La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
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Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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verità, vanità, successo. nel film, fuori dal fimdi RAFFAELE REPPUCCIFeedback: 1646 | altri commenti e recensioni di RAFFAELE REPPUCCI |
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sabato 21 novembre 2020 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
un branco di arrivati. il successo: nel senso di quattrini e mondanità. mondanità ubriaca, vacua come un embolo che sta per arrivare al cervello, portatore di coma. sullo sfondo: la vera bellezza, Roma grondante storia ed arte, nella fissità della sua architettura. uno scrittore che fu ispirato quanto basta a vivere di rendita intellettuale fino alle pieghe flaccide dei 65 anni, la svolta delle riflessioni, delle emozioni lugubri, sulla verità sottostante a quell'empireo ipocrita. i giudizi sinceri, impietosi, espulsi col movimento delle guance fiacche, il sorriso famigerato di Servillo, colpiscono a sangue l'artista stupida che vive di "vibrazioni" inventate, il cardinale amante della buona cucina e senza risposte sull'esistenza e la fede, la donna "con le palle" che si è fatta da astuta opportunista e crede di darla bere. colpiscono se stesso, stanco dall'aver ottenuto tutto, anche il vuoto finale. una bambina usata, rabbiosa, per produrre impiastri che si vendono col marchio della solita arte fittizia. una madre Teresa di Calcutta per metà macchietta, che sputa sentenze dopo silenzi solenni fino al grottesco. seria, credibile, quando però sottolinea l'importanza delle radici. il commediografo che si ritira in buon ordine, dopo interminabili ostinazioni erotiche fallite nell'indifferenza del suo oggetto di desiderio, una stangona qualunque. la delusione letteraria mediata da quella sessuale. e la morte che aleggia, quella vera, degli altri, che ti fa pensare alla tua che arriverà. la penosa illusione di ritorno alla bellezza di una coda di cariatidi umane, in coda dal famoso iniettore di botulino, a mó di catena di montaggio. lui che incassa fiumi di danaro, furbo, sardonico. il tutto gestito con un languido rosario di manierismi, aforismi, fellinismi, coi quali Sorrentino su di me produce l'effetto opposto a quello delle opere che mi appaiono belle: le rivedo con piacere più volte, senza mai annoiarmi, ogni volta con una sottile emozione in più, un alito di senso sfuggito le volte precedenti. qui la cifra stilistica mi appare funerea o presuntuosa: la prima volta capisco il bello, il senso, le successive prevale la nota stucchevole. che ci sia un po' di quel mondo decadente del film, anche nell'oscar?
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