parsifal
|
giovedì 15 febbraio 2018
|
bellezza e malinconia
|
|
|
|
Progetto ambizioso ed altisonante del talentuoso Sorrentino, costituisce un vero e proprio spartiacque nella sua personale filmografia, sia per l'attribuzione del Premio Oscar( ampiamente meritato, a mio modesto avviso) ed anche perchè , in questo specifico film, il regista acquisisce nuovi metodi narrativi, sia nella sceneggiatura che nella regia, che diventeranno delle peculiarità inscindibili dal suo lavoro. IL protagonista Jep Gambardella ( un superbo e rampante Tony Servillo) , giornalista di costume e critico teatrale, vive il suo tempo nella Città Eterna all'insegna della raffinatezza ( Sono un gentiluomo, è l'unica certezza che ho) delle elevate frequentazioni e delle feste, alle quali non manca mai e delle quali è uno strenuo sostenitore, per ovvi motivi, essendo un incallito edonista.
[+]
Progetto ambizioso ed altisonante del talentuoso Sorrentino, costituisce un vero e proprio spartiacque nella sua personale filmografia, sia per l'attribuzione del Premio Oscar( ampiamente meritato, a mio modesto avviso) ed anche perchè , in questo specifico film, il regista acquisisce nuovi metodi narrativi, sia nella sceneggiatura che nella regia, che diventeranno delle peculiarità inscindibili dal suo lavoro. IL protagonista Jep Gambardella ( un superbo e rampante Tony Servillo) , giornalista di costume e critico teatrale, vive il suo tempo nella Città Eterna all'insegna della raffinatezza ( Sono un gentiluomo, è l'unica certezza che ho) delle elevate frequentazioni e delle feste, alle quali non manca mai e delle quali è uno strenuo sostenitore, per ovvi motivi, essendo un incallito edonista. Ma nel corso della narrazione , emergerà una serie di sfumature del suo animo che riconducono ad un profondo senso di solitudine interiore ed un elegante e silenziosa malinconia, aumentati dalla vacuità delle sue giornate ed ancor di più delle sue nottate. Nel suo incessante peregrinare all'interno dell'alta società romana, ci mostra un vasto e frastagliato serraglio umano; i suoi inseparabili amici Lello Cava ( C.Buccirosso) , erotomane buffo e pettegolo,sposato con Trumeau ( Iaia Forte) eterna superficiale in ogni circostanza, Romano, eterno perdente ed assoggettato ad una donna arrogante e mediocre , che lo tratta senza alcun rispetto e lo sfrutta, priva di scrupoli e di ritegno. Durante uno dei suoi eterni pellegrinaggi nella Roma di notte, conosce la figlia di un amico, Ramona ( una verace S. Ferilli) diretta e tagliente e sarà l'unica a lasciare un segno nella sua vita, nonostante la brevità della frequentazione. Cosciente dell'inutilità delle sue avventure e delle sue giornate ( i nostri trenini non portano da nessuna parte) ci conduce in un affresco malinconico ed elegante , non privo di rammarico e rimpianto per ciò che fu e ciò che poteva essere ed ormai non arriverà. Vi sono delle evidenti citazioni del Maestro Fellini ( l'uomo che si lava nella fontana, i conciliaboli in vernacolo sul lungotevere, l' abito di Ramona alla festa ed altro ancora) cosa che Sorrentino ha puntualmente ammesso. Eleganza ed introspezione , con una evidente dose di ironia ed autoironia , ciò che inizia con una festa assai sguaiata e molto divertente da osservare, si conclude con il protagonista, che di fronte al mare, dice a sè stesso la seguente frase " Finisce sempre così con la Morte, ma prima c'è stata la Vita. E' tutto sedimenta to sotto il chiacchericcio ed il rumore, gli spruti ed incostanti sprazzi di Bellezza, poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Amato ed odiato, non può essere ignorato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parsifal »
[ - ] lascia un commento a parsifal »
|
|
d'accordo? |
|
ednort97
|
domenica 10 dicembre 2017
|
un chiummo pieno però di spunti
|
|
|
|
Premetto di aver visto il film prevenuto dall'aurea di "grande bellezza" che guarda caso segue questo film, che mi hanno fatto apparire il prodotto come un boccone che cerchi in tutti i modi di capire col palato quella cosa speciale e gustosa ma che alla fine quando ingoi rischi quasi di affogarti. Solo a ripensarci, dopo un po di tempo ci accorgiamo degli spunti e le linee che quel boccone intendeva delineare. La decadenza, di tutto questo mondo borghese ma impersonabile anche in altri conntesti, con un cicerone come gep immerso fino al collo nella sua decadenza. Le molteplici interpretazioni dei film e le scene che rimangono come filo di indecifrabilità e interpretazione.
