La parola chiave è CONSUMISMO. Consumo di qualsiasi tipo di sostanze stupefacenti, consumo in qualsiasi modo di rapporti sessuali, consumo di qualsiasi tipo di persone (colleghi, poliziotti, mogli, parenti...), ma soprattutto consumo al 100% di se stesso. Questo è Jordan Belfort.
Broker di successo che lucra, si arricchisce sfruttando il paradosso esistenziale di qualsiasi società - emblema degli anni 80 ma ancora contemporaneo - : "chi si è battuto ed impegnato per costruire questo paese oggi si trova a dover rinunciare ai benefit che ha sempre sognato; io, che me ne sono sempre fregato oggi posso soddisfare qualsiasi mio desiderio" (Jordan Belfort).
Pragmatico, inesorabile sbruffone, egocentrico, abilissimo, astuto, prototipo della figura di successo, mentore dei suoi colleghi impartisce a questi il motto fondante del suo regno: "Fregare i poveri, arricchirsi sulle spalle di questi, i quali sono gli unici ad essere dei deficienti subordinati dal bisogno di comprare" (Jordan Belfort).
Speculando costruisce un immenso capitale ma il tutto si tramuta nella più scottante delle sconfitte. La grande illusione della finanza, del denaro facile, dell'indimenticabile colore dei soldi lo conduce all'autodistruzione, al degradamento, alla povertà, diventando quel genere di persona che ha sempre disprezzato: "UN POVERO QUALUNQUE". E come nemesi si trova vincolato all'uso di sostanze. Un immenso bluff.
Questa commedia nera di Scorsese è un'analisi antropologica efficace, puntigliosa, sottile che - nella 1°parte del fim - non smette di destare meraviglia ed estasi nello spettatore, ma che si compiace, argomentando nella stessa maniera, così da cadere nella ripetitività e scontatezza nella 2°parte. Scorsese eccede volutamente per manifestare tutto il proprio dissenso verso questo scenario ma alcune volte perde di vista il leit motiv dello script. La troppa enfasi e il troppo eccesso fanno perdere al film di cinismo e la critica sferzante cala di potenza. Nonostante ciò il film mantiene un buon livello grazie al sempre più camaleonte e perfetto Di Caprio. Chi ha dato alito ad una critica concernente la durata del film aveva ragione. Assemblaggio sonoro mediocre, sotto le aspettative perchè le diverse musiche non sono mai parte essenziale della narrativa a parte "GLORIA" di Umberto Tozzi.
Prova superata per Scorsese che ancora una volta rimane il cineasta più cinefilo ( omaggio a Orson Welles quando entra la banda dentro l'ufficio), uno dei più "giovani" ; sempre più versatile ma decisamente inferiore ai suoi capolavori.
A differenza della sua ultima commedia nera ("Re per una notte" 1983), la quale venne snobbata dal pubblico ma non dalla critica, si sta registrando, per ora, un ottimo successo di pubblico: primo in Europa, record nel primo weekend in Italia e ancora terzo in America.
(Il voto in stelle è un 3,5 e non un 3 come si legge dalla grafica, la quale non permette, inspiegabilmente, di inserire le mezze di misure.)
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