belliburi
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domenica 26 gennaio 2014
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ci piaceeeeee!!!
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Di caprio e da oscar! Bel film...
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pasteboardmasks
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domenica 26 gennaio 2014
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un cocktail ruggente
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Veloce, intenso, sopra le righe, mai un momento di pausa nel capolavoro di Martin Scorsese che immortala l’ascesa e la caduta di uno dei più celebri broker di Wall Street; nel cuore pulsante della finanza mondiale degli anni ’80, Jordan Belfort, rifilando penny stocks a chiunque riuscisse a convincere, costruì una fortuna per sé e per la sua improbabile combriccola di idioti drogati, ma affamati di successo.
Una festa/film di tre ore che alterna drammi tragici a momenti di pura comicità, e che travolge lo spettatore lasciandolo stanco ma appagato e con qualche riflessione sulle dinamiche di folla e la psicologia della vendita. Il tutto condito da un cast la cui recitazione, dalla più umile comparsa al protagonista, è assolutamente impeccabile.
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Veloce, intenso, sopra le righe, mai un momento di pausa nel capolavoro di Martin Scorsese che immortala l’ascesa e la caduta di uno dei più celebri broker di Wall Street; nel cuore pulsante della finanza mondiale degli anni ’80, Jordan Belfort, rifilando penny stocks a chiunque riuscisse a convincere, costruì una fortuna per sé e per la sua improbabile combriccola di idioti drogati, ma affamati di successo.
Una festa/film di tre ore che alterna drammi tragici a momenti di pura comicità, e che travolge lo spettatore lasciandolo stanco ma appagato e con qualche riflessione sulle dinamiche di folla e la psicologia della vendita. Il tutto condito da un cast la cui recitazione, dalla più umile comparsa al protagonista, è assolutamente impeccabile.
pasteboardmasks.wordpress.com/2014/01/26/the-wolf-of-wall-street/
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francesco vesprini
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domenica 26 gennaio 2014
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questione d'affari!
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"Tutti i nodi vengono al pettine", così la nevrosi del broker cocainomane Jordan Belfort si fa risentire. Un giovane ambizioso agente di borsa assetato di denaro e potere già da bambino, che farà tremare le stanze del potere e il cuore della finanza mondiale, sarà vittima della propria ambizione. Un uomo che non desidera altro che diventare ricco, realizzerà il suo sogno utilizzando le sue grandiosi capacità in modi anche discutibili.
Perché un uomo con una tale intelligenza, capacità motivazionali, di empatia con chi entrava in contatto, non ha investito queste sue qualità in obiettivi e finalità di altro ed alto livello? Beh, è forse difficile dire "non piacrebbe fare anche a me quello stile di vita", forse perché infondo siamo tutti così.
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"Tutti i nodi vengono al pettine", così la nevrosi del broker cocainomane Jordan Belfort si fa risentire. Un giovane ambizioso agente di borsa assetato di denaro e potere già da bambino, che farà tremare le stanze del potere e il cuore della finanza mondiale, sarà vittima della propria ambizione. Un uomo che non desidera altro che diventare ricco, realizzerà il suo sogno utilizzando le sue grandiosi capacità in modi anche discutibili.
