La grande bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Pamela Villoresi, Franco Graziosi, Pasquale Petrolo, Serena Grandi, Maria Laura Rondanini.
continua»
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La grande bellezza
valutazione media:
3,36
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Roma si eleva sulla degradante mondanitàdi Luca TessarinFeedback: 406 | altri commenti e recensioni di Luca Tessarin |
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venerdì 24 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Che cosa dire di Roma che non sia già stato detto della Perfezione? Sorrentino ci illustra, in due ore di riprese, le antiche bellezze della città magica, e lo fa con stile ed eleganza, utilizzando un rilassante connubio immagine-suono che conduce lo spettatore in una dimensione senza tempo. Tutto è curato meticolosamente per giungere ai sensi del pubblico in maniera virtuosa, dal pigolio degli uccelli allo scroscio dell’acqua in una fontanella di periferia. A tratti la città sembra essere sola, disabitata, quasi finta, così lontana e distaccata da tutta la frenesia e il caos dei giorni nostri. Ma Roma (come del resto qualsiasi altro luogo di questo Mondo) non è sola: a Roma qualcuno ci vive, e così ecco spuntare la figura di Jep Gambardella, un saccente tuttologo che ha passato la vita rinchiuso in una campana di finta felicità, libero (ma solo in apparenza) di fare quello che gli pare, appagato a tal punto da rientrare a casa a notte fonda per non dover lottare con l’orribile noia del mattino dopo. Jep nasconde la sua monotonia dietro una maschera di giovinezza che non c’è più, ricoprendo le sue angosce con grottesche feste sulla terrazza di casa, condivise con gli (stessi e patetici) amici di sempre: gente simile a lui, esteriormente raggiante ma interiormente sola e affranta. E così, fra le gelide mura di quel palazzo che scruta il colosseo, improvvisano inutili trenini sceneggiatori falliti, scrittrici di mezza età che negano anche a sé stesse l’evidenza di una carriera fatta aprendo le gambe, cardinali borghesi, spogliarelliste depresse e industriali annoiati. Jep, dall’alto della sua viscerale oratoria, dirige quell’avvilita orchestra prossima all’epilogo, consapevole di essere l’unico in grado di farlo e di essere egli stesso parte integrante di essa.
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