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Un film solido sui rimpianti e sulla difficoltà di lasciar andare. Con un inossidabile Richard Gere. Drammatico, Canada2024. Durata 111 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Richard Gere in un dramma sentimentale dove si trova a ripensare al suo passato. Espandi ▽
Daniel è un ricco newyorkese che non ha mai voluto figli. Un giorno rincontra la sua ex fidanzata canadese di vent'anni prima che gli rivela due cose agghiaccianti: suo figlio è morto in un incidente stradale e il padre era proprio Daniel. Inizia così per lui un viaggio in cerca di un figlio mai conosciuto. Per capire che tipo di persona fosse e costruirsi dei ricordi ex novo parlerà con i suoi amici, i compagni di college e la professoressa che gli aveva rubato il cuore, in un crescendo di scoperte non sempre piacevoli che diventerà per lui una vera e propria ossessione.
Un film tormentato sui rimpianti e sulla difficoltà di lasciar andare. È incentrato su questo il nuovo lavoro scritto e diretto dal pluripremiato regista israeliano Savi Gabizon, remake in lingua inglese del precedente Ga'agua girato in ebraico.
Il pubblico segue con empatia questo viaggio negli inferi di un padre in lutto, seguendone tutto il ritmo volutamente funereo. Ci vuole tempo per comprendere, accettare, conoscere e condividere il dolore. Questo film lo ricorda, forte dell'interpretazione misurata e mai caricaturale del suo inossidabile Gere. Recensione ❯
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Un film struggente e commovente che parla di guerra e amore. Con Caine e Jackson, interpreti straordinari. Drammatico, Biografico, Guerra - Gran Bretagna, USA2023. Durata 96 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film è interpretato dai premi Oscar Michael Caine e Glenda Jackson. Espandi ▽
Dover, 2014. Bernie Jordan ha quasi novant'anni e un grande sogno: quello di partecipare al 70esimo anniversario dello Sbarco in Normandia, l'evento storico cui l'uomo ha partecipato come giovane recluta in Marina il 6 giugno del 1944. Irene detta Rene, sua moglie da 70 anni, è malata e ricoverata. Quando scopre di essere arrivato troppo tardi per prenotare il viaggio organizzato dai reduci di Dover, Bernie decide di partire da solo, con il benestare di Rene che non avverte il personale della casa di cura.
Fuga in Normandia è basato sulla vera storia di Bernie Jordan, noto ai media con il soprannome di "il grande fuggitivo" per quella sua iniziativa spericolata, a quasi novant'anni. Il film è molto commovente, soprattutto nelle scene che coinvolgono gli autentici reduci dello Sbarco (bellissimo il loro ritrovarsi sulla spiaggia), e manda un messaggio contro tutte le guerre.
Per interpretare questa storia delicata e profonda ci volevano due interpreti straordinari, e Parker li ha trovati in Michael Caine e Glenda Jackson, lui al suo ultimo ruolo prima del ritiro dalle scene, lei al suo ruolo finale prima della scomparsa nel 2023. Entrambi sono credibili e amabili. Recensione ❯
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Una commedia on the road con sfumature noir che permette di esplorare relazioni umane inattese. Espandi ▽
Con chi viaggi è il remake italiano di una commedia spagnola, Con Quien Viajas, scritta e diretta da Martin Cuervo. A dirigere la versione nostrana sono gli Younuts!, il duo formato da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, registi di video musicali e di due lungometraggi prima di questo: Sotto il sole di Riccione e Altrimenti ci arrabbiamo. Con chi viaggi è figlio della convinzione che basti un’idea per costruirle intorno un film: ma se lo sviluppo è poco credibile e formulaico l’ispirazione di partenza, che era anche interessante, non è sufficiente. Il film è figlio della generazione che vive sui cellulari e su Youtube e confonde un gioco di ruolo con una storia per il cinema: una generazione che questa stessa storia critica, ma dai cui codici narrativi ed estetici sembra non riuscire a smarcarsi. Recensione ❯
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Una saggio poetico gioiosamente esagerato e profondamente sincero. Si prende dei rischi ma fa respirare cinefilia viva. Drammatico, Francia, Italia2024. Durata 120 Minuti.