Perché un uomo con una tale intelligenza, capacità motivazionali, di empatia con chi entrava in contatto, non ha investito queste sue qualità in obiettivi e finalità di altro ed alto livello? Beh, è forse difficile dire "non piacrebbe fare anche a me quello stile di vita", forse perché infondo siamo tutti così. Può sorprendere l'avidità dei colletti bianchi che lavorano a Wall Street ma l'avidità è parte di ogni forma di vita, << niente sopravviverebbe senza>> dichiara Di Caprio in un'intervista <<La domanda che pone il film è se l'uomo sarà in grado di andare oltre e trovare una via per vivere in armonia gli uni con gli altri senza cercare di fregarci>>. Il personaggio di per sé è deplorevole e affascinante allo stesso tempo, la vita che conduce nel film è sfrenata, uno stile di vita negativo ma i suoi pregi sono anche i suoi difetti, il suo carisma e la sua tenacia lo renderranno da un lato un vincente ma dall'altro lo condurranno dietro le sbarre. Dopo aver toccato con mano il paradiso perde il controllo e precipita all'inferno. Avidità, ego, eccessi: sono questi i fattori che lo hanno portato al declino. E' un personaggio che ha ceduto a ogni sorta di tentazione senza preoccuparsi delle conseguenze. Il grande Gatsby di Wall Street non agisce completamente solo. Personaggi del tutto simili a lui gli girano attorno, quali i banchieri svizzeri, gli invasati della sua società che lui stesso ha provveduto a svezzare, e la seconda moglie, che sarà pronta ad abbandonarlo davanti alle prime difficoltà finanziarie. Il braccio destro di Belfort è Donnie, interpretato divinamente da Jonah Hill CHE, con la sua vena comica, sarà in grado di aggiungere, con il permesso di Scorsese, alcune sue battute non presenti nella sceneggiatura di Terence Winter. Per non parlare della magistrale performance di Leonardo Di Caprio, che anche questa volta ha superato se stesso, aggiudicandosi per ora un Golden Globe e una nomination all'Oscar che merita di vincere senz'ombra di dubbio. Sarebbe la sua prima statuetta d'Oscar, mentre per Martin Scorsese, anch'egli in nomination, spetterebbe la seconda, in seguito a quella ottenuta nel 2007 per "The Departed - Il bene e il male". Dopo il blockbuster di Hugo Cabret nominato agli Oscar 2012, ad accreditarsi quest'anno il titolo di Miglior Film ritornerà forse Martin Scorsese con The Wolf Of Wall Street, crudo all'esagerazione, reale e realistico fino al paradosso.
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jacopo b98
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domenica 26 gennaio 2014
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capolavoro assoluto!!!
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1987, New York. Il ventiduenne Jordan Belfort (DiCaprio) inizia la sua carriera come apprendista broker a Wall Street. Dopo qualche tempo si mette in proprio e fonda, insieme a Donnie Azoff (Hill) la Stratton Oakmont. L’agenzia, da piccola e insignificante, diviene una delle più importanti di Wall Street, il tutto truffando migliaia di persone. I vari broker conducono una vita folle, fatta di sesso, orge, denaro, fiumi di droga e alcolici. Finchè un agente dell’FBI (Chandler) riuscirà ad incastrare Belfort e i suoi compari. Scritto da Terence Winter (sceneggiatore televisivo), questa mega-produzione (100 milioni di dollari) indipendente (nessuna major collabora al progetto) era uno dei titoli più attesi del nuovo anno.
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1987, New York. Il ventiduenne Jordan Belfort (DiCaprio) inizia la sua carriera come apprendista broker a Wall Street. Dopo qualche tempo si mette in proprio e fonda, insieme a Donnie Azoff (Hill) la Stratton Oakmont. L’agenzia, da piccola e insignificante, diviene una delle più importanti di Wall Street, il tutto truffando migliaia di persone. I vari broker conducono una vita folle, fatta di sesso, orge, denaro, fiumi di droga e alcolici. Finchè un agente dell’FBI (Chandler) riuscirà ad incastrare Belfort e i suoi compari. Scritto da Terence Winter (sceneggiatore televisivo), questa mega-produzione (100 milioni di dollari) indipendente (nessuna major collabora al progetto) era uno dei titoli più attesi del nuovo anno. È un capolavoro. Potrei fermarmi qui ma non ho l’abitudine di fare recensioni da otto righe scarse. Basato sulle memorie dello stesso Belfort, Scorsese ne ha tratto uno dei suoi film migliori: è una commedia nera, sotto il segno dell’eccesso. Il vero prtagonista del film, oltre alle droghe, le prostitute e naturalmente Belfort, è