2001: Odissea nello spazio

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Un film di Stanley Kubrick. Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter.
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Titolo originale 2001: A Space Odyssey. Fantascienza, Ratings: Kids+16, durata 140 min. - USA, Gran Bretagna 1968. - Warner Bros Italia uscita lunedì 13 febbraio 2023. MYMONETRO 2001: Odissea nello spazio * * * * 1/2 valutazione media: 4,84 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il viaggio finale Valutazione 5 stelle su cinque

di Topo Paolino


Feedback: 630 | altri commenti e recensioni di Topo Paolino
martedì 25 febbraio 2014

Un dirigente della MGM ebbe a dire: «Questa è la fine di Stanley Kubrick». Molti pensarono che il capo della MGM sarebbe stato licenziato. La prima versione del film era più lenta di quella che conosciamo. Basandosi sulle reazioni del pubblico Kubrick tagliò alcune scene. Con i direttori della fotografia Geoffrey Unsworth e John Alcott, che gli era subentrato, sperimentò tecniche di ripresa e di illuminazione inedite, che furono riprese da tutti i film di fantascienza successivi. L'influenza del film sullo spettacolo successivo fu enorme. Il cinema di fantascienza, un genere ritenuto fino ad allora poco nobile, ebbe una rinascita, conobbe una dignità nuova e una nobiltà filosofica in corrispondenza a un boom mondiale della letteratura del genere. Il monolito nero di 2001 appare come un principio superiore al di sopra della storia. Alla fine del film per terminare il suo viaggio Bowman elimina la parte intellettuale di sé, che potrebbe inibirlo o condurlo alla follia: il viaggio prosegue oltre le esperienze razionali avute, oltre la stessa comprensione razionale. Molto del fascino del film deriva dal mistero che potrebbe essere quello dell’incontro con un’altra civiltà che rimane ignota. Nella seconda metà degli anni '60 c'era un grande ottimismo per quanto riguarda il progresso scientifico e tecnologico. Molti intellettuali pensavano che il 2001 sarebbe stato simile a quello descritto da Kubrick, con computer ultraintelligenti e viaggi interplanetari. Alcuni pensavano che sarebbe già avvenuto il contatto con gli extraterrestri. La popolarità nel tempo di 2001 è dovuta alle interpretazioni soggettive di diversi tipi di pubblico. Alcuni scrissero a Kubrick di aver trovato nel film il senso della vita. Le sequenze iniziali mostrano un'era di aridità sulla Terra, con il conseguente pericolo per la sopravvivenza della specie scimmia, e una immobilità evolutiva che durava da migliaia di anni. Senza l’“illuminazione” rappresentata dal monolito probabilmente la specie si sarebbe estinta. Il monolito appare come un segno di una civiltà aliena, cui però non si riesce ad attribuire una origine e uno scopo precisi. Ligeti non fu affatto contento del fatto di non essere neanche stato consultato per l’utilizzo della sua musica (intentò e vinse una causa), anche se deve a questo film molto della sua popolarità. Kubrick affermò che la dimensione visiva è più importante della trama: il film non è sui viaggi spaziali, è esso stesso un viaggio. Come Fellini, Kubrick riflette le paure, le speranze, le angosce, i timori della sua epoca. Si può immaginare lo sconcerto degli spettatori all'anteprima del film. Molti invitati, soprattutto quelli che non erano giovani, se ne andarono prima della fine. Gli spettatori che decretarono il successo dell'opera erano in gran parte sotto i 35 anni e non sapevano che il valzer Sul bel Danubio Blu era di Strauss. La MGM, in vista del successo del film, non si preoccupò affatto che alcune immagini mettessero in scena gli effetti allucinogeni provocati dall’assunzione di droghe. La locandina originale, sul primo piano del feto astrale, recitava: «The ultimate trip» («Il viaggio finale»). Il film piacque molto agli astronauti e agli artisti. Lo spazio nero di 2001, dal quale sembra venire e andare tutto, è anche metafora del cinema, una delle “porte” spazio-temporali dell'esperienza umana. 2001 è un film che lavora agli estremi del cinema, con grandi contrasti tra le parti. 2001 ha realizzato il sogno del cinema underground utilizzando i grandi mezzi di cui disponeva la MGM. Kubrick dice che il progresso, l'eleganza, la danza, la bellezza celano una primordiale violenza. L'uomo nasce nella riflessione, ma anche nella distruzione e uccisione. La conoscenza porta alla scoperta del male e della violenza. L'euforia della scimmia che lancia l'osso con un senso di onnipotenza e sfida si lega a quella delle macchine spaziali all'inizio del secondo episodio. In 2001 l'alba dell'uomo è quella della civiltà tecnologica. Arthur Clarke, il cosceneggiatore del film, prevedeva un mondo dominato dalle macchine in quanto dotate di un potenziale più grande di quello dell'uomo . Michelangelo Antonioni affermava che la cosa più bella di 2001 erano le macchine, in confronto agli «stupidi esseri umani». Kubrick e Clarke sostennero sempre che il criptico riferimento all'IBM nel nome del computer, Hal, per quanto eccezionale nel campo delle probabilità, era involontario, spiegando che il nome è l'abbreviazione di Heuristically ALgoritmic (programmed computer). Hal, che si può considerare il personaggio principale del film, sembra avere più sentimento degli umani che l'hanno creato; prova umanissimi paure e orgoglio, e sprofonda in una follia criminale che si manifesta attraverso la vendetta verso chi non si fida più di lui. Quando in 2001 il protagonista, in una delle sequenze più angoscianti dell'opera di Kubrick (l'apice sentimentale del film, una scena che Fellini trovava molto triste), entra nella memoria terminale del computer per disattivarla, sta anche intraprendendo un viaggio nella propria coscienza (che, come si sa, è basata sulla parte razionale). Il viaggio «oltre l'infinito» dell'astronauta nel finale di 2001 è stato paragonato a un “trip” psichedelico tanto che il primo grande successo del film – che lo salvò dalla decisione della MGM di toglierlo dopo un mese dalle sale – avvenne tra i giovani della controcultura del tempo. Il commento su 2001 che Kubrick preferiva era di una studentessa di 15 anni, Margaret Stackhouse, per la quale il monolito è la conoscenza e intelligenza perfetta, segno di speranza e insieme monito alla presunzione e all'ignoranza (infatti è nero perché incomprensibile per i nostri sensi limitati) dell'uomo. HAL fallisce perchè l'uomo non può progredire solo da se stesso, creare la vita. La stanza finale riassume la sua storia. L'uomo deve essere capace di saper cogliere o accettare le opportunità per migliorare. Per il momento le scimmie (la cui adozione del regime carnivoro le salvò dall'estinzione) sembrano aver risposto al monolito meglio di lui.

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