63esima edizione del Festival dei Popoli, il programma dei 73 film. Firenze - 5/13 novembre 2022. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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Un uomo chiede a un ragazzo di dirigere un film su di lui. Solo dopo si capirà il perché. Espandi ▽
Un regista, Ignacio, conosce Ariel nel corso di un workshop di letteratura. I due sono molto diversi, per età e percorso di vita. L'uomo chiede al regista di aiutarlo a fare un film. L'idea è semplice: una serie di immagini di viaggio accompagnate da un commento. Ma perché Ariel, che non ha mai fatto cinema, vuole disperatamente fare questo film? Dopo qualche esitazione iniziale, il regista accetta di aiutarlo anche se non sa bene come. Ariel parte e il regista riceve una serie di immagini di viaggio: riprese particolari, non scontate, di spazi anonimi, strade, stazioni. Cosa fare con queste immagini, e perché? Poi, un giorno, Ignacio riceve un lungo audio su whatsapp: è la voce di Ariel che racconta la sua storia; gradualmente il senso del viaggio e di conseguenza quello del film diventano chiari, e il film diventa traccia e testimonianza necessaria. Recensione ❯
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Un originale e spiazzante giro per il mondo attraverso la spazzatura e i metodi in cui viene smaltita o riutilizzata. Documentario, Austria2022. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film sui rifiuti in aree remote e sulle persone che cercano di ripulire: un lavoro simile al sisifo dei netturbini e dei gestori dei rifiuti in tutto il mondo. Espandi ▽
L’accumulo e lo smaltimento dei rifiuti sono al centro di un documentario che mostra come viene affrontato (o trascurato) il problema e quale sia il suo impatto ambientale, in varie zone del mondo. Il tema viene indagato saltando da un continente all’altro, e passando per aree remote e diversissime tra loro: dalle vette innevate della Svizzera alle coste della Grecia e dell’Albania, dal Nepal alle Maldive, fino al Nevada. Le immagini della spazzatura che contamina il paesaggio naturale, invadendo le montagne, le spiagge, fino alla profondità degli oceani, si accompagnano alle riprese delle azioni di chi tenta di occuparsi della gestione dei rifiuti nelle varie realtà locali. Geyrhalter esplora il tema dello smaltimento dei rifiuti senza intenti didattici, ma affidandosi ad una fotografia suggestiva e al potere delle immagini). Il suo intento non è dimostrare ma semplicemente mostrare, e in questo risiede il limite ma anche il fascino di un documentario che parla quasi solo per immagini e adotta vari registri, dall’iperrealistico al visionario, sfiorando anche il grottesco e la fantascienza. Recensione ❯
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A partire dal regista del padre, la regista ricostruisce le violenze della Storia. Espandi ▽
L'11 agosto 1999, sul finire del secolo, l'Europa centro-orientale viene oscurata da un'eclisse di sole totale. Agli occhi della regista Nataša Urban, proveniente dalla provincia settentrionale di Vojvodina, quell'evento naturale e insieme simbolico racchiude la parabola della sua nazione, la Jugoslavia, in cui è nata e che ha visto sfaldarsi nella guerra civile. Dopo aver ritrovato il diario delle escursioni del padre, a partire dal 24 novembre 1990, giorno dell'apertura della fossa di Golubinka, in Croazia, che accoglieva i corpi di 600 serbi trucidati dagli ustascia durante la Seconda guerra mondiale, Urban accosta alle parole del testo gli eventi di quella terribile stagione: l'assedio di Vukovar e Sarajevo, il massacro di Srebrenica, il bombardamento di Belgrado da parte della Nato, proprio nel 1999. L'ostinato isolamento del padre della regista diventa un rifugio, una fuga dalla realtà, anche se le immagini che provano a cogliere oggi il senso di quegli anni (immagini in super8 e 16mm recuperate, riadattate, elaborate) e le interviste a chi già allora c'erano immergono il film in una dimensione che insegue l'utopia e trova invece il fantasma di una vita tranquilla cancellata dalla brutale violenza della storia. Recensione ❯
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Un viaggio nel tempo e nello spazio alla ricerca del lascito intellettuale e materiale della città di Ivrea. Espandi ▽
Nella città di Ivrea si è realizzata un'utopia, ormai lontana nel tempo: quella della Olivetti, legata a doppio filo con la comunità locale. Un sogno industriale che se da una parte mirava inevitabilmente al successo e al profitto, dall'altra proponeva un progetto sociale che implicava una relazione del tutto nuova e compartecipativa tra imprenditore e operai, oltre a un rapporto fertile tra quella che era stata la "fabbrica in mattoni rossi" e la città stessa, capoluogo del Canavese. Recensione ❯
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La testimonianza dei malesseri, dei conflitti e delle tensioni di una gioventù perduta Espandi ▽
Quando a 16 anni incontra Kimi, Marusya è convinta che la sua vita sia già al capolinea: le angosce esistenziali e le pulsioni autodistruttive, segnate sugli avambracci, trovano uno specchio scuro nel ragazzo di cui sarà al fianco fino all'ultimo. A salvare entrambi non basteranno l'amore, la musica, l'alcol, la droga e nemmeno il cinema, che nelle mani della regista diventa strumento di sopravvivenza e testimonianza, prima per gioco, poi per necessità.