il Denaro. Ma parliamo del denaro con la D maiuscola. Quel Dio a cui l’America è succube da tanti, tantissimi anni. Il denaro, come la dipendenza dal sesso e dalla droga, è una malattia. Una malattia della mente. E Belfort è un malato grave. Divertente, esilarante, folle, il film ha la sembianza di una farsa per quasi tutti i suoi centottanta minuti di durata. È una scena di cruda violenza domestica a risvegliarci da quest’illusione. The Wolf of Wall Street è una commedia, d’accordo, infatti si ride molto e molte sequenze (in particolare quella in cui Belfort e Azoff prendono il Lemmon e si contorcono per terra) sono davvero esilaranti. Ma il cuore del film è il dramma profondo che rappresentava e rappresenta questo tipo di finanza: L’obbiettivo di un broker-dice Mark Hannah, mentore di Belfort-è prendere i soldi dalle tasche dei clienti e metterli nelle sue. Questo è quello che avviene per tutto il film e Belfort è uno di quei mostri veri che ci sono nel nostro mondo. Quei mostri che di scannarti con una telefonata se ne fanno un baffo. Quei mostri a cui non importa niente di nessuno, tranne che di se stessi. Idea resa benissimo dal finale: Azoff non esita a rovinare Belfort. Perché a Wall Street non esiste l’amicizia: vince chi riesce a mangiare di più. Il quadro finale è quello di una critica feroce al capitalismo USA e al mondo alta finanza. Ennesimo capolavoro di un maestro che a settant’anni suonati continua e non smette di stupire. A questo punto dobbiamo fare almeno due parole su DiCaprio (premiato con un Golden Globe) che si lancia coraggiosamente (mettendoci anche soldi suoi) in un progetto rischioso e hard-core e ci regala una performance da brivido, probabilmente la sua migliore interpretazione in assoluto; materiale da Storia del Cinema. Se l’Academy questa volta gli nega l’Oscar ci si dovrà profondamente interrogare (e non che non l’abbia già fatto) sul criterio con cui assegna il premio. Chiusa la parentesi DiCaprio è rimasto poco da dire: Hill è magistrale, McConaughey, per quel poco che appare, lascia il segno e la Robbie (classe 1990!!!), talentuosa e bellissima attrice australiana, rimane per forza impressa nella memoria dello spettatore. Cinque nomination agli Oscar: miglior film, regia, attore, attore non protagonista, sceneggiatura non originale.
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[+] capolavoro ma non condivido la tua interpretazione
(di guglielmo rinaldini)
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[+] vero...! belfort è un mostro...
(di hollyver07)
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genova1968
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domenica 26 gennaio 2014
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noia
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Lo hanno giá detto in molti, con questo film Scorsese forse voleva raccontare Quei bravi ragazzi o Casino a Wall Street, pero Di Caprio non e' De Niro, gli attori co-protagonisti non sono dello stesso calibro di Pesci, Liotta, Stone o Woods e i dialoghi e la scenografia sono di serie b. Ad esempio in Quei bravi ragazzi il dialogo sul sugo e' surreale folle e adrenilico, in wolf il dialogo su cosa possono fare i nani e' solo irritante. Non ci credono nemmeno loro e non c'e follia: si cerca di rendere incalzante il ritmo ma tutto l'impegno speso da Di Caprio non e' sufficiente. Tanta noia e poca credibilita' nei monologhi ripetitivi. Alla fine mi sono sentita ingannata da tutto il battage pubblicitario che mi ha attirato al cinema e stupita per essere caduta nella trappola.
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Lo hanno giá detto in molti, con questo film Scorsese forse voleva raccontare Quei bravi ragazzi o Casino a Wall Street, pero Di Caprio non e' De Niro, gli attori co-protagonisti non sono dello stesso calibro di Pesci, Liotta, Stone o Woods e i dialoghi e la scenografia sono di serie b. Ad esempio in Quei bravi ragazzi il dialogo sul sugo e' surreale folle e adrenilico, in wolf il dialogo su cosa possono fare i nani e' solo irritante. Non ci credono nemmeno loro e non c'e follia: si cerca di rendere incalzante il ritmo ma tutto l'impegno speso da Di Caprio non e' sufficiente. Tanta noia e poca credibilita' nei monologhi ripetitivi. Alla fine mi sono sentita ingannata da tutto il battage pubblicitario che mi ha attirato al cinema e stupita per essere caduta nella trappola. Passeranno anni prima di fidarmi di nuovo del duo Scorsese Di Caprio che pure mi era piaciuto molto in The Departed.
