camarillo
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domenica 25 gennaio 2015
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ideologia e retorica
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Non mi sembra giusto analizzare un film sulla base di parametri ideologici,perché fatalmente si finisce per privilegiare il "messaggio" a discapito della realizzazione artistica.E' dunque difficile per me,in questo caso,collocare correttamente la retorica di American Sniper all'interno di un giudizio critico.Non si può ignorarla,dato che permea di sé tutto il film,né si può stravolgerla per trasformarla in un manifesto pacifista - perché davvero non lo é -.A me pare che lo stesso Eastwood abbia risentito di questa difficoltà nella realizzazione del film.Kyle è una persona realmente esistita,e già questo rappresenta un vincolo narrativo pesante.Nel raccontarlo, Eastwood pare smentire il discorso di cui Million Dollar Baby,Flags of our Fathers,Letters from Iwo Jima,Gran Torino sono gli straordinari capitoli precedenti: in quei casi l'eroe americano,che il trionfo del cinema USA ha collocato automaticamente dalla parte giusta,è stato costretto a riconsiderare la propria natura e la propria identità.
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Non mi sembra giusto analizzare un film sulla base di parametri ideologici,perché fatalmente si finisce per privilegiare il "messaggio" a discapito della realizzazione artistica.E' dunque difficile per me,in questo caso,collocare correttamente la retorica di American Sniper all'interno di un giudizio critico.Non si può ignorarla,dato che permea di sé tutto il film,né si può stravolgerla per trasformarla in un manifesto pacifista - perché davvero non lo é -.A me pare che lo stesso Eastwood abbia risentito di questa difficoltà nella realizzazione del film.Kyle è una persona realmente esistita,e già questo rappresenta un vincolo narrativo pesante.Nel raccontarlo, Eastwood pare smentire il discorso di cui Million Dollar Baby,Flags of our Fathers,Letters from Iwo Jima,Gran Torino sono gli straordinari capitoli precedenti: in quei casi l'eroe americano,che il trionfo del cinema USA ha collocato automaticamente dalla parte giusta,è stato costretto a riconsiderare la propria natura e la propria identità.Una revisione spietata,che non sfocia mai nel rimorso,ma che investe col suo acido corrosivo il concetto stesso di "parte giusta".La Storia consente a pochi fortunati la giustificazione della violenza e la fine della pietà;agli altri non resta che la contemplazione della propria natura,personaggi di un mondo feroce e terribile.Questo discorso investe la stessa storia artistica di Eastwood.Comincia con l'interpretare le decostruzioni dell'Eroe per antonomasia,il pistolero western senza nome,Buono per definizione;ma di questo essere dalla parte giusta,nei film di Leone o nel Cavaliere pallido,resta solo la definizione,appunto:i suoi personaggi sono in realtà sbandati,ladri,tagliagole,uomini in fuga.Poi è la volta di Callaghan,altro eroe per antonomasia,che salda malamente la sua psicotica vocazione per la violenza a fallimenti privati e comportamenti antisociali,fino a costruire un personaggio ambiguo che spesso abbiamo frainteso.Fino ad approdare agli ultimi lavori,nei quali questa ambiguità diventa tema esplicito e dominante,chiama in causa la storia americana,distrugge la possibiltà stessa di costruire mitologie e macchia di una luce livida e malata storie,personaggi e valori:gli eroi sono diventati gli spietati.Chris Kyle,apparentemente,non fa parte di questa galleria.La sua coscienza elementare si sviluppa in maniera unilaterale,contenuta entro un perimetro angusto da un'etica del sacrificio e da un patriottismo che ci paiono ottusi,privi di ogni dubbio.Il respiro del cecchino rallenta la realtà,semplifica il mondo che esiste solo per quello che mostra da dietro il cannocchiale del fucile.Fuori da questa visuale così angusta,Kyle non è capace di capire la frenesia con cui le cose si muovono;il mondo,se non è inquadrato in un mirino,gli è del tutto incomprensibile.Dunque,può essere letto solo nell'ottica del duello,perché solo così la giustificazione è nella vittoria.Eastwood nega dunque il suo discorso precedente?Non credo;avverte piuttosto che quel modello è ancora vivo,che è ancora possibile costruire eroi.Di più,si lascia attrarre da questa possibilià,e costruisce un film ingannevole e squilibrato,fondato sulla giustificazione,e poi sull'esaltazione,di un personaggio come Kyle.Tanto sa come andrà a finire:l'America uccide i propri eroi.In quello che forse sarà il capitolo finale di questo discorso,la retorica USA viene riproposta e uccisa,ma non discussa.Il film appare cerebrale;il respiro elementare di Kyle copre l'anima di Kowalski.
