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Josh Hartnett

Josh Hartnett è un attore statunitense, produttore, è nato il 21 luglio 1978 a Saint Paul, Minnesota (USA). Al cinema il 7 agosto 2024 con il film Trap. Josh Hartnett ha oggi 45 anni ed è del segno zodiacale Cancro.

Alle mie condizioni piuttosto che a quelle di Hollywood

A cura di Fabio Secchi Frau

Attore e produttore americano, Josh Hartnett comincia la sua carriera tra la fine degli Anni Novanta e l'inizio degli Anni Duemila con una serie di pellicole di successo che lo hanno reso un nome di spicco hollywoodiano, salvo poi voltare le spalle all'industria cinematografica degli States, preferendo lavorare nel piccolo schermo britannico e in progetti indipendenti, al di fuori delle grandi produzioni degli Studios.
Quando lo vediamo per la prima volta, è uno dei giovani attori di debutto del Giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola. Considerato uno degli eredi delle star della vecchia scuola, viene benedetto dalla cinepresa della regista mentre si pavoneggia lungo i corridoi di un liceo, con un taglio di capelli Anni Settanta e le sue caratteristiche folte sopracciglia, circondato da sospiranti corteggiatrici. Aveva solo diciannove anni.
Grazie ad alcuni blockbuster e film per i teenagers, fa breccia nel pubblico più giovane col suo fascino disinvolto, ma mai arrogante, diventando l'idolo perfetto del matinée.
Eppure, fin dalle sue prime interviste, emerge un forte senso di disagio per quelle che lui definisce "le esigenze dell'essere una celebrità". Ammette, sinceramente, quanto Los Angeles lo abbia deluso, pur coscente di quanto la sua carriera sia andata avanti molto velocemente con alcuni titoli legati al genere bellico, correndo però il rischio di rappresentare una sorta di incarnazione individuale di una generazione composta solo da quindicenni impazzite. Il collega Ben Affleck lo dirà in maniera più specifica al suo posto: "È una specie di condensato dei Backstreet Boys, in grado di far andare gli ormoni a palla a tutte le ragazzine da Minnetonka a Tarzana, ma è anche particolarmente in pericolo proprio per questo suo essere così carino e sexy. Sembra che non ci sia altro che questa prospettiva nella sua carriera. Fintanto che rimane carino, ha un lavoro. Un po' opprimente, no? E questo malgrado lui sia fantastico e inebriante in tutto quello che fa".
I giovani attori che entrano in certi circuiti hollywoodiani subiscono spesso questo tipo di narrazioni, pochi riescono nel tentativo difficilissimo di slegarsi da ruoli cui li vorrebbero legare. Sperimentano quella prima ondata di fama, in cui recitano in più film di qualità varia, sviluppando una fanbase importante, prima di diventare più strategici nelle loro scelte professionali. In mezzo e parallelamente, ci sono discussioni sull'interesse del pubblico verso di loro e il passaggio dall'essere un totale nessuno a qualcuno che tutti conoscono e su cui tutti hanno un'opinione. In genere, dopo un anno o due, si ritrovano già a rilasciare dichiarazioni su come hanno affrontato la loro fama istantanea e su cosa hanno imparato, ma a differenza loro, a differenza di Seann William Scott, Freddie Prinze Jr., Shane West, Adrian Grenier, Chris Klein, Adam Garcia, Brendan Fraser, Josh Hartnett sparisce proprio nel bel mezzo del processo.
Al centro della pressione che veniva esercitata dalla sua agente e dalle case di produzione, che volevano a tutti costi che lui facesse alcuni grandi film in franchising e che erano arrivati a tormentarlo, Hartnett aveva sentito la mancanza della sua privacy e di una vita più semplice. Quindi, ritorna in Minnesota, accettando solo alcuni cameo in pellicole di successo e parti più corpose in alcuni film che si riveleranno degli immani flop.
Ma Christopher Nolan è stranamente attirato da questo ragazzone che sfugge alla fama e gli chiede un incontro per diventare il suo Batman. Purtroppo, in quella prima fase iniziale, nonostante tutti i suoi buoni propositi, Hartnett declina. Così come declina il ruolo di Superman, nonostante fosse in cima alla wish list degli attori della Warner e della DC Comics per il ruolo. "Ho detto di no perché ero stanco e volevo passare più tempo coi miei amici e la mia famiglia. Questo è stato molto disapprovato dagli addetti al mio settore. A certa gente non piace sentirsi dire di no". E con quel "certa gente" si include anche Harvey Weinstein, con il quale aveva firmato un contratto multicinematografico, lo stesso di colleghi come Matt Damon e Ewan McGregor.
Quindi, licenzia la sua agente in un'industria che lo vedeva come una merce e senza la pressione di essere l'"It Boy" del cinema, comincia a lavorare nelle televisioni inglesi, mantenendo la sua fama e riuscendo anche a lavorare finalmente con Nolan, che lo ha imposto in un piccolo ruolo nel suo Oppenheimer, segnando un suo felice ritorno tra i grandi film americani.
Proprio secondo questo regista, Josh Hartnett è ancora una delle più grandi star del cinema del mondo, che è arrivato dove è arrivato alle sue condizioni, piuttosto che a quelle di Hollywood.