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pisa93
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domenica 26 gennaio 2014
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il lupo si scorsese
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Jordan Belfort è un broker senza scrupoli, segnato dagli eccessi e dall'avidità, ma con l'arrivo dell'FBI la situazione potrebbe cambiare. Eccessi, droga, soldi e donne bellissime: benvenuti a Wall Street.
Scorsese ci accompagna nel nevrotico e perverso mondo della Borsa, dove ogni eccesso è permesso e niente sembra essere illecito. I soldi sono la chiave di tutto, ma sono anche i perfetti sostituti dei sentimenti. Wall Street è un mondo che facilmente ti "ingoia", ma difficilmente ti restituirà "sano" alla vita che hai sempre vissuto.
Il film è una caduta verso il nero dell'eccesso e della perversione, ma il tutto è raccontato in maniera giocosa e simpatica, risultando una commedia nera che difficilmente non strapperà qualche risata allo spettatore.
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Jordan Belfort è un broker senza scrupoli, segnato dagli eccessi e dall'avidità, ma con l'arrivo dell'FBI la situazione potrebbe cambiare. Eccessi, droga, soldi e donne bellissime: benvenuti a Wall Street.
Scorsese ci accompagna nel nevrotico e perverso mondo della Borsa, dove ogni eccesso è permesso e niente sembra essere illecito. I soldi sono la chiave di tutto, ma sono anche i perfetti sostituti dei sentimenti. Wall Street è un mondo che facilmente ti "ingoia", ma difficilmente ti restituirà "sano" alla vita che hai sempre vissuto.
Il film è una caduta verso il nero dell'eccesso e della perversione, ma il tutto è raccontato in maniera giocosa e simpatica, risultando una commedia nera che difficilmente non strapperà qualche risata allo spettatore. Scene come quella del "telefono da strafatti" sono da antologia e difficilmente verranno dimenticati, ma fanno anche riflettere su quanto l'asticella della depravazione umana si sia spinta in là. Neanche film come "Paura e delirio a Las Vegas" avrebbero osato tanto, ma Scorsese non ha paura di sferzare lo spettatore con la sua immanente realtà, confermando ancora una volta la passione per i personaggi dannati.
Jordan Belfort è impersonato da un Leonardo Di Caprio immenso. Sempre in scena ed onnipresente, cattura lo spettatore con monologhi da antologia e riesce quasi a convincere sulla bontà di ciò che sta facendo. La sua interpretazione è talmente strabordante che talvolta annulla la finzione cinematografica, ignorando il contesto e parlando direttamente allo spettatore attraverso la telecamera. Forse i tempi sono finalmente maturi per un Oscar e questo nuovo Gordon Gekko potrebbe valere più di quanto lasci intendere.
In conclusione, Scorsese ha confezionato un film potente che non ha paura di estenuare lo spettatore con le sue tre ore di palpitazioni e monologhi infervorati. Il tutto è, però, rappresentato in maniera troppo buonista. Il regista sembra essere una mamma che rimprovera amorevolmente il suo bambino per una marachella, senza condannarlo veramente.
Il finale è un loop rappresentante un nuovo inizio e non una consapevolezza del male perpetrato. Nonostante ciò, Scorsese non delude e sale in cattedra ancora una volta per insegnare il grande cinema.
