cinemiglio
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mercoledì 26 marzo 2014
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date un oscar a quest'uomo!
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Sono pochi i film da ritenersi capolavori, ma questo lo è, per lo meno per la recitazione di Di Caprio, per le mille sfaccettature del suo personaggio, per la metamorfosi che compie dall'inzio del film alla fine, un cambiamento continuo, graduale, ma che non lascia mai a bocca asciutta.
Tre ore di film che ti incollano allo schermo, distrarsi è impossibile, annoiarsi meno che mai, la seconda volta che lo guardi è bello come la prima, i dettagli sono tanti e ben curati, i caratteri pure, le scenografie lo stesso.
Insomma, tiene bene il passo con un altro cult del cinema a tema economico "Wall Street-Il denaro non dorme mai", del quale c'è ancheuna citazione ( viene nominato Gordon Gekko).
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Sono pochi i film da ritenersi capolavori, ma questo lo è, per lo meno per la recitazione di Di Caprio, per le mille sfaccettature del suo personaggio, per la metamorfosi che compie dall'inzio del film alla fine, un cambiamento continuo, graduale, ma che non lascia mai a bocca asciutta.
Tre ore di film che ti incollano allo schermo, distrarsi è impossibile, annoiarsi meno che mai, la seconda volta che lo guardi è bello come la prima, i dettagli sono tanti e ben curati, i caratteri pure, le scenografie lo stesso.
Insomma, tiene bene il passo con un altro cult del cinema a tema economico "Wall Street-Il denaro non dorme mai", del quale c'è ancheuna citazione ( viene nominato Gordon Gekko).
Che il film abbia fatto enormi incassi è ben concepile.
Come mai Di Caprio non abbia ancora vinto un Oscar no.
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enabram tain
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martedì 18 marzo 2014
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docu-fiction
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Lo stile narrativo del film è praticamente lo stesso di "Quei bravi ragazzi", il che personalmente non mi esalta, la voce fuori campo che spiega e a volte prende sembianze e si rivolge direttamente alla camera mi ha un po' stancato; comunque è un buon film, molto bravo sia Di caprio che il coprotagonista e buona anche la regia, parla di cose che già si sapevano, ma le approfondisce in maniera divertente. Alcune scene e dialoghi sono comici e mi hanno fatto più ridere di un cinepanettone. Troppe scene di sesso più o meno esplicito, che se accennate o glissate avrebbero lasciato il film allo stesso livello. Un film documentario che vale la pena di essere visto sicuramente ma che fa parte di un filone un po' trito a cui è ormai abbonato Di caprio, quello delle biografie.
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Lo stile narrativo del film è praticamente lo stesso di "Quei bravi ragazzi", il che personalmente non mi esalta, la voce fuori campo che spiega e a volte prende sembianze e si rivolge direttamente alla camera mi ha un po' stancato; comunque è un buon film, molto bravo sia Di caprio che il coprotagonista e buona anche la regia, parla di cose che già si sapevano, ma le approfondisce in maniera divertente. Alcune scene e dialoghi sono comici e mi hanno fatto più ridere di un cinepanettone. Troppe scene di sesso più o meno esplicito, che se accennate o glissate avrebbero lasciato il film allo stesso livello. Un film documentario che vale la pena di essere visto sicuramente ma che fa parte di un filone un po' trito a cui è ormai abbonato Di caprio, quello delle biografie.
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silence dogood
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lunedì 17 marzo 2014
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prova a vendermi questo film
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Martin Scorsese gioca d' azzardo mettendo in scena l' ascesa e il declino di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), giovane promessa della finanza spinto da un' iniziale integrità morale che nel tempo svanirà per ospitare un' ingordigia caratteristica di una Wall Street avida e sleale. Qual' è il risultato della scommessa? Il piatto della vincita è povero: l' errore più percepibile è quello di idolatrare il lupo, mancante è la condanna di un atteggiamento sconnesso.
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Martin Scorsese gioca d' azzardo mettendo in scena l' ascesa e il declino di Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), giovane promessa della finanza spinto da un' iniziale integrità morale che nel tempo svanirà per ospitare un' ingordigia caratteristica di una Wall Street avida e sleale. Qual' è il risultato della scommessa? Il piatto della vincita è povero: l' errore più percepibile è quello di idolatrare il lupo, mancante è la condanna di un atteggiamento sconnesso.
