perchè Hal9000 impazzisce? Chi è il supremo architetto di tutta la vicenda? Boh!! Il bello è proprio questo, senza fare del qualunquismo, credo che in realtà nel film non si chieda di cercare di capire quello che viene proposto. Si presenta semplicemente una realtà, degli eventi che si susseguono senza preoccuparsi troppo delle cause scientifiche o religiose che li hanno procurati. E' la metafisica. Qualcuno più preparato di me mi dica se sto bestemmiando. Inutile negare che anche io ho cercato di interpretare, di provare a teorizzare sulle intenzioni dell'autore. Mi sono reso conto che è perfettamente inutile. Le simbologie sono suggestive, intriganti e stimolanti, ma in realtà sono un pò fini a se stesse. La bellezza della pellicola è il come ti cattura, la bellezza delle immagini, le musiche, l'assoluta verosimiglianza tecnologica. E' tutto perfetto. Se si cerca di dare una spiegazione ci si infila in un labirinto intricato come un dipinto di Bosch, non se ne viene fuori. Solo sulla sequenza di apertura ci sarebbe da parlare per ore. Lo schermo nero con quella frequenza sonora. Se lo si osserva attentamente non è esattamente nero e oscuro, è come se ci fosse una tensione luminosa che cerca di liberarsi. A me è venuto in mente l'universo prima del big bang...Quello che mi riempie di rabbia sorda e sgomento è sentire molte persone descriverlo come una rottura di palle, un film senza trama dove vengono dette dieci parole. Addirittura un mio collega ha definito "banalotta" la sequenza della scimmia che lancia in aria l'osso che cadendo ci proietta nel futuro trasformandosi nell'astronave. Personalmente quello che mi affascina di più di 2001, più che la componente filosofica trascendentale è la componente tecnologica e scientifica. Sembra impossibile che quello che si vede sia un set cinematografico ed eravamo nel 1968...L'unico neo secondo me è quando David Bowman si lancia dalla capsula dentro il Discovery senza l'elmetto rimanendo per qualche secondo nel vuoto dello spazio ormai in prossimità di Giove. Dubito che in quelle regioni il nostro corpo possa resistere alla temperatura che credo cominci ad avvicinarsi allo zero assoluto (-273°c) senza una protezione neanche per una frazione di secondo.
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sixoclock
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martedì 13 novembre 2007
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la magia della vita secondo kubrick
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Spettacolare! Geniale! Un capolavoro! Il grande Kubrick precursore dei tempi quando ancora l'uomo non era "allunato". Il film è diviso, come un libro(l'opera è infatti tratta da un romanzo), in capitoli. Tutti iniziano descrivendo una situazione tramite le immagini e la musica, nei primi 24 minuti e negli ultimi 21 non si ode parola umana, ma il regista decide di avvolgerci nell'estasi dei suoni dello spazio e della civiltà(la sequenza del "Danubio blu" è spettacolare). Affascinante la tecnica della musica con lo schermo completamente nero(poi ripresa da Lars Von Thrier). Unico difetto del film...nel 2001 non si arrivò ai livelli di tecnologia immaginata da Kubrick, egli calcolò male infatti il lento seppur incessante divenire della civiltà.
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Spettacolare! Geniale! Un capolavoro! Il grande Kubrick precursore dei tempi quando ancora l'uomo non era "allunato". Il film è diviso, come un libro(l'opera è infatti tratta da un romanzo), in capitoli. Tutti iniziano descrivendo una situazione tramite le immagini e la musica, nei primi 24 minuti e negli ultimi 21 non si ode parola umana, ma il regista decide di avvolgerci nell'estasi dei suoni dello spazio e della civiltà(la sequenza del "Danubio blu" è spettacolare). Affascinante la tecnica della musica con lo schermo completamente nero(poi ripresa da Lars Von Thrier). Unico difetto del film...nel 2001 non si arrivò ai livelli di tecnologia immaginata da Kubrick, egli calcolò male infatti il lento seppur incessante divenire della civiltà. Peccato che il grande regista morì nel 1999 senza poter vedere l'anno in cui egli descrisse la magia della vita
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bastardoman-nazza
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domenica 11 novembre 2007
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provo a spiegarmi meglio...
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Rileggendola a distanza di due anni, probabilmente, qualcosa di vero nelle tue parole c'è. Rimangono comunque sgarbati e fuori luogo i toni dell'intervento. Qualora la mia recensione realmente desse a intendere una visione semplicistica del capolavoro di kubrick, da dire c'è che la straordinaria unicità di questo film è data proprio dallo spazio lasciato dal regista alla libertà interpretativa dello spettatore. Su questo non ci sono dubbi, almeno spero.