La vita in Minnesota, l'espulsione e gli inizi
Nato a Saint Paul, capitale del Minnesota, figlio di un impresario edilizio e di una casalinga, Josh Hartnett cresce con suo padre e la sua matrigna, in compagnia dei fratelli, tutti aventi le iniziali del loro nomi per J: Jake, Joe e Jessica.
Dopo aver frequentato la scuola cattolica Nativity of Our Lord Catholic School, si iscrive alla Minneapolis South High School, diventando un giocatore di football, ma un brutto incidente al ginocchio lo forza a lasciare la squadra all'età di sedici anni. Come molti altri infortunati prima di lui (che poi diventeranno dei grandi attori), vira per i corsi di teatro e comincia a recitare in alcune produzioni locali, attirando l'attenzione di una talent scout.
Così, dopo essersi diplomato nel 1996, si trasferisce a New York per frequentare il Conservatory of Theatre Arts & Film, dal quale viene però espluso dopo aver scritto una lettera all'interno del quale critica il sistema di valutazione usato, perché "intossica la creatività degli studenti". Quindi, all'età di diciannove anni, si trasferisce a Los Angeles, fortemente spinto dalla sua agente Nancy Kremer che comincia a proporlo per alcuni spot
commerciali, prima che entri nel cast del telefilm Cracker dal 1997 al 1998.

Il debutto cinematografico
Il debutto cinematografico arriva nel 1998, quando Steve Miner lo inserisce nel nutrito cast di Halloween - 20 anni dopo, poi seguito da un'altra pellicola horror, The Faculty (1998) di Robert Rodriguez.
Nel 1999, come già scritto, Sofia Coppola decide di affidargli il ruolo di Trip Fontaine, un giovane affascinante e popolare, coinvolto sentimentalmente con una delle cinque misteriose sorelle Lisbon, in Il giardino delle vergini suicide.
La veloce fama nei blockbuster
Con l'arrivo degli Anni Duemila, continua a nutrire la sua filmografia con pellicole romantiche, drammatiche e comiche. Passa da Per una sola estate (2000) e Amori in città... e tradimenti in campagna (2001) al più impegnato Blow Dry (2001), fino a tentativi di modernizzare i drammi shakespeariani con O come Otello (2001) di Tim Blake Nelson, dove è Hugo Goulding, personaggio complesso e tormentato che intriga e manipola il giocatore di pallacanestro Odin James, interpretato da Mekhi Phifer, per raggiungere i suoi scopi.
Definitivamente lanciato dal già citato Weinstein nello star system hollywoodiano, diventa il sofferto volto di due pellicole belliche. La prima è il blockbuster diretto da Michael Bay Pearl Harbor (2001) dove, vestito con gli splendidi costumi da pilota Anni Quaranta di Michael Kaplan, seduce la bella infermiera Kate Beckinsale, gareggiando per il suo cuore assieme a Ben Affleck. La seconda è il più violento Black Hawk Down (2001), diretto nientemento che dal cineasta britannico Ridley Scott.
Accetta poi di girare la sua prima scena di nudo nella commedia 40 giorni & 40 notti, dove interpreta un ragazzo che spera di dimenticare la sua precedente relazioni non facendo sesso con nessun'altra ragazza per un tempo diluviano. Qui, anche grazie a particolari gag comico-romantiche, si impone come nuovo sex-symbol. Tanto che alcuni critici, sempre pronti ai facili pagaroni, hanno già tirato in ballo i nomi dei colleghi che lo hanno preceduto, etichettandolo come "l'erede di Brad Pitt" o come una "nuova versione di un più stagionato e ormai in declino" Richard Gere.

