La vita privata di Marilyn Monroe tratta dall'omonimo romanzo del 2000 di Joyce Carol Oates. Espandi ▽
Chi era Marilyn Monroe? Quanto di Norma Jeane Baker, nome di battesimo della bambina destinata a diventare una diva planetaria, è sopravvissuto alla macchina dei sogni, oltre che ad una serie di terribili traumi personali? È la domanda che si pone Andrew Dominik, regista e sceneggiatore di
Blonde, che è basato sul romanzo omonimo di Joyce Carol Oates, sempre definito dalla sua autrice come fiction invece che biografia. Al centro c’è la dicotomia fra personaggio pubblico e persona, vero e proprio sdoppiamento identitario creato per nascondere a se stessa il proprio passato travagliato e agli altri, soprattutto Holllywood, ciò che volevano: l’immagine di una femmina ideale, morbida come la gelatina, arrendevole come un’amante innamorata, costantemente sorridente, irresistibilmente sensuale.Questo purtroppo è anche il problema di
Blonde: l’idea di incentrare la narrazione sul tema del doppio si trasforma in una sorta di partito preso, reiterando simbologie e sottolineature. Ciò che invece giova molto a
Blonde è l’interpretazione impavida e generosa di Ana de Armas, che si butta in un magnifico corpo a corpo con Marilyn riproducendone molto bene la vulnerabilità (anche se la voce canora manca di quel vibrato che tradiva la fragilità di Norma Jeane).