Facciamo un passo indietro. Siamo a New York e il protagonista della pellicola, appena ventunenne, decide di recarsi nell' unico posto (a suo dire) all' altezza delle sue aspettative. È spinto, ahimè, da buoni propositi e questa sua predisposizione lo porterà a scontrarsi con Mark Hanna (il premio Oscar Matthew McConaughey) , broker scaltro e vivace, che lo inizierà a un autoerotismo mentale nel truffare coloro che credono nel sogno americano. A Jordan si presenta, dunque, uno scenario corrotto e assetato di soldi che ben presto lo ingoierà per poi risputarlo nelle vesti di mentore spalleggiato dalla cocaina, dal sesso, da colleghi inesperti, da spogliarelliste esperte e ancora dalla cocaina. Troppa di quest' ultima e poca considerazione per gli agnelli, ovvero le vittime di questa corsa agli armamenti destinata a schiantarsi, perché la locuzione latina "melius abundare quam deficere" la traducono gli agenti dell' FBI recidendo la sua assuefazione da vizi in modo definitivo.
Non ci rimane che goderci un susseguirsi di eventi bizzarri che non mancano di divertire lo spettatore la cui vista viene eccitata da una scenografia chiassosa e squillante. Le situazioni surreali vengono portate all' estremo da un Di Caprio poliedrico e impeccabile, tanto che attraverso la sua interpretazione è da considerarsi l' unica ancora di salvataggio; oltre che alla cocaina l' attore “tira” il suo corpo fino all' estremo passando da stati di assoluta lucidità a vertiginosi crolli emotivi in cui l' ululato dell' animale ti fa dubitare della sua umana natura
Insomma l' orgia di Scorsese non colpisce, te la godi quanto un orgasmo repentino senza essere soddisfatto della prestazione.
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parieaa
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domenica 16 marzo 2014
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che film! e che attore!
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Devo ammettere che ero uno di quelli che pensavano che Di caprio fosse sopravvalutato...mi sono dovuto ricredere. Cominciando da Shutter Island in poi ha infilato una grande serie di performance da grandissimo attore ( in realtà già in The Aviator, che però personalmente non ho apprezzato come film). In quest' ultima sua fatica riesce a rendere praticamante credibile ogni espressione e ogni sentimento di un megalomane, drogato, arrivista, malato di sesso e abituato ad ottenere qualsiasi cosa voglia: ci sono scene in cui è un simpaticone da cui compreresti qualsiasi cosa, altre in cui è un pazzo schizzato e violento, altre in cui è un bambino capricciosoe altre ancora in cui è un grande leader, e tutte rese con la stessa efficacia.
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Devo ammettere che ero uno di quelli che pensavano che Di caprio fosse sopravvalutato...mi sono dovuto ricredere. Cominciando da Shutter Island in poi ha infilato una grande serie di performance da grandissimo attore ( in realtà già in The Aviator, che però personalmente non ho apprezzato come film). In quest' ultima sua fatica riesce a rendere praticamante credibile ogni espressione e ogni sentimento di un megalomane, drogato, arrivista, malato di sesso e abituato ad ottenere qualsiasi cosa voglia: ci sono scene in cui è un simpaticone da cui compreresti qualsiasi cosa, altre in cui è un pazzo schizzato e violento, altre in cui è un bambino capricciosoe altre ancora in cui è un grande leader, e tutte rese con la stessa efficacia...insomma se riesce a rendere credibile anche una paralisi non c'è più niente da aggiungere. Anche il resto del cast è più che all'altezza, a partire da un Hill simpaticissimo e al tempo stesso agghiacciante. La sceneggiatura è di uno Scorsese in grande forma e la sua regia è come al solito tra le migliori (non è facile tenere alta l'attenzione per tre ore in un film del genere). Certo forse ci sono un po' troppe parolacce, ma non sono affatto gratuite, come sostengono i benpensanti, sono invece funzionali nel dipingere un mondo fatto esattamente così: scurrulità, sesso, droga, alcool, soldi,soldi e ancora soldi. Il regista voleva far vedere come stanno realmete certe cose, senza indorare la pillola, senza scendere a compromessi e senza fare il Moralizzatore, che va tanto di moda.... Proprio per questa sua scelta apprezzo questo film ancora di più: Martin racconta una storia, sta poi allo spettatore trarre le sue conclusioni, che siano di invidia, di condivisione o di ribrezzo nei confronti di Jordan Belfort, che per inciso, l'oscar se lo meritava...