[+]
Premetto di aver visto il film prevenuto dall'aurea di "grande bellezza" che guarda caso segue questo film, che mi hanno fatto apparire il prodotto come un boccone che cerchi in tutti i modi di capire col palato quella cosa speciale e gustosa ma che alla fine quando ingoi rischi quasi di affogarti. Solo a ripensarci, dopo un po di tempo ci accorgiamo degli spunti e le linee che quel boccone intendeva delineare. La decadenza, di tutto questo mondo borghese ma impersonabile anche in altri conntesti, con un cicerone come gep immerso fino al collo nella sua decadenza. Le molteplici interpretazioni dei film e le scene che rimangono come filo di indecifrabilità e interpretazione. Quest'ultima indecifrabilità guasta assieme alla pesantezza profonda del muoversi delle scene. Nessuno si aspettava ovviamente un action movie eh, si potrebbe dire che non apprezzare una tale profondità di sorrentino sembrerebbe mancanza di profondità sentimentale e artistica( di cui non sono privi alcuni personaggi del film seppur per finta) e forse la mia è veramente una mancanza ma francamente, non mi importa, perchè non tutti possiamo avere la stessa opinione solo se uno non comprende la profondità di un film stra-apprezzato dalla critica. Tornando al film esso, come il boccone va ben digerito e dovranno passare giorni per capire seriamente qualcosa, oltre al fatto che la licenza di interpretazione lascia a desiderare, pur essendo magari lo stesso obbiettivo del regista (che ora se la ride sotto i baffi), lasciare troppi perchè, troppi dettagli utili e inutili, rischiando di generare una caccia al dettaglio dai più curiosi, e disinteresse a capire da altri. Le due stelle che darei a questo film, diventano tre unicamente per duper me il film le recupera proprio per i dettagli che tanto me lo hanno fatto odiare. Dopo tutto questo, qualche applauso non può mancare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ednort97 »
[ - ] lascia un commento a ednort97 »
|
|
d'accordo? |
|
xxx
|
mercoledì 25 ottobre 2017
|
filosofia spicciola.
|
|
|
|
L'unico messaggio filosofico che ho capito è qullo del niente, vestito a puntino dai migliori stilisti del mondo.
|
|
[+] lascia un commento a xxx »
[ - ] lascia un commento a xxx »
|
|
d'accordo? |
|
walterleonardi
|
venerdì 1 settembre 2017
|
inno alla decadenza, tra proust e fellini
|
|
|
|
Jep Gambardella è un giornalista di fama, che si districa tra artisti e intellettuali di una vita mondana romana di innegabile fascino, ma vuota e priva di senso. Partecipa ogni sera a eventi e feste del "bel mondo", tornando a casa all'alba, percorrendo le vie di una Roma fatata. Il compimento dei suoi 65 anni segna un punto di svolta della sua vita. Una serie di vicende (tra le quali un amore destinato a finire tragicamente) lo porteranno a riflettere sul significato della sua esistenza, a rimettere in discussione i valori di una vita vana e intrisa di solitudine, ma anche a cogliere con uno spirito nuovo la "grande bellezza" che lo circonda.
"A Roma confluiscono tutti i peccati e tutti i vizi per esservi glorificati" scriveva Tacito nelle sue Storie, e in fondo, sembra volerci dire Sorrentino, i tempi non sono cambiati: Roma è ancora quell'immaginifico ricettacolo di perversioni e sottili decadenze, in grado di rapire e condurre verso la perdizione chiunque si avvicini alla sua pericolosa, grande bellezza.
[+]
Jep Gambardella è un giornalista di fama, che si districa tra artisti e intellettuali di una vita mondana romana di innegabile fascino, ma vuota e priva di senso. Partecipa ogni sera a eventi e feste del "bel mondo", tornando a casa all'alba, percorrendo le vie di una Roma fatata. Il compimento dei suoi 65 anni segna un punto di svolta della sua vita. Una serie di vicende (tra le quali un amore destinato a finire tragicamente) lo porteranno a riflettere sul significato della sua esistenza, a rimettere in discussione i valori di una vita vana e intrisa di solitudine, ma anche a cogliere con uno spirito nuovo la "grande bellezza" che lo circonda.
