Quando il gioco si fa duro Viggo Mortensen comincia a recitare. Ha colpito l'immaginario collettivo di ognuno di noi interpretando uno re che non vuole essere tale e condendosi così la palma del più bravo della trilogia dell'Anello. È stato uno dei volti più presenti nei noir e negli action movie e ora brilla alto nei cieli della qualità e del cinema d'autore, fra drammi pericolosi e film d'avventura raffinati. Ha grinta da vendere questo attore americano. Ha emozioni da trasmettere e una carnalità che riesce a uscire allo scoperto anche quando non si spoglia affatto. Sarà un nobile signore del cinema, di questo ce ne rendiamo conto. Perché se continua di questo passo si meriterà sicuramente un Oscar per una delle sue performance fatte di passioni trattenute e segreti tenuti nascosti dietro uno sguardo, fugaci occhiate di fuoco e battute violente che fanno dominare al suo personaggio l'intero film, oltre che la scena. Un nome che è diventato una garanzia di supporto artistico, un vero architrave di granito sulla quale si può poggiare ogni film, anche il più scontato.
Un vero cosmopolita
Nato a New York da padre danese e madre americana, a causa del lavoro di suo padre è però cresciuto tra gli Stati Uniti, l'Argentina, il Venezuela e la Danimarca. Il matrimonio dei suoi genitori però non è felicissimo, la vita nei ranches venezuelani e argentini non soddisfa la madre che divorzia dal marito, quando Mortensen ha appena 11 anni. Dopo aver frequentato la Watertown High School, dimostrandosi un eccellente studente e un ottimo atleta, si iscrive alla St. Lawrence University di Canton, poi in seguito la laurea si sposta in Danimarca, dove lavora come poeta e scrittore. Solo negli Anni Ottanta torna in patria per seguire la sua fidanzata e per studiare recitazione alla Warren Robertson's Theatre Workshop, trasferendosi in un secondo tempo a Los Angeles, quando deve portare sul palcoscenico lo spettacolo "Bent", a ridosso di una piccola parte nella miniserie televisiva George Washington (1984) di Buzz Kulik, con Llyod Bridges, Patty Duke e James Mason.
Gli esordi
L'esordio sul grande schermo avviene nel 1985, quando Peter Weir lo affianca a Harrison Ford nella pellicola Witness - Il testimone, all'interno della quale interpreta un amish. È felicissimo quando Woody Allen lo sceglie per un piccolo ruolo ne La rosa purpurea del Cairo (1985), ma disgraziatamente la scena dove compare è tagliata in sede di montaggio. Poco male, dopo una piccola partecipazione al telefilm Miami Vice (1987), sposa la cantante della band punk X Exene Cervenka, dalla quale avrà il suo unico figlio Henry Mortensen (oggi un attore). I due però divorzieranno nel 1998.
Negli Anni Novanta, viene diretto assieme a Dennis Hopper da Sean Penn in Lupo Solitario (1991). Ironia della sorte, ritroverà Hopper nel poliziesco Limite estremo (1993) e Penn nella pellicola di Brian De Palma Carlito's Way (1993), accanto ad Al Pacino. Marine in Allarme rosso (1995) con Gene Hackman e Denzel Washington, sarà invece un affascinante Lucifero ne L'ultima profezia (1995), dove darà del filo da torcere a un Arcangelo Gabriele con il volto di Christopher Walken. Inserito perfettamente nel cast de Ritratto di signora (1996) di Jane Campion con Nicole Kidman e John Malkovich, sarà affianco a Sylvester Stallone nel pessimo Daylight - Trappola nel tunnel (1996). Molto attivo, passa al set de Insoliti criminali (1996), un film del collega Kevin Spacey, dove recita accanto a Faye Dunaway, tornando nelle vesti di un soldato per il film di Ridley Scott Soldato Jane (1997).
L'ascesa di Aragorn
Il nome di Mortensen comincia a emergere quando diventa il pittore amante di Gwyneth Paltrow (già sposata con un diabolico Michael Douglas) nel remake del film di Alfred Hitchcock Delitto perfetto (1998). Un ruolo che comunque riesce a metterlo in mostra per la sua bellezza e per il suo charme, che infatti sarà il ferro dove batteranno anche pellicole come Psycho(1998), A Walk On the Moon (1999) e 28 giorni (2000). Ma si consacrerà definitivamente quando rimpiazzerà Stuart Townsend nel ruolo di Aragorn all'interno della trilogia de Il Signore degli Anellidi Peter Jackson. Il ruolo di un viandante che si metterà al servizio del Bene, nascondendo le sue origini nobili di Re della Terra di Mezzo tolkeniana, farà sospirare sia i grandi che i piccini. Mortensen nel suo sguardo raccoglie tutta la sua fierezza e il coraggio di quei cavalieri le cui gesta erano e rimanevano recluse esclusivamente nelle leggende della Tavola Rotonda. Un personaggio in cerca di riscatto, che lo mette in luce per classe e dignità, lo trasforma in una roccia dello Star System e in un segno sicuro per molti altri autori. Clamoroso e imprevisto, diventato una star e trova il nuovo amore in Lola Schnabel, figlia del pittore e regista Julian Schnabel (ma anche questa relazione finisce molto presto).
