uncane
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domenica 9 febbraio 2014
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risate e disgusto
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A qualche giorno dalla visione del film, comincio a pensare che lo ricorderò prima di tutto come il film di Scorsese più divertente. Davvero, gran risate. Ma naturalmente non vengono sole. Sono accompagnate da un sottile, continuo disgusto e repulsione.
Disgusto per i protagonisti di questa storia, per altro persone più o meno reali, e repulsione per il mondo in cui vivono e che in un certo senso hanno creato.
Il film in sè è girato con maestria, e recitato da un ottimo cast, ma non ci si potrebbe aspettare di meno. Gioiello il piccolo ruolo dell' emaciato McConaughey, scene cult qui e là, dalle parti di Fear and Loathing in Las Vegas, ma in salsa yuppie anni '90.
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A qualche giorno dalla visione del film, comincio a pensare che lo ricorderò prima di tutto come il film di Scorsese più divertente. Davvero, gran risate. Ma naturalmente non vengono sole. Sono accompagnate da un sottile, continuo disgusto e repulsione.
Disgusto per i protagonisti di questa storia, per altro persone più o meno reali, e repulsione per il mondo in cui vivono e che in un certo senso hanno creato.
Il film in sè è girato con maestria, e recitato da un ottimo cast, ma non ci si potrebbe aspettare di meno. Gioiello il piccolo ruolo dell' emaciato McConaughey, scene cult qui e là, dalle parti di Fear and Loathing in Las Vegas, ma in salsa yuppie anni '90.
Scorsese sembra quasi acritico nel presentarci la depravazione dei protagonisti di questa storia, ma in fondo forse questa apparente imparzialità è in realtà già di per se una spietata presa di posizione, senza giudizi, sì, ma anche senza filtri.
Il film ha ritmo, nonostante tre ore non siano poche e alcune situazioni possano risultare ripetitive, è forse proprio in questo che lascia trasparire l'ossessività che racconta.
La dipendenza è probabilmente il tema portante di questo film, e l'assunzione che il denaro è (viene anche dichiarato) la droga più potente, e seducente.
Tutto è raccontato direttamente dal punto di vista del protagonista, il quale è evidentemente un tossico dipendente, e come tale non può, anche quando tutto lo spingerebbe a mollare, smettere di farsi della droga che più di tutte lo soggioga, cioè i soldi.
Un film senza morale perchè di morale non ce n'è, qui non siamo tra mafiosi con un' etica e delle regole, qui l'unica regola è fare soldi e fottere prima di essere fottuti, il tradimento è compreso nel prezzo.
Quello che rimane allo spettatore è la spietata reltà, piaccia oppure no: col denaro si compra tutto, si risolve tutto, e l'onestà può far dormire sonni tranquilli ma non salverà il mondo. Il denaro è una droga che crea una pesante dipendenza e questo è il motivo per cui, contro ogni raziocinio e buon senso, chi ne è afflitto arriverà a rovinare se stesso, i suoi cari e chiunque altro pur di continuare a farsi.
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(di ciocapock)
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paolo salvaro
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domenica 9 febbraio 2014
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il trionfo di scorsese e di caprio
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Sarebbe stato da vietare ai minori di 18 anni ..... perchè leggendo le numerose critiche è evidente che i minorenni italiani abituati ad affollare i cinema per i film di De Sica e dei Soliti idioti, non sono in grado di vedere la differenza tra una montagnola di merda (Spring Breakers) ed una di cioccolato (The wolf of Wall Street) nemmeno avendole entrambe davanti agli occhi.
Perchè ho messo in relazione proprio quei due film in particolare? Beh ..... senza nessun motivo in particolare. In una maniera molto semplicistica potremmo dire che ambedue hanno scopo quello di fare critica sociale ed ambedue utilizzano il curioso stratagemma di portarci inconsciamente a tifare per il cattivo di turno anzichè per i buoni.
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Sarebbe stato da vietare ai minori di 18 anni ..... perchè leggendo le numerose critiche è evidente che i minorenni italiani abituati ad affollare i cinema per i film di De Sica e dei Soliti idioti, non sono in grado di vedere la differenza tra una montagnola di merda (Spring Breakers) ed una di cioccolato (The wolf of Wall Street) nemmeno avendole entrambe davanti agli occhi.