"A Roma confluiscono tutti i peccati e tutti i vizi per esservi glorificati" scriveva Tacito nelle sue Storie, e in fondo, sembra volerci dire Sorrentino, i tempi non sono cambiati: Roma è ancora quell'immaginifico ricettacolo di perversioni e sottili decadenze, in grado di rapire e condurre verso la perdizione chiunque si avvicini alla sua pericolosa, grande bellezza. Ma l'Urbe è anche un enorme circo, dove tutto diventa farsa, ipocrisia, spettacolo, seppur costantemente cosparso di segnali di morte. Lo aveva già raccontato Flaiano, lo aveva già mostrato Fellini. E Sorrentino fa proprio il senso di fascinazione provinciale che corrompe chiunque arrivi per la prima volta nella città eterna e si trovi a fare i conti con la città interna. Così avanti con il racconto tragicomico di cardinali, santone ultracentenarie, scrittori in crisi, presunti artisti d'avanguardia senza verità, tristi bambine prodigio. Su questo sensuale e insensato carosello, Fellini aleggia come un fantasma, continuamente invocato, rievocato, citato, sempre presente, forse troppo. Ma, probabilmente, per chi vive di cinema come Sorrentino, raccontare Roma senza Fellini è impossibile. Inutile provarci: laddove vuoi descrivere la decadenza dell'Urbe devi fare i conti con la Dolce Vita, se devi mostrare preti, suore e cardinali, tanto vale riprenderli da Fellini's Roma; e il cardinale a cui chiedi il senso della vita e ti risponde parlandoti di ricette culinarie non è altro che l'edizione moderna di quello che, in Otto e mezzo, rispondeva a Mastroianni che, in fondo, non si viene al mondo per essere felici. Ma nel film di Sorrentino forse c'è anche qualcos'altro: c'è la malinconia del primo amore, il sentimento proustiano della vita che inesorabilmente trascorre verso la fine, l'incanto per il mistero dell'esistenza e per la sua "grande bellezza". Un'ambizione che è raro trovare nello stantio, statico, inutile cinema italiano degli intimismi e delle masturbazioni intellettuali. Sarà anche vero che dimenarsi in un groviglio così ampio di tematiche non è facile, e Sorrentino ogni tanto perde il filo. Sarà anche vero che l'autore non si stanca, per quasi tre ore, di buttare carne al fuoco. Ma ce ne fossero ogni mese di film come questo, capaci di farti uscire dal cinema spaesato, incerto, ma con i ricordi di un Toni Servillo immenso, di una macchina da presa mai ferma e mai stanca, di un'alba a Roma e della sua indicibile "grande bellezza".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a walterleonardi »
[ - ] lascia un commento a walterleonardi »
|
|
d'accordo? |
|
gustibus
|
venerdì 5 maggio 2017
|
la bellezza ce'!ma e'cosi'grande?
|
|
|
|
E'la terza volta che lo vedo...da amante del cinema felicissimo quando Sorrentino ha preso l'Oscar! per il film straniero..come sempre saro'sincero...la figura di jep Gambardella..un bravissimo Servillo!..e'azzeccata..l'inizio del film e'talmente bello..che faceva presagire al capolavoro italiano..poi il racconto naviga molto ma molto lentamente...la mondanita' e' raffigurata bene..ma in certi momenti a meta'film sembra un film in pausa...certo che non e'cosi..ma questo non da la miccia del filmone indimenticabile!..Ottimo l'Oscar..benino il film.
|
|
[+] lascia un commento a gustibus »
[ - ] lascia un commento a gustibus »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
giovedì 20 aprile 2017
|
la dolce (e terribile) vita del nuovo millennio.
|
|
|
|
LA GRANDE BELLEZZA (IT, 2013) diretto da PAOLO SORRENTINO. Interpretato da TONI SERVILLO, CARLO VERDONE, SABRINA FERILLI, CARLO BUCCIROSSO, IAIA FORTE, ROBERTO HERLITZKA, SERENA GRANDI, ISABELLA FERRARI, PAMELA VILLORESI, GALATEA RENZI, FRANCO GRAZIOSI, GIORGIO PASOTTI, MASSIMO POPOLIZIO, SONIA GESSNER, ANNA DELLA ROSA, LUCA MARINELLI, IVAN FRANEK, VERNON DOBTCHEFF, LUCIANO VIRGILIO, GIUSI MERLI, ANITA KRAVOS, MASSIMO DE FRANCOVICH
La Roma degli anni 2010, quella raccontata dagli occhi di Sorrentino, rispecchia molto da vicino la capitale festaiola e decadente che aveva osservato Fellini mezzo secolo prima ne La dolce vita.