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mattomarinaio
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domenica 9 marzo 2014
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uno spasso!!!
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"The Wolf of wall street" è il film più dirompente, surreale e sfacciato che sia mai uscito dalla mente di Martin Scorsese. Una regia fresca e brillante, degna di colleghi ben più giovani, ed un ritmo trascinante. Lunghi dialoghi deliranti stile Tarantino, situazioni limite, quasi da "Paura e delirio a Las Vegas" e una formula di vita degna del "Grande Lebowski", anche se totalmente contrapposta. [+]
"The Wolf of wall street" è il film più dirompente, surreale e sfacciato che sia mai uscito dalla mente di Martin Scorsese. Una regia fresca e brillante, degna di colleghi ben più giovani, ed un ritmo trascinante. Lunghi dialoghi deliranti stile Tarantino, situazioni limite, quasi da "Paura e delirio a Las Vegas" e una formula di vita degna del "Grande Lebowski", anche se totalmente contrapposta.
A causa di una visione tendenzialmente maschilista della bella vita, (frequenti commenti di disgusto in sala lo confermano) il film è consigliatissimo soprattutto agli uomini, ma anche a donne di larghe vedute.
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fabrizio baldo
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giovedì 6 marzo 2014
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"quei ricchi ragazzi"
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Memorabile. Adrenalinico. Esagerato. La nuova pellicola di Martin Scorsese si guarda, meglio dire si subisce, come un lunghissimo piano sequenza emozionale di 180 minuti talmente frenetico da rendere impossibile un pit-stop atto a dispensare giudizi morali o sentenze. Prima di tutto ci si diverte ed il tutto funziona magnificamente a livello di intrattenimento. E’ grande cinema.
Siamo oramai alla quinta collaborazione tra il divo hollywoodiano Leonardo di Caprio ed il regista italoamericano per un sodalizio che sembra davvero destinato a lasciare il segno nella storia della settima arte. Assieme a “Shutter Island” questa è la loro prova più riuscita.
Ascesa, caduta e redenzione(???) del “Lupo di Wall Street”, tale Jordan Belfort(un perfetto Leonardo di Caprio), broker realmente esistito e dalle cui memorie è tratta l’intera vicenda.
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Memorabile. Adrenalinico. Esagerato. La nuova pellicola di Martin Scorsese si guarda, meglio dire si subisce, come un lunghissimo piano sequenza emozionale di 180 minuti talmente frenetico da rendere impossibile un pit-stop atto a dispensare giudizi morali o sentenze. Prima di tutto ci si diverte ed il tutto funziona magnificamente a livello di intrattenimento. E’ grande cinema.
Siamo oramai alla quinta collaborazione tra il divo hollywoodiano Leonardo di Caprio ed il regista italoamericano per un sodalizio che sembra davvero destinato a lasciare il segno nella storia della settima arte. Assieme a “Shutter Island” questa è la loro prova più riuscita.
Ascesa, caduta e redenzione(???) del “Lupo di Wall Street”, tale Jordan Belfort(un perfetto Leonardo di Caprio), broker realmente esistito e dalle cui memorie è tratta l’intera vicenda. L’epoca è quella a cavallo tra anni ’80 e ’90, nella New York dei “Padroni dell’universo”, degli Yuppies e del dio denaro. Il giovane rampante crea dal nulla una società di brokeraggio, la Stratton Oakmont, forgiando a sua immagine e somiglianza un team di giovani esaltati disposti a tutto per la loro fetta di sogno americano. E cresce, motiva, insegna, si fa un nome di tutto rispetto(…) a Wall Street.
Una fiera dell’avidità e dell’edonismo messa in scena senza filtri e momenti di noia. Dai cumuli di biglietti verdi parte un filo ben visibile che porta a linguaggi scurrili, sesso, droga, barche, ville, lusso in ogni forma. Ma non mancano le eccentricità lontane dai cliché manifesti sui ricchi e per questo molto più interessanti: il cosiddetto “lancio del nano”, gli animali da compagnia più strani in sala operativa, i settimanali atti di depravazione… Sui monitor dove scorrono le quotazioni di borsa segnano un continuo rialzo le azioni del testosterone.