Questa è la storia di una donna di nome Chiara. È un'attrice, figlia di Marcello Mastroianni e Catherine Deneuve. Durante un'estate Chiara decide di vivere come suo padre. Espandi ▽
Dopo una sigaretta e una canzone, Chiara Mastroianni si veste da uomo e ‘diventa’ suo padre Marcello. Davanti allo specchio si incolla i baffi, infila gli occhiali e il cappello e si mette a parlare in italiano. Fuori Parigi scorre sotto i suoi passi, intorno i suoi cari si inquietano. Non c’è giornalista francese o straniero che non abbia chiesto prima o poi a Chiara Mastroianni di parlargli di suo padre e di sua madre. E Chiara probabilmente ha risposto sempre, dissimulando l’ineluttabilità della domanda dietro l’humour. Ma l’ironia non l’ha mai messa al riparo da quello che evidentemente è il suo tallone di Achille. Marcello mio prova a esorcizzare quella vulnerabilità, a lavorare sull’idea di essere ‘figlia di…’. Non tutti possono essere la figlia di Catherine Deneuve e Marcello Mastroianni. E in quella singolarità sta tutta la questione e tutto il film di Christophe Honoré che continua il suo lavoro sulla famiglia e sulla rielaborazione della perdita dei propri cari in un film che conferisce alla sua narrazione un côté “privato”, una terapia familiare in cui ci domandiamo discreti cosa siamo venuti a fare. Tutto è vero ma niente lo è davvero in questa disforia struggente, un saggio poetico, gioiosamente esagerato e profondamente sincero, sui grandi dolori ordinari, dove tutti interpretano se stessi ma in una versione sfalsata della realtà. Recensione ❯
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Un film emozionante in cui si sente tutto il peso del messaggio che porta. Non si fa dimenticare in fretta. Drammatico, Francia2023. Durata 101 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un attivista locale e un giovane sindaco in erba si scontrano sulla strada migliore da percorrere per il loro povero sobborgo. Espandi ▽
Haby vive nel Bâtiment 5, l’edificio 5, un enorme palazzo della periferia parigina. Alla morte improvvisa del sindaco la carica viene trasferita su un uomo ingenuo e spaventato, Pierre Forges, un pediatra senza grande esperienza politica che intende riqualificare il quartiere a suo modo e risponde alle provocazioni con la repressione. La giovane Haby gli tiene testa, avviando una battaglia politica per evitare l’abbattimento dell’edificio 5. Gli indesiderabili riprende il discorso cominciato da I Miserabili, con alcune importanti differenze di impostazione. Lo sguardo del film è quello di Haby, una prospettiva femminile, dunque, che rifiuta tanto la logica del conflitto violento quanto l’esercizio della rassegnazione. Tramite questa acuta osservatrice di una realtà che ribolle, Ladj Ly vuole recapitare un messaggio, e sa farlo arrivare a destinazione, perché il film emoziona e non si fa dimenticare in fretta, ma paga il prezzo di doversi conformare a un obiettivo predominante. Recensione ❯
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Un thriller dal ritmo incalzante che tiene lo spettatore incollato alla sedia fino alla fine. Espandi ▽
Helena ha un marito amorevole, una bellissima figlia e un'attività che le riempie la giornata. Ma ha anche un segreto: sua madre venne rapita da adolescente e segregata in una baita tra le montagne e foreste più remote del Canada .
