diomede917
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martedì 4 febbraio 2014
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vendimi questa penna
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Chi è Jordan Belfort , il lupo di Wall Street che da il titolo al film?
È l'altra faccia del sogno americano, l'uomo che realizza il proprio desiderio facendosi fagocitare dalle fauci dell'avidità.
Tratto dalla sua autobiografia The wolf of Wall Street è la strabordante parabola del capitalismo moderno......un capitalismo fatto di eccessi dove il denaro non è visto più come mezzo per esercitare potere ma una droga da cui è difficile non dipendere e che si alimenta di altre droghe che la società ti dispone.
Non poteva non essere che la nuova coppia d'oro di Hollywood Scorsese-Di Caprio ( qui alla loro quinta collaborazione ) a mettere in scena la vita di questo uomo eccessivo all'ennesima potenza che con le sue gesta evidenzia le doti istrioniche di Di Caprio.
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Chi è Jordan Belfort , il lupo di Wall Street che da il titolo al film?
È l'altra faccia del sogno americano, l'uomo che realizza il proprio desiderio facendosi fagocitare dalle fauci dell'avidità.
Tratto dalla sua autobiografia The wolf of Wall Street è la strabordante parabola del capitalismo moderno......un capitalismo fatto di eccessi dove il denaro non è visto più come mezzo per esercitare potere ma una droga da cui è difficile non dipendere e che si alimenta di altre droghe che la società ti dispone.
Non poteva non essere che la nuova coppia d'oro di Hollywood Scorsese-Di Caprio ( qui alla loro quinta collaborazione ) a mettere in scena la vita di questo uomo eccessivo all'ennesima potenza che con le sue gesta evidenzia le doti istrioniche di Di Caprio.
E Scorsese da regista navigato com'è ci sguazza che è un piacere, basta vedere la scena iniziale dove lanciano dei nani a una specie di tiro a segno per capire che c'è tutto il tocco del regista newyorkese......con un fermo immagine e voce off che ricorda tantissimo Quei Bravi Ragazzi......
Non a caso si avverte un certo parallelismo tra l'ascesa, caduta e falsa risalita di Henry Hill e la vita di Jordan Belfort.......e la violenza esaltata da un certo narcisismo viene sostituita da montagne di cocaina e sesso in tutte le salse.
Il film è volutamente sgrammaticato da un punto di vista narrativo perché è sconclusionata e senza filo conduttore la vita di questo rampante broker di Wall Street che finisce per rimanere incastrato nella tela da lui stesso costruita......
Così queste tre ore di film si dipanano in un susseguirsi di scene madre dal colloquio con il suo mentore al ristorante (un Matthew McCanaughey prestato da Dallas Buyers Club con un Cameo da nomination) ai comizi verso i suoi dipendenti (quello finale è da vedere per evidenziare la bravura di Di Caprio in versione One man show) agli effetti collaterali delle numerose droghe prese (esilarante al limite del grottesco l'effetto ritardante del Quaalude scaduto)......
È in dubbio che questo rutilante fiume in piena associato alla lunga durata possa risultare in alcuni tratti un po' ridondante e forse questo senso di ripetizione un po' forzata impedisce al film di Scorsese di arrivare alle vette di un capolavoro ma sicuramente è un'opera di valore altissimo meritevole di un 8
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andrea giostra
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martedì 4 febbraio 2014
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vendimi questa penna!
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Victor Lebow, famoso analista di mercato americano del secolo scorso, negli anni ’50 scriveva che nell’era del consumismo estremo una buona strategia commerciale è quella che si pone l’obiettivo di trasformare i cittadini in consumatori voraci, maniacali, sperperatori, tossico-dipendenti dal consumo e imprigionati in una vorticosa coazione a ripetere all’infinito per il raggiungimento di una fugace “felicità” del possesso e del consumo, e dell’ingannevole potere che ne deriva. Salvo superare il limite – come il bravissimo Leonardo DiCaprio protagonista di The Wolf of Wall Street – e ritrovarsi, dopo aver toccato il cielo con un dito, schiantati per terra a strisciare per elemosinare il necessario per sopravvivere.
