no_data
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sabato 1 febbraio 2014
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ecco dove è finito il nuovo sogno americano!
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The Wolf of Wall Street è un’opera in bilico tra la noia ed il capolavoro. La prima metà è eccessiva, volgare e risulta noiosa. Dopo aver visto l’intero film mi sono sentita quasi in colpa per averlo pensato. Credo che questo film si inscriva a pieno titolo fra i suoi capolavori; certo, Toro scatenato rimane un mostro sacro, un saccheggio di tormentosa bellezza artistica della durata di 129 minuti. Non c'è alcuna bellezza da catturare all'interno di quel microcosmo circense e perverso, abitato da giovani brokers con la mania della speculazione. Eppure le orge nichiliste, l’esplosione carnevalesca di colori e di espressioni di DiCaprio rimangono negli occhi, si imprimono nel cervello, se pur non nel cuore.
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The Wolf of Wall Street è un’opera in bilico tra la noia ed il capolavoro. La prima metà è eccessiva, volgare e risulta noiosa. Dopo aver visto l’intero film mi sono sentita quasi in colpa per averlo pensato. Credo che questo film si inscriva a pieno titolo fra i suoi capolavori; certo, Toro scatenato rimane un mostro sacro, un saccheggio di tormentosa bellezza artistica della durata di 129 minuti. Non c'è alcuna bellezza da catturare all'interno di quel microcosmo circense e perverso, abitato da giovani brokers con la mania della speculazione. Eppure le orge nichiliste, l’esplosione carnevalesca di colori e di espressioni di DiCaprio rimangono negli occhi, si imprimono nel cervello, se pur non nel cuore. Ed è necessario che sia così. La distanza con cui la macchina da presa indaga Jordan Belfort è evidente: mai indulge nell'adulazione, registra soltanto i suoi eccessi e, en passant, i suoi “sentimenti” confusi. Questa sciatteria emozionale, che non risparmia neppure le figlie, non è dovuta all’abuso di droghe o di escort di lusso ma ad una vera e propria assenza della dimensione coscenziale e quindi di scrupoli. Per questo il finale vittorioso del Jordan non più broker ma seminarista d’affari non dà voce ai disastri provocati dall’infamia cum laude del protagonista, se non in una brevissima frase della sentenza: si sarebbe stravolto il senso del film, che è quello di descrivere un personaggio animalesco. A proposito di "fenomeni da baraccone", il tiro di nani aggressivi in ufficio è lo spunto per citare - seguendo il filone inaugurato da Bertolucci in the Dreamers - Freaks, capolavoro di Tod Browning.
Il denaro vince su tutto e non è la lezione più alta che Scorsese avrebbe potuto dare al suo pubblico con questo film. Proprio in virtù del non detto, però, il regista interpreta la realtà più profonda che dis-anima la società americana che, a furia di capitalizzare, ha finito per svendere se stessa e il nobile e libertario sogno di cui si faceva portatrice.
La vera novità del film di Scorsese è l'eccezionalità di descrizione e narrazione con cui regista e attori spaziano in ogni registro. Quella di focalizzarsi su di una perdizione tragicomica è una scelta stilistica precisa, volta al racconto di quello che c'è e prescinde dal non voler dare un messaggio al film. Il finale è chiaro: non c’è riscatto, non sono contemplate né la redenzione di Belfort e dei suoi collaboratori, né una sollevazione di quelle migliaia di lavoratori ridotti al lastrico. I discutibili esponenti della giustizia, quando non si piegano alle voluttà con cui li seduce il denaro, sono mossi dall’invidia per un tenore di vita che non potranno mai condurre. La scala sociale è bloccata e questo nuovo Medioevo non è dettato da un’impossibilità di ascesa sociale ma da una temibile ascesa economica che implica una perdita di sé, un oblio strafatto in cui le sfumature tra buono e cattivo scompaiono, per lasciare spazio al colore dei soldi, l’unico per cui valga la pena di sporcarsi un po’.
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moviesaddicted
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sabato 1 febbraio 2014
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filmone/attorone
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allora vorrei precisare un paio di cose.
Per chi sostiene che il film sia troppo lungo, mi potreste spiegare, di grazia, come fate a guardare l'orologio con questo film? con Terrence Malick che fate? vi portate il sacco a pelo al cinema?
Comunque, il film è atrocemente bello. Girato bene, recitato ancora meglio. Scorsese, per quanto mi riguarda, è di una classe d'altri tempi, anche quando deve rappresentare la feccia.
Poi veniamo a DiCaprio. Signori, sto ragazzo non sa più che deve fare per dimostrarvi che è il più bravo. Il più bravo.
Non mi meraviglierebbe se altri suoi illustri colleghi, un jhonny deep ad esempio, dopo aver visto interpretazioni come questa, si dessero allegramente all'ippica.
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allora vorrei precisare un paio di cose.
Per chi sostiene che il film sia troppo lungo, mi potreste spiegare, di grazia, come fate a guardare l'orologio con questo film? con Terrence Malick che fate? vi portate il sacco a pelo al cinema?
