francecavour
|
sabato 25 gennaio 2014
|
un film sulla finanza....che non parla di finanza!
|
|
|
|
Premetto che sono arrivato al cinema ed ero euforico, dal trailer sembrava un super film con un susseguirsi concatenato di cose e invece in dei momenti le scene sono state molto lente (ma questo è accettabilissimo). Un film mediocre che dura tre ore e parla di soldi,sesso e droga non con caratteri distintivi rispetto ad altri film, in poche parole un comunissimo film che tratta questi argomenti, che a mio parere non può durare tre ore!Tutti sappiamo della disavventura del mega-yacht "Nadine" (prima nelle mani di Coco Chanel) affondato sulle coste della Sardegna, ma quella scena se la potevano prorpio risparmiare. Poi che dire, il film sulla finanza che non parla di finanza, ci insegna ad indossare dei vestiti a dir poco eccezionali, montati su due personaggi ( Leonardo DiCaprio e Margot Robbie) di una bellezza estrema che interpretano i ruoli nel migliore dei modi.
[+]
Premetto che sono arrivato al cinema ed ero euforico, dal trailer sembrava un super film con un susseguirsi concatenato di cose e invece in dei momenti le scene sono state molto lente (ma questo è accettabilissimo). Un film mediocre che dura tre ore e parla di soldi,sesso e droga non con caratteri distintivi rispetto ad altri film, in poche parole un comunissimo film che tratta questi argomenti, che a mio parere non può durare tre ore!Tutti sappiamo della disavventura del mega-yacht "Nadine" (prima nelle mani di Coco Chanel) affondato sulle coste della Sardegna, ma quella scena se la potevano prorpio risparmiare. Poi che dire, il film sulla finanza che non parla di finanza, ci insegna ad indossare dei vestiti a dir poco eccezionali, montati su due personaggi ( Leonardo DiCaprio e Margot Robbie) di una bellezza estrema che interpretano i ruoli nel migliore dei modi. Non fatevi ingannare dalla facilità con cui quest'uomo è riuscito a guadagnare quasi 60 milioni di dollari sulle spalle della povera (non solo in termini economici) gente, perchè il requisito principale è la cattiveria interiore, e questa non la insegnano in nessuno facoltà....
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francecavour »
[ - ] lascia un commento a francecavour »
|
|
d'accordo? |
|
xxseldonxx
|
sabato 25 gennaio 2014
|
homo homini lupus
|
|
|
|
Jordan Belfort è un giovane broker famelico e ambizioso che, dopo il lunedì nero del 1987, grazie alla sua grinta e alla totale noncuranza della legge, riesce a rimettersi subito in piedi e guadagnare milioni, fregando prima i piccoli, poi i grandi risparmiatori; la sua vita si trasforma in un attimo: dipendente da svariati tipi di droga, dal sesso e, ovviamente, dal denaro, Jordan si ritrova con ville di lusso, una moglie trofeo, uno yacht da 52 metri e i federali alle calcagna.
Parliamoci chiaro: Martin Scorsese è uno dei più grandi registi della storia del cinema, capace di una narrazione che, al momento, non ha eguali.
[+]
Jordan Belfort è un giovane broker famelico e ambizioso che, dopo il lunedì nero del 1987, grazie alla sua grinta e alla totale noncuranza della legge, riesce a rimettersi subito in piedi e guadagnare milioni, fregando prima i piccoli, poi i grandi risparmiatori; la sua vita si trasforma in un attimo: dipendente da svariati tipi di droga, dal sesso e, ovviamente, dal denaro, Jordan si ritrova con ville di lusso, una moglie trofeo, uno yacht da 52 metri e i federali alle calcagna.
Parliamoci chiaro: Martin Scorsese è uno dei più grandi registi della storia del cinema, capace di una narrazione che, al momento, non ha eguali. Dopo la parentesi romantica di "Hugo Cabret", vera e propria lettera d'amore di Scorsese al Cinema, il buon Martin riprende lo stile di "Casinò" e "Quei bravi ragazzi": ritornano la voce narrante del protagonista, il virtuosismo narrativo, il ritmo veloce ma sempre perfetto e la scatenata e onnipresente colonna sonora. C'è da aggiungere altro? Certo! Ci sono altre tre importanti note di merito.
La prima va indubbiamente ai protagonisti di questo One-man Show: un Di Caprio che così in forma non si era mai visto, a cui il personaggio di Belfort permette, tra siparietti comici, eccessi e momenti drammatici, di mostrare tutta la sua abilità e simpatia (sentito, Academy?!), e al sorprendente Jonah Hill, davvero a suo agio nel ruolo del secondo di Belfort.