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Victor Lebow, famoso analista di mercato americano del secolo scorso, negli anni ’50 scriveva che nell’era del consumismo estremo una buona strategia commerciale è quella che si pone l’obiettivo di trasformare i cittadini in consumatori voraci, maniacali, sperperatori, tossico-dipendenti dal consumo e imprigionati in una vorticosa coazione a ripetere all’infinito per il raggiungimento di una fugace “felicità” del possesso e del consumo, e dell’ingannevole potere che ne deriva. Salvo superare il limite – come il bravissimo Leonardo DiCaprio protagonista di The Wolf of Wall Street – e ritrovarsi, dopo aver toccato il cielo con un dito, schiantati per terra a strisciare per elemosinare il necessario per sopravvivere. La follia prodotta dal capitalismo estremo è la stessa follia generata dal consumismo incontrollato e nevrotico ossessivo, dove tutto è possibile: beni di superlusso, sesso, droga, trasgressione estrema, potere assoluto. L’uno genera l’altro, e viceversa, secondo un circolo diabolicamente perverso. Si alimentano e si cannibalizzano reciprocamente fino alla dissoluzione totale, fino al superbo trionfo del “peccato”. Sembrerebbe questo il messaggio che il sempre più grande Martin Scorsese, insieme al bravissimo sceneggiatore Terence Winter, voglia lanciare al mondo del cinema con questo suo ultimo imperdibile e imponente capolavoro. E se il messaggio è questo, Scorsese ci riesce perfettamente costruendo un film con un ritmo a tratti nevrotico a tratti schizofrenico, come i protagonisti, come la storia narrata, come la follia generata da una società dominata dalle ciniche leggi del mercato globale che nel film di Scorsese vengono sintetizzate in una fantastica scena finale dove il DiCaprio guru decaduto della finanza newyorkese, incita ipnoticamente i suoi bramosi ascoltatori, desiderosi di attingere dalla sua esperienza di “successo”, ripetendo ossessivamente quella che era stata la sua prima lezione di broker: “Vendimi questa penna. Vendimi questa penna. Vendimi questa penna…”
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vinnar
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martedì 4 febbraio 2014
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squallido o superlativo?
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THE WOLF OF WALL STREET
Squallido da far venire il vomito o superlativo nel raccontare gli intrighi e le lussuriose vicende che nasconde l'economia americana e non??? [+]
THE WOLF OF WALL STREET
Squallido da far venire il vomito o superlativo nel raccontare gli intrighi e le lussuriose vicende che nasconde l'economia americana e non???
Il film racconta una storia avvenuta negli anni '90, eppure potrebbe tranquillamente essere una storia dei giorni nostri. Quasi sia non è cambiato nulla in vent'anni e questo fa pensare tanto. A mio modesto parere, esprime l'esaltazione dell'estetica nell'uomo, racchiude i piaceri più estremi e avidi che ogni uomo almeno una volta nella vita ha avuto o pensato. Il film ruota tutto su questo, ripetendo in modi diversi gli stessi miseri e stupidi messaggi per 180 lunghi minuti. Il non avere rispetto per nessuno (nemmeno per se stessi), fregare chiunque e sempre a proprio vantaggio (l'unico mezzo per arrivare in alto), vivere ogni attimo al massimo passando subito a quello successivo senza mai costruire nulla di concreto sul proprio cammino. Il regista ha voluto addirittura sbandierare chiaramente ad un certo punto del film l'irrazionalità del protagonista, ha voluto sottolineare che esso non si trovava li per caso, lui sceglieva in ogni istante di essere li. (mi riferisco alla scena dove Jordan Belfort (Di Caprio) poteva mollare la Stratton e comunque condurre una "vita agiata" insieme alla sua famiglia malgrado tutte le ingiustizie e infamie compiute negli anni e invece sceglie ancora una volta il potere e l'avidità, davanti ad un imminente e irrecuperabile crollo. E seppur in un primo momento, per assurdo, il senso di tutto ciò poteva alludere ad un gesto nobile, come quello di un Comandante di una nave che decide di restare a prua e affrontare insieme a lei e a tutti quelli presenti a bordo la burrasca, la scena successiva, quella dove Belfort accetta di indossare senza tanti scrupoli, un microfono nascosto per incastrare tutti i suoi collaboratori/amici solo per avere uno sconto di pena a 36 mesi, conferma l'indecenza e la "povertà" di quest'uomo.
E poi c'è la beffa finale, quando Belfort è stato ingiustamente graziato e ha davanti a sé di nuovo un libro bianco, invece di imparare dai propri errori, continua a perseverare cercando di riscrivere le stesse cose da capo, con le stesse ripugnanti prerogative, reclutando nuovamente altrettanti collaboratori/amici "schiavi della società" facili da manovrare.
Penso che chiunque dovrebbe aspirare ad avere delle ambizioni, la differenza sta nel mezzo che si sceglie per raggiungerle e Belfort ha sempre scelto la via più facile.
