La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Un ritratto corale di 1 borghesia in disfacimentodi enrico omodeo saleFeedback: 4312 | altri commenti e recensioni di enrico omodeo sale |
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mercoledì 29 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un film che contiene molto metatesto, un film da (ri)vedere. Una storia senza storia, un ritratto corale di una società borghese in pieno disfacimento psicofisico, perfettamente simboleggiata da Serena Grandi e dalla scena surreale delle iniezioni di botulino. La devastazione è talmente grande che l'unico personaggio è il protagonista Jeb Gambardella, mentre tutti gli altri sono macchiette scure che ruotano attorno al grande re della mondanità romana. Solo Verdone e la Ferilli nascondo un lato umano, tutto il resto è un trenino urlante che non va in nessun posto. Sorrentino pecca solo di eccesso di freddezza (che non favorisce processi di identificazione) e di una lieve esagerazione negli sfondi da cartolina (splendida fotografia di Bigazzi), ma forse tutto è studiato per creare un fastidio catartico nello spettatore. Uno sguardo amaro sulla solitudine da metropoli, dove le comunità sono effimere e in guerra, dove l'io non diventa mai noi, e se lo diventa, come nei ricordi di uno dei personaggi che evoca la Roma sessantottina, viene subito massacrata dalla verità cinica di Jab, che riscopre sè stesso solo nel rapporto con la Ferilli: "M'ero scurdato cosa voleva dire volere bene", le dirà dopo una notte passata insieme. Echi felliniani, rappresentati dalla scena della giraffa, mostrano una Roma poetica e allo stesso tempo "baraccona", segreta e ambigua (come il sacerdote cuoco Herlitzka). Nel finale qualche forzatura di troppo (il flashback del primo amore di Jab), subito dimenticata grazie al personaggio della suora centenaria (che vive la povertà senza raccontarla) e al monologo finale che spiega la filosofia di vita di Jab, forse l'unico vero romano nonostante l'accento partenopeo: ""È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l'emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile." Forse qui incomincia il libro mai iniziato dal protagonista, che più di tutti riesce a vedere "la grande bellezza"
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