Tutti dicono I love you

Film 1996 | Commedia, 110 min.

Regia di Woody Allen. Un film Da vedere 1996 con Julia Roberts, Goldie Hawn, Woody Allen, Alan Alda, Tim Roth, Edward Norton. Cast completo Titolo originale: Everyone Says I Love you. Genere Commedia, - USA, 1996, durata 110 minuti. Uscita cinema venerdì 31 gennaio 1997 distribuito da C.G.D - Cecchi Gori Distribuzione. - MYmonetro 3,60 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 25 giugno 2009

I fatti della famiglia si intrecciano: amori, piccoli guai, nuovi amori, rimpianti, e la vita che passa ed è strana ma fantastica, qualsiasi cosa succeda, basta avere lo spirito, e l'umorismo giusto. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, Al Box Office Usa Tutti dicono I love you ha incassato nelle prime 12 settimane di programmazione 8,7 milioni di dollari e 132 mila dollari nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,60/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,20
CONSIGLIATO SÌ
Il cinema di Woody Allen che rifà la vita tra Parigi, New York e Venezia.

Woody appare su un ponte sulla Senna: tutto è pulito, non c'è una persona, non c'è una macchina. L'uomo cammina con una baguette di pane sotto il braccio. Vive a Parigi, la città che predilige insieme a New York e Venezia. Ha una figlia con Goldie Hawn, che si è risposata e ha altri figli. I fatti della famiglia si intrecciano: amori, piccoli guai, nuovi amori, rimpianti, e la vita che passa ed è strana ma fantastica, qualsiasi cosa succeda, basta avere lo spirito, e l'umorismo giusto. E poi le canzoni e i balletti. Fra Park Avenue, la Senna e le Calli: si manifesta la nostalgia con l'amarezza e la gioia di vivere, il sapore è quello dei numeri di Astaire e Kelly, che coi loro film rappresentarono, guarda caso, la gioia di vivere come non era e non sarebbe mai più stata rappresentata. Numeri antichi riproposti come speranza e augurio, un artificio naturale, non un revival triste e fine a se stesso. Grazie al grande amore di Allen per quel cinema e per la vita. Allen è un regista singolare, come quasi tutti i maestri ha sempre rifatto lo stesso film, ma spesso ha rilanciato tutto, ha girato pagina con vigore maggiore. Chiude un ciclo e ne apre un altro, più maturo e profondo, e divertente. Segue la sua vita, che non si ferma e non ristagna. Nel film si innamora e viene abbandonato, la delusione è giusto che ci sia, ma da qualche parte c'è un nuovo amore: l'incontro ci sarà. Nel frattempo il Central Park è una magnifica fiamma d'autunno, senza un rifiuto, Parigi sembra un set tanto è perfetta, e il Canal Grande non è nemmeno torbido. È il cinema che rifà la vita, basta crederci. Con Goldie, la ex moglie, balla sulla Senna come ballarono Kelly e Caron, quando il cinema era bello davvero.