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hollyver07
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domenica 26 gennaio 2014
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magnificamente osceno ma... insensibile
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Ciao. Come sempre... il mio "giudicare" una pellicola lascia il tempo che trova e nulla più. Ad ogni buon conto, non esprimo un voto a causa della forte sensazione di disagio che percepirei nell'esaltare o denigrare questo film. Proverò quindi a spiegare tale stato d'animo. Certamente è un film prolisso e quasi interminabile ma ritengo che Scorsese non potesse farne a meno, includendo, in tale necessità, i dialoghi quasi perennemente fuori dalle righe ed alle numerose scene da postribolo. Il regista, assecondato da un Leonardo DiCaprio veramente da applausi (sarebbe da soldatino dorato...?!) ha diciamo... preparato un completo trattato di genetica del parassitismo, dalle fondamenta all'anichilimento.
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Ciao. Come sempre... il mio "giudicare" una pellicola lascia il tempo che trova e nulla più. Ad ogni buon conto, non esprimo un voto a causa della forte sensazione di disagio che percepirei nell'esaltare o denigrare questo film. Proverò quindi a spiegare tale stato d'animo. Certamente è un film prolisso e quasi interminabile ma ritengo che Scorsese non potesse farne a meno, includendo, in tale necessità, i dialoghi quasi perennemente fuori dalle righe ed alle numerose scene da postribolo. Il regista, assecondato da un Leonardo DiCaprio veramente da applausi (sarebbe da soldatino dorato...?!) ha diciamo... preparato un completo trattato di genetica del parassitismo, dalle fondamenta all'anichilimento...? No...! Penso sia più corretto affermare... dalla genesi alla larvale prosecuzione... mutazione... ecc. ecc.! La "cosa", Jordan Belfort, è beatamente attiva ed esiste ancora, al pari dei suoi adepti, discepoli ed emulatori sparsi nel mondo finanziario (ovvio non solo USA). Implicitamente, ne deduco che la tipologìa genetica di simili parassiti, cinicamente rappresentati da Scorsese, è cronicamente vitale e ben lungi dall'essere estirpabile. Manifesto il mio accorato disgusto per quel genere di elementi perchè ritengo che la pecca del film di Scorsese sia proprio questa. Egli s'è (giustamente) accanito nel mostrare, senza manifesta pietà con uno scalpello a guisa di bisturi, il personaggio in svariate sfumature della sua personalità, del suo fare, della sua storia ed in quelle del grottesco circo che aveva costruito. Purtroppo... manca un consistente aggancio alla realtà, mi è parso quasi per indifferenza, oggettivamente intesa ad evidenziare gli effetti che quella sorta di ennesimo modello di sogno americano generò sulle innumerevoli persone che furono compromesse ed anche rovinate dall'altrui avidità. Sia chiaro, non è una novità (almeno non quando si parla di truffatori e truffati) ma avrei considerato più benevolmente il lavoro di Scorsese se avesse ostentato una maggiore sensibilità entro detti termini. ....SPOILER.... Infatti, mi è parsa ben poca cosa lasciare la scena finale allo sguardo meditabondo dell'agente FBI Denham (un ottimo Kyle Chandler dal ruolo molto misurato per essere un mastino) che osserva e riflette sulle persone che con lui viaggiano in metropolitana. In ottica realizzativa, nonostante la durata, il film è eccezionale, tra l'altro, anche grazie ad un accuratissimo montaggio, molte delle scene girate rivelano chiare ed evidenti improvvisazioni interpretative del cast, cosa che considerato il marasma di situazioni sceneggiate (in particolare nelle scene di gruppo) la dicono lunga sulla capacità del regista di coniugare sceneggiatura, recitazione e scelta delle immagini - escluse le scene in "ditta" da seguire attentamente è quella della conoscenza tra Belfort e Azoff -. Qualche scivolata nella retorica c'è, ad es. la scena dell'incontro tra Denham e Belfort sul panfilo, l'agente FBI è seduto con la garrente Stars and Stripes alle spalle mentre il villain cerca di corromperlo... qui nessuna particolare novità... conclamate ed insormontabii regole di Hollywood che i registi ben conoscono ed opportunamente vi accondiscendono. Ottimo il cast dei comprimari, un buon plauso per Jonah Hill (nei panni di Donnie Azoff) ed anche a M. McConaughey (l'assurdo yuppie Mark Hanna) per il quale c'è da chiedersi se la smunta figura fosse già in tono per "Dallas buyer club" oppure avesse già terminato di girarlo (!). Particolare il cammeo di Spike Jonze (Dwayne) che dirigerà "Her" di prossima programmazione. Altri elementi da evidenziare, una sceneggiatura a dir poco a misura di Scorsese (Terence Winter) Ottima la scelta dei brani d'accompagnamento sonoro e di buon mestiere la fotografia e le scenografie. In definitiva, un film eccellente anzi... magnifico! Ma privo di una manifesta attenzione nei confronti di coloro che subirono gli effetti di quel/quei parassita/i, il che ne fa una sorta di "elogio" del sistema, piuttosto che una esplicita forma di biasimo (senza voler scomodare il concetto di denuncia). Comunque... un potenziale cinque stelle che non riesco a distinguerlo se ripiegato su una... sia come sia, consigliatissimo da vedere e rivedere. Buona visione a tutti. Saluti
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[+] non capisci nulla
(di ilcapitano)
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[+] ilcapitano, grazie per avermi smascherato!