Scelto da David Cronenberg per A History of a Violence (2005), offrirà il suo ruolo più intenso e martoriato, interpretando il proprietario di un piccolo ristorante di provincia dall'oscuro e minaccioso passato che ritorna con il volto di William Hurt. E l'esperienza con Cronenberg è così buona da spingere lo stesso regista a replicare scegliendolo come protagonista di Eastern Promises (2007). Fortissimamente voluto da Ed Harris nel suo secondo lavoro come regista, nel western Appaloosa (2008), è poi un professore di letteratura con diversi problemi familiari nella Germania del '31 in Good - L'indifferenza del bene (2008). È il protagonista del riadattamento cinematografico del libro omonimo Premio Pulitzer del 2007 The road (2009). Ancora diretto da Cronenberg in A Dangerous Method (2011), in cui interpreta Freud, si dedicherà poi soprattutto a film indipendenti, come Captain Fantastic di Matt Ross (film vincitore della sezione Un Certain Regard a Cannes 2016). Per questo ruolo otterrà una candidatura come miglior attore protagonista ai premi Oscar (e ai Golden Globes). Come pure otterrà una candidatura agli Oscar nel 2019 per il film di Peter Farrelly Green Book.
Nel 2020 dirige il suo film da regista Falling e nel 2022 è ancora una volta diretto da Cronenberg in Crimes of the Future.
Poeta, fotografo, musicista
Autore del libro di poesie "Ten Last Night", ha pubblicato ben 10 libri fotografici e ha inciso 9 album musicali, collaborando fra l'altro con l'ex chitarrista dei Guns N'Roses, Buckthead. Dopo aver inaugurato diverse mostre fotografiche, fonda la "Perceval Press", una piccola casa editrice. Dotato di una forza espressiva notevole che si accanisce su una recitazione assolutamente spontanea e convincente che riesce a entusiasmare e commuovere persino il critico più spocchioso, Viggo Mortensen trionfa nelle sue corse, nelle sue scene di sparatorie, quando picchia o quando salta, o ancora meglio quando si tuffa. È uno dei beniamini del cinema d'azione, ma quando alle astuzie del mestiere si aggiungono il carisma, la forte presenza scenica e il talento puro, allora si urla al ritorno del Re.
Ha 68 anni nel 68º anniversario della Mostra, aperta da un film, Le Idi di Marzo, «che guarda caso è proprio il giorno del mio compleanno». Chissà se David Cronenberg crede alle coincidenze o resiste alla tentazione, come nel suo A Dangerous Method ripete più volte (e sempre meno convinto) il protagonista Carl Jung. Applaudito stamattina dalla stampa, a conferma del trend positivo dei film programmati nelle prime mattine del concorso, Cronenberg è stato accolto al Lido come una star, scortato dal supercast del film (Viggo Mortensen, Keira Knightley, Michael Fassbender, Vincent Cassel e Sarah Gadon) in uno stato di particolare grazia e armonia
Viggo, l'attore senza metodo Ce ne sono stati di "incontri d'autore" qui al Festival del Film di Roma ma nessuno degli ospiti invitati a parlare del proprio lavoro con il pubblico pagante aveva voluto iniziare come ha fatto Viggo Mortensen, il quale da solo sul palco ha letto in italiano (lingua che parla e capisce molto bene tanto da non aver bisogno di interprete) un messaggio scritto di suo pugno
È ancora Mortensen a Roma nella giornata di Good Arriva con una giacca leggera e sotto una maglia da calcio ungherese. Viggo Mortensen, lo precisa senza timore, è un grande appassionato di calcio e dovunque va porta con sè la bandiera della sua squadra del cuore, il Club Atlético San Lorenzo de Almagro (un team argentino di cui si è innamorato da piccolo). Nonostante però l'abbigliamento leggero e l'aria scanzonata l'attore americano (che capisce perfettamente l'italiano tanto da non necessitare di interprete) è stato serissimo quando è venuto il momento di parlare di Good e senza problemi ha espresso le sue visioni sulla società, la politica, la storia e l'esigenza che ha ogni uomo di lottare giorno per giorno
Un omaggio al genere L'avevano dichiarato da subito che una delle particolarità di questo Festival Del Film 2008 sarebbe stata la presenza di film di genere, e a mantenere la promessa arriva Appaloosa, il western dai toni ironici girato e interpretato da Ed Harris accanto al suo amico Viggo Mortensen. Alla sua seconda regia il veterano della recitazione continua a prediligere film in cui il fuoco è suoi personaggi e quindi sugli attori, non a caso sceglie un partner con cui sa di trovarsi bene (i due si erano conosciuti sul set di A History Of Violence) e un antagonista navigato come il sempreverde Jeremy Irons
Il film Il misterioso e ruvido Nikolai (Viggo Mortensen) è legato a una delle più note famiglie criminali di Londra. Gestisce la sua vita in maniera attenta e metodica; tutto questo viene però sconvolto quando sulla sua strada appare Anna (Naomi Watts), un'ostetrica che vuole indagare sul mistero che circonda una sua paziente, una prostituta morta durante il parto. Anna scopre accidentalmente delle prove compromettenti per la famiglia cui Nikolai è legato: questo scatenerà una serie di delitti, menzogne e ricompense, con Nikolai a fare da perno a tutti gli avvenimenti