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Ladj Ly

Ladj Ly è un attore francese, regista, produttore, sceneggiatore, fotografo, è nato nel 1978
Nel 2020 ha ricevuto il premio come miglior sceneggiatura al Lumiere Awards per il film I Miserabili.

In rivolta a Montfermeil

A cura di Fabio Secchi Frau

Prima di elettrizzare la stampa di Cannes con I miserabili, Ladj Ly era diventato famoso, nel 2005, per il documentario 365 Jours à Clichy-Montfermeil, incentrato sui disordini avvenuti a Clichy-Montfermeil. A comporre l'opera erano principalmente interviste a testimoni e protagonisti di quei fatti, colti tra coinvolgimento e distanza, ma sempre con ingegno. Elementi più che mai necessari per comprendere la difficile situazione sociale francese.
Solo dopo, arriva il film che condivide il suo titolo con il capolavoro della letteratura mondiale di Victor Hugo, dove un poliziotto (Damien Bonnard), nei suoi primi giorni di lavoro in un nuovo quartiere, viene messo alle strette da una coppia di veterani (Alexis Manenti e Djibril Zonga), tra decisioni e azioni che costeranno care alla squadra.

La nuova voce delle banlieue
Una manciata di titoli, in fin dei conti, ma abbastanza forti per la costruzione di una violenta filmografia per adulti. Tesa. Sofferta. Con storie di adolescenti ai quali viene chiesto di diventare uomini troppo presto e, invece, a chi è già tale di rimanerci in un sistema che inquadra l'umanità per stereotipi. Ma attenzione, senza alcuna canonizzazione.
Con uno stile registico grintoso e moderno, oseremo quasi dire tra Spike Lee e il neorealismo, le vite di chi vive ai margini nella periferia parigina, ma soprattutto nella mente e negli occhi di Ladj Ly, sono descritte come ingranaggi di un meccanismo di solo attrito tra loro stesse e tra loro e l'esterno. E chiunque entri all'interno di questo enorme circolo umano si sposta di continuo tra bene e male, scegliendo di volta in volta il suo posto, la sua responsabilità, le sue differenze con il prossimo. Senza possibilità di respiro, salvezza, totale ripulitura morale.
Pellicole importanti, dunque. Molto apprezzate dalla critica internazionale e provocatorie come il suo autore (che ha proposto al Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, una proiezione in sua presenza per far sì che conosca meglio il suo popolo). Perché in un'epoca storica in cui una Francia rivoluzionaria è ancora viva e brucia con le proteste dei Gilet Gialli, Ly dichiara filmicamente che, nelle periferie, venti anni prima di questo preciso momento storico, la minoranza franco-africana aveva già reclamato con la forza i propri diritti, calpestati dalle gratuite violenze da parte della polizia.

Siamo francesi, accettatelo
Dagli Anni Novanta, quindi, il regista filma la sua patria attraverso le evoluzioni del suo quartiere, Montfermeil (guarda caso, proprio quello dove il personaggio hugoniano di Jean Valjean incontra per la prima volta Cosette) all'interno del collettivo artistico Kourtrajmé. Gruppo che lui descrive come "un'avventura comune". Si sostengono a vicenda. Ritrovano insieme l'orgoglio che altri vorrebbero portar loro via. Ma soprattutto lottano per spalancare le porte a tutte quelle minoranze che vogliono mettersi dietro una macchina da presa e raccontare una storia.
Azione ritenuta molto scomoda per i giornali di estrema destra come VALEURS ACTUELLES e CAUSEUR, che hanno osteggiato il loro lavoro usando il suo casellario giudiziario di Ly per diffamarlo e renderlo oggetto di calunniose accuse al limite del terrorismo. Ovviamente, il regista ha intrapreso subito un'azione legale, citando in giudizio entrambe le pubblicazioni e dichiarando che tutto ciò che scriveranno non farà altro che aumentare la sua folle furia cinematografica, spinta ancora di più dallo scopo di alimentare nuove speranze per giovani. Speranze meritate e consapevoli per una Francia che non deve essere sempre costretta ad attraversare le sue strade per far sentire la sua voce. Una Francia che abbia chi veramente la protegge nei palazzi del potere, dove sembra però aleggiare lo spettro inesorcizzabile di una politica corrotta, che distoglie lo sguardo dal più debole e che si rivolge a lui solo per succhiargli sangue ed energie.
Ma per il momento, si vive ancora nella rivolta. Come lui stesso ammette. Quella stretta, affollata. Quella arrabbiata, terrorizzata. Dove il confronto non esiste. Dove puoi solo essere un ribelle.
E il fine di ogni suo muscoloso e socialmente appassionato film sembra essere proprio quello di far suonare un campanello di allarme su questa collera che sta crescendo. Su questo fenomeno non nuovo, rigenerato ogni qualvolta un individuo si basa sui propri pregiudizi per relazionarsi a un altro. E chissà, se questa ira si dovesse organizzare, trovare il suo obiettivo, stancarsi di essere costantemente sopposta a controlli, di essere ingiustamente soppressa, di sentirsi addosso la miseria e la povertà assoluta, forse quei barili di polvere da sparo che sono le banlieue rischierebbero davvero di radere al suolo tutto.
Ma Ly confida che questo non accada: «Non bisogna dimenticare che i tre quarti delle persone che vivono in questi complessi residenziali sono francesi. Ora, abbiamo l'impressione che ci siano diverse classificazioni di cittadinanza. Ma siamo tutti francesi, punto e basta. Quindi, accettaci come francesi».

