Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Giangiacomo De Stefano |
Uscita | lunedì 10 marzo 2025 |
Distribuzione | Adler Entertainment |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento sabato 8 marzo 2025
Un film che ripercorre la vita e la grande carriera di Giacomo Agostini. Ago è 59° in classifica al Box Office. martedì 25 marzo ha incassato € 983,00 e registrato 4.150 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Leggenda vivente e icona italiana a partire dagli anni Sessanta, Giacomo Agostini è stato uno dei più grandi piloti nella storia del motociclismo. Ha vinto più di chiunque altro (15 titoli mondiali tra le classi 350cc e 500cc) e ha traghettato il motomondiale verso la modernità. È sopravvissuto in un'epoca nella quale correre significava guardare in faccia la morte ad ogni gara, e ha contribuito a migliorare la sicurezza delle corse. Oltre ai successi e ai record, ha rivoluzionato la figura del pilota su due ruote, adottando per primo un approccio da sportivo professionista e imponendosi come una star anche fuori dalla pista.
In maniera lineare ed efficace (un po' come lo stile di guida di Ago), il docufilm ritrae il campione alternando filmati d'archivio e interviste allo stesso Agostini e ad altri piloti e addetti ai lavori).
Per chi segue il motociclismo, Giacomo Agostini (nato nel 1942 e cresciuto nel bergamasco) continua ad essere una presenza avvolta dall'aura del mito, oggetto di ammirazione negli studi televisivi come nel paddock della MotoGP. Era giusto che arrivasse un documentario a ricostruirne la sensazionale epopea.
Prima di tutti, Agostini ha portato nel professionismo e reso popolare lo sport a cui, all'alba del nuovo millennio, Valentino Rossi avrebbe dato fama planetaria. Ago e Vale, i due più grandi personaggi nella storia del motociclismo, diversi nel carattere - il primo più serio e inquadrato, il secondo più istrionico ed esuberante - ma accomunati dall'ossessione famelica per la vittoria, dal carisma naturale, dal talento da fenomeni, e dalla cura maniacale del dettaglio (e pure dal corteggiamento della Ferrari, per tentare di convincerli a passare alle quattro ruote). Non compare Rossi tra gli intervistati nel film, e forse non deve stupire più di tanto; tra i due c'è sempre stato enorme rispetto, mantenendo però anche una certa distanza. C'è invece tra le testimonianze Marc Marquez, che riconosce ad Ago il titolo del più grande di sempre.
I numeri ricordati nel docufilm rendono bene la portata del suo dominio: 15 mondiali (7 nella classe 350, 8 nella classe 500; all'epoca si poteva gareggiare in entrambe le categorie nello stesso anno), tredici dei quali in sella alla moto italiana MV Augusta, con cui tra il '68 e '70 vince tutte (!) le gare delle classi 350 e 500; infine, gli ultimi successi con la giapponese Yamaha; in totale, 313 gare vinte in carriera in tutte le competizioni, tra cui dieci trionfi al Tourist Trophy, la corsa più pericolosa del mondo, disputata sull'Isola di Man. Ago ha battuto tutti i suoi rivali, da Mike Hailwood a Kenny Roberts, dal romagnolo Renzo Pasolini al finlandese Jarno Saarinen, e ha trasformato la figura del pilota: prima di lui i piloti erano considerati dei selvaggi; Ago farà invece della preparazione metodica, sia atletica sia mentale, una delle sue armi vincenti.
Lontano dalla pista, non tarda a diventare una celebrità. Simbolo ruggente dell'Italia degli anni '60 e '70, bello, affascinante, latin lover, ama le donne ricambiato, è protagonista nei fotoromanzi e in TV, partecipa pure a qualche film, anche se dovrà rifiutare una proposta di Pietro Germi.
Tutto questo non lo distrae comunque mai dalle gare, che affronta tenendo a mente la solita formula: vincere senza cadere, per non farsi male e continuare a vincere. Guardando i filmati delle sue corse inseriti nel film, impressiona come sia riuscito a schivare sempre la morte - a differenza, purtroppo, di altri suoi colleghi e amici - in anni in cui le uniche forme di protezione erano rappresentate dalle balle di paglia a bordo pista, dalla tuta sottile in pelle nera, dal casco a scodella (poi evolutosi in casco integrale). E, nel caso di Ago, da una maglietta gialla, che indossava sempre sotto la tuta per scaramanzia. Pare proprio che abbia funzionato.
Oltre ad aver scritto una delle pagine sportive più importanti nella storia del motociclismo Giacomo Agostini è stato protagonista anche delle cronache mondane. La strepitosa carriera agonistica abbinata ad un gradevole aspetto fisico gli hanno consentito di conquistare una fama da latin lover, per le decine di flirt che gli furono attribuiti, di riempire le pagine dei fotoromanzi dell'epoca ed anche [...] Vai alla recensione »
15 titoli mondiali, 190 Gran premi, 162 podi: Giacomo Agostini, asso delle due ruote, è «semplicemente leggenda», come si affretta a riconoscere chiunque passi davanti all'obiettivo di questo doc. Cioè Guido Meda, Marc Márquez e tanti testimoni dei bei tempi andati, convocati a una seduta di festoso amarcord. L'armamentario è quello d'ordinanza, quando il committente chiede sviolinate e niente più, [...] Vai alla recensione »