La seconda va alla montatrice Thelma Schoonmaker, storica collaboratrice di Scorsese, che ha messo in piedi un film di tre ore incapace di annoiare e dotato di un ritmo narrativo sublime.
La terza va di nuovo a Scorsese. Non tanto per la regia o per l'abilità nel dirigere gli attori (queste lodi sono implicite), ma per il coraggio: è davvero difficile trovare un regista che, passati i settant'anni e con (almeno) una mezza dozzina di capolavori alle spalle, abbia ancora questa capacità e questa voglia di creare scandalo, di buttarsi nella mischia. Monsieur Scorsese, chapeau!
Infine, una considerazione di carattere etico. Molti hanno attaccato il film, accusandolo di glorificare la figura di Belfort e la sua vita di eccessi; guardando alla filmografia del regista, si capisce come Scorsese abbia sempre voluto mostrare gli aspetti più crudi e violenti dell'animo umano, il desiderio di onnipotenza e di riscatto di chi ha vissuto una vita difficile. Questo ultimo film non fa differenza: che Jordan sia un personaggio carismatico, capace di attirare la viscerale simpatia dello spettatore è innegabile; ma in quel mondo, dove più che mai l'egoismo e l'istinto di sopraffazione dell'uomo sono evidenti, è impossibile mantenere dei rapporti affettivi che non siano regolati dal denaro e dal potere. E poi c'è l'immagine esemplificativa di quella ragazza che si lascia rapare a zero per dieci mil dollari: da Wall Street puoi uscire ricco, ma ci lasci l'anima.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a xxseldonxx »
[ - ] lascia un commento a xxseldonxx »
|
|
d'accordo? |
|
francesto70
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
interminabile !!!!!
|
|
|
|
Non si può fare un film di tre ore se non hai nulla da dire ......
Il film è ripetitivo ed interminabile. peccato !!!
|
|
[+] lascia un commento a francesto70 »
[ - ] lascia un commento a francesto70 »
|
|
d'accordo? |
|
petri
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
due palle
|
|
|
|
Tre ore non passano mai !!!!!
|
|
[+] lascia un commento a petri »
[ - ] lascia un commento a petri »
|
|
d'accordo? |
|
angeload87
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
più che lupo sciacallo
|
|
|
|
DiCaprio un grande attore, il mio preferito ormai, non sbaglia una sceneggiatura. Film al cardiopalma, ti fa provare le stesse pulsazioni che hanno i protagonisti sempre all'eccesso, nella maniera più spregiudcata, sfrontata e negativa possibile. il messaggio di Scorzese arriva dritto e "no frills".
Avrei dato più spazio all'agente FBI.
3 ore ma rimani attento e sveglio. e concentrato.
mi sorprende che in America non abbia avuto tanto riscontro di pubblico e incassi
|
|
[+] lascia un commento a angeload87 »
[ - ] lascia un commento a angeload87 »
|
|
d'accordo? |
|
andrea zagano
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
svelato con successo il lato più grottesco di ws.
|
|
|
|
The wolf of Wall Street racconta la vita squilibrata di un pezzo da novanta degli anni d'oro di Wall Street, Jordan Belfort, truffatore per oltre 100 milioni di dollari a cavallo tra gli '80 e i '90. Il cinema di Scorsese si nutre di esagerazioni, di viaggi onirici provocati da droghe che, come la Lemmon, solo gli yuppies rampanti di NY potevano permettersi. Il cinema di Scorsese, ossessivo e meticoloso, si presta perfettamente all'adattamento cinematografico della biografia di Belfort, che giura alcune scene non siano frutto dell'immensa immaginazione dell'italoamericano, bensì verità, come quella del pesce ingoiato, dell'ascensore, della zona di sesso libero, della donna che si rasa per dieci mila dollari e persino quella dello yacht di 52 metri affondato nel Mediterraneo, che apparteneva realmente a Coco Chanel.