Comunque, il film è atrocemente bello. Girato bene, recitato ancora meglio. Scorsese, per quanto mi riguarda, è di una classe d'altri tempi, anche quando deve rappresentare la feccia.
Poi veniamo a DiCaprio. Signori, sto ragazzo non sa più che deve fare per dimostrarvi che è il più bravo. Il più bravo.
Non mi meraviglierebbe se altri suoi illustri colleghi, un jhonny deep ad esempio, dopo aver visto interpretazioni come questa, si dessero allegramente all'ippica.
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beanmode
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sabato 1 febbraio 2014
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eccezzionale!!
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Un pò troppo volgare, ma se il vostro stomaco sopporta è un film eccezzionale, con un DiCaprio al top, trama esilerante.
Consigliabile a un pubblico adulto.
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(di ciocapock)
[ - ] eccezionale?
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ludocarli
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sabato 1 febbraio 2014
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wolf
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Un film non perfetto ma che regala tre ore di cinema allo stato pure.
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joeblack080303
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sabato 1 febbraio 2014
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ma era nicholson o di caprio ?
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Premetto che non adoro i film di Scorsese, alcuni sono capolavori mentre altri li ritengo molto sopravvalutati!
Detto questo, the Wolf of Wall Street va visto, l'opera ha ritmo, la fotografia è curata, il contesto è eccessivo ma realistico, perfino il sesso che nel film ha un ruolo da co-protagonista assieme alle droghe è funzionale alla trama come in pochi altri lavori io abbia visto.
Capitolo Attori, Di Caprio è straordinario in certi momenti sembra di rivedere Nicholson da giovane, forse anche meglio! Geniale cammeo di Matthew McConaughey e cast a supporto assolutamente credibile. L'unica interpretazione che forse mi ha convinto meno, è quella di Jonah Hill, un pò troppo fuori dalle righe in certe occasioni ma nel coplesso gradevole.
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Premetto che non adoro i film di Scorsese, alcuni sono capolavori mentre altri li ritengo molto sopravvalutati!
Detto questo, the Wolf of Wall Street va visto, l'opera ha ritmo, la fotografia è curata, il contesto è eccessivo ma realistico, perfino il sesso che nel film ha un ruolo da co-protagonista assieme alle droghe è funzionale alla trama come in pochi altri lavori io abbia visto.
Capitolo Attori, Di Caprio è straordinario in certi momenti sembra di rivedere Nicholson da giovane, forse anche meglio! Geniale cammeo di Matthew McConaughey e cast a supporto assolutamente credibile. L'unica interpretazione che forse mi ha convinto meno, è quella di Jonah Hill, un pò troppo fuori dalle righe in certe occasioni ma nel coplesso gradevole.
Film capolavoro per una trama che in fondo potrebbe essere la vera storia di molti personaggi in vista del nostro mondo.
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paperinajaja
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sabato 1 febbraio 2014
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una sola parola: orribile
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Film orribile, materiale in un modo da fare schifo. Ti porta ad avere il ripudio dei soldi, del sesso, del mondo in cui vive. Fa davvero obbrobrio!
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meddows
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venerdì 31 gennaio 2014
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e' la fame del lupo la vera protagonista
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179 minuti necessari, irrinunciabili ad assegnare alla pellicola di Scorsese il giusto tono, lo sguardo che egli stesso voleva adottare per questo film, un continuo alternarsi tra frenesia e appiattimento, picchi di ritmo forsennato e schianti di meditata lentezza, droga e astinenza, lussuria e sobrietà, irresponsabilità e richiami all’ordine. Non ci sono 5 minuti di storia, di dialogo, di immagini che si possono sottrarre al film, che non siano funzionali alla parabola del protagonista e allo sguardo morale del regista. Tutto concorre ad un traguardo, ad un senso che si esplicita nella santa trinità di Scorsese: regia, montaggio, protagonista. Jordan Belfort, fin dalle prime scene, mette subito in chiaro le cose: il sogno americano è fare soldi a palate e usare quei soldi come cannuccia per sniffarti l’impossibile, poco importa se quei soldi bisogna rubarli, sottrarli, nasconderli, riciclarli; l’importante è spenderli in oggetti che sono status symbol, in auto vistose, in orologi da 12.