Composto da materiali girati nell'arco di dodici anni e montati a perdifiato, il film è una vertigine sull'orlo di un baratro dal quale non è facile uscire indenni: molti dei compagni di strada della autrice-protagonista non ce la faranno - chi muore suicida, chi di overdose, chi perde la vita in un incidente - a testimoniare lo stillicidio di un'intera generazione che ha vissuto lo spaesamento di un'epoca di radicale trasformazione e impossibile riadattamento. Recensione ❯
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La vita di uno scienziato e di un nomade in Marocco. Espandi ▽
Il film segue Mohamed, un nomade, e Abderrahmane un famoso scienziato marocchino. Mohamed è sulla cinquantina e vive con la sua famiglia in una tenda in una remota zona del deserto orientale del Marocco. Recensione ❯
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Eami si prepara a lasciare per sempre la foresta in cui abita. Espandi ▽
La patria di Eami è invasa dai coloni. Incarnando Asojá, la donna-dio-uccello, cade in trance e inizia a camminare lentamente attraverso la sua amata foresta mentre si prepara a lasciarla per sempre. Recensione ❯
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Una riflessione sul tema della memoria a partire da un rapporto Espandi ▽
Una casa luminosa, piena di piante rigogliose, opere d'arte, foto di gioventù, di viaggi, di momenti familiari felici, tutte promesse di una vita piena, senza ombre. La casa di Mihály è costellata di oggetti che testimoniano l'amore per la figlia Réka, artista piena di talento di cui è estremamente orgoglioso. Ma questa immagine piena di incanto trasmessa dai racconti e dai filmati dell'archivio personale si incrina quando Mihály si volge al presente - un presente incomprensibile, segnato dalla malattia e dalla distanza. Il luogo che aveva promesso la serenità familiare testimonia allora il dolore del protagonista, che si riverbera sulle piante, le rocce, gli uccelli, stravolgendo le leggi della natura e della fisica. Recensione ❯
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Il regista rievoca un paesino scomparso dell'entroterra greco, a Tzoumerka, in Epiro. Espandi ▽
Spettatori impotenti della progressiva sparizione del loro villaggio, destinato a sprofondare nelle acque di una diga artificiale, gli abitanti del luogo si abbandonano al fluire in direzione opposta - dal basso verso l'alto - di ricordi e pensieri, di sguardi muti e accusatori. I volti si fanno di pietra, le immagini in movimento diventano statue in decadenza, azioni quotidiane (come filare, passeggiare, cacciare) acquisiscono una dimensione mitica, purtroppo definitiva; il tempo atmosferico (la nebbia, la neve, la bruma del mattino, il buio della sera) si adagia sulla terra come un manto funebre. Eppure qualcosa resiste, qualcosa ancora vive in questa montagna che la geometria dell'uomo ha trasformato in terra di fantasmi. Recensione ❯
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L'incontro e la conoscenza reciproca tra una ragazza e sua nonna. Espandi ▽
Tornare nel proprio Paese, nella propria casa, dopo molti anni. Incontrare un affetto (la propria nonna) che è ora una figura lontana, con cui è difficile ritrovare una condivisione. Eppure il film racconta proprio questo: il modo in cui due donne, la regista e la sua anziana parente, giungono lentamente a incontrarsi, a riconoscersi, a ritrovare il loro essere parte l'una dell'altra. La casa in cui abitano diventa allora il luogo in cui questo percorso può compiersi; un cammino fatto di piccoli gesti, di scambi di vestiti, di consigli sul trucco, sulle tecniche per innaffiare le piante. Gesti che solo lentamente diventano parole, acquistando gradualmente la possibilità di esprimere un affetto e un amore mai sopiti, ma semplicemente sospesi dalla lontananza e dal tempo della vita. Recensione ❯
