Nebraska |
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Un film di Alexander Payne.
Con Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacy Keach.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- USA 2013.
- Lucky Red
uscita giovedì 16 gennaio 2014.
MYMONETRO
Nebraska
valutazione media:
3,99
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nebraska capovolge i rapporti padre-figliodi meddowsFeedback: 508 | altri commenti e recensioni di meddows |
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lunedì 20 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alexander Payne è regista discontinuo e spesso sopravvalutato, nonostante il largo credito guadagnatosi per aver regalato a Jack Nicholson uno dei ruoli più belli della sua vita nel migliore dei suoi film. Dopo il deludente e fastidioso "Paradiso amaro", riesce invece a riscattarsi portando nei cinema questo "Nebraska" che sembra recuperare molti dei temi cari al regista (la vecchiaia, la morte o meglio ancora l'indeterminatezza nell'essere fra la vita e la morte, un limbo che spesso si può rischiare in età avanzata) ma superandoli per andare oltre, non per girare il solito road movie americano ma per inondare di bianco e nero un breve viaggio in macchina con sosta forzata in una cittadina sull'orlo della bancarotta. Soprattutto il tema centrale del film appare un altro che potrebbe essere originalmente chiamato "rapporto figlio-padre", ovvero un sovvertimento della classica narrazione dove stavolta il rapporto è quasi univoco: il vecchio brontolone Woody, infatti, non ha proprio nulla di cui pentirsi e da rimpiangere o se ce l'ha non gliene frega niente perché ormai il passato è il passato; in realtà è suo figlio ad aver bisogno di rimettere in ordine la propria vita, i propri ideali e priorità e vede sé stesso riflesso nella parabola discendente di un padre condannato alla demenza senile. Ma ciò che muove il figlio interpretato da Will Forte è quell'atavico senso di colpa che tutti i figli provano nei confronti dei propri genitori, specie quando questi si avviano alla fase finale della vecchiaia; il senso di riscatto, il bisogno di compiacerli per renderli orgogliosi, il voler conoscere la loro storia pentendosi di non avergliela chiesta quando ancora la mente era lucida e i ricordi in ordine. Tutto questo Payne lo racconta con un equilibrio quasi inedito per il cinema contemporaneo, con un trasporto commovente ma senza mai scivolare nel melodramma ottuso e ruffiano del precedente film. Soprattutto lo fa avvalendosi della grandiosa interpretazione di Bruce Dern, coraggiosissimo nel mostrarsi vecchio, incazzato, annoiato come lo potrebbe essere un grande attore lasciato ai margini di Hollywood dopo avergli regalato tanto con i suoi ruoli da eterna spalla. Una catarsi perfetta che regala al film l'elemento fondamentale di cui necessitava.
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