[+]
The wolf of Wall Street racconta la vita squilibrata di un pezzo da novanta degli anni d'oro di Wall Street, Jordan Belfort, truffatore per oltre 100 milioni di dollari a cavallo tra gli '80 e i '90. Il cinema di Scorsese si nutre di esagerazioni, di viaggi onirici provocati da droghe che, come la Lemmon, solo gli yuppies rampanti di NY potevano permettersi. Il cinema di Scorsese, ossessivo e meticoloso, si presta perfettamente all'adattamento cinematografico della biografia di Belfort, che giura alcune scene non siano frutto dell'immensa immaginazione dell'italoamericano, bensì verità, come quella del pesce ingoiato, dell'ascensore, della zona di sesso libero, della donna che si rasa per dieci mila dollari e persino quella dello yacht di 52 metri affondato nel Mediterraneo, che apparteneva realmente a Coco Chanel. The Wolf of Wall Street stilisticamente parlando è perfetto. Degli ultimi film di Scorsese si avvicina di più a "The Aviator", per ridondanza e avidità del protagonista attorno a cui è costruita la storia. Da ex-tossicodipendente Martin Scorsese sa cosa si può trovare in una vita pericolosa di droga, sesso sfrenato e soldi, poiché anche lui ci è passato quando è stato mollato dall'ex moglie proprio per i suoi eccessi. E allora preparatevi ad un film di eccessi, esageratamente esagerato, come Scorsese e DiCaprio, due fuoriclasse catapultati nella giungla di Wall Street. Leo stavolta merita l'Oscar. Unico difetto nella pellicola: la mano di Scorsese è ancora delicata e geniale, ma stavolta si è fatto prendere un po' troppo per durata e fanatismo. Nonostante questo, film sicuramente promosso, ed un bel fuck alle critiche, il cinema è cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrea zagano »
[ - ] lascia un commento a andrea zagano »
|
|
d'accordo? |
|
wing117
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
un nuovo film cult sul mondo della finanza
|
|
|
|
Coinvolgente ed energizzante. Spesso divertente, surreale e grottesco. Eccessivo, ripetitivo e delirante nel portare in scena le ossessioni del protagonista e dei suoi amici: soldi, avidità, potere, droga, sesso, lusso, successo, fama.
Scorsese ci racconta la parabola di un broker negli anni dell’edonismo individualista reaganiano, Jordan Belfort, i cui sogni, realizzati, si trasformeranno in incubi.
Il film all’apparenza è un inno al mito del “sogno americano”, del “self-made man”, nella sua versione diabolica, ovvero all’uomo che, dal nulla, ma non importa se ci è riuscito in maniera illegale e immorale, ha costruito un impero.
[+]
Coinvolgente ed energizzante. Spesso divertente, surreale e grottesco. Eccessivo, ripetitivo e delirante nel portare in scena le ossessioni del protagonista e dei suoi amici: soldi, avidità, potere, droga, sesso, lusso, successo, fama.
Scorsese ci racconta la parabola di un broker negli anni dell’edonismo individualista reaganiano, Jordan Belfort, i cui sogni, realizzati, si trasformeranno in incubi.
Il film all’apparenza è un inno al mito del “sogno americano”, del “self-made man”, nella sua versione diabolica, ovvero all’uomo che, dal nulla, ma non importa se ci è riuscito in maniera illegale e immorale, ha costruito un impero. In realtà, Scorsese non giudica, lascia il giudizio allo spettatore. Egli descrive il mondo dei “gangsters” di una parte dell’alta finanza, quella malata, una giungla fatta di predatori avidi, vittime dell’assuefazione e dell’astinenza da vizi, perversioni e adrenalina, prendendo il punto di vista di Belfort, di cui racconta la personalità, le emozioni, le “imprese”. Uomini come lui saranno poi una delle cause principali della crisi economica mondiale che stiamo vivendo da qualche anno.
Alla fine della proiezione lo spettatore proverà un’attrazione, una simpatia nei confronti del protagonista (e, quindi, del film) che gli ha fatto vivere un’esperienza adrenalinica, forte, unica, oppure una repulsione, quasi un disgusto per le ripetute scene di stravizi. Allo spettatore toccherà stabilire se è valsa e vale la pena vivere una “parabola” come quella di Belfort.
Il film dividerà parte del pubblico e della critica per vari motivi: raccontare la vicenda soprattutto dal punto di vista di Belfort potrebbe produrre nello spettatore una certa assoluzione nei suoi confronti, una non condanna totale e c’è il rischio che passi in secondo piano la volontà dichiarata del regista di mettere in guardia la gente comune a non fidarsi dei venditori alla Belfort; il non approfondimento del conflitto tra Bene e Male, che è solo accennato, tra l’agente della FBI e Belfort; la scelta “furba” di trattare poco le tematiche finanziarie e manageriali per garantirsi la presenza in sala di un numero maggiore di persone; le fatiche lavorative di Belfort non ci vengono mostrate, ma solo la sua "ars oratoria" e la sua leadership; la ripetitività rischia di passare non come scelta deliberata, ma come mancanza di idee; non si accenna a crisi finanziarie.
The Wolf of Wall Street è molto Scorsese (in parte simile a “Quei bravi ragazzi” e a Casinò, in parte diverso, nuovo, innovativo), mescolato con un po’ di Stone, Tarantino, Gillian e De Palma.
Come il Gordon Gekko di Michael Douglas (Oscