"Esagerazione".
E' questo il termine più adatto per descrivere "The Wolf of Wall Street", in cui uno straordinario Di Caprio veste i panni di un agente di borsa il cui unico e primario interesse è quello di vivere una vita esagerata, portata all'estremo da soldi, droga e sesso. Un cocktail di banalità,al quale il grande schermo ci ha già abituato, ma il cui effetto, nell'ultima opera di Scorsese, non smette mai di ubriacare lo spettatore.
Gli oltre 180 minuti di film vengono assorbiti dalla mente di chi guarda come un'intensa scarica di adrenalina, grazie ad una fotografia ed un ritmo narrativo del tutto incapace di annoiare.
I personaggi (degne di menzione le grandi interpretazioni di Jonah Hill, Matthew McConaughey e della sensuale Margot Robbie) non sono soggetti a quasi nessuna interiorizzazione, non andando mai incontro ad un vero e proprio iter di maturazione soggettiva. Anestetizzati, lontani dalla realtà, dai rapporti sociali della comune società civile, vivono nell'esclusivo tentativo di perseguire il godimento, e non importa se per farlo sia necessario infrangere la legge o rovinare la vita dei più deboli. L'eccesso non li preoccupa e i limiti sono lontani, sfocati, quasi del tutto inesistenti. Non vi è alcuna necessità di preoccuparsi del domani e degli altri: ciò che conta è ESAGERARE.
Per tre ore lo spettatore viene inebriato dal potere e nemmeno il prevedibile arresto di Jordan Belfort, protagonista, può svegliarlo da quella anestesia provocata dal cocktail di esagerazioni.
Un film carico di potere estetico e privo di morale, magistralmente diretto dal genio di Martin Scorsese.
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