Per quanto riguarda il resto dei personaggi, i collaboratori/amici ecc... per intenderci, niente di nuovo, solite capre... Bastano un po' di piccioli e qualche saltuario privilegio non meritato qua e la per farli stare belli e beati a cuccia, a leccare i pollici nelle loro "felici" e illusorie realtà.
Il titolo è azzeccatissimo, Il lupo, indica in parte la ferocia e la supremazia che esso ha nel mercato finanziario, e allo stesso tempo la solitudine che sprizza ininterrottamente nell'avere tutto e niente di concreto allo stesso tempo.
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gabriella
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martedì 4 febbraio 2014
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lupo scatenato
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L'unico modo di raccontare di Jordan Belfort, broker statunitense che tramite la società da lui fondata a Long Island, la sedicente Stratton Oakmond, negli anni 90 riuscì a truffare migliaia d'investitori e risparmiatori, è quello dell'immedesimazione, non solo nella sua mente, ma anche nel suo mondo eccessivo, spregiudicato e disinibito. Ed è il registro narrativo scelto da Scorsese,dal ritmo nervoso e ossessivo, che non è che voglia dare ( come alcuni asseriscono) , un' immagine edificante di Belfort, bensì ritagliarne con spudorata verità la sua incredibile ascesa nel mondo della finanza, il suo delirante desiderio di grandezza, il suo glamour tanto sfacciato quanto coinvolgente. La brillante interpretazione di Di Caprio, forse riesce in qualche modo a ingannare anche il pubblico, a tirarlo dalla sua parte, a ben guardare però non si ravvisa in lui scrupolo alcuno, o remora, perennemente lanciato nella sua folle corsa a accumulare denaro, auto e beni di lusso senza limite alcuno, un vortice inarrestabile in cui viene fagocitato, non si fa mancare nulla, orge e assunzione di droghe di ogni tipo, rapporti sessuali consumati al pari di una sniffata di cocaina, dove non esiste lo spazio per un sentimento, solo aridità, volgarità e disonestà, tutto centrifugato e con la furia devastante di una valanga.
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L'unico modo di raccontare di Jordan Belfort, broker statunitense che tramite la società da lui fondata a Long Island, la sedicente Stratton Oakmond, negli anni 90 riuscì a truffare migliaia d'investitori e risparmiatori, è quello dell'immedesimazione, non solo nella sua mente, ma anche nel suo mondo eccessivo, spregiudicato e disinibito. Ed è il registro narrativo scelto da Scorsese,dal ritmo nervoso e ossessivo, che non è che voglia dare ( come alcuni asseriscono) , un' immagine edificante di Belfort, bensì ritagliarne con spudorata verità la sua incredibile ascesa nel mondo della finanza, il suo delirante desiderio di grandezza, il suo glamour tanto sfacciato quanto coinvolgente. La brillante interpretazione di Di Caprio, forse riesce in qualche modo a ingannare anche il pubblico, a tirarlo dalla sua parte, a ben guardare però non si ravvisa in lui scrupolo alcuno, o remora, perennemente lanciato nella sua folle corsa a accumulare denaro, auto e beni di lusso senza limite alcuno, un vortice inarrestabile in cui viene fagocitato, non si fa mancare nulla, orge e assunzione di droghe di ogni tipo, rapporti sessuali consumati al pari di una sniffata di cocaina, dove non esiste lo spazio per un sentimento, solo aridità, volgarità e disonestà, tutto centrifugato e con la furia devastante di una valanga. Scorsese firma il film più sfrontato e audace della sua lunga e brillante carriera, e ne affida la parte a un Di Caprio in forma smagliante, lo lancia a tutta velocità, come una freccia verso il bersaglio di un tanto sospirato e atteso oscar, gli concede anche un assolo,la scena tragicomica in cui Belfort, semiparalizzato da sostanze stupefacenti, peraltro scadute, bocconi sul pavimento, cerca di raggiungere l'auto per tornare a casa.
Pur considerandolo un ottimo film, non lo ritengo il migliore del sodalizio Scorsese/Di Caprio, e francamente ho delle riserve sull'assegnazione della statuetta, personalmente la consegnerei a un altro truffatore, l'Irving Rosenfeld di Christian Bale la cui interpretazione mi è parsa più convincente, anche se devo ammettere che il suo personaggio ispirava più simpatia di Belfort, ma sono considerazioni personali, vedremo il prossimo 2 marzo che deciderà l'Academy.