Perchè ho messo in relazione proprio quei due film in particolare? Beh ..... senza nessun motivo in particolare. In una maniera molto semplicistica potremmo dire che ambedue hanno scopo quello di fare critica sociale ed ambedue utilizzano il curioso stratagemma di portarci inconsciamente a tifare per il cattivo di turno anzichè per i buoni. Solo che, da una parte c'è Harmony Korine (il regista che odio di più al mondo) e dall'altra Martin Scorsese. La differenza è evidente fin dall'inizio. La qualità tecnica e recitativa di questo film è a dir poco stupefacente ed anche se credo che l'Oscar come miglior film andrà a qualcosa di meno estremo, indubbiamente questo può e deve essere l'anno del tanto sospirato trionfo di Leonardo Di Caprio (perchè ragazzi, se non lo vince nemmeno stavolta non lo vince più). Dall'altra parte, invece, erano stupefacenti la pochezza registica ed il delirio foto-scenografico di un regista che continua a ricevere applausi dai critici cinematografici e da un manipolo di fans rapiti dalla sua (presunta) grandezza. Perchè sto parlando di Spring Breakers? Non che ci azzecchi molto, a dire il vero, è che leggendo le recensioni altrui e sentendo parlare di film offensivo, brutto, ripetitivo ed inutile è stato il primo che mi è venuto in mente, con finalità affini anche se realizzate in modo completamente diverso. Là si va a reppresentare il degrado dell'intero genere umano, qui il degrado di un uomo solo che fa da specchio per tutti gli altri. Poi, il fatto che l'intero film di Korine non valga un secondo della pellicola di questo lungometraggio di Scorsese è una cosa che mi pare evidente. I critici cinematografici francesi non saranno molto d'accordo con me, su questo punto, ma sinceramente trovo ridicolo giudicare un film su quelle che sono state "le presunte intenzioni critico-sociali-psico-para-extra-ultra-metafisiche-sotterranee che il regista ha mascherato attraverso una regia solo volutamente orrenda per ...." ma un paio di palle! Seguendo sto ragionamento pure Amore 14 potrebbe tornar buono, visto che si dovrebbero considerare gli intenti morali e didattici del Moccia che ha volutamente scelto di rappresentare .... si, si, va bene ma se un film è una merda, una merda lo rimane al di là delle presunte buone intenzioni! Non che Moccia e Korine siano registi da poter mettere sullo stesso piano, per carità manco mi passa per l'anticamera del cervello una roba come questa! Sto solo dicendo che non mi è mai piaciuto lo stile dell'americano e mai mi piacerà, credo.
Parlando proprio dei critici cinematografici, in questo caso specifico, gli elogi e gli applausi sono più che meritati. Una volta tanto non me la posso prendere con loro. Dopo le erronee critiche entusiastiche degli esperti davanti a The Counselor , stavolta hanno fatto centro. Questo si che è un film volutamente esagerato, sfrontato ed anticonvenzionale nel senso buono del termine. Ed è palese fin dal primo minuto di film, quando l'azienda del buon Jordan Belfort ci viene presentata come un autentico paradiso e lui come un impeccabile uomo in carriera .... salvo poi vederlo due secondi dopo sniffare coca dal buco del culo di una prostituta. Tutto il film è basato su contrasti tanto eccentrici quanto azzeccati e talmente ben proposti da sembrare verosimili nella loro assurdità. L'aereo, luogo pubblico in cui in genere ognuno resta seduto al suo posto con un lieve senso di malessere o inquietudine, diventa teatro di un'orgia colossale; l'ufficio, luogo di lavoro e di decoro per eccellenza, vede fare la loro comparsa spogliarelliste e puttane d'alto e basso borgo, oltre a spacciatori e delinquenti generici; la casa, simbolo di benessere e sinonimo di pace e di tranquillità, diventa la vera gabbia del protagonista che si trova a suo agio (per magnifico contrasto) solo sul luogo di lavoro, solo al di fuori dalla sua abitazione, solo immerso nel suo delirio esistenziale, nei suoi eccessi e nel suo essere ostinatamente fuori controllo. Fuori anche dal suo stesso controllo.
