Nel gioco degli attori hollywoodiani la sua presenza è preziosa. Per molti registi gli interpreti di secondo piano sono un po' inutili, ma è una tesi masochista e falsata. A onor del vero, infatti, esistono riconoscimenti e premi vari anche per questa tipologia di attori, così come esiste una specie di Olimpo popolare dove siedono i maestri riconosciuti (dal comune senso dello spettacolo) di questa macchiettistica arte drammatica. Fra i tanti, Bruce Dern può aspirare a un posto di riguardo nell'immaginario collettivo. Tra le disparità e le dimenticanze del cinema hollywoodiano, non è fortunatamente mai passato scandalosamente sottotono, anche se ha comunque avuto un rapporto controverso con gli Studios, sempre pronti a celebrare la genialità degli attori che illumina maggiormente (anche per puro guadagno), ma non a mettere sotto i riflettori chi concretamente trasuda genialità nella recitazione. La grandezza indiscutibile di Dern è molto privata, e il suo tentativo, che ancora dura, di coniugare la propria sensibilità americana (fatta di cultura, raffinatezze e ossessioni che ben riesce a rappresentare) con la concretezza del personaggio popolare da indossare, rivelandosi poco imitabile nei ritratti di sociopatici, psicotici e criminali osannati con illustrissimi premi.
Come madrina Eleanor Roosvelt
Nato a Chicago, nell'Illinois, figlio di Jean MacLeish e John Dern, ha avuto come nonno il governatore dello Utah e Segretario di Guerra George Henry Dern e come zio il poeta Archibald MacLeish. Ed è proprio per via del lavoro del nonno paterno che ha avuto come padrino e madrina di battesimo il politico Adlai Stevenson e nientemeno che Eleanor Roosvelt. Da liceale frequenta la Choate School e come universitario la University of Pennsylvania.
I film con Roger Corman
Il mondo della recitazione gli piace fin dagli inizi e infatti è il 1960, quando lo si vedrà recitare per la prima volta nel bellissimo film di Elia Kazan Fango sulle stelle con Montgomery Clift, Lee Remick e Jo Van Fleet. Due sono i film in cui è diretto da Alfred Hitchcock: Marnie (1964) con Sean Connery e Complotto di famiglia (1976). Uno quello in cui ha l'onore di recitare accanto alla divina Bette Davis Piano... piano dolce Carlotta (1964), mentre sono quattro le pellicole nelle quali è diretto da Roger Corman: I selvaggi (1966); Il serpente di fuoco (1967) con Dennis Hopper; Il massacro del giorno di San Valentino (1967) e il godibile Il clan dei Barker (1970) con Robert De Niro. Presente molto spesso nei film western, è uno dei pochi attori che ha avuto il lusso di sparare contro John Wayne (Carovana di fuoco, 1967, con Kirk Douglas, e I cowboys, 1972). Durante gli Anni Sessanta, lavora come spalla cinematografica di Charlton Heston in due film diretti da Tom Gries (Number One, 1966, e Costretto a uccidere, 1968), ma è anche diretto dal grande Sydney Pollack in alcuni dei suoi titoli migliori: Non si uccidono così anche i cavalli? (1969) con Jane Fonda e Ardenne '44, un inferno (1969) con Burt Lancaster.
Le pellicole con l'amico Jack Nicholson
Grande amico di Jack Nicholson, che proclama in lungo e in largo quale grande attore anticonformista Bruce Dern sia, mai scanzonato e impegnato seriamente nella realizzazione di personaggi che nascondono una modernità straordinaria, lavora con lui in Psych-Out il velo sul ventre (1968), The Rebel Rousers (1970), Yellow 33 (1972) e Il re dei giardini di Marvin (1972), nel difficile ruolo di suo fratello, dimostrando praticamente di avere ormai in tasca i segreti di un cinema vissuto sotto ogni genere e autore.
La nomination all'Oscar
Altri titoli che compongono la sua filmografia sono: Pat Garrett e Billy the Kid (1973) con Kris Kristofferson; L'ispettore Martin ha teso la trappola (1974) con Walter Matthau; Il grande Gatsby (1974) con Robert Redford (per il quale viene nominato ai Golden Globe come miglior attore non protagonista); I giustizieri del West (1975) di e con Kirk Douglas, Tornando a casa (1978) con Jane Fonda e Jon Voight (che gli varrà una candidatura all'Oscar come miglior attore non protagonista, purtroppo soffiata via da un più lungimirante Christopher Walken per Il cacciatore), Driver l'imprendibile (1978) con Isabelle Adjani e Tattoo - Il segno della passione (1981), forse il suo peggior film, tanto è vero che viene nominato ai Razzie Award.
La depressione
È a questo punto che Dern comincia a sentirsi vittima della maledizione dell'Oscar, intrappolato sempre nel medesimo ruolo come se si trovasse in mezzo a un ghetto, esattamente come accadde per Anthony Perkins che fu per sempre lo psicopatico Norman Bates. Ci vorrà Correre per vincere (1982) con Robert Mitchum a risollevarlo dalla depressione e a vederlo trionfare come miglior attore al Festival di Berlino che lo premierà con l'Orso d'Argento. È un passo avanti che gli darà l'opportunità di affrontare altre buone pellicole, abbracciando la stima della critica che gli permetterà di affrontare con nuova energia e nuove meditazioni nuove sceneggiature come Velluto blu (1986) di David Lynch con Hopper, i film con Joe Dante (L'erba del vicino, Small Soldiers, The Hole in 3D), Jurassic Park (1993) di Steven Spielberg, due film con Jeff Bridges (Wild Bill e Masked and Anonymous), Scomodi omicidi (1995) con Nick Nolte, Ancora vivo (1996) con Bruce Willis, Monster (2003) di Patty Jenkins con Charlize Theron e Christina Ricci e, infine, The Big Valley (2010) con Susan Sarandon. È un attore sicuramente da rivalutare, se non addirittura da riscoprire, al di là dei quei tre o quattro titoli unanimemente conosciuti. E infatti nel 2013 Alexander Payne lo vuole protagonista del suo Nebraska, in concorso alla 66. edizione del Festival di Cannes, grazie al quale si aggiudica il premio come miglior attore ed è in corsa per il premio Oscar 2014. Popolare, ma non populista, persegue la strada del cinema all'americana, quello fatto con un solido impianto produttivo, industriale e con ambizioni autoriali. Come quello di Tarantino, che lo dirigerà nel western The Hateful Eight (2016).
Il lavoro in tv
Importante, anche se non essenziale, la sua carriera nel piccolo schermo: dagli esordi con La città in controluce (1961), passando per Il virginiano (1964-1965), Carovane verso il West (1963-1965), fino a Rawhide (1965) con Clint Eastwood (poi ritrovato in Impiccalo più in alto, 1968) e tanti altri che offre sicuramente nuovi lati della sua recitazione che pochi conoscono. Mai accantonare Bruce Dern, l'umiltà con cui ogni volta ha saputo ripartire da zero, che è forse il più grande insegnamento che un attore può dare al pubblico, per chi lo vuole capire.
Vita privata
Bruce Dern si è sposato tre volte. La prima con Marie Dean, dalla quale ha divorziato, la seconda con l'attrice Diane Ladd (1960-1969) dalla quale unione sono nate due figlie (la maggiore morta per una caduta a 18 mesi di vita, la minore è l'attrice Laura Dern che ha lavorato spesso e volentieri con suo padre), e infine la terza moglie Andrea Beckett.