[+]
LA GRANDE BELLEZZA (IT, 2013) diretto da PAOLO SORRENTINO. Interpretato da TONI SERVILLO, CARLO VERDONE, SABRINA FERILLI, CARLO BUCCIROSSO, IAIA FORTE, ROBERTO HERLITZKA, SERENA GRANDI, ISABELLA FERRARI, PAMELA VILLORESI, GALATEA RENZI, FRANCO GRAZIOSI, GIORGIO PASOTTI, MASSIMO POPOLIZIO, SONIA GESSNER, ANNA DELLA ROSA, LUCA MARINELLI, IVAN FRANEK, VERNON DOBTCHEFF, LUCIANO VIRGILIO, GIUSI MERLI, ANITA KRAVOS, MASSIMO DE FRANCOVICH
La Roma degli anni 2010, quella raccontata dagli occhi di Sorrentino, rispecchia molto da vicino la capitale festaiola e decadente che aveva osservato Fellini mezzo secolo prima ne La dolce vita. Con La grande bellezza, il regista premio Oscar (molto regalato) per questa pellicola non adotta il registro onirico del grande maestro del cinema riminese, ma preferisce consegnare un ritratto della povertà intellettuale e dello squallore umano che alberga negli animi dei piccoli uomini e delle piccole donne che popolano una città apparentemente ricchissima di fervore artistico, ma a conti fatti scevra di quella creatività fantasiosa che ci si aspetterebbe a giudicare il suo glorioso passato. Fra nobili decaduti, artisti concettuali, chirurghi plastici ricchi sfondati, latitanti in incognito, attori frustrati, commediografi senza più ispirazione, dame annoiate dell’alta borghesia, vescovi, politici e intellettuali autentici o presunti, c’è il sessantacinquenne Jep Gambardella, giornalista adorato dalla direttrice nana del suo quotidiano ed ex scrittore che ha abbandonato la penna dopo un romanzo giovanile, ritenuto un capolavoro, pubblicato quarant’anni prima rispetto al tempo della storia. Jep è talentuoso, misantropo, cinico, dalla parlantina loquace, visionario e ancorato ad un passato abbastanza doloroso, ma attaccato in modo ancor più viscerale alla mondanità romana, di cui egli stesso s’è detto desideroso di diventarne il re. Un quarantennio trascorso fra festini notturni nelle discoteche, drink tracannati a iosa, colloqui sterili con amici e colleghi e il lavoro di reporter che però non gli frutta le soddisfazioni ottenute con la sua prima e unica opera, L’apparato umano. Gli è amico Romano, il suo editore, uomo mammone, sentimentalmente fragile e con una storia d’amore sospesa fra tiremmolla, con aspirazioni deluse di drammaturgo e una fiducia incrollabile nel suo cliente principale. L’amicizia amorosa, ma platonica, che Jep stringe con Ramona, spogliarellista quarantenne che continua il suo lavoro malgrado la spietata e procace concorrenza, conosciuta mediante il padre di lei, suo amico di vecchia data, spingerà lo scrittore a riprendere in mano la penna e ultimare lo spasmodico secondo libro che non vede l’ora di venire alla luce. Il film ha suscitato forti critiche, molte di più da quando è stato premiato con l’Academy Award, e il paragone col capolavoro felliniano è saltato subito agli occhi dei critici più irriducibili. Un salto di cinquant’anni ha fatto però sentire il suo peso, questo è inevitabile. Sorrentino non mette troppa carne al fuoco e, con la complicità in sceneggiatura di Umberto Contarello, mette a nudo i mali italiani mediante il racconto della vacuità morale e della frivola inconsistenza che hanno iniettato nella cultura nostrana il germe della pigrizia, contribuendo al suo impoverimento e precipitandoci nell’abisso della noia e soprattutto della vita di rendita. I piccoli, numerosi personaggi di questo racconto (corale, il che gli conferisce una magnifica intelligenza) non producono più nulla e cercano di riagganciarsi ai fasti del passato, lodando le qualità dei giganti o, tutt’al più, tentando di emularne le gesta con sordide imitazioni. L’unico ad avere talento è, naturalmente, Jep (un T. Servillo con spiccato accento partenopeo, che recita splendidamente sia sopra che sotto le righe e regala al pubblico un personaggio profondo e contraddittorio), ma i suoi interlocutori spesso non sono da meno, salvo sprecare le doti innate con la ricerca di una felicità inesistente, l’approdo a gioie fugaci e insoddisfacenti, il divertimento fine a sé stesso e il senso comune di inutilità e desolazione. Spiccano, per