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cizeta
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martedì 4 febbraio 2014
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scorsese non sbaglia
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Premetto che leggendo le recensioni ho avuto molta paura di trascorrere i fatidici 180 minuti seduto in una scomoda poltrona (ahimè era scomoda) ed invece posso dire: ne è valsa assolutamente la pena!
Non so se questo film vincerà qualcosa... non lo reputo assolutamente il miglior film di Scorsese ma la pellicola ti catapulta in una serie di eccessi, turpiloqui, sprechi e affari illegali tristemente reali...
Per tutti coloro che hanno recensito in maniera negativa questo film consiglio di passare una 40ina di minuti e vedere filmati di Belfort su Youtube, capirete immediatamente cosa Scorsese ci ha voluto raccontare.
Voto personale: 8,5.
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Premetto che leggendo le recensioni ho avuto molta paura di trascorrere i fatidici 180 minuti seduto in una scomoda poltrona (ahimè era scomoda) ed invece posso dire: ne è valsa assolutamente la pena!
Non so se questo film vincerà qualcosa... non lo reputo assolutamente il miglior film di Scorsese ma la pellicola ti catapulta in una serie di eccessi, turpiloqui, sprechi e affari illegali tristemente reali...
Per tutti coloro che hanno recensito in maniera negativa questo film consiglio di passare una 40ina di minuti e vedere filmati di Belfort su Youtube, capirete immediatamente cosa Scorsese ci ha voluto raccontare.
Voto personale: 8,5... Di Caprio sempre inarrivabile ma dubito vincerà l'Oscar... Margot Robbie sublime (in tutti i sensi)
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marcobrenni
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martedì 4 febbraio 2014
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un forte film di denuncia che andava fatta
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Molti "benpensanti" non riescono proprio a capire: Scorzese qui ha VOLUTAMENTE esasperato i toni, e solo per evidenziare, denunciare, l'eonorme cialtronaggine CRIMINALE alla coca, che c'era nel mondo della finanza iper-liberista- yuppista scatenata dai due apprendisti stregoni Tatcher-Reagan degli anni '80, ai quali si aggiunse pure il "democratico" Clinton che esasperò il tutto con la sua disennata politica del denaro facile, dando casa in proprietà anche ai disoccupati! E lo fece cinicamente, solo ai propri fini di rielezione. Ne seguì la crisi d'inizio anni '90 e infine la devastante crisi mondiale del dopo 2008, che non è affatto già finita come troppi s' illudono.
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Molti "benpensanti" non riescono proprio a capire: Scorzese qui ha VOLUTAMENTE esasperato i toni, e solo per evidenziare, denunciare, l'eonorme cialtronaggine CRIMINALE alla coca, che c'era nel mondo della finanza iper-liberista- yuppista scatenata dai due apprendisti stregoni Tatcher-Reagan degli anni '80, ai quali si aggiunse pure il "democratico" Clinton che esasperò il tutto con la sua disennata politica del denaro facile, dando casa in proprietà anche ai disoccupati! E lo fece cinicamente, solo ai propri fini di rielezione. Ne seguì la crisi d'inizio anni '90 e infine la devastante crisi mondiale del dopo 2008, che non è affatto già finita come troppi s' illudono.
È la peggiore crisi mondiale, dopo quella catastrofica '29 che portò addirittura alla seconda guerra mondiale!
Ma non ve ne siete ancora resi conto ?!! Che ci vuole ancora? Questa finanza criminale, fondata sulla spazzatura e sull'inganno cialtrone a 360 gradi , ha rovinato milioni di persone, acuendo enormenete il divario richi/poveri che tuttora si sta allargando ancor più ! Ma che doveva fare Scorzese? Forse solo uno sterile documentario borsistico-finanziario sugli anni '80? No! Giustamente, e da vero artista, ha scelto le tinte forti e scene da pugno nello stomaco. Voleva suscitare la giustissima indignazione (!) e v'è riuscito alla grande, rendendo non solo giustizia ai truffati di tutto il mondo, ma pure chiarito i meccanismi finanziari cialtroni- perversi-criminali, in modo comprensibile ai più . Per chi non avesse ancora capito, consiglio l'ottimo libro di Cingolani, grande scrittore ed esperto di economia e finanza, dal titolo molto evocativo: "Bolle, balle e sfere di cristallo". Buona lettura !
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[+] scorsese non denucia, forse osserva se stesso
(di hollyver07)
[ - ] scorsese non denucia, forse osserva se stesso
[+] dov'è la denuncia?