Il romanticismo alleniano tra Parigi, New York e Venezia.
Giancarlo Zappoli

Djuna, detta DJ, ci racconta della sua complessa famiglia newyorchese. Sua sorella Skylar è innamorata di Holden con cui programma le nozze. Suo padre è Joe, ex marito di Steffi che ora vive con Bob. Quest'ultimo, un facoltoso avvocato, ha due figlie del primo matrimonio, Lane e Laura e un figlio, Scott, un adolescente che improvvisamente è passato dal fronte democratico alle più accese tesi conservatrici. Tutti vivono insieme, compreso il nonno un po'svampito tenuto a bada da una governante teutonica. Steffi è molto impegnata sul fronte dei diritti civili, in particolare per quanto riguarda quelli dei detenuti. Joe, che vive a Parigi, ogni tanto passa a trovarli e a raccontare loro le sue vicissitudini amorose.
Holden decide di acquistare un anello di fidanzamento per lui decisamente costoso e lo fa mettere nel dessert preferito da Skylar. Peccato che la vorace ragazza divori il dolce e il prezioso regalo. DJ e sorelle hanno scoperto il modo per vedere ed ascoltare le sedute di psicanalisi che si svolgono nell'appartamento accanto. Il caso vuole che, portata in vacanza a Venezia dal padre, scopra che una giovane donna che a lui sembra bellissima sia proprio una paziente della psicanalista. DJ si mette all'opera. Rivela al padre che Von, così si chiama, non è felice del proprio matrimonio. Inoltre DJ conosce tutte le sue fantasie e desideri. Invita così il padre a fare jogging al mattino per le calli per riuscire a incontrarla. Così accade, anche se Joe è vittima di un mezzo infarto. La figlia lo incita a seguire la donna lungo un percorso legato al Tintoretto di cui Von è un'appassionata cultrice. Joe, che non sa nulla di pittura, si mette a studiare e può così esibire una grande cultura in materia. Rapidamente Von viene conquistata mentre DJ sembra innamoratissima di un gondoliere. Intanto a New York Steffi è riuscita a far concedere la libertà provvisoria a un detenuto ormai adulto, Charles Ferry, che ha avuto un'adolescenza difficile. Ferry viene invitato a casa e riesce ad affascinare Skylar che lascia Holden. Purtroppo però l'uomo non è cambiato molto e la trascina anche in una rapina.
Il nonno muore e nella camera mortuaria lui e i suoi compagni di sepoltura invitano i vivi a godersi la vita finché possono. DJ è tornata a New York e si è già innamorata di un ragazzo incontrato all'aeroporto che poi lascerà per un cantante di rap duro. Si scopre che Scott aveva un'arteria bloccata che riduceva l'afflusso di ossigeno al cervello: ecco il motivo per cui era diventato repubblicano. Von ha lasciato il marito ed è andata a vivere a Parigi dove Joe ha cambiato abitazione per conformarla ai suoi gusti. Ma la donna in breve tempo, avendo realizzato le proprie fantasie, si ritiene in grado di gestirle e lascia Joe che, la vigilia di Natale, arriva sconsolato all'albergo parigino in cui si trovano Bob, Steffi e l'intera famiglia. È distrutto ma Steffi gli chiede di accompagnarla alla festa per la Cinemateque che lui stesso ha contribuito a organizzare. Bob, che è fortemente raffreddato, li invita ad andare. Nel corso della festa riaffiorano i ricordi e i due si ritrovano a danzare e a rievocare il passato sul Lungosenna. Non è facile dire cosa sarebbe successo "se" fossero rimasti insieme ma un bacio diviene inevitabile. DJ può concludere il racconto informandoci che alla festa ha conosciuto un nuovo boyfriend.
Il cinema di Allen aveva già riletto molti generi cinematografici ma il musical era rimasto escluso dalla selezione fino all'idea del Coro greco danzante e cantante di La dea dell'amore. Con Tutti dicono I Love You esso entra a pieno titolo a far parte dell'universo alleniano al punto di far spostare in coda gli ormai "classici" (per grafica e accompagnamento musicale ogni volta mirato) titoli di testa. Il film si apre con due personaggi (Holden e Skylar) che "si" dichiarano il reciproco amore e con una macchina da presa che "ci" dichiara la propria assoluta libertà da vincoli. Rivisitando uno dei generi più soggetti a regole precise, Allen si permette sin dall'inizio di lasciare i due protagonisti nascosti dietro i getti della fontana. Non si concederà molte altre trasgressioni nel corso del film ma questa è significativa dello stato d'animo del regista nei confronti del mezzo.
Il narratore, per la prima volta, è un'adolescente, Djuna detta DJ, figlia di Joe e di Steffi. È una figlia (sintesi delle caratteristiche positive dei genitori, come si dirà nel sottofinale del film), una giovane che descrive un microcosmo Upper Class che potrebbe sembrarci molto lontano. "Abbiamo la grana e abitiamo a Park Avenue" afferma sin dalle prime battute.
"Da giovane vedevo tantissime commedie musicali in bianco e nero. Ero davvero sedotto da quei film dalle storie misere ma con dei numeri musicali splendidi. Era l'evasione totale: le persone erano ricche, ballavano, indossavano smoking e cappelli a cilindro, festeggiavano bevendo champagne, avevano maîtres d'hôtel e autisti. Uscendo dal cinema, ci si ritrovava nel mondo reale - il caldo, il rumore, la delinquenza: l'orrore. Questo mi ha segnato molto." (Intervista di Christian Fevret, Il Mucchio selvaggio, n.255, aprile/maggio 1997.) Sarà sempre DJ a ricordarci che quando ha detto che le sarebbe piaciuto trarre un film dalle vicende familiari le è stato risposto di farne un musical altrimenti non ci avrebbe creduto nessuno. Il musical quindi come il massimo della libertà di scrittura ma, per Allen ancora una volta, un involucro di finzione in cui nascondere e farci assumere (come l'anello di Holden) senza che quasi ce ne rendiamo conto, le sue riflessioni sul senso della vita. Per far questo Allen saccheggia il proprio cinema: tornano il naso e i baffi finti di Prendi i soldi e scappa insieme alle numerose citazioni dei Fratelli Marx. Torna, con forte accento autoironico, la citazione di Un'altra donna con l'ascolto (che qui diventa in modo giovanilmente pragmatico anche "visione') delle sedute di analisi. Ci si trova addirittura sul Lungosenna visitato dal giovane Woody in Hello Pussycat nella scena in cui si svolgeva il pranzo surreale di Peter Sellers e il Boris di Amore e guerra non danza più con la Signora con la falce ma, divenuto ectoplasma, si lancia in un numero di ballo e canto con i propri compagni di sventura. E Cecilia non si ritrovava, alla fine della sua vicenda in La rosa purpurea del Cairo, in sala a vedere Top Hat con Ginger Rogers e Fred Astaire? Il tutto viene però riletto con l'affettuoso distacco di chi è tuttora alla ricerca di risposte.
All'ironia sul personaggio di Scott vengono lasciate le frecciate sui conservatori con la mancanza di afflusso di ossigeno al cervello quale causa di campagne come quella a favore della preghiera in classe o del libero acquisto di armi da fuoco. Sul versante opposto Allen non riesce ad accogliere acriticamente tutto ciò che è nuovo e libertario "alla moda'. Quindi se un cibo che faceva malissimo la scorsa settimana ora diventa un alimento che può evitare una certa forma di cancro, anche sul piano sociale è necessaria una maggiore coerenza. La Steffi che è stata pronta a battersi per la libertà provvisoria dell'ergastolano Ferry è la stessa donna che si oppone alla storia di amore della figlia con lui. I "simboli', quando diventano persone reali si vedono riservare un trattamento diverso. Lo scarto tra l'ideologia e il comportamento quotidiano è sempre piuttosto forte.
Ma è, ancora una volta, la riflessione sull'amore e sul sesso in una vita che è straordinaria ma breve, che attira l'attenzione di Allen, uomo che comincia a guardare al futuro con un occhio volto al passato.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
lunedì 15 ottobre 2012
fedeleto