(di hollyver07)
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righa pincher
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domenica 26 gennaio 2014
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vita da drogati
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Jordan Belfort è un eroe: un self made man senza paura e pieno di determinazione, pronto a scendere nell'agone del toro di Wall Street con le vesti del lupo, dapprima travestito da agnello perché sa di dover imparare come si fa, e poi a rugggire come un leone dall'alto dei suoi prodigiosi successi. Il suo successo consiste nell'essere il più devoto e religioso sacerdote del dio denaro, la droga più potente per chi fa della truffa continuata la sua arma vincente, come lui e i suoi accoliti, - un branco di scimmie prive di una qualsivoglia traccia di umanità-, ma anche di chi è solo apparentemente vittima dei raggiri, perché entusiasta e consenziente adoratore dello stesso dio.
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Jordan Belfort è un eroe: un self made man senza paura e pieno di determinazione, pronto a scendere nell'agone del toro di Wall Street con le vesti del lupo, dapprima travestito da agnello perché sa di dover imparare come si fa, e poi a rugggire come un leone dall'alto dei suoi prodigiosi successi. Il suo successo consiste nell'essere il più devoto e religioso sacerdote del dio denaro, la droga più potente per chi fa della truffa continuata la sua arma vincente, come lui e i suoi accoliti, - un branco di scimmie prive di una qualsivoglia traccia di umanità-, ma anche di chi è solo apparentemente vittima dei raggiri, perché entusiasta e consenziente adoratore dello stesso dio. In un rutilante ammasso di carni e lustrini, entriamo in una visione drogata della realtà, ci immergiamo nell'allucinazione collettiva quasi fino ad esserne preda, perché questa è la grandezza del film: il mostrarci un vincente come vincente, sempre, persino quando va in carcere e col denaro vi si compra una dignitosissima permanenza; persino quando davanti a un uditorio di persone non (ancora) drogate, continua a esaltare la potenza della falsità. E' un film disperato, che in nessun momento ci fa credere in possibili anticorpi. E proprio per questo ci sfida a domandarci noi da che parte stiamo, senza che vi sia un esercito di Buoni che viene a salvarci. La sola consolazione che resta è constatare che nessuno di questi avidi, grandi e piccoli, animali adoratori, imbalsamati nei loro riti beceri e nel loro pessimo gusto, brilla una scintilla di felicità, perché nella bolla dell'illusione di onnipotenza cessano di esistere la solidarietà e l'intimità con gli altri, il solo segreto del benessere autentico.
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yrock
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domenica 26 gennaio 2014
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un uomo incapace di amare
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Scorsese mette alla prova Di Caprio, e la prova viene superata alla grande. Di Caprio da tutto se stesso in questo film, svolgendo un ruolo complesso per via delle gestualità e delle espressioni facciali che sono sempre diverse per ogni scena, di questa pellicola-colosso di tre ore. La prima ora di film pecca di eccessive immagini esplicite che poteva risparmiarci, lasciandoci semplicemente intendere lo svolgimento delle scene. Non si ride più di tanto in questo film; sarà che ormai consapevoli delle conseguenze delle azioni di questi broker, vista la crisi economica in cui ci troviamo, c'è davvero poco da ridere visto le rovine che gente come questo soggetto, hanno procurato alle persone.