come son riusciti a delineare due caratteri molto al di fuori delle loro corde abituali, l’editore di Verdone (finalmente non nelle vesti di una macchietta e libero dalla sua abituale nevrosi prorompente quando è attore-regista) e la disillusa streap-teaser della Ferilli, ancora un po’ troppo bambolona ma più brava del solito, e molto migliorata nella definizione psicologica. I contributi tecnici completano un quadro che finisce per diventare un affresco caleidoscopico di un intero modus operandi che nasconde la fatica e il successo attraverso il velo del disfacimento e della capziosità: la fotografia dell’infallibile Luca Bigazzi bacia i panorami del lungotevere con una leggerezza meravigliosa; il montaggio di Cristiano Travaglioli alterna il tempo presente con brevi ma intensi scorci nei trascorsi dei personaggi, anche e innanzitutto Jep; la scenografia di Stefania Cella rappresenta, tramite i luoghi rumorosi e spersonalizzanti, il riflesso esterno di un’incolmabile disperazione interiore; e, un ultimo elogio, in tal senso esplicativo e pure doveroso, va al trucco di Maurizio Silvi, alle acconciature di Aldo Signoretti e ai costumi di Daniela Ciancio. La mano di Sorrentino è comunque molto presente, e il sodalizio col suo attore-feticcio dà qui un esito mirabolante, permettendo ad entrambi di alzare il tiro alleggerendo l’atmosfera cupa del film con un gioco di squadra (coppia) che rispetta gli spazi di entrambi e stabilisce il più alto, sebbene non l’unico, punto a vantaggio dell’opera.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
celtius
|
lunedì 31 ottobre 2016
|
capolavoro!
|
|
|
|
Semplicemente un capolavoro! Astenersi cinefili della domenica ;)
|
|
[+] lascia un commento a celtius »
[ - ] lascia un commento a celtius »
|
|
d'accordo? |
|
francmente
|
martedì 18 ottobre 2016
|
famolo strano/si felic' e chest' è o' nicissario
|
|
|
|
Per chi ha Sky era impossibile non vedere in questi giorni La grande bellezza anche se (a posteriori!!!) ci era riuscito sinora come me. Per fotografare una generazione (coatta o mondana che sia) non è necessario "montare" un film pretenzioso del genere. Basta una semplice frase come quella dell'ottimo Verdone di questo film (cosa ne avrebbe scritto suo padre???). Non puoi esprimere un giudizio (pretendendolo universale...) su di una città o parte di una città arrivando da Napoli: è tradire le tue origini (che al pari non voremmo siano giudicate da un romano o da un milanese). Se sei felice (o triste, fa lo stesso) non è necessario compredere perchè lo sei come dicono "e viecchie antic".
[+]
Per chi ha Sky era impossibile non vedere in questi giorni La grande bellezza anche se (a posteriori!!!) ci era riuscito sinora come me. Per fotografare una generazione (coatta o mondana che sia) non è necessario "montare" un film pretenzioso del genere. Basta una semplice frase come quella dell'ottimo Verdone di questo film (cosa ne avrebbe scritto suo padre???). Non puoi esprimere un giudizio (pretendendolo universale...) su di una città o parte di una città arrivando da Napoli: è tradire le tue origini (che al pari non voremmo siano giudicate da un romano o da un milanese). Se sei felice (o triste, fa lo stesso) non è necessario compredere perchè lo sei come dicono "e viecchie antic"... si sentenzia dalle NOSTRE parti...E i "vecchi antichi" in questo caso sarebbero Fellini di Roma, la Roma di Peter Greenway e - perchè no?- "Il segno del comando" che per me già hanno detto tutto sulla Città Eterna senza bisogno di sollucherosi pastiches... Chiedo venia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francmente »
[ - ] lascia un commento a francmente »
|
|
d'accordo? |
|
shingo tamai
|
mercoledì 17 agosto 2016
|
la grande truffa
|
|
|
|
Fortunatamente per Sorrentino ci sono tanti menti brillanti che hanno commentato positivamente questo suo nulla cosmico che ha vinto anche un Oscar.
Non tutti nella vita hanno potuto godere di tale bontà.
L'unico vero pregio della pellicola è una fotografia di altissimo livello che inganna tuttavia lo spettatore più ignavo facendogli credere di assistere ad una moderna opera d'arte.