Ritorno in Minnesota
Arrivato a questo punto, però, Hartnett comincia a manifestare la prima insofferenza per l'industria cinematografica americana e inizia a comunicare i suoi primi rifiuti. È il periodo in cui decide di lasciare Los Angeles e di ri-trasferirsi a Saint Paul, tornando al cinema solo quando interessato ad alcuni progetti che, però, si rileveranno flop colossali o di qualità non all'altezza delle aspettative.
Per tutto il 2002, non lavora, ma tornerà al cinema l'anno seguente convinto dallo sceneggiatore e regista Ron Shelton, che lo vuole per realizzare un poliziesco, basato sulla stereotipata coppia di agenti nuovo arrivato-veterano, rispettivamente interpretati da Harrison Ford e da lui. Nel 2004, accetta Appuntamento a Wicker Park, pessimo rifacimento del film francese del 1996 L'appartamento con Vincent Cassel e Monica Bellucci, poi nel 2005 ha un piccolo ruolo nel cult Sin City e sceglie di prendere parte a una nuova pellicola romantica Crazy in Love (2005), mediocre e dimenticabile.
Paul McGuigan, che lo aveva già diretto in Appuntamento a Wicker Park, lo rivuole per Slevin - Patto criminale, nel 2006, come protagonista di un gradevole thriller neo-noir su uno scambio d'identità al centro di una guerra tra boss. La critica apprezza la sua performance e lo spinge per continuare a lavorare in pellicole di questo genere, all'interno delle quali sembra essere molto a suo agio. Non lasciandosi scappare il consiglio, decide di accettare il ruolo di protagonista di Black Dahlia di Brian De Palma, accanto a un ambiguo Aaron Eckhart, alla due volte vincitrice di un Oscar Hilary Swank e alla fatale Scarlett Johansson, anche lei categorizzata fin troppo precocemente come bomba sexy. Con quell'aria da bravo ragazzo pulito, lacerato dalla vita, quell'onesto e sincero Bucky, Hartnett però si infila in flop intricato, dal soggetto esteso e aggrovigliato, che ferisce la sua carriera, già abbastanza confusa. Black Dahlia non è L.A. Confidential e lui non ha l'immagine sporca e abbastanza tesa, alla Humphrey Bogart, di Russell Crowe e nemmeno l'astuzia attenta di Guy Pearce, malgrado la fotografia sbiadito-novembrina di Vilmos Zsigmond e malgrado ben si muova nelle ricostruzioni d'epoca.
Nel 2007, torna alle pellicole che lo hanno tenuto a battesimo con l'originale e vampiresco horror 30 giorni di buio, nei panni di uno sceriffo che deve vedersela con una dozzina di non-morti, assetati di sangue, che vogliono nutrirsi della popolazione di un gelido insediamento in Alaska. La critica storce un po' il naso per il pressapochismo recitativo dell'attore. I più maligni diranno che ha solo due espressioni "col cappuccio e senza". Lo stesso anno appare anche nel più leggero La rivincita del campione (2007).

Il circuito indipendente
Dopo il dimenticabile Land Shark - Rischio a Wall Street (2008), prenderà la decisione di partecipare a pellicole indipendenti. Piccoli film di nicchia in grado di proporgli più interessanti sfide nell'arte drammatica. Sono gli anni di opere poco pubblicizzate (I Come with the Rain, Bunraku, Girl Walks Into a Bar, Stuck Between Stations, Verso la fine del mondo) e totalmente fuori dalle spinte pubblicitarie di Weinstein.
Ogni tanto emergerà con qualche particolare progetto come il nuovo lavoro da regista dell'attore Premio Oscar Robert Duvall, Cavalli selvaggi (2015) o il tentativo di tornare ai fasti di Roland Joffé, The Lovers (2015).

Il trasferimento in Inghilterra e la carriera televisiva
Importantissimo, in questi anni, il suo trasferimento in Inghilterra per motivi sentimentali, che lo spingerà a frequentare ancora meno Hollywood e a lavorare solo sporadicamente sul grande schermo (L'ultima discesa, Oh, Lucy!, Il tenente ottomano, L'eredità della vipera, Trappola infernale), preferendo la televisione.
Con grande sorpresa, infatti, entra nel cast dell'appassionante, gotico e ambizioso progetto soprannaturale di Showtime e Sky, Penny Dreadful, creato dal geniale John Logan e prodotto da Sam Mendes. Nella serie, che attinge a molti romanzi della narrativa gotica vittoriana e non, Hartnett veste i panni del misterioso Ethan Chandler, uno dei protagonisti, pistolero americano che deve vedersela con medium, streghe, esseri immortali, mostri ed esperti di occultismo.
Chiusa l'esperienza di Penny Dreadful, ormai pienamente attivo nello star system britannico, tornerà al cinema solo per recitare diretto da Guy Ritchie in La furia di un uomo - Wrath of Man (2021) e Operation Fortune (2023), continuando a preferire però il piccolo schermo. Sarà, difatti, il protagonista della miniserie L'indice della paura e di un'ansiogena puntata di Black Mirror.

Il ritorno al cinema americano
Uniche altre due eccezioni sono date dal ruolo di Ernest Lawrence, il fisico premio Nobel che ha lavorato con J. Robert Oppenheimer all'Università della California, nel film di Christopher Nolan Oppenheimer, e da quello di un serial killer braccato dalla polizia in Trap, firmato da M. Night Shyamalan.

Vita privata
Josh Hartnett ha avuto diverse brevi relazioni con colleghe come Estella Warren, Izabella Miko, Monet Mazur, Penelope Cruz e una anche con la fotomodella Gisele Bundchen.
Dal 2021, è il marito dell'attrice britannica Tamsin Egerton, dalla quale ha avuto quattro figli e per la quale si è trasferito in una tenuta al confine tra il Surrey e il Sussex, nel sud-est inglese.

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