Ci si diverte, si diceva, ma ammirando al tempo stesso cinema di ottima fattura. Nelle tre ore di proiezione non mancano infatti: lezioni di marketing, come la già leggendaria scena del “vendimi questa penna.”; monologhi definitivi, come il discorso di benvenuto di un broker senior(un eccezionale Matthew Mcconaughey); ed infine escalation ben riuscite di tensione controllata, come lo scontro sullo yacht tra Belfort e l’agente dell’Fbi interpretato da Kyle Chandler. Merita una menzione speciale Jonah Hill nel ruolo di Danny Porush, vicepresidente della società messa in piedi dal “Lupo”, è la sua spalla su cui piangere, ma più spesso ridere. Un personaggio totalmente sopra le righe che ricorda Joe Pesci in “Goodfellas”, tra i più riusciti di Scorsese.
Trattandosi appunto di Scorsese, oltre al soggetto narrativo ed al suo sviluppo, l’aspetto più atteso era naturalmente quello puramente tecnico sulla fattura della pellicola. Chi ha amato “Quei bravi ragazzi” e “Casinò” non potrà non apprezzare il campionario: carrellate, piani sequenza spettacolari, colonna sonora dannatamente funzionale alla narrazione, blocco dell’immagine con voce fuori campo, flashback sopraffini, dialoghi esilaranti, un Di Caprio camaleontico che si mette a parlarci in faccia.
Nell’epopea senza tempo del self made man che pizzica il sogno americano fino a vederlo frantumarsi tra le sue mani siamo di fronte ad una storia che più yankee non si potrebbe ma è anche una vicenda tra le più contemporanee possibili dato che è a tutt’oggi la finanza, specie dopo la grande crisi economica iniziata nel 2008, una fondamentale chiave di volta per provare a capire lo “stato dell’arte” dell’umanità.
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andrea buono
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mercoledì 5 marzo 2014
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sapienza, lucidità, ironia
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La storia raccontata in The Wolf of Wall Street, diretto sapientemente da Scorsese e interpretato magistralmente da Di Caprio (che lo dico a fare), fornisce secondo me più di qualche spunto di riflessione: partendo dalla considerazione che probabilmente c'è un limite (non necessariamente definito o materiale) superato il quale non si possiede ma si è posseduti dalle cose e dalla ricchezza (che rischia di erodere un po' alla volta l'uomo e la sua anima, facendolo diventare anche altro da sé).
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La storia raccontata in The Wolf of Wall Street, diretto sapientemente da Scorsese e interpretato magistralmente da Di Caprio (che lo dico a fare), fornisce secondo me più di qualche spunto di riflessione: partendo dalla considerazione che probabilmente c'è un limite (non necessariamente definito o materiale) superato il quale non si possiede ma si è posseduti dalle cose e dalla ricchezza (che rischia di erodere un po' alla volta l'uomo e la sua anima, facendolo diventare anche altro da sé). Non per forza, poi, la maggiore o magari infinita possibilità di scelta è garanzia di fare la migliore o anche solo una buona scelta.
Il "Noi siamo l'America", espressione con cui Jordan Belfort si riferiva alla sua società, è molto più che un battuta circoscritta. La Strattmont Oakmont è l'America: è l'"opportunità", con tutto il suo potenziale vincente e attrattivo e tutto il suo strascico di pesanti e palesi contraddizioni. E' l'America in un mondo così "globale" e interconnesso da contemplare che a far inciampare un broker milionario sia una catena di ristoranti giapponesi. Sono l'America e il mondo della mercificazione portata alle sue estreme conseguenze e che girano così velocemente da non "permetterti", sulla strada del "successo", di fare a meno di ricorrere a "stampelle" che illudono e separano dalla realtà, ti permettono di "non piegarti", ma alla fine spesso ti spezzano e fanno implodere. E in fin dei conti l'America e il mondo che non possono, a dispetto di certe manie di grandezza e onnipotenza, non fare i conti con "i nodi", che prima o poi "vengono al pettine". Una storia intensa ed estrema di vita, narrata con lucidità e ironia. Un gran bel film
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lorenzonero27
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martedì 4 marzo 2014
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quando...l'oscar a di caprio??