I più sprovveduti fans,arguti come non mai,invitano gli altri a rivedere la pellicola per "capirla",con la più classica delle presunzioni di alto borgo,proprio come l'eroe del nulla:Jep Gambardella.
Tale protagonista ci spiega infatti che la vita è spesso malinconica,ingannevole,dura come non potremmo mai immaginare.
[+]
Fortunatamente per Sorrentino ci sono tanti menti brillanti che hanno commentato positivamente questo suo nulla cosmico che ha vinto anche un Oscar.
Non tutti nella vita hanno potuto godere di tale bontà.
L'unico vero pregio della pellicola è una fotografia di altissimo livello che inganna tuttavia lo spettatore più ignavo facendogli credere di assistere ad una moderna opera d'arte.
I più sprovveduti fans,arguti come non mai,invitano gli altri a rivedere la pellicola per "capirla",con la più classica delle presunzioni di alto borgo,proprio come l'eroe del nulla:Jep Gambardella.
Tale protagonista ci spiega infatti che la vita è spesso malinconica,ingannevole,dura come non potremmo mai immaginare.
Meno male che c'è lui altrimenti non lo avremmo capito.
Il Film dunque non racconta nulla di nuovo ed annoia mortalmente,tuttavia ci sarà qualcuno che l'avrà rivisto per "l'ennesima volta".
Probabilmente sarà un malato d'insonnia.
Comunque da uno che ringrazia contemporaneamente Fellini e Maradona non potevamo aspettarci che una grandissima truffa.
[-]
[+] da che pulpito viene la predica
(di dellagambar)
[ - ] da che pulpito viene la predica
[+] borgo
(di emmeci)
[ - ] borgo
|
|
[+] lascia un commento a shingo tamai »
[ - ] lascia un commento a shingo tamai »
|
|
d'accordo? |
|
jacopo mancini
|
martedì 31 maggio 2016
|
un film decadente
|
|
|
|
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino racconta la vita romana di Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo. Jep viene definito uno “scrittore”, anche se ha scritto un solo libro in un lontano passato; adesso realizza articoli per un giornale culturale e grazie a questa occupazione riesce (non si sa bene come) a vivere in un vasto appartamento con vista ravvicinata sul Colosseo. La sua esistenza è fatta di serate notturne, appuntamenti mondani e passeggiate solitarie in vari angoli della capitale: è un continuo girovagare senza meta.
La sceneggiatura sembra agire con un linguaggio che rispecchia lo stile di vita del protagonista: vacuo e dispersivo.
[+]
“La grande bellezza” di Paolo Sorrentino racconta la vita romana di Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo. Jep viene definito uno “scrittore”, anche se ha scritto un solo libro in un lontano passato; adesso realizza articoli per un giornale culturale e grazie a questa occupazione riesce (non si sa bene come) a vivere in un vasto appartamento con vista ravvicinata sul Colosseo. La sua esistenza è fatta di serate notturne, appuntamenti mondani e passeggiate solitarie in vari angoli della capitale: è un continuo girovagare senza meta.
La sceneggiatura sembra agire con un linguaggio che rispecchia lo stile di vita del protagonista: vacuo e dispersivo.
Come afferma lo stesso Jep: “Ho cercato la grande bellezza, ma non l’ho trovata”. E così la sua vita si è trasformata in un viaggio decadente all’interno della città.
Decadente è esattamente la parola chiave per descrivere questo film. Sorrentino voleva descrivere la decadenza in cui è sprofondata l’alta borghesia romana, purtroppo però esagera e si immerge lui stesso, cinematograficamente parlando, in quell’atmosfera di decadimento.
Imbarazzante, per esempio, la presenza della missionaria cattolica (detta la “Santa”), un personaggio di cui non si percepisce il senso e intorno a cui ruota la parte finale del film.
Quello che va registrato, dall’altra parte della medaglia, è la buona fotografia di Luca Bigazzi, i grandi movimenti di macchina e l’interessante montaggio di Cristiano Travaglioli.
Eppure la forma non può fare miracoli se ci sono forti problemi nel contenuto.
Nelle intenzioni di regia di Sorrentino, c’è forse la volontà di trovare emozione, verità, speranza in fondo alla struttura fatiscente dell’esistenza di Jep. Eppure, per rimuovere una superficie tanto spessa, ci sarebbe voluto molto più lavoro. Sorrentino non riesce a scavare abbastanza.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jacopo mancini »
[ - ] lascia un commento a jacopo mancini »
|
|
d'accordo? |
|
|