E la cosa più inquietante, non direttamente espressa ma assolutamente chiara, è che lui non era assolutamente così. Prima di entrare nel mondo della borsa era una persona assolutamente normale, con una moglie carina che amava e dei figli. E' stato il suo stesso lavoro a renderlo un egoistico pezzo di merda talmente pieno di sè da far vomitare. Questo, forse, è la critica più spietata che Martin Scorsese abbia mai fatto in un suo film. E questo, forse, è il suo miglior film dai tempi di Toro Scatenato e di Taxi Driver prima ancora (che comunque sono una spanna sopra, intendiamoci eh!). Con questo non voglio assolutamente dire che The Departed oppure Shutter Island fossero cattive produzioni, assolutamente no, ma solo far notare che era da tanto che Scorsese non arrivava a simili livelli di cinismo e crudeltà nel mostrarci la società in cui viviamo. Omaggiata l'intera storia del cinema con Hugo Cabret, in cui viene mostrato il senso di inutilità, vuoto e smarrimento in cui un regista può cadere giunto ad certo un punto della sua carriera (forse un sentimento che lui stesso ha provato?) il nostro buon Scorsese è tornato l'adorabile cinico e bastardo che tutti conosciamo.
Stima assoluta per questo grande regista ed in bocca al lupo per gli Oscar del mese prossimo.
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dea49
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sabato 8 febbraio 2014
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mai visto un film piu' schifoso
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veramente da schifo senza ne capo ne coda e' solo un monologo di di caprio (bravo ) ma non capisco come abbia potuto accettare di finire cosi' in basso
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paullo
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sabato 8 febbraio 2014
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troppo lungo ed ecessivo
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film lunghissimo (oltre 3 ore) e davvero eccessivo, troppo concentrato sugli eccessi dalla droga al sesso, quasi ridicolo, poco dedicato alla storia ed al libro, non lo consiglio, Di Caprio bravo unica cosa che si salva e l'attrice sua seconda moglie davvero bellissima ma non vale il presso del biglietto e tre ore
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enzo70
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sabato 8 febbraio 2014
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il meglio e il peggio della finanza creativa
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Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio per l’ennesimo film sui disastri della creatività della finanza; il tema è trito e ritrito ma il taglio è diverso, il cattivo alla fine è vincente, ma, diciamoci la verità, un Di Caprio così deve essere vincente, l’ennesima incredibile interpretazione che da sola dà, comunque, senso al film. La storia è drammaticamente vera ed il primo merito di Scorsese è quella di trasformare i deliri di Belfort in una responsabilità collettiva, il broker truffatore e cocainomane ha l’unico difetto di interpretare alla perfezione i vizi ed i desideri del suo tempo.
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Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio per l’ennesimo film sui disastri della creatività della finanza; il tema è trito e ritrito ma il taglio è diverso, il cattivo alla fine è vincente, ma, diciamoci la verità, un Di Caprio così deve essere vincente, l’ennesima incredibile interpretazione che da sola dà, comunque, senso al film. La storia è drammaticamente vera ed il primo merito di Scorsese è quella di trasformare i deliri di Belfort in una responsabilità collettiva, il broker truffatore e cocainomane ha l’unico difetto di interpretare alla perfezione i vizi ed i desideri del suo tempo. Di Caprio è perfetto, perfetto quando interpreta l’uomo che vince a capo di una banda di brokers assetati di denaro che esultano per ogni vendita di prodotti farlocchi come per la nascita di un figlio, che commuove e si commuove quando parla di successi, e perfetto quando striscia in preda ad allucinazioni per aver sbagliato i tempi di dosaggio dell’ennesima droga. Gli altri, tutti gli altri, sono spettatori, rimangono spettatori, la moglie ochetta, l’agente dell’FBI che lo arresta, la sua cricca di sudditi sciocchi dell’ennesimo imperatore di basso impero. Per assurdo è un film che traccia il bilancio di un’epoca, che forse è finita, o presto finirà. Il modello sta cambiando, la crisi asciuga anche i valori, meglio così, ma i soliti moralisti che censurano Scorsese per l’apertura nei confronti di un truffatore. Il consueto moralismo di chi condanna i costumi quando sono diventate maschere, anzi il principale merito di questo film è quello di esaltare, arrivando addirittura a far divertire, i difetti di un sistema.
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cassiopea
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sabato 8 febbraio 2014
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storia di avidità senza sensi di colpa.
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Jordan è un ragazzo come tanti, sistemato in un matrimonio sereno, finchè non si trasferisce a Wall Street. Qui la sua vita cambia, perchè è LUI che cambia radicalmente. Conosce il mondo dei brokers ed entra a farne parte anima e corpo, senza rimpianti per quello che aveva e quello che era. Il suo rapporto sentimentale non regge dinanzi al luccicante splendore di festini, donne disponibili e bellissime, droghe, alcool e denaro sonante. Una vita spregiudicata, vissuta al di là della legalità, al di là dell'equilibrio e della stabilità. Il denaro gli permette di accedere a divertimenti di ogni genere, ed è questo che a Jordan interessa: la sete di denaro oscura ogni valore, tanto che il suo rapporto con la moglie è vissuto più a letto che altrove, e un reale attaccamento affettivo alla figlia non c'è.