Più di 20 anni dopo, il suo segreto viene a galla quando il padre evade dal carcere in cui era detenuto, l'unica persona che potrà fermarlo e colei che lo conosce meglio di chiunque altro: sua figlia. Recensione ❯
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La piéce teatrale diventa un film ma il passaggio non si completa del tutto e lascia troppe domande inevase. Drammatico, Italia2023. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una famiglia è riunita attorno alla tavola a mangiare: padre, madre e i due figli, Elena e Antonio. Una normalità presto spezzata da una terribile scoperta. Espandi ▽
Elena e Antonio sono gemelli cresciuti all’interno di una sorta di cellula invisibile che li contiene entrambi. Anzi, la cellula si allarga solo a contenere anche Michela e Giovanni, i loro genitori. Quel nucleo a quattro ride e scherza a tavola, mescola affetto e ironia, battute e frecciate. Ma Michela e Giovanni soffrono di una malattia genetica che intacca i tessuti midollari e che li ha colpiti entrambi. Non è possibile salvare entrambi e spetterà a Elena e suo fratello scegliere chi lasciare fuori. Dall’alto di una fredda torre è la trasposizione cinematografica della pièce teatrale scritta da Filippo Gili e diretta in palcoscenico da Francesco Frangipane, ed entrambi conservano i rispettivi ruoli anche nella realizzazione del film. Tuttavia il passaggio al grande schermo sconta un impianto che non solo rimane fortemente teatrale ma in qualche modo si congela nella premessa, senza riuscire veramente a declinarsi in tutte le sfumature di quella che è La scelta di Sophie al contrario, e altrettanto devastante. Se il tema è da tragedia greca, il film non ha la forza o l’audacia drammaturgica dei testi dei tragediografi ellenici o il pathos straziante di William Styron, preferendo un andamento sussurrato che alla fine lascia troppe domande inevase. Recensione ❯
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La tragedia classica si adatta alla contemporaneità con una moderna storia di ribellione contro l'autorità. Drammatico, Canada2019. Durata 109 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La regista canadese Sophie Deraspe si ispira ad una storia vera per rileggere in chiave moderna il personaggio di Antigone. Espandi ▽
Dopo aver perso i genitori arrivando in Canada dall'Algeria, la sedicenne Antigone vive a Montréal con i fratelli e la sorella, ormai completamente integrati nella società occidentale, e la nonna che invece non parla nemmeno il francese. La vita da immigrati ai margini del benessere è dura e le cose peggiorano ulteriormente quando, in seguito a un incidente fortuito con la polizia, uno dei fratelli di Antigone muore e l'altro viene arrestato. Fiera e responsabile, Antigone si sostituisce al fratello in carcere e con tutta la forza della sua indignazione scatenata dall'ingiustizia subita si coalizza con le compagne di cella e si mette a capo di un movimento la cui eco supera le mura del carcere e giunge fino all'opinione pubblica. Recensione ❯
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Tableaux vivants di una guerra che è tutte le guerre insieme. Minervini si dimostra ancora una volta attentissimo a persone e luoghi. Drammatico, Italia, Belgio2024. Durata 89 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film di finzione, storico, in costume, che non sacrifica il realismo, l'immediatezza e l'intimità. Espandi ▽
Inverno, 1862. Da qualche parte nelle terre dell'Ovest, un manipolo di soldati nordisti deve perlustrare il territorio e resistere due settimane prima dell'arrivo della 'cavalleria'. In attesa di un nemico invisibile organizzano il campo e le guardie. Giovani volontari, che hanno sparato soltanto ai conigli, o soldati di lungo corso, che lucidano Colt e fucili, giocano a carte e si scambiano pensieri sulla guerra civile che dilania l'America. Come solo orizzonte un crinale dietro il quale riparare ed oltre il quale avanzare e interrogare il senso del loro arruolamento. Sono soli sulla terra, trafitti soltanto da un colpo di carabina, ed è subito neve.
Si fa domande Minervini e le risposte sono sempre magnifiche. Questa volta è un film di guerra come una preghiera, fondato sull'esperienza della durata, l'attenzione minuziosa alle persone e ai luoghi, la forza tellurica dei quadri, gli spazi vergini, l'assordante laconismo degli attori.