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ciao!
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sabato 3 novembre 2007
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chi disprezza questo film...
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2001 è l'opera mistica. Non vi è nulla di più assoluto. Tentare di capire perchè produca questo? Se ne occupino le scienze....
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gianpaolo
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giovedì 1 novembre 2007
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siamo ancora in viaggio
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Il monolito (le cui dimensioni sono proporzionali ai primi 3 quadrati: 4x9x16) rappresenta la spinta misteriosa che ha portato più volte l'uomo al "salto di qualità evolutivo".
Prima fase: all'inizio eravamo scimmie. Ad un certo punto è successo qualcosa (il monolito) che ha permesso all'uomo di distinguersi dagli animali e ha dato il via all'era sapiens. Perchè proprio l'uomo tra tutte le specie esistenti? E cos'è che ha portato il monolito da permettere all'uomo di distinguersi dagli animali? La parola? L'autocoscienza? La capacità di superare la logica dell'istinto? Cosa?
Seconda fase: l'Homo Sapiens ha percorso millenni di storia e arriva all'era moderna in cui è in grado di costruire macchine sempre più perfette, fino a HAL9000 (scorri di 1 le lettere e HAL diventa IBM.
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Il monolito (le cui dimensioni sono proporzionali ai primi 3 quadrati: 4x9x16) rappresenta la spinta misteriosa che ha portato più volte l'uomo al "salto di qualità evolutivo".
Prima fase: all'inizio eravamo scimmie. Ad un certo punto è successo qualcosa (il monolito) che ha permesso all'uomo di distinguersi dagli animali e ha dato il via all'era sapiens. Perchè proprio l'uomo tra tutte le specie esistenti? E cos'è che ha portato il monolito da permettere all'uomo di distinguersi dagli animali? La parola? L'autocoscienza? La capacità di superare la logica dell'istinto? Cosa?
Seconda fase: l'Homo Sapiens ha percorso millenni di storia e arriva all'era moderna in cui è in grado di costruire macchine sempre più perfette, fino a HAL9000 (scorri di 1 le lettere e HAL diventa IBM...). E qui compare di nuovo il monolito: è il nuovo salto evolutivo in cui l'uomo riesce a creare macchine che smettono di fare le macchine e prendono coscienza della loro esistenza. E si ribellano al loro creatore.
Il secondo passaggio è più marcato perchè se una creatura dell'uomo diventa dotata di libero arbitrio allora l'uomo smette di essere tale e assurge a Dio. Così si spiega il finale del film con tutti i simbolismi e rimandi metafisici.
Un capolavoro del cinema, che ha portato sullo schermo un sacco di domande e ha racchiuso le risposte nel monolito.
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luc
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lunedì 8 ottobre 2007
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il vero male
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2001 è un film bellissimo. Se lo avessi visto nel '68 sarei morto per l'emozione. Amo i tempi lunghi, amo i silenzi, amo la contemplazione, amo il semifinale viaggio lisergico attraverso la luce e la geometria. Ma l'arte è solo un'aspetto della vita, il cinema è solo un'aspetto dell'arte, Kubrick è solo un regista. In questa nicchia ristretta 2001 è un capolavoro e Kubrick è grande, ma non consideriamolo un dio. non dimentichiamo mai che alla vista di questo film 5.900.000.000 persone al mondo spaccherebbero il video a colpi di machete. Kubrick dichiara di voler fare del film un "simbolo" in senso junghiano, ovvero un qualcosa che non puo' essere spiegato, facendo di se' stesso quindi un'incarnazione delle forze cosmiche che secondo l'"induismo" junghiano producono i "simboli".
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2001 è un film bellissimo. Se lo avessi visto nel '68 sarei morto per l'emozione. Amo i tempi lunghi, amo i silenzi, amo la contemplazione, amo il semifinale viaggio lisergico attraverso la luce e la geometria. Ma l'arte è solo un'aspetto della vita, il cinema è solo un'aspetto dell'arte, Kubrick è solo un regista. In questa nicchia ristretta 2001 è un capolavoro e Kubrick è grande, ma non consideriamolo un dio. non dimentichiamo mai che alla vista di questo film 5.900.000.000 persone al mondo spaccherebbero il video a colpi di machete. Kubrick dichiara di voler fare del film un "simbolo" in senso junghiano, ovvero un qualcosa che non puo' essere spiegato, facendo di se' stesso quindi un'incarnazione delle forze cosmiche che secondo l'"induismo" junghiano producono i "simboli". E' sincero? E' onesto? E' riuscito nell'intento?