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Jordan è un ragazzo come tanti, sistemato in un matrimonio sereno, finchè non si trasferisce a Wall Street. Qui la sua vita cambia, perchè è LUI che cambia radicalmente. Conosce il mondo dei brokers ed entra a farne parte anima e corpo, senza rimpianti per quello che aveva e quello che era. Il suo rapporto sentimentale non regge dinanzi al luccicante splendore di festini, donne disponibili e bellissime, droghe, alcool e denaro sonante. Una vita spregiudicata, vissuta al di là della legalità, al di là dell'equilibrio e della stabilità. Il denaro gli permette di accedere a divertimenti di ogni genere, ed è questo che a Jordan interessa: la sete di denaro oscura ogni valore, tanto che il suo rapporto con la moglie è vissuto più a letto che altrove, e un reale attaccamento affettivo alla figlia non c'è. Questa è una storia di avidità.
Questo tema è ritratto dal regista senza alcun senso di colpa, esattamente come lo vive il protagonista: qui sta la grandezza di questo film, l'importante messaggio finale è preceduto da ore di leggerezza e divertimento. Devo ammettere che in più di un'occasione non sono riuscita a trattenere grassissime risate, alcune scene sono a dir poco esilaranti! Ho amato questo film. DiCaprio, come al solito, ci regala un'interpretazione da Oscar, e mi auguro che questa volta riesca davvero ad ottenerlo. Tutto meritato!
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bruceketta
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sabato 8 febbraio 2014
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la formidabile coppia dicaprio-scorsese
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Grande film, Grandi attori e un grande regista. Unica pecca? Un po troppo dialogato e linguaggio leggermente scorrile
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mariangela1897
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sabato 8 febbraio 2014
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film commerciale, inquinato.
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Riempito fino all'orlo di sesso, droghe e meshandasing.
Una bella storia, peccato che 70% della pellicola era tempo perso.
Veramente un bel film sprecato.
Stra volgare
sarebe davero questo il film dell'Anno?
No andare al cinema al vedere questo film.
Massimo prendete in affitto per vederlo a casa vostra.
VERGOGNA!!!!
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intothewild4ever
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venerdì 7 febbraio 2014
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tanto talento sprecato
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Il lupo di Wall Street è solo tanto, ma proprio tanto talento sprecato. E' sprecato il talento di Di Caprio, il quale recita magistralmente un ruolo che, per la vitalità e la famelicità che trasmette, gli calza proprio a pennello, ed è sprecato quello di Scorsese, il quale dirige al solito in modo impeccabile, incalsante e preciso, una trama posta in modo iperpulito; quello che manca, però, è una storia valida o meglio inedida!
Insomma, cosa racconta questo film che non sia stato già raccontato in "Wall Street" di Oliver Stone? Quale ascesa e discesa che non sia stata raccontata in "Scarface" di Stone, o in "Blow" di Ted Demme o, meglio ancora, in "Quei Bravi Ragazzi dello stesso Scorsese? Forse solo e soltanto le innumerevoli scene di sesso esplicite e gli innumerevoli passaggi di volgarità assoluta con peni, vagine e tette all'aria.
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Il lupo di Wall Street è solo tanto, ma proprio tanto talento sprecato. E' sprecato il talento di Di Caprio, il quale recita magistralmente un ruolo che, per la vitalità e la famelicità che trasmette, gli calza proprio a pennello, ed è sprecato quello di Scorsese, il quale dirige al solito in modo impeccabile, incalsante e preciso, una trama posta in modo iperpulito; quello che manca, però, è una storia valida o meglio inedida!
Insomma, cosa racconta questo film che non sia stato già raccontato in "Wall Street" di Oliver Stone? Quale ascesa e discesa che non sia stata raccontata in "Scarface" di Stone, o in "Blow" di Ted Demme o, meglio ancora, in "Quei Bravi Ragazzi dello stesso Scorsese? Forse solo e soltanto le innumerevoli scene di sesso esplicite e gli innumerevoli passaggi di volgarità assoluta con peni, vagine e tette all'aria.
Sembra che questo film sia stato più che altro un capriccio di Di Caprio, il quale pare abbia dovuto faticare a lungo per convincere Scorsese a girarlo. Quel che rimane comunque di questo film, sono tre ore di film girato ottimamente con un ritmo serrato che te le fa passare indenne, tranne per il senso di deja vu persistente.