Assistiamo a una serie di tableaux vivants di una guerra che è tutte le guerre insieme, dove i soldati combattono per diventare uomini, forse eroi, sicuramente cadaveri. Il film prende piena misura del destino dell'individuo in mezzo a forze collettive. Minervini ci ricorda che qualche volta c'è più storia in un silenzio o in un guizzo di luce che in tutti i romanzi del mondo. Poi la neve cade sui volti levati, la morte è rimandata, la vita deve ancora arrivare. Recensione ❯
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Quando la gente di Littlehampton inizia a ricevere lettere scandalose e oscene, il sospetto cade immediatamente sulla focosa Rose, che potrebbe perdere la custodia della figlia. Espandi ▽
Fare commedia in modo arguto, sottile, raffinato, è arte sempre più rara. Appartiene di sicuro alla penna di Johnny Sweet e alla maestria registica di Thea Sharrock, che firmano un’opera deliziosa, scorretta e imperdibile. Al centro c’è un mistero da risolvere: lettere oscene piene di insulte dal mittente sconosciuto. Siamo nel primo ventennio del Novecento, le donne non sono ben viste in società, e Sharrock ne sottolinea con amara ironia a più riprese la realtà ingiustamente subalterna. L’ironia con cui Sharrock porta sullo schermo tutta questa narrazione è feroce e politicamente scorretta, ma soprattutto colpisce tutte e tutti indiscriminatamente. A tutto questo si aggiunge l’umorismo marcato, e amaro al tempo stesso, con cui si affronta in maniera narrativamente ammirevole il fenomeno contemporaneo degli “haters”, attraverso questa storia “più che vera” (avvertono i titoli di testa). Recensione ❯
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Un film che segna una svolta nel sottogenere cibo-cinema: non più competizione ma condivisione di sapere. Drammatico, Francia2023. Durata 145 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
La storia di Eugenie, stimata cuoca, e di Dodin, il raffinato gourmet con cui ha lavorato negli ultimi 20 anni. Espandi ▽
Sul finire del XIX secolo in Francia Eugenie, cuoca sopraffina, e Dodin-Bouffant, famoso gastronomo, lavorano fianco a fianco da vent’anni. Il loro è un rapporto di reciproca fiducia che progressivamente si è trasformato in una relazione sentimentale. Eugenie però si ritrae dinanzi all’idea che si consolidi in un matrimonio. Lui però non ha intenzione di arrendersi e si muove, per ottenere il risultato desiderato, sul terreno che li accomuna: la cucina. Il rapporto tra cinema e cibo è ormai di lunga data ma un film come quello diretto da Tran Anh Hung segna decisamente una svolta in quello che è diventato quasi un sottogenere. Fin dalle prime inquadrature, e per l’intera durata del film, vegetali, carni e tutto ciò che contribuisce alla riuscita di un piatto (ivi compreso un profluvio di pentole in rame) sono al centro dell’inquadratura e vengono portati sullo schermo grazie ad uno sguardo che è al contempo tecnicamente attento e sensorialmente partecipe. Su questo pentagramma sensoriale si sviluppano le note di un autunno della vita che vede due persone (una delle due preferisce l’estate mentre l’altra finisce con l’amarle tutte) comunicarsi sentimenti attraverso l’attenzione che mettono nella preparazione dei piatti. Recensione ❯
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Tra aneddotica e archivio cinematografico, uno svelamento seducente che non si vorrebbe finisse mai. Documentario, Italia, Belgio, Cina, Giappone2021. Durata 150 Minuti.
Un documentario sul leggendario compositore Ennio Morricone. Espandi ▽
Giuseppe Tornatore ha collaborato col Maestro - definizione per una volta appropriata - in un arco temporale che va da Nuovo Cinema Paradiso (1988) a La corrispondenza (2016), frequentandolo per circa trent'anni. Nel 2018 ha scritto "Ennio. Un maestro" (Harper Collins), intervista fluviale e conversazione franca, a trecentosessanta gradi: in Ennio ne riprende argomenti, andamento cronologico e tono disteso, modesto, autocritico con cui Morricone si era concesso alle sue domande. Attorno a lui, nel film, una schiera di musicisti, registi, colleghi ed esperti portano testimonianze rilevanti e inerenti una carriera straordinaria, che supera il concetto di prolifico: centinaia le opere firmate, da Il federale (1961) all'unico Oscar vinto per una colonna sonora, The Hateful Eight nel 2016, a 87 anni. Morricone - che, come tutti i classici, non morirà mai e di cui è quindi legittimo parlare al presente - vive perennemente con la musica in testa e va a tempo anche quando fa esercizio fisico sul tappeto di casa. Miniera di osservazioni stilistiche e curiosità legate alla storia del cinema (tra tutte, la collaborazione mancata con Stanley Kubrick per Arancia meccanica), non scevro di momenti di pura commozione, Ennio è racconto fluido, documento ricercato, filologico, che si mette a disposizione di curiosi, cinefili e studiosi, anche per eventuali indagini integrative. Un esempio di economia di narrazione, di contrappunto studiato e sudato che traccia la differenza tra mera compilazione d'intrattenimento e pura opera di (ri)creazione. Recensione ❯