Non lo so. A me sembra che di spiegazioni ne ha prodotte, eccome! A me sembra che diamo troppa importanza ai grandi cineasti (o ai grandi artisti in generale) quando si avventurano in territori filosofici, magari armati di un sapere specifico superficiale. Da un secolo o poco piu' a questa parte l'uomo ha perso la fiducia nella ragione, il monolito trasmette alla scimmia la ragione che la scimmia usa subito per uccidere. Questa è una visione falsa e ingenua, banale e alla moda. Il male sarebbe connaturato all'uomo in quanto connaturato alla ragione che è connaturata all'uomo. Entambi i passaggi sono sbagliati. Anzitutto le odierne ricerche di psicologia animale ci mostrano sempre piu' che la ragione non è nostro monopolio esclusivo. Poi, la ragione è un'ORGANO, come tale non è ne' bene ne' male. Qualcuno ha mai auspicato un'amputazione generale delle braccia siccome per uccidere usiamo le braccia? La visione dell'uomo "cattivo" per natura è tipica del pensiero cristiano, protestante per la precisione. A questa piaga filosofica si aggiunge quella che la ragione è "cattiva" per natura, teoria da sempre portata avanti da tutte le religioni, superata per un breve periodo e ritornata purtroppo in auge nel '900. Queste due concezioni ci stanno facendo ricadere nell'oscurantismo religioso che è il VERO MALE, in quanto con la sua lotta millenaria per eliminare l'istintualita' umana (ragione e sessualita': non sono contrapposte, la ragione è istintuale) rende l'uomo malato, il vero male si situa nella sfera emotivo-volitiva. E anche questa visione di un passato primitivo immerso nella violenza bruta è solo mitologia, magari utile per metterci l'anima in pace circa la violenza di oggi. L'etnologia ci insegna che popoli "primitivi" spesso significa popoli "pacifici", quando naturalmente sono stati lasciati liberi di dispiegare una sana sessualita'. Ecco un'altro punto: in 2001 le donne sono assenti, il monolito nella sua non-curvatura è essenzialmente maschile e il simbolo del cerchio...beh, è meglio che non vi dica cosa rappresenta...L'eterno ritorno? Altra menzogna religiosa, altro...cerchio!
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mauro lanari
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martedì 2 ottobre 2007
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la non-postmodernità di kubrick
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Dagli odierni sedicenti postmoderni non potrà mai giungere un vero cambiamento di paradigma (Kuhn), di cornice (Popper), di “epistème” (Foucault), di “Lebensform”. Kubrick era un moderno, figlio della sua epoca, e “Ognuno vuole e ritiene di essere migliore di questo suo mondo. Chi migliore è, esprime solo questo suo mondo meglio degli altri.” (Hegel, “Aforismi jenensi”, n. 52). Kubrick non fa eccezione. C’è a chi appare ancora come Proxima Centauri, a me invece adesso sembra Venere alias Lucifero, la prima (falsa) stella del mattino. “Per la Germania la critica della religione è essenzialmente conclusa, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica”, così inizia la critica di Marx alla filosofia del diritto hegeliana.
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Dagli odierni sedicenti postmoderni non potrà mai giungere un vero cambiamento di paradigma (Kuhn), di cornice (Popper), di “epistème” (Foucault), di “Lebensform”. Kubrick era un moderno, figlio della sua epoca, e “Ognuno vuole e ritiene di essere migliore di questo suo mondo. Chi migliore è, esprime solo questo suo mondo meglio degli altri.” (Hegel, “Aforismi jenensi”, n. 52). Kubrick non fa eccezione. C’è a chi appare ancora come Proxima Centauri, a me invece adesso sembra Venere alias Lucifero, la prima (falsa) stella del mattino. “Per la Germania la critica della religione è essenzialmente conclusa, e la critica della religione è il presupposto di ogni critica”, così inizia la critica di Marx alla filosofia del diritto hegeliana. Ma davvero tale critica s’è già conclusa, con Feuerbach o con quelli che Ricoeur ha ribattezzato i tre “maestri del sospetto”, Marx, Freud e Nietzsche? Io ritengo proprio di no. “Amor crucis” o “amor fati” che sia, viene comunque ancora espresso un sì incondizionato alla vita (cfr. il Logos provvidenziale degli stoici e l'Ananke presocratica di Freud), una riconciliazione a oltranza con la realtà (cfr. la “Versöhnung'' di Hegel), un assecondamento/accettazione indiscriminati verso l'esistente (cfr. la "Gelassenheit'' di Heidegger). Teismo, hegelismo e Nietzsche col suo pseudopaganesimo neospinoziano a questo punto non fanno più alcuna differenza. Bisogna andare oltre, e un bel po’, affinché il postmoderno sappia proporre una “pars construens” realmente nuova.
