Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Giappone |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Kaku Arakawa |
Attori | Hayao Miyazaki, Toshio Suzuki . |
Uscita | lunedì 25 novembre 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Lucky Red |
MYmonetro | 3,07 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 25 novembre 2024
Uno sguardo sul passato e sul futuro di Miyazaki e sugli eventi e le persone che hanno influenzato umanamente e professionalmente le sue opere. In Italia al Box Office Hayao Miyazaki e l'Airone ha incassato 49,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Il genio di Hayao Miyazaki è celebrato in un documentario che si sofferma sulla difficoltosa realizzazione di Il ragazzo e l'airone, ennesimo "ultimo film" del grande regista di animazione, seguito ad annunci di ritiro e clamorosi ritorni alla regia. Un documentario pervaso da riflessioni sulla morte e su come questa abbia portato via amici, colleghi e rivali di Miyazaki, ormai ottantatreenne, durante la concezione di un film che, inevitabilmente, si confronta con la caducità dell'esistenza umana.
Come rendere interessante l'ennesimo doc su Miyazaki e sui suoi ritiri annunciati e ritrattati? Per Kaku Arakawa la risposta sta nel concentrarsi al massimo sui ritiri e sulle marce indietro, sulle eccentricità e i simbolismi dell'inafferrabile maestro (e inaffidabile narratore, su se stesso e sulle sue opere).
Dopo Never Ending Man: Hayao Miyazaki Arakawa ritorna dietro la macchina da presa per un lavoro biografico sul sensei del cinema di animazione: una missione di vita condotta in maniera maniacale, inseguendo il soggetto del documentario tra pubblico e privato, cercando di carpire ogni riflessione espressa ad alta voce dal maestro, alle prese con dubbi esistenziali sempre più pressanti. Talora tenero, talora misterioso e spigoloso, Miyazaki è noto per la sua personalità eccentrica e inafferrabile: Hayao Miyazaki e l'airone conferma questo assunto, ma ritrae il regista in una fase di particolare vulnerabilità emotiva della sua esistenza. La ripartizione in brevi capitoli, introdotti da un titolo che allude temporalmente all'uscita del film ("500 giorni prima", "400 giorni prima" e così via), aumenta la sensazione ansiogena dell'incedere del tempo, che, durante la gestazione di Il ragazzo e l'airone, finisce per privare Miyazaki di persone importanti per la sua esistenza. Tra questi la fidata collaboratrice Michiyo Yasuda e soprattutto l'eterno amico-rivale Isao Takahata, l'altra metà del cielo dello Studio Ghibli.
Di fronte alla sua dipartita Miyazaki avverte un vuoto incolmabile e il montaggio di Arakawa introduce lo spettatore a una lunga storia di stima reciproca, troppo spesso indirizzata in senso univoco e non corrisposta. Storia di due talenti inafferrabili, uno (Miyazaki) baciato dal successo universale e l'altro (Takahata) adorato dalla critica, ma destinato a restare in relativa penombra. Miyazaki ha sempre sperato di ottenere maggiore consenso presso l'ombroso collega, ma senza di lui avverte un vuoto incolmabile, che lo porta - scherzando, ma non troppo - a scorgere in ogni segno della natura la rappresentazione dello spirito vendicativo di Takahata, confidenzialmente chiamato "Paku-san".
E come già si era intuito guardando Il ragazzo e l'airone, le persone importanti della vita di Miyazaki diventano personaggi del film sotto forma di allegorie: compaiono tanto Michiyo che l'amico produttore Suzuki, rappresentato dall'airone; e naturalmente Paku-san, che diviene il "prozio", imperscrutabile mentore del ragazzo protagonista - ovvio alter ego del regista di La città incantata - che prova ad attirare il ragazzo verso i segreti inafferrabili dell'aldilà. Senza alcun ricorso alla voce narrante - a parlare è quasi esclusivamente Miyazaki, oltre al bonario produttore Suzuki - il dispositivo di Hayao Miyazaki e l'airone si affida a un montaggio frenetico e a riprese spesso condotte con camera a spalla, quasi "rubate", per replicare il flusso dei pensieri di Miyazaki e per tracciare associazioni tematiche ed emozionali tra elementi biografici e opere del maestro. Per realizzare un film occorre "aprire il coperchio del proprio cervello", come racconta il grande regista. Ma, una volta terminato il lavoro, richiudere quest'ultimo per intrappolare i pensieri malinconici usciti si rivela tutt'altro che semplice.