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Un'immersione nel mondo dei lavoratori edili di Istanbul. Espandi ▽
Ferhat e Emrah vivono a Istanbul. Sono due cugini originari di Mardin, una provincia curda al confine con la Siria. Il primo ha 28 anni, è un insegnante in attesa della nomina per poter esercitare la professione; il secondo ha invece 22 anni e prepara l'esame di ammissione all'università. Anche lui, un giorno, vorrebbe diventare un docente. I due giovani, tuttavia, sono costretti a lavorare nel settore delle costruzioni per sopravvivere: lo stesso mestiere dei loro padri e dei loro nonni. Spostandosi da un cantiere all'altro della metropoli sul Bosforo, assistiamo ai picchetti e alle mobilitazioni dei lavoratori in lotta per dei salari degni, sullo sfondo di una città in trasformazione a causa della speculazione edilizia selvaggia. Recensione ❯
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Il regista scruta l'Île de Sein come uno spazio lontano da tutto, rivelandone la memoria. Espandi ▽
L'Île de Sein è situata a 8 km dalla penisola bretone, nella Francia nord-occidentale. È un luogo sospeso nello spazio del mare e nel tempo della storia degli uomini. Il regista Emmanuel Piton ha le sue radici in quest'isola; i suoi antenati vi hanno vissuto per alcuni decenni prima di tornare sulla terraferma. Quelle presenze antiche, dimenticate eppure ancora presenti come fantasmi, le cerca attraverso la poesia impressionista delle sue immagini, ammaliato a suo modo come un turista, riflessivo come uno scrittore in cerca di espressioni. La terra brulla dell'isola, i suoi paesaggi evocativi, le sue acque poderose, la bruma del primo mattino, la luce smorta del giorno, l'oscurità della sera: tutto in Enez trasmette l'atmosfera annebbiata, magicamente misteriosa di una terra esclusa, unica, talvolta anche spaventosa. Recensione ❯
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La riscostruzione della disastrosa epidemia di vaiolo in Europa. Espandi ▽
L'ultima epidemia di vaiolo registrata in Europa risale al 1972 ed ebbe luogo in Jugoslavia, diffusa da un uomo del Kosovo che aveva contratto il virus al bazar di Bagdad, di ritorno da un pellegrinaggio alla Mecca. Il film di Mladen Kovacevic ricostruisce quell'evento così lontano eppure così vicino (oggi il vaiolo è considerato, insieme alla peste bovina, l'unica malattia completamente eradicata nella storia dell'umanità, ma l'inevitabile rimando alla pandemia di COVID non è certo casuale) montando ore di materiale d'archivio dell'epoca accompagnato dall commento del dottor Zoran Radovanovic, massima autorità serba in fatto di epidemie, all'epoca giovane internista alle prime armi. Recensione ❯
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Servendosi di minuziosi frammenti di film di famiglia, il regista intarsia una riflessione struggente sull'effimera persistenza delle immagini in cui si dissolve l'eterno presente delle nostre vite. Espandi ▽
È possibile quantificare la qualità della nostra esistenza? Di cosa è fatto il nostro stare al mondo? Di quante case, spiagge, montagne, famiglie; di quanti letti, cani, fratelli, tramonti ci componiamo? Di quanti amori e di quanti tradimenti? Di quanti sogni e di quanti rimpianti? Quanto non detto dice di noi? E in quali abitudini ci riconosciamo e veniamo riconosciuti, oltre quelle che ci codificano all'esterno e quelle che conosce solo la nostra intimità segreta? Dietro quali apparenze siamo ciò che siamo? Dove si rivela il nostro io più profondo? Recensione ❯
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