| Anno | 2025 |
| Genere | Documentario, |
| Produzione | Italia |
| Durata | 80 minuti |
| Al cinema | 1 sala cinematografica |
| Regia di | Steve Della Casa, Caterina Taricano |
| Uscita | lunedì 3 novembre 2025 |
| Tag | Da vedere 2025 |
| Distribuzione | Altre Storie |
| MYmonetro | 3,25 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento sabato 1 novembre 2025
Un tributo al grande Alberto Sordi che, attraverso filmati di repertorio e voci autorevoli, ci accompagna in un viaggio imperdibile nella sua vita e nella sua comicità. Siamo in un film di Alberto Sordi? è 154° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 17,00 e registrato 585 presenze.
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CONSIGLIATO SÌ
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Steve Della Casa e Caterina Taricano propongono un ritratto a tutto tondo di Alberto Sordi
avvalendosi di un'ampia selezione di sequenze dei suoi film e delle testimonianze, sia di
chi lo ha conosciuto direttamente sia di chi ha potuto incontrarlo solo sul grande o sul
piccolo schermo.
Alberto Sordi viene liberato dall'invettiva morettiana per leggerne la carriera sotto una luce
diversa che ne dimostra l'attenta analisi comportamentale dell'Italia del suo tempo e,
talvolta, anche di quella a venire.
Era tempo che questo documentario, pronto già dal 2020, e presentato all'epoca alla Festa di Roma vedesse la luce dei proiettori delle sale cinematografiche. Perché la figura di Alberto Sordi, anche senza nessuna particolare ricorrenza di date di nascita o di morte, merita di essere riletta con uno sguardo attento e competente come è quello di Della Casa e Taricano.
In questo viaggio attraverso la personalità del grande attore e, non
dimentichiamolo, regista veniamo accompagnati a conoscerlo, liberandoci dagli stereotipi
critici che lo consideravano non un preciso sensore di pregi (pochi) e difetti (tanti)
dell'italiano medio (e non solo) quanto piuttosto un connivente con i secondi che finivano
con l'essere condonati grazie a una risata.
Sordi una volta dichiarò: "Anche a me proposero di entrare in politica. 'Non è aria', risposi,
Avevo capito subito che la mia strada era quella di rappresentare i protagonisti del tempo
che stavamo vivendo: di qualunque strato sociale e di qualunque ambiente essi fossero,
capitalisti o proletari, e farli rivivere sullo schermo sottolineando i difetti che potevano
fornire materia alla comicità".
Qui si segue la linea di affrontare la sua figura mettendo in rilevo come la romanità dei
suoi personaggi non gli abbia impedito di giungere a una notorietà internazionale ma,
soprattutto, si vanno ad indagare le sue scelte in ambito professionale, il suo rapporto con
Rodolfo Sonego, suo sceneggiatore di elezione, nonché quello con le attrici che ha avuto
al suo fianco nella più che vasta filmografia. Le sequenze di molti suoi film (con un
particolare rilievo offerto a uno dei capisaldi, cioè Il vedovo) ci consentono di
apprezzarne la versatilità, così come alcune soluzioni di montaggio ci mostrano in
brevissimo tempo a quanti personaggi potesse dare concretezza.
Manca, ma quasi sicuramente ci sarà stato un problema nell'acquisizione dei diritti, una delle prestazioni in assoluto più elevate di Sordi: quella in Un borghese piccolo piccolo che tutti coloro che amano il Cinema (con la C maiuscola) dovrebbero avere visto o vedere. Ma sicuramente, dopo questa analisi al contempo accurata e divertente, il desiderio di approfondire la filmografia di una delle colonne della storia del cinema italiano porterà molti a cercare di vederlo o rivederlo all'opera avendo apprezzato questa lettura priva di pregiudizi e ricca di occasioni di riflessione.
Recensendo esattamente due anni fa un documentario su Giorgio Gaber (Io, noi e Gaber) lamentavo la pressoché totale assenza di intervistati di giovane età, al fine di stabilire la consentaneità, l'eredità presso le giovani generazioni del modello di artista e di intellettuale di Giorgio Gaber. La cosa vale anche per Siamo in un film di Alberto Sordi? il documentario dedicato a uno dei più celebri [...] Vai alla recensione »
La rivolta. Realizzando Siamo in un film di Alberto Sordi?, Steve Della Casa e Caterina Taricano guidano la rivolta contro l'ostracismo benpensante per cui il popolo italiota e il sordiano qualunquismo sarebbero una cosa sola. Elio Petri, geniale, sognava invece un film sul rapporto tra Hitler e Mussolini, in cui a impersonare il duce fosse proprio Sordi (e Luca Marinelli ringrazia).
All'inizio era una voce. Forte, dal timbro basso, da canto lirico. Poteva modularsi doppiando Oliver Hardy o inventare alla radio personaggi memorabili come il Signor Dice, il Conte Claro e Mario Pio. Poi la voce divenne musica e la recitazione si accordava al tempo passando dal comico al grottesco, con qualche sfumatura tragica. All'inizio Alberto Sordi non fu capito, e il suo nome sulla locandina [...] Vai alla recensione »