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Scrivo questa recensione poche ore dopo la cerimonia degli oscar. Signori, la 'guerra' intrapresa dell'academy nei confronti di Di Caprio è snervante. A questo punto, mi chiedo cosa debba fare il magnifico Leo per meritarsi la statuetta.
Il film è follia allo stato puro.Droga,sesso,soldi,truffe,alcool e chi piu ne ha, piu ne metta.Si narrano le avventure di Jordan Belfort,classico yuppie anni 90...imprenditore/truffatore col vizio della cocaina e delle donne. La definirei una delle black-comedy piu riuscita degli ultimi 20 anni. In effetti il film fa ridere,con situazioni grottesche al limite del censurabile.Si da in pasto allo spettatore un film in cui il senso morale va a farsi benedire e lascia spazio alla cruda realtà del mondo degli affari.
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Scrivo questa recensione poche ore dopo la cerimonia degli oscar. Signori, la 'guerra' intrapresa dell'academy nei confronti di Di Caprio è snervante. A questo punto, mi chiedo cosa debba fare il magnifico Leo per meritarsi la statuetta.
Il film è follia allo stato puro.Droga,sesso,soldi,truffe,alcool e chi piu ne ha, piu ne metta.Si narrano le avventure di Jordan Belfort,classico yuppie anni 90...imprenditore/truffatore col vizio della cocaina e delle donne. La definirei una delle black-comedy piu riuscita degli ultimi 20 anni. In effetti il film fa ridere,con situazioni grottesche al limite del censurabile.Si da in pasto allo spettatore un film in cui il senso morale va a farsi benedire e lascia spazio alla cruda realtà del mondo degli affari.
Il ritmo è come la solito 'Scorsesiano'...incalzante,veloce,reale. Sebbene la pellicola duri circa 3 ore, ma e poi mai a qualcuno verrebbe in mente di alzarsi dalla poltrona e perdersi 1 solo minuto di questo splendido film. La mia recensione è sicuramente faziosa,dato che Scorsese e Di Caprio sono rispettivamente il mio regista e attore preferito.
Ma vogliamo parlare dell'interpretazione di Di Caprio ??? Bè,diciamo che nella scena in cui cerca di motivare i suoi dipendenti urlandogli e incitandoli all'esasperazione...sono stato ad un passo da alzarmi e correre verso la sede della Stratton Oakmont per farmi assumere!!
Geniale ed eclettico a livelli clamorosi. Riesce ad immedesimarsi al meglio in ogni ruolo da lui recitato.
Un grande...il migliore dei nostri tempi.
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alessandro rega
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domenica 2 marzo 2014
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martin, sei ancora il più grande. <3
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Il contatto visivo tra questo film, che tanto ha fatto discutere me è avvenuto, chiaramente per colpa mia, solamente stamane.
Mi pento di non averlo visto prima, perché è un lungometraggio che, malgrado le critiche, ti colpisce fortissimo come una secchiata d'acqua gelida e ti prende fin da subito.
Un lungometraggio eccessivo, potente e giustamente tale, in quanto, malgrado questo eccesso onnipresente, riesce ad essere realistico e invita un po' a riflettere su quello che è il mondo della finanza e, soprattutto, dei finanzieri.
E' stato accusato di essere troppo lungo e ripetitivo, ma per me non stanca affatto e, alla fin fine, malgrado il ripetersi di determinate situazioni, non smette di essere realistico e lo scopo lo raggiunge.
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Il contatto visivo tra questo film, che tanto ha fatto discutere me è avvenuto, chiaramente per colpa mia, solamente stamane.
Mi pento di non averlo visto prima, perché è un lungometraggio che, malgrado le critiche, ti colpisce fortissimo come una secchiata d'acqua gelida e ti prende fin da subito.
Un lungometraggio eccessivo, potente e giustamente tale, in quanto, malgrado questo eccesso onnipresente, riesce ad essere realistico e invita un po' a riflettere su quello che è il mondo della finanza e, soprattutto, dei finanzieri.
E' stato accusato di essere troppo lungo e ripetitivo, ma per me non stanca affatto e, alla fin fine, malgrado il ripetersi di determinate situazioni, non smette di essere realistico e lo scopo lo raggiunge.