The Wolf of Wall Street è la storia vera di Jordan Belfort, che dedica la propria vita al denaro, le droghe, il sesso e poi ancora al denaro...sempre e comunque ottenuto in modo illecito.
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[+] ovviamente volevo scrivere "inedita"
(di intothewild4ever)
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lukesky88
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venerdì 7 febbraio 2014
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dov'è finito gordon gekko?
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Vi è una certa difficoltà nel recensire questa pellicola, difficoltà che nasce dalle molteplici aspettative di un film che si presente in un modo, e si rivela essere altro.
Sono diverse le domande che andrebbero rivolte al regista Martin Scorsese e probabilmente la prima sarebbe: “ perché questo titolo?”
In un contesto di crisi mondiale, in cui ovunque si sente parlare di “spread”, “azioni tossiche”, “agenzie di rating”, ci si aspetterebbe che un film dal titolo così poderoso dia quanto meno un’idea di quello che combinano i famosi Yuppie alle nostre spalle.
Ma la storia si addentrerà in tutt’altri particolari, raccontandoci di un “lupo” a caccia di droga e sesso, non di azioni e speculazioni.
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Vi è una certa difficoltà nel recensire questa pellicola, difficoltà che nasce dalle molteplici aspettative di un film che si presente in un modo, e si rivela essere altro.
Sono diverse le domande che andrebbero rivolte al regista Martin Scorsese e probabilmente la prima sarebbe: “ perché questo titolo?”
In un contesto di crisi mondiale, in cui ovunque si sente parlare di “spread”, “azioni tossiche”, “agenzie di rating”, ci si aspetterebbe che un film dal titolo così poderoso dia quanto meno un’idea di quello che combinano i famosi Yuppie alle nostre spalle.
Ma la storia si addentrerà in tutt’altri particolari, raccontandoci di un “lupo” a caccia di droga e sesso, non di azioni e speculazioni.
Non c’è traccia dei vari Gordon Gekko (“Wall Street”), non veniamo a conoscenza del reale effetto provocato da dissennate vendite azionarie; fatta eccezione per “il lunedì nero”, il contesto storico viene tralasciato, non più rilevante per lo sviluppo della trama.
Assistiamo all’ascesa di Jordan Belford (Leonardo Di Caprio) che da ingenuo ventenne degli anni 80’ si trasformerà in un qualcosa di volgarmente potente e perverso, contaminando tutti coloro che gli sono intorno. Il giovane accetta entusiasta le regole del gioco rivelando la sua natura prava. Diventa un idolo, tutti i giovani broker vogliono imitarlo, seguirlo, adorarlo, ed egli ricambierà il suo esercito di fedeli con sesso e denaro.
Più che un bravo imprenditore si dimostra un ottimo stimolatore di gruppo, un oratore efficiente, capace di trasformare, alla chiusura della borsa, l’intera agenzia in un porno-party.
Ovunque Jordan Belford vada porterà con se sesso e droga, ed ogni persona (parenti, zie, procuratori, soccorritori ecc), ogni azione, ogni dialogo faranno riferimento a questi due elementi.
Si susseguono vicende familiari simili a quelle viste in “Blow”, la tossicodipendenza sfrenata di R. Liotta (“Quei bravi ragazzi”), la comicità sugli effetti della droga di “Paura e delirio a L.V.”, i banchieri di “Scarface”, lo sbirro di “Prova a prendermi” e l’onnipresente simil-pornografia in HD.
Sono tre ore da dividersi tra comicità e sesso, decisamente troppe vista l’assenza di una vera svolta nella trama e la pochezza dei dialoghi.
Fortunatamente le performance degli attori sono di buon livello, in particolare le interpretazioni della cerchia di amici del protagonista.
Nulla di profondo, nessun messaggio, nessuna morale, solo la semplice storia di un povero che diventa ricco e che non saprà gestire il denaro, i problemi con la droga, tantomeno i suoi rapporti affettivi: non certo un film da premio Oscar.
Si ritorna dunque alle perplessità iniziali: partendo dal presupposto che non è certo vietato raccontare una storia di droga, corruzione e sesso, c’è da chiedersi che cosa veramente voleva trasmetterci il regista.
Dovevamo sapere che nei grattacieli della borsa si pensa al denaro ed al sesso? Dovevamo stupirci di come il denaro e la droga possano cambiare una persona? Dovevamo vedere come si fa sesso sfrenato?
…oppure dovevamo semplicemente pagare il botteghino?
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(di ciocapock)
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