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Scorsese mette alla prova Di Caprio, e la prova viene superata alla grande. Di Caprio da tutto se stesso in questo film, svolgendo un ruolo complesso per via delle gestualità e delle espressioni facciali che sono sempre diverse per ogni scena, di questa pellicola-colosso di tre ore. La prima ora di film pecca di eccessive immagini esplicite che poteva risparmiarci, lasciandoci semplicemente intendere lo svolgimento delle scene. Non si ride più di tanto in questo film; sarà che ormai consapevoli delle conseguenze delle azioni di questi broker, vista la crisi economica in cui ci troviamo, c'è davvero poco da ridere visto le rovine che gente come questo soggetto, hanno procurato alle persone. Scorsese non affronta però, le conseguenze delle azioni di Belfort, limitandosi a mostrarci la sua vita dissoluta. Il dubbio ci pervade: ma era felice quest'uomo che aveva tutto ai suoi piedi? Il film non ci dà risposte chiare e ci induce a credere che, è la vita che tutti sognano. Ben fatto anche per i vestiti e le scenografie che rendono davvero l'idea dello sfarzo. I ruoli secondari sono ben caratterizzati, nessuno è messo a caso. Un'altra nota di merito va nella scelta di Margot Robbie nel ruolo di seconda moglie di Belfort. è la donna bellissima e super sexy che ci si aspetta al fianco di un uomo del genere, ma non stupida od oca. Capiamo infine che Belfort è stato un uomo incapace di amare: non amava la moglie, nè i figli, ne i suoi collaboratori ed amici, infatti tradirà tutti loro. Una domanda sorge spontanea: ma di tutti i capi d'accusa per cui fu imputato, come mai nessun riguardo la droga, visto il largo uso che ne fece? Non ci è dato sapere. Yalamovie (canaleyoutube)
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fbavarix
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domenica 26 gennaio 2014
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bellissimo film leo di caprio e martin scorsese
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Pellicola capolavoro, per intensità per ironia (mai sentito una sala piena ridere così tanto), ripercorre fedelmente la vita di Jordan Belfort genio della finanza (cattiva) e sregolatezza.
sono sorpreso di leggere commenti negativi, tipo che il film è lunghissimo...mi domando se le persone prima di acquistare un ticket per assistere ad un film si informano...il film dura per l'esattezza 179 minuti il che significa 3 ore ..! Oppure ..film volgare, osceno...è vietato ai minori di 14 anni, qualcosa vorrà dire, no ? Biancaneve e i sette nani, lo prooiettano nella sala più in fondo. Io davvero non capisco certe ipocrisie, la storia è quella che cosa volete che il regista racconti del suo rapporto con la madre.
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Pellicola capolavoro, per intensità per ironia (mai sentito una sala piena ridere così tanto), ripercorre fedelmente la vita di Jordan Belfort genio della finanza (cattiva) e sregolatezza.
sono sorpreso di leggere commenti negativi, tipo che il film è lunghissimo...mi domando se le persone prima di acquistare un ticket per assistere ad un film si informano...il film dura per l'esattezza 179 minuti il che significa 3 ore ..! Oppure ..film volgare, osceno...è vietato ai minori di 14 anni, qualcosa vorrà dire, no ? Biancaneve e i sette nani, lo prooiettano nella sala più in fondo. Io davvero non capisco certe ipocrisie, la storia è quella che cosa volete che il regista racconti del suo rapporto con la madre...? Mah...sono allibito.
andate a vederlo e rilassatevi , saranno tre ore spese bene, del resto il mondo della finanza americana è stato quello ed è ancora quello.....Concludo dicendo che con questo film dopo il Golden Globe, Leo di Caprio riceverà l'Oscar per la migliore interpretazione di sempre.
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