I primi lavori
Nato da genitori di origine maliana, Ladj Ly cresce nel distretto di Bosquets. Appassionato di cinema, segue una formazione multimediale e gira i suoi primi film assieme agli amici Kim Chapiron (che lo dirigerà nell'horror Sheitan), Romain Gravas e JR. Tutti membri del collettivo Kourtrajmé. Dopo aver collaborato con il rapper Oxmo Puccino, si dedica ai documentari sulle rivolte del 2005 (365 Jours à Clichy-Montfermeil, Go Fast Connexion, 365 jours au Mali), ma visto che gli episodi di brutalità di cui si rende artefice la polizia sono all'ordine del giorno, decide di riprendere anche gli arresti più violenti e ingiustificati che avvengono nel suo quartiere e di metterli online.

I processi
Nel 2009, viene coinvolto da un amico in un caso di sequestro di persona e sconta una pena detentiva di tre anni fino a marzo del 2011. Il primo giorno della sua condanna, però, inveisce contro la polizia e viene multato per 400 euro. Nel 2012, dopo un incendio nel suo quartiere che fece come vittima un bambino di nove mesi, Ly tallona il sindaco di Monfermeil, Xavier Lemoine, interrogandolo sulle condizioni di sicurezza del complesso residenziale in cui il rogo era scaturito. Lemoine, però, lo denuncia per violenze e Ly viene condannato a una nuova multa.

Il successo de I miserabili
Sarà un reale episodio di maltrattamenti delle forze dell'ordine a ispirarlo nella stesura del cortometraggio candidato al César Les misérables. Corto che poi diventerà (anche grazie alla sceneggiatura di Alex Manenti e Giordano Gederlini) l'incredibile omonimo lungometraggio, ma solo dopo l'uscita del documentario del 2018 A voce alta - La forza della parola, incentrato sull'annuale gara di eloquenza tenuta all'Université Paris-VIII fra studenti di diversi background socioculturali. Vincitore del Premio della Giuria, a pari merito con Bacurau di Juliano Dornelles e Kleber Mendonça Filho, I miserabili riceve un'ottima accoglienza anche da parte del pubblico. Pur risentendo del non obbligato paragone con L'odio di Mathieu Kassovitz (come se quest'ultimo fosse l'unico film incentrato su quel particolare spaccato sociale), l'opera di Ladj Ly esplora liberamente i continui contrasti che pulsano dentro l'anima dei francesi, seguendo i protagonisti del film con riprese aggressive, scandite da una tetra colonna sonora.

Attivismo
Ly è il fondatore dell'école Kourtrajmé, una scuola di cinema gratuita a Montfermeil, all'interno degli Ateliers Médicis.

Ultimi film

Drammatico, (Francia - 2019), 100 min.
Horror, (Francia - 2006), 94 min.

Focus

CELEBRITIES
mercoledì 5 febbraio 2020
Fabio Secchi Frau

Prima di elettrizzare la stampa di Cannes con I miserabili, Ladj Ly era diventato famoso, nel 2005, per il documentario 365 Jours à Clichy-Montfermeil, incentrato sui disordini avvenuti a Clichy-Montfermeil. A comporre l'opera erano principalmente interviste a testimoni e protagonisti di quei fatti, colti tra coinvolgimento e distanza, ma sempre con ingegno. Elementi più che mai necessari per comprendere la difficile situazione sociale francese

News

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