The Wolf of Wall Street |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Leonardo DiCaprio, Jonah Hill, Margot Robbie, Matthew McConaughey, Kyle Chandler.
continua»
Biografico,
Ratings: Kids+16,
durata 180 min.
- USA 2013.
- 01 Distribution
uscita giovedì 23 gennaio 2014.
- VM 14 -
MYMONETRO
The Wolf of Wall Street
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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E' la fame del lupo la vera protagonistadi meddowsFeedback: 508 | altri commenti e recensioni di meddows |
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venerdì 31 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
179 minuti necessari, irrinunciabili ad assegnare alla pellicola di Scorsese il giusto tono, lo sguardo che egli stesso voleva adottare per questo film, un continuo alternarsi tra frenesia e appiattimento, picchi di ritmo forsennato e schianti di meditata lentezza, droga e astinenza, lussuria e sobrietà, irresponsabilità e richiami all’ordine. Non ci sono 5 minuti di storia, di dialogo, di immagini che si possono sottrarre al film, che non siano funzionali alla parabola del protagonista e allo sguardo morale del regista. Tutto concorre ad un traguardo, ad un senso che si esplicita nella santa trinità di Scorsese: regia, montaggio, protagonista. Jordan Belfort, fin dalle prime scene, mette subito in chiaro le cose: il sogno americano è fare soldi a palate e usare quei soldi come cannuccia per sniffarti l’impossibile, poco importa se quei soldi bisogna rubarli, sottrarli, nasconderli, riciclarli; l’importante è spenderli in oggetti che sono status symbol, in auto vistose, in orologi da 12.000 dollari, in puttane e stupefacenti, in beni a tal punto futili da essere sempre sostituibili e infatti l’orologio viene lanciato ad una folla avida, l’auto distrutta senza remore, l’elicottero utilizzato come fosse un giocattolo. Tutto il possibile per allontanare non tanto la paura della morte quanto la paura di essere sobri nell’attimo della morte. La sensazione è che la Wall Street del titolo sia solo un pretesto, una cornice per raccontare l’altro elemento del titolo che assume ben più importanza: wolf, quel lupo che altri non è che la bestia del sogno americano degli anni ‘90, il lupo che sposta e investe montagne di soldi perennemente strafatto, un’intera generazione votata al capitalismo nella peggiore delle sue forme, l’illusione di poter fare tutto e avere tutto solo perché lo si può comprare. Scorsese sembra quasi tracciare un solco tra i personaggi dei suoi precedenti film e l’ultimo Jordan Belfort: in ‘Toro Scatenato’, ‘L’età dell’innocenza’, ‘Gangs of New York’ e perfino nei malavitosi di ‘Quei bravi ragazzi’ o nella follia di ‘Taxi Driver’, quegli uomini erano mossi da un sano senso di rivincita, di riscatto che poi magari li accecava e li trascinava su strade pericolose e sanguinolente; il lupo di Wall Street non ha niente di tutto questo, è semplicemente avido perché è cresciuto con il risentimento di non avere ciò che gli altri rubano, con l’invidia di non essere stato chiamato fra gli eletti a giocare sporco, ladro fra i ladri. Fondamentale, in quest’ottica, le caotiche scene che Scorsese riesce a costruire e che si scontrano con la piata scena finale dell’agente FBI nella metropolitana: in altri tempi (neanche lontani, vedi ‘The Departed’) Scorsese avrebbe regalato più tempo a quel personaggio positivo, stavolta però sapeva di dover giocare per eccesso ed è per questo che per 179 minuti non si stacca mai da Leonardo Di Caprio che, seppur spesso circondato da decine di persone, sembra essere sempre da solo in scena. Non perché sia unico o diverso dagli altri ma perché è come tutti gli altri. Scorsese ne ha solo scelto uno di cui raccontare la storia.
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