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m.barenghi
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martedì 13 gennaio 2015
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pericoloso il terreno della storia!!
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Penso da tempo che Eastwood sia probabilmente il miglior regista vivente. A lui si devono capolavori indiscussi (Gran Torino, Million dollar baby, Un mondo perfetto, ecc.) nei quali lo spettatore è sempre stato coinvolto emotivamente fino alle lacrime, e -per quanto mi riguarda- non in senso metaforico. E' partendo da questi presupposti che sono andato a vedere "American snipe", aspettandomi ovviamente il solito colpo di coda del grande Autore. Sono rimasto deluso! Non per il film, tutt'altro che noioso e comunque ben diretto, recitato e fotografato. Quanto invece per l'ambiguità dell'operazione cinematografica che ne è fonte: la celebrazione del miglior cecchino della storia bellica U.
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Penso da tempo che Eastwood sia probabilmente il miglior regista vivente. A lui si devono capolavori indiscussi (Gran Torino, Million dollar baby, Un mondo perfetto, ecc.) nei quali lo spettatore è sempre stato coinvolto emotivamente fino alle lacrime, e -per quanto mi riguarda- non in senso metaforico. E' partendo da questi presupposti che sono andato a vedere "American snipe", aspettandomi ovviamente il solito colpo di coda del grande Autore. Sono rimasto deluso! Non per il film, tutt'altro che noioso e comunque ben diretto, recitato e fotografato. Quanto invece per l'ambiguità dell'operazione cinematografica che ne è fonte: la celebrazione del miglior cecchino della storia bellica U.S.A. avviata all'indomani del suo folle assassinio ad opera di un reduce della stessa guerra che lui stava aiutando a reinserirsi (a colpi di rivoltellate, però!!!). Il tutto con in tasca la bibbia (rubata a suo tempo dai banchi della chiesa frequentata da bambino: unica infrazione, probabilmente, del cittadino Kyle nell'intera esistenza!) e con le orecchie ancora echeggianti l'apologo paterno sul valore dei "cani da pastore" contro i lupi affamati ed in difesa degli agnelli. Quindi una divisione abbastanza manichea fra bene e male, che suscita forti sospetti a carico di una nazione che ha spesso usato il mezzo cinematografico per degelittimare il nemico e sdoganare le proprie porcate: come appunto nel caso della guerra in Iraq, il più madornale errore che quell'insulso ubriacone di G.W.Bush ha commesso (in malafede!!) in 8 anni di presidenza, tirandosi dietro mezzo occidente, fra cui noi italiani, capeggiati da quell'altro demente sessomane di cui ancora non ci siamo liberati e che tuttora (incredibile dictu!!) oltre 2 milioni di nostri concittadini sarebbero disposti a votare! Il tutto, inoltre, presentato in modo ambiguo: è il crollo del W.T.C a sostenere la legittimità "morale" della successiva azione bellica, che nel film è appunto l'invasione dell'Iraq. Paese i cui abitanti sono presentati come sadici macellai (vedasi l'inquadratura di un torturato sanguinolento, appeso come un quarto di bue a una catena) senza che mei venga lasciato spazio allo spettatore per pensare che in fondo questa gente stava combattendo una guerriglia partigiana di difesa contro l'invasore. Allo stesso Mustafà, forse la figura più cristallina del film, viene lasciato il ruolo dell'antagonista quasi da western. E nel momento in cui Kyle lo fredderà lo spettatore ne è contento. Lì finisce finalmente la guerra irachena del cecchino Kyle che, regolato questo suo personale conto di vendetta (n.b. non più ormai di protezione!) se ne può tornare in famiglia. Ma con tutte le nevrosi di chi è assuefatto all'adrenalina della battaglia, e fatica a tornare alla quotidianità. Anche questo, però, ci era stato raccontato forse più compiutamente dalla Bigelow e soprattutto da Haggis. Rimane da sottolineare l'analogia fra il cane-pastore Eastwood di Gran Torino ed il Kyle di questo film: solo che il primo, nella privacy della sua vicenda, ci ha commossi profondamente. Questo invece non ha lasciato alcuno spazio all'identificazione dello spettatore.