L'amore e' un sentimento sublime,ti porta ad essere felice,ad amare tutto il mondo,ma soprattutto ti porta a CANTARE! Dopo la frizzante commedia della DEA DELL'AMORE,Woody Allen ci trascina in una commedia decisamente ottima che ci fa' divertire quanto basta,condendola come un musical di vecchio stampo.La storia inizia con Holden e Skylar che si sono innamorati e vogliono sposarsi,cosi [...] Vai alla recensione »

venerdì 22 gennaio 2010
Roberta Gilmore

un musical godibilissimo, un vero spasso sentire edward norton cantare... il solito grande woody

sabato 26 luglio 2014
Alexander 1986

Uno scrittore fallito (Woody Allen) in perenne crisi sentimentale perché scaricato di continuo da donne che non sanno mai cosa vogliono; una pseudo-intellettuale democratica (Goldie Hawn) sempre in prima fila nella promozione di battaglie civili senza senso; una coppia di fidanzati (Drew Barrymore e Edward Norton) che sembrano usciti da una cartolina; ragazzi e ragazze che si innamorano troppo facilmente. [...] Vai alla recensione »

domenica 23 agosto 2009
egitto

dai, si puo' vedere...c'è anche qualche parte cantata tipo musical, cosa che a me una volta non piaceva...e qualche momento divertente...qualche simpatico dialogo soprattutto all'inizio... alcune cose mi sono piaciute , per esempio il modo in cui woody fa innamorare di sè la roberts...diciamo che allen nei suoi film è sempre in difficoltà sentimentali!!e la famiglia descritta nel film è incasinatissima!! [...] Vai alla recensione »

Frasi
Anche se dovesse esistere, ha lavorato talmente male che mi meraviglio che la gente non si coalizzi tutta e non lo trascini in tribunale.
Una frase di Bob (Alan Alda)
dal film Tutti dicono I love you
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Escobar
Il Sole-24 Ore

«Quando sorridi, il mondo intero sorride con te»: così cantava il coro (ex) tragico di quel musical accennato e suggerito che era La dea dell'amore (1995). Naturalmente, nessuno sarebbe tanto ingenuo da prendere la cosa sul serio, a meno che non la sentisse e vedesse in un film. Anzi come osserva la giovane e saggia Djuna alla fine di Tutti dicono I love you (i996): a meno che non la sentisse e vedesse [...] Vai alla recensione »

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Film incantevole sugli scherzi dolceamari dell'amore, parodia e insieme nostalgia delle commedie sentimentali e dei musical americani Anni Trenta, mappa ironica e toccante della nevrosi contemporanea, Tutti dicono I love you, ventiseiesimo film di Woody Allen, si conclude con una gran festa Groucho Marx, in cui tutte e tutti (salvo qualche isolato Harpo Marx) hanno i mustacchi neri, le folte sopracciglia [...] Vai alla recensione »

Luigi Paini
Il Sole-24 Ore

Si resta seduti in sala fino a quando appare la scritta «Dolby Stereo in selected theatres». Non si vuole perdere nemmeno una nota della colonna sonora, prolungando il più possibile il piacere appena provato. Come quando si mangia una torta buonissima: Tutti dicono I love you è un'altra buonissima «torta» di Woody Allen, una preparazione gastronomica che addolcisce la vita.

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