(di ciocapock)
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fabiofeli
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martedì 4 febbraio 2014
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guadagnare un milione di dollari a settimana
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Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) è un giovane broker di belle speranze che si affaccia a Wall Street nel 1987, muovendo i primi passi nell’agitato mondo finanziario. In poco tempo apprende i trucchi del mestiere sotto la guida dello spregiudicato Mark (Matthew McConaughey), cioè come guadagnare grosse provvigioni nella compravendita di azioni per i suoi clienti. La catastrofica crisi del 19 ottobre gli fa perdere il lavoro, ma non si perde d’animo: trova a Long Island una scalcinata agenzia di broker e la trasforma, pur con la limitata esperienza, in una micidiale macchina per fare soldi. Completamente privo di scrupoli morali punta su piccole società quotate in borsa a pochi centesimi l’azione facendone artatamente lievitare il valore fittizio a cifre a tre zeri.
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Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) è un giovane broker di belle speranze che si affaccia a Wall Street nel 1987, muovendo i primi passi nell’agitato mondo finanziario. In poco tempo apprende i trucchi del mestiere sotto la guida dello spregiudicato Mark (Matthew McConaughey), cioè come guadagnare grosse provvigioni nella compravendita di azioni per i suoi clienti. La catastrofica crisi del 19 ottobre gli fa perdere il lavoro, ma non si perde d’animo: trova a Long Island una scalcinata agenzia di broker e la trasforma, pur con la limitata esperienza, in una micidiale macchina per fare soldi. Completamente privo di scrupoli morali punta su piccole società quotate in borsa a pochi centesimi l’azione facendone artatamente lievitare il valore fittizio a cifre a tre zeri. I guadagni sono enormi e l’agenzia diventa la Stratton Oakmont, con un pacchetto assortito di broker altrettanto spregiudicati, tra i quali primeggia il fraterno amico Donnie (Jonah Hill), dedito come lui all’assunzione di alcoolici e di droghe di tutti i generi, dal metaqualone alla cocaina. Il tenore di vita diventa esagerato come un sogno allucinato tra donne favolose, abiti di lusso, auto prestigiose, yacht monumentali, case hollywoodiane, continuamente sovreccitato e sopra le righe, alimentato da guadagni che sfiorano il milione di dollari la settimana. Tanta attività non può sfuggire agli agenti federali e al fisco, che lo prendono sott’occhio; a nulla serve la frenesia nel nascondere il denaro in compiacenti banche svizzere e fallisce anche il tentativo di corrompere l’agente Patrick Denham (Kyle Chandler). E chi troppo in alto sale, come accade di sovente, precipita miserevolmente. Una pena carceraria irrisoria di meno di due anni per riciclaggio e frode, strappata per la collaborazione prestata denunciando i sodali, trasforma Jordan in insegnante dei trucchi del mestiere di broker.
Apparentemente Scorsese con toni eclatanti e adrenalinici sembra solo registrare la vicenda, la storia vera di una vita ai limiti dello sballo esclamativo, ma la descrizione del rientro in metropolitana dell’agente federale, mal vestito e dimesso, confuso tra gente normalmente povera, fa capire da che parte sta.
La recitazione di Di Caprio è notevole allineandosi alle prestazioni da Actor’s Studio di grandi attori del passato; ci si dimentica il bamboccio delle iniziali recitazioni dell’attore in melodrammatiche storie romantiche: qui è un lupo che mostra i denti, spregiudicato, aggressivo, odiosamente supponente con la falsa convinzione dell’invincibilità e della totale impunità. Lo affiancano attori dai toni esagerati come Mc Conaughey e Hill o misurati come Chandler e Bob Reiner, nel ruolo del padre di Jordan. Il film è un fuoco d’artificio che si esalta e poi si spegne lentamente con gli ultimi mesti scoppiettii. Un’ottima prova registica, che non lesina scene ad effetto, coadiuvata da un montaggio millimetrico, da maestri. Da vedere.