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[+] la visione kubrickiana non è oracolare
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mauro lanari
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martedì 2 ottobre 2007
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essere giusti con kubrick
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Ciò che risulta più sorpassato in “2001” è la sua componente futurologica, vaticinante e oracolare. Come ogni utopista, Kubrick pretende di saper anticipare, prevedere e ipotecare l’esito e il destino necessari per il riscatto della storia, nel caso specifico l’”alter-nativa”, cioè una seconda nascita, il macrofeto in simbiosi cosmica. (Bibliografia “minimissima” di riferimento: “L’utopia nell’età dell’incertezza”, 5° e ultimo capitolo di Zygmunt Bauman, “Modus vivendi ecc.”, trad. it. 2007).
Per giunta, Kubrick pretende pure di disporre d’una diagnosi causale a proposito di quel che ostacolerebbe la vicenda storica dal suo approdo salvifico. David Bowman andrà verso “Giove e oltre l’infinito”, nella “Lux aeterna” di Ligeti, solo dopo aver fatto prevalere il corpo sul pensiero, sulla ragione, sul “logos”.
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Ciò che risulta più sorpassato in “2001” è la sua componente futurologica, vaticinante e oracolare. Come ogni utopista, Kubrick pretende di saper anticipare, prevedere e ipotecare l’esito e il destino necessari per il riscatto della storia, nel caso specifico l’”alter-nativa”, cioè una seconda nascita, il macrofeto in simbiosi cosmica. (Bibliografia “minimissima” di riferimento: “L’utopia nell’età dell’incertezza”, 5° e ultimo capitolo di Zygmunt Bauman, “Modus vivendi ecc.”, trad. it. 2007).
Per giunta, Kubrick pretende pure di disporre d’una diagnosi causale a proposito di quel che ostacolerebbe la vicenda storica dal suo approdo salvifico. David Bowman andrà verso “Giove e oltre l’infinito”, nella “Lux aeterna” di Ligeti, solo dopo aver fatto prevalere il corpo sul pensiero, sulla ragione, sul “logos”. La redenzione risiede nel recupero del ritmo endogeno del respiro ansimante e nella contemporanea disattivazione del cervello, elettronico e non.
Queste due tematiche erano onnipresenti nella cultura di quegli anni: la Scuola di Francoforte (in parte Horkheimer e Adorno, ancor più Marcuse e Fromm), Lacan, la nuova ondata di filosofi francesi (post-)strutturalisti erano concordi nel condannare la cosiddetta “docta ignorantia futuri” e nel riproporre un dualismo mente-corpo tutto a favore di quest’ultimo, l’anti-logocentrismo, la misologia, la dionisiaca spontaneità istintuale.
Tuttavia per metà film “2001” non si permette di descrivere l’avvenire come estrapolazione critica dei dati del presente. Si limita a raffigurare il nostro statuto costitutivo, il male cronico che ci affligge. L’astronauta che si allena in circolo dentro l’astronave è l’emblema dell’uomo-criceto, del nostro essere condannati a produrre, per coazione a ripetere, sempre gli stessi identici gesti, con sempre gli stessi erronei risultati. Il concetto è rafforzato dalla musica forse più epica e dolente dell’intera filmografia kubrickiana: “l’adagio della suite <> di Katchaturjan, che accompagna il footing solitario, desolato, maniacale di David all’interno della Discovery, [è] un lungo lamento degli archi (celli e viole prima, violini poi) che esprime un indicibile sentimento di abbandono e <>” (Roberto Pugliese, in “Stanley Kubrick. Tempo, spazio, storia e mondi possibili”, a cura di Gian Piero Brunetta, Pratiche Editrice 1985, p. 235). Ma forse c’è anche dell’altro, la sottolineatura della nostra caducità, precarietà e fragilità. Si è soliti pensare che Kubrick evidenzi tale aspetto soltanto nel prefinale del film, con la rottura del bicchiere di vetro, citazione da “Quarto potere” di Welles. Eppure Paolo Cherchi Usai, a p. 241 del suddetto volume collettivo, si chiede che senso possa avere che un maniacale perfezionista come Kubrick abbia fatto soffrire il brano di Khacaturjan “di un taglio […], al termine del quale la musica riprende da una battuta ascoltata pochi istanti prima”. Perché non azzardare l’ipotesi che con tale “falla” egli abbia voluto intenzionalmente fornirci l’indizio, il segno di un’autodenuncia verso la sua stessa umana troppo umana imperfezione, osando farsene carico in prima persona come regista, autore, artista?
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[+] errata corrige
(di mauro lanari)
[ - ] errata corrige
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