Dopo il precedente documentario, che vedeva Miyazaki cimentarsi con la produzione del film Ponyo, la sua relazione complicata con il figlio, questo nuovo documentario ci mostra il regista dello studio Ghibli ritornare al suo lavoro dopo aver annunciato il suo ritiro artistico ormai più di 10 anni fa, nel 2013, per realizzare quello che pensava fosse il suo ultimo film.
I registi, è risaputo, sono dei grandi mentitori, la menzogna è parte del loro DNA. Da Fellini, il "gran bugiardo" per eccellenza, sino ai più recenti casi di Ken Loach e Hayao Miyazaki che avevano dichiarato il ritiro dall'attività salvo poi tornare sui loro passi, la lista dei "bugiardi" è davvero lunga. Queste bugie sono però per noi spettatori dei grandi regali poiché riuscire a godere ancora delle [...] Vai alla recensione »
È nel lontano settembre del 2013 quando Hayao Miyazaki annuncia, durante una conferenza stampa, di volersi ritirare dalla produzione di lungometraggi: alla sua età è ormai diventato troppo faticoso gestire la produzione di un film di animazione. È questo l'incipit non solo di una prima documentazione sul 'personaggio' Miyazaki girata da Kaku Arakawa, il mediometraggio Never-Ending Man: Hayao Miyazaki [...] Vai alla recensione »
Nel 2013, dopo Si alza il vento, Hayao Miyazaki dichiara che quello sarà il suo ultimo film; era già successo, ma stavolta (a 72 anni) pare davvero la scelta definitiva. Tanto che Studio Ghibli dà il via libera a un documentario crepuscolare: poco dopo esce Il regno dei sogni e della follia, e Miyazaki ci dice che «fare film non causa altro che sofferenza».
Non bisogna essere un apologetico devoto dello Studio Ghibli per sapere che la magnifica ossessione di Hayao Miyazaki è, da sempre, Isao Takahata. Ma bisogna guardare Hayao Miyazaki e l'airone per avere contezza della strabordante misura del tormento che l'autore di Una tomba per le lucciole, anche e soprattutto da morto, ha rappresentato per il suo amico/rivale durante la lavorazione lunga sette anni [...] Vai alla recensione »
Che Hayao Miyazaki sia un genio, o quanto meno lo sia stato è indubbio, così come è indubbio che abbia fatto cose pregevoli, che hanno cambiato il modo in cui guardiamo i cartoni animati, assurti a pellicole amate anche dagli intellettuali. Il problema è che una volta entrati nell'empireo si diventa intoccabili, non criticabili, soprattutto se si è esotici, un po' esoterici, a volte criptici, soprattutto [...] Vai alla recensione »
Stiamo parlando di Hayao Miyazaki e l'airone di Kaku Arakawa (nelle sale per tre giorni, dal 25 novembre), documentario sul film Il ragazzo e l'airone, lungometraggio d'animazione che ha superato ogni più rosea aspettativa, probabilmente perché arrivato oltre dieci anni dopo l'annuncio del ritiro definitivo di Miyazaki, e neanche i più ottimisti speravano che il maestro avesse ancora le forze, la grinta [...] Vai alla recensione »
Antipasto in attesa della premiazione dello Studio Ghibli, Palma d'oro atipica assegnata a un'intera casa di produzione, nella sala Varda è stato proiettato il documentario Hayao Miyazaki e l'airone di Kaku Arakawa, altro titolo della variopinta selezione di Cannes Classics di Cannes 2024. Il film è un ulteriore significativo tassello della filmografia di Arakawa, cineasta che ha dedicato una larga [...] Vai alla recensione »