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[+] pericoloso il preconcetto
(di amokubrik)
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pisiran
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lunedì 5 gennaio 2015
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ancora lei.......la guerra!!
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L'aveva già descritta Stanley Kubrick in Vietnam con "Full Metal Jacket" nel 1987 e poi Ridley Scott in Somalia con "Black Hawk Down" nel 2001 e ancora con la caccia a Bin Laden di Kathryn Bigelow in Afghanistan con "Zero Dark Thirty" nel 2012, per citare solo alcuni dei grandi registi, che hanno mostrato le crudeltà della guerra, e la ferocia intrinseca che essa emana. Ora ha voluto farlo anche Clint Eastwood con la sua maestria, proponendoci questa storia "American Sniper" che per l'ennesima volta, ci mostra la guerra in tutta la sua malevolenza. In fondo si tratta di una sfida tra cecchini che pone all'attenzione da una parte i notevoli mezzi degli Americani e dall'altra la volontà di abbattere non solo l'invasore ma il mondo a cui questo appartiene.
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L'aveva già descritta Stanley Kubrick in Vietnam con "Full Metal Jacket" nel 1987 e poi Ridley Scott in Somalia con "Black Hawk Down" nel 2001 e ancora con la caccia a Bin Laden di Kathryn Bigelow in Afghanistan con "Zero Dark Thirty" nel 2012, per citare solo alcuni dei grandi registi, che hanno mostrato le crudeltà della guerra, e la ferocia intrinseca che essa emana. Ora ha voluto farlo anche Clint Eastwood con la sua maestria, proponendoci questa storia "American Sniper" che per l'ennesima volta, ci mostra la guerra in tutta la sua malevolenza. In fondo si tratta di una sfida tra cecchini che pone all'attenzione da una parte i notevoli mezzi degli Americani e dall'altra la volontà di abbattere non solo l'invasore ma il mondo a cui questo appartiene. Il film ben fatto, non può fare a meno di scene cruente e crude, e si pone all'attenzione non solo per gli attori e la loro bravura ma per tutta una serie di dettagli che fanno grande il cinema di Eastwood. La fotografia è all'altezza per non dire eccellente, e la storia ha un suo filo conduttore che coinvolge certamente lo spettatore. Il finale della storia non può essere altro che quello visto e cioè sciocco se vogliamo, ma che potrebbe sottilineare il messaggio, l'unico messaggio che la guerra può dare, e cioè che l'uomo è stupido.
E non ci si stupisca se le guerre continuano e continueranno, con cecchini "leggenda" oppure no, dato che da Adamo in poi gli stupidi sono sempre stati in maggioranza. Fossi stato io il regista nei titoli di coda avrei aggiunto quanto Aristotele diceva oltre duemila anni fa : " L'uomo fa la guerra per stare in pace ".
Evidentemente è dura da capire, speriamo che anche Clint Eastwood abbia voluto contribuire a fare capire ciò. Film da vedere al cinema, e come solo il grande schermo sa dare. Buona visione, Pisiran-Vr.
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[+] ma lo avete visto il film?
(di lupoermeyo)
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[+] un'americata
(di giuliog02)
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