Valutazione *** 1/2
FabioFeli
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marcobrenni
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martedì 4 febbraio 2014
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un altro che non ha afferrato il messaggio
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C'è gente che proprio non vuole o non riesce a capire; ma allora andate a vedere altri film , quelli divertenti, non di denuncia: magari un bel Verdone o un Cristian de Sica ? Scorzese qui VOLUTAMENTE esagera: lui vuole DENUNCIARE senza appello i criminali e cialtroni della finanza-casinò "allegra", che negli anni '80 dell'iperliberismo imperante scatenato dal duo "apprendisti-stregoni" Tatcher-Reagan, causò danni devastanti sull'economia e finanza mondiale (!!) e che non sono affatto finiti, come qualcuno già s'illude! mA Che doveva fare, forse un film "rose e carmelle" ?! Ma aprite gli occhi finalmente: siamo tutti nella palta quasi come nel '29 , e solo per la cialtronag
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C'è gente che proprio non vuole o non riesce a capire; ma allora andate a vedere altri film , quelli divertenti, non di denuncia: magari un bel Verdone o un Cristian de Sica ? Scorzese qui VOLUTAMENTE esagera: lui vuole DENUNCIARE senza appello i criminali e cialtroni della finanza-casinò "allegra", che negli anni '80 dell'iperliberismo imperante scatenato dal duo "apprendisti-stregoni" Tatcher-Reagan, causò danni devastanti sull'economia e finanza mondiale (!!) e che non sono affatto finiti, come qualcuno già s'illude! mA Che doveva fare, forse un film "rose e carmelle" ?! Ma aprite gli occhi finalmente: siamo tutti nella palta quasi come nel '29 , e solo per la cialtronaggine CRIMINALE alla coca di questi masnadieriI arraffattutto della finanza !
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(di romifran)
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pier delmonte
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martedì 4 febbraio 2014
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perche' scorsese ha fatto un film cosi'?
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il film e' fatto male, ma insomma "the wolf of wall street" e poi cosa ci trovo? uno pseudo broker che si mette a truffare non si sa bene chi reclutando sfigati trovati per strada e a capo di una banda di invasati tipo enciclopedie-vendute-porta-a-porta, e poi droga che deborda dal grande schermo e sesso in ogni salsa e... il tutto dura tre ore dico tre ore, scorsese out, di caprio ok, in fondo la sua interpretazione e' l'unica cosa che si salva del film.
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romifran
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martedì 4 febbraio 2014
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il potere logora chi ce l'ha...
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Lo sappiamo tutti che la celeberrima frase "Il potere logora chi non ce l'ha" fu attribuita a Giulio Andreotti e da lui più e più volte smentita. Tuttavia, in questo caso, oso appropriarmene, perchè la sua accezione positiva è la quintessenza dell'ultimo film di Scorsese. Fare soldi con le speculazioni finanziarie rende indubbiamente ricchi, ma profondamente infelici: i soldi, le donne, la droga non bastano mai e la vita perde la sua dimensione di pacata naturalezza. Diventa un'orgia senza freni e senza confini. Al limite della degradazione, sull'orlo del baratro, in fondo all'abisso. Alcune scene di assoluta perversione sembrano quasi voler disgustare lo spettatore, che volge la testa raccapricciato quando i corpi, la "neve", i soldi si mescolano in un sabba senza fine.
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Lo sappiamo tutti che la celeberrima frase "Il potere logora chi non ce l'ha" fu attribuita a Giulio Andreotti e da lui più e più volte smentita. Tuttavia, in questo caso, oso appropriarmene, perchè la sua accezione positiva è la quintessenza dell'ultimo film di Scorsese. Fare soldi con le speculazioni finanziarie rende indubbiamente ricchi, ma profondamente infelici: i soldi, le donne, la droga non bastano mai e la vita perde la sua dimensione di pacata naturalezza. Diventa un'orgia senza freni e senza confini. Al limite della degradazione, sull'orlo del baratro, in fondo all'abisso. Alcune scene di assoluta perversione sembrano quasi voler disgustare lo spettatore, che volge la testa raccapricciato quando i corpi, la "neve", i soldi si mescolano in un sabba senza fine. E allora per quale motivo, quando il carismatico Belfort si ritrova a dare lezione a dei bifolchi neozelandesi, dopo aver tradito gli amici, aver scontato la pena ed essersi rifatto una pseudo-verginità, perchè, anche il quel caso lo spettatore volge la testa raccapricciato? Perchè Scorsese ha centrato in pieno il mito (e il rito) dell'American dream: possedere denaro, avere successo, diventare qualcuno. E tutto questo, talvolta, si ottiene a prezzo della felicità e della "normalità" (l'assurda e prematura scomparsa di Philip Seymour Hoffman insegna...). Un Leo Di Caprio, assolutamente perfetto, ineguagliabile nella scena dello "sballo" che precede la distruzione della sua Ferrari, rigorosamente di colore bianco: Una performance in odore da Oscar: se non glielo assegnano questa volta, c'è da pensare ad un'autentica congiura!
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