Non si tratta di pura estetizzazione di sesso, droga e violenza (non troppo presente nel film, seppure è intuibile; negli altri film di Scorsese, comunque, era un elemento molto più di capitale importanza), ma di una satira e di una critica verso un mondo celato ai più, percorrendo gran parte della carriera di Jordan Belfort.
La lunga durata dell'opera consente di analizzare bene tutti i personaggi e le varie situazioni, che non smettono mai di divertire non celando quello che, a mio modo di vederla, è uno dei migliori umorismi neri della storia del cinema.
Sceneggiatura praticamente perfetta, adattata per il grande schermo e tratta dall'autobiografia di Belfort. Scorsese...caro Martin (perdonami se ti do confidenza) , il tuo ultimo lavoro è veramente fenomenale, così cinico e divertente al contempo. La regia di Scorsese è ottima accompagnata da un montaggio che, malgrado le critiche per la durata, è perfetto in ogni sua parte: le scene scorrono velocemente e in modo fluido, diretto verso lo spettatore, grazie anche all'aiuto del narratore (Belfort) la cui voce fuori campo di tanto in tanto ci accompagna per il film. Diversamente, invece, non ho apprezzato molto la soundtrack, che avrebbe potuto essere più incisiva e veloce, considerando il tipo di montaggio scelto.
"Fanculo le critiche, allora, caro alex?" direste voi.
Beh...non tutte. Insomma, le critiche ci stanno al buon Martin, ma di certo non si può dire che il suo cinema sia oramai passato. Tutt'altro ! Egli riesce a modernizzarsi pur mantenendo il suo stile. Non diventa, tuttavia, piacione e la speculazione che si è fatta sul film è certamente per "colpa" di DiCaprio. Quindi, un ottimo film che però è stato un successo al botteghino per motivi commerciali, non però voluti da Scorsese né da DiCaprio, nonostante quest'ultimo ne sia il principale "colpevole" indiretto. Detto questo, la smetto di infastidirvi con ste' mia considerazioni e vi dico solo che sì, sono felice che il film sia stato un successo, ma non lo sono altresì per il motivo di questo successo e molti acclameranno il prodotto come ottimo senza tuttavia capirne il vero motivo. Ottimo film, non eccessivamente osannato, né lo è l'interpretazione di DiCaprio che qui raggiunge vette altissime, anche se secondo me quest' anno l'oscar lo meriterebbe di più McConaughey; ma a coronamento di una carriera che finora avrebbe meritato già qualche statuetta, gliela potrebbero anche conferire al buon Leo.
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fafia61
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mercoledì 26 febbraio 2014
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l'overdose di scorsese
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La storia che Scorsese decide di trasformare in un film è, purtroppo, realmente accaduta, ed è la storia di un uomo, Jordan Belfort, moralmente orripilante.
Dopo aver iniziato la propria carriera come broker, Belfort riesce a fondare una sua società di brokeraggio, grazie alla quale, ingannando gli investitori sul reale valore delle azioni vendute, diventa rapidamente ricco.
Con i soldi arriva, per l'abile intrallazzatore, anche uno stile di vita differente, fatto di sesso, droga, alcol, feste e sballi continui.
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La storia che Scorsese decide di trasformare in un film è, purtroppo, realmente accaduta, ed è la storia di un uomo, Jordan Belfort, moralmente orripilante.
Dopo aver iniziato la propria carriera come broker, Belfort riesce a fondare una sua società di brokeraggio, grazie alla quale, ingannando gli investitori sul reale valore delle azioni vendute, diventa rapidamente ricco.
Con i soldi arriva, per l'abile intrallazzatore, anche uno stile di vita differente, fatto di sesso, droga, alcol, feste e sballi continui.
L'eccesso di droga lo porta, ovviamente, ad una grave forma di tossicodipendenza, mentre gli intrecci finanziari, le frodi ed il riciclaggio lo conducono in pasto ai federali e al conseguente carcere.
Scegliendo di raccontare la vita distorta e dissoluta di Jordan, Scorsese realizza un film pieno zeppo di eccessi e di provocazioni.
Così, transitano tranquillamente nella pellicola, centinaia di 'fuck' e di parolacce, volgarità grossolane, masturbazioni accanite, sniffate su chiappe voluminose, miscugli di acidi, cocktail di droghe e psicofarmaci, lanci di nani contro bersagli, vomitate spaziali, ecc. ecc.