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179 minuti necessari, irrinunciabili ad assegnare alla pellicola di Scorsese il giusto tono, lo sguardo che egli stesso voleva adottare per questo film, un continuo alternarsi tra frenesia e appiattimento, picchi di ritmo forsennato e schianti di meditata lentezza, droga e astinenza, lussuria e sobrietà, irresponsabilità e richiami all’ordine. Non ci sono 5 minuti di storia, di dialogo, di immagini che si possono sottrarre al film, che non siano funzionali alla parabola del protagonista e allo sguardo morale del regista. Tutto concorre ad un traguardo, ad un senso che si esplicita nella santa trinità di Scorsese: regia, montaggio, protagonista. Jordan Belfort, fin dalle prime scene, mette subito in chiaro le cose: il sogno americano è fare soldi a palate e usare quei soldi come cannuccia per sniffarti l’impossibile, poco importa se quei soldi bisogna rubarli, sottrarli, nasconderli, riciclarli; l’importante è spenderli in oggetti che sono status symbol, in auto vistose, in orologi da 12.000 dollari, in puttane e stupefacenti, in beni a tal punto futili da essere sempre sostituibili e infatti l’orologio viene lanciato ad una folla avida, l’auto distrutta senza remore, l’elicottero utilizzato come fosse un giocattolo. Tutto il possibile per allontanare non tanto la paura della morte quanto la paura di essere sobri nell’attimo della morte. La sensazione è che la Wall Street del titolo sia solo un pretesto, una cornice per raccontare l’altro elemento del titolo che assume ben più importanza: wolf, quel lupo che altri non è che la bestia del sogno americano degli anni ‘90, il lupo che sposta e investe montagne di soldi perennemente strafatto, un’intera generazione votata al capitalismo nella peggiore delle sue forme, l’illusione di poter fare tutto e avere tutto solo perché lo si può comprare. Scorsese sembra quasi tracciare un solco tra i personaggi dei suoi precedenti film e l’ultimo Jordan Belfort: in ‘Toro Scatenato’, ‘L’età dell’innocenza’, ‘Gangs of New York’ e perfino nei malavitosi di ‘Quei bravi ragazzi’ o nella follia di ‘Taxi Driver’, quegli uomini erano mossi da un sano senso di rivincita, di riscatto che poi magari li accecava e li trascinava su strade pericolose e sanguinolente; il lupo di Wall Street non ha niente di tutto questo, è semplicemente avido perché è cresciuto con il risentimento di non avere ciò che gli altri rubano, con l’invidia di non essere stato chiamato fra gli eletti a giocare sporco, ladro fra i ladri. Fondamentale, in quest’ottica, le caotiche scene che Scorsese riesce a costruire e che si scontrano con la piata scena finale dell’agente FBI nella metropolitana: in altri tempi (neanche lontani, vedi ‘The Departed’) Scorsese avrebbe regalato più tempo a quel personaggio positivo, stavolta però sapeva di dover giocare per eccesso ed è per questo che per 179 minuti non si stacca mai da Leonardo Di Caprio che, seppur spesso circondato da decine di persone, sembra essere sempre da solo in scena. Non perché sia unico o diverso dagli altri ma perché è come tutti gli altri. Scorsese ne ha solo scelto uno di cui raccontare la storia.
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gianluca sersante
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venerdì 31 gennaio 2014
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faccio eco a marzia gandolfi
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la recensione di marzia gandolfi e' perfetta ,non bisogna aggiungere altro!
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ghanda
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venerdì 31 gennaio 2014
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martin che delusione!
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Mi sono appena iscritta: sono generalmente in accordo con le Vs. votazioni ma questa volta NO. Il film è lungo, troppo, 180 minuti pesantissimi con momenti noiosi e soprattutto ripetivi. Lo riguarderei solamente tramite dvd, utilizzando la funzione forward del telecomando. Talmente lungo che più volte mi è balenato in testa di uscire dalla sala. La storia è una minestra riscaldata, vista e rivista mille volte. Cosa c'era di nuovo? Per me niente. Il tipico americano che vuol far soldi e carriera, diventa ricco in modo illecito, droga, sesso, soldi e in loop così per 180 minuti. Ho messo ad ogni modo 2 stelline perchè se vi piace il mondo delle drogh, allora si che il film fa a caso vostro, ne usa così tante che è divertente vedere gli effetti che il bravissimo Leo interpreta in modo strabiliante, lui e il suo enturage di amici.
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Mi sono appena iscritta: sono generalmente in accordo con le Vs. votazioni ma questa volta NO. Il film è lungo, troppo, 180 minuti pesantissimi con momenti noiosi e soprattutto ripetivi. Lo riguarderei solamente tramite dvd, utilizzando la funzione forward del telecomando. Talmente lungo che più volte mi è balenato in testa di uscire dalla sala. La storia è una minestra riscaldata, vista e rivista mille volte. Cosa c'era di nuovo? Per me niente. Il tipico americano che vuol far soldi e carriera, diventa ricco in modo illecito, droga, sesso, soldi e in loop così per 180 minuti. Ho messo ad ogni modo 2 stelline perchè se vi piace il mondo delle drogh, allora si che il film fa a caso vostro, ne usa così tante che è divertente vedere gli effetti che il bravissimo Leo interpreta in modo strabiliante, lui e il suo enturage di amici. Ahimè il finale non son riuscita a vederlo perchè mi son addormentata.
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alex2044
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venerdì 31 gennaio 2014
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troppe risate intorno a me
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Una tragedia virata in farsa . Malgrado le tre ore non mi sono annoiato . Scorsese non si discute si applaude .Di Caprio è bravissimo . L'incipit è superlativo (M. Mc Conaughey è straripante nella sua bravura ) . Però il film non mi ha convinto completamente . Troppe risate intorno a me mentre nel suo procedere il film diventava, per me , sempre più cupo . Forse il motivo della mie perplessità sta proprio in questo . Il personaggio è ributtante ma il film lo ha reso troppo spesso simpatico . Forse Scorsese non lo voleva ma a me è parso così .
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