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Un gioco di specchi che scandaglia le pieghe più nascoste della psiche di uomini e donne e le dinamiche più perverse della società occidentale. Drammatico, USA2023. Durata 113 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Vent'anni dopo che la loro famigerata storia d'amore da tabloid ha appassionato l'intera nazione, una coppia sposata cede alla pressione di un'attrice che deve fare ricerche sul loro passato per un film. Espandi ▽
La storia di May December è pane per i denti del regista e sceneggiatore Todd Haynes, che conserva una particolare affinità con il “re del melodramma” Douglas Sirk di cui condivide la determinazione adesplorare l’universo della proibizione sociale: l’omosessualità del marito di Lontano dal paradiso, quella di Carol e Therese in Carol, e ora la relazione fra una donna e un ragazzino. Per la terza volta dopo Safe e Lontano dal paradiso Julianne Moore si conferma musa ideale per Haynes, pronta a incarnare le fragilità e contraddizioni dell’animo umano, e impavida nel sottolinearne anche la sgradevolezza. Nessuno è senza peccato in May December, nessuno può sottrarsi alla lente di ingrandimento di Haynes, che con mano gentile ma sicura scandaglia le pieghe più nascoste della psiche di uomini e donne e le dinamiche più perverse della società occidentale, pronta a puntare il dito e ad ostracizzare le differenze, ma soprattutto ad impedire alle persone di essere se stesse ino in fondo. Recensione ❯
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Una sorprendente Thomasin McKenzie in un'opera completa che esplora la prigione esistenziale di una donna. Drammatico, USA2023. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Tratto dal romanzo omonimo di Ottessa Moshfegh. Espandi ▽
Nella Boston degli anni '60 la giovane Eileen conduce una vita monotona lavorando come segretaria in un riformatorio minorile e prendendosi cura di Jim, il padre alcolista. Le cose cambiano con l'arrivo di Rebecca, la nuova psicologa del carcere. Brillante e disinvolta, Rebecca esercita un fascino magnetico su Eileen, che rimane immediatamente attratta dalla sua eleganza. La loro amicizia prende però una piega pericolosa quando Rebecca le rivela un oscuro segreto.
Tratto dall'omonimo romanzo di Ottessa Moshfegh (Mondadori), Eileen esplora le prigioni esistenziali in cui vive la protagonista, interpretata da una sempre più sorprendente Thomasin McKenzie, prima di un'emancipazione radicale e definitiva.
Anche Anne Hathaway è capace di riempire lo schermo con un immaginario attoriale da femme fatale (il suo nome, Rebecca, è già tutto un programma), è molto più interessato a esplorare i lati oscuri della mente di Eileen, a prescindere dalle connotazioni sessuali soltanto evocate. Recensione ❯
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Un'irresistibile protagonista in un classico dramma inglese su ciò che resta della vecchia classe operaia. Drammatico, Gran Bretagna2023. Durata 84 Minuti.
Una ragazzina di 12 anni vive felicemente da sola nel suo appartamento londinese. All'improvviso suo padre si presenta. Espandi ▽
In una piccola e ordinatissima casa della periferia di Londra vive Georgie, ragazzina dodicenne cresciuta dalla madre e rimasta sola dopo la morte della donna. Autonoma e intraprendente, simpatica e perennemente vestita con una maglia anni '90 del West Ham, Georgie ha deciso di cavarsela da sola e per farlo ruba biciclette con l'amico Ali e ha convinto gli assistenti sociali che un fantomatico zio si prende cura di lei. Un giorno, però, alla porta di Georgie si presenta Jason, trentenne con l'aria da duro e i capelli color platino che dice di essere il proprietario della maglia dei West Ham e soprattutto suo padre.
Un classico dramma inglese su ciò che resta della vecchia classe operaia, tra desolazione urbana e più dignità e umanità del solito. Grazie soprattutto alla sua simpatica e irresistibile protagonista.
Il film si impone non per l'originalità del dramma, ma per il modo dolce e ottimistico con cui guarda a un genere caro al cinema inglese e trovando anche nella periferia inglese un barlume di bellezza. Recensione ❯
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