Scorsese, narrando e mostrando fedelmente l'esistenza di Belfort, realizza così un attendibile reportage, un attendibile riassunto dell'esistenza di uno degli uomini più disgustosi del pianeta.
Le domande che adesso dobbiamo porci sono principalmente due.
1)Era proprio necessario fare un film su una persona, anzi su delle persone, così schifose, rivoltanti e negative?
Beh sì, senz'altro; sono stati fatti film su Hitler, Stalin, su Jack lo squartatore, sul mostro di Firenze, su Bin Laden, ecc. ,perchè, quindi, non mostrare le malefatte di Jordan Belfort e dei suoi compari?
Una volta scelto di rappresentare le peripezie deviate e bestiali di Belfort, Scorsese sceglie la strada del racconto realistico, mostrando scene degradanti in tutte le salse, senza pudori, senza remore, evidenziando i particolari più raccapriccianti, le distorsioni più viscide, le malefatte più subdole e spietate.
Ciò ci conduce inevitabilmente all'interrogativo n°2)Un film attendibile, realistico, credibile, verosimile è anche un buon film?
Non necessariamente.
Anzi, il film di Scorsese non lo è affatto.
Il servizio, il ritratto, il reportage realistico che Scorsese realizza sembra un inno alla droga, un trionfo della libidine, un' apoteosi della truffa, e risultano poco credibili le frasi del regista, e dello stesso Di Caprio, che parlano di condanna verso il mondo disonesto e dissoluto di Belfort.
Come si fa a parlare di condanna se, invece, dilatando all'infinito la durata del film (180') e allargando all'infinito la bestialità delle singole scene, si finisce per produrre soltanto un effetto ammirazione e compiacimento soprattutto nel pubblico maschile!?
E poi, rendendo le suddette scene quasi sempre esilaranti, comiche o divertenti non si finisce per farle accettare e metabolizzare con facilità, mentre si dovrebbe, vista la criminalità del contenuto, dargli un taglio più di condanna, di rifiuto o perlomeno di disgusto?!
E, per evitare tutto questo sfarzo libidinoso e questa tempesta stralunata di vizi e di imperfezioni, non era forse meglio giocare di fioretto ed evitare la spada, usare la pistola ed evitare il cannone, diluendo il tutto(orge, miliardi, acidi e whisky) in metafore, sottintesi, doppi sensi, allegorie?
E, invece di questa illogica celebrazione dell'orrido, quale sembra il film di Scorsese, non sarebbe stata meglio una condanna, un biasimo, una disapprovazione per un uomo che ha imbrogliato e raggirato migliaia di persone, che ha riempito di prostitute i suoi due matrimoni, che ha educato e cresciuto la sua prole sempre sotto l'effetto di droghe e stupefacenti, e che, infine, ha pure tradito e rinnegato i suoi vari compagni di merende e di malefatte?!
Quando si esce, delusi, confusi e disorientati, dal cinema e si sente, nel brusio dei vicini, risolini di compiacimento e battutacce di apprezzamento, si capisce, casomai serpeggiasse qualche dubbio, che il regista ha fallito nel suo intento, ed anzi, ha ottenuto l'effetto opposto: non condanna ma simpatia, non accusa ma apprezzamento.
Peccato, uno Scorsese(voto 4) così malmesso non si era mai visto!!
E' difficile pensare che il mirabile regista di 'Taxi driver', 'Toro scatenato', 'The departed', 'Shutter island',ecc., abbia potuto girare un film del genere, con scene così banali, grottesche e grossolane!
Una, in particolare, merita di essere rammentata; quella, preannunciata dalla musichetta e dal cartone animato, in cui la cocaina fa su Di Caprio lo stesso effetto che gli spinaci fanno su Braccio di Ferro!?
Un film disastroso, quindi, lunghissimo e inguardabile, un film che, forse, solo grazie alla straordinaria bravura di Leonardo Di Caprio (voto 8) si riesce a sopportare, con molta, molta fatica, fino alla fine.
Ma, forse, la verità sta in un'altra frase, captata anch'essa alla fine della proiezione, di un signore che, evidentemente disgustato quanto noi, affermava:"Ma che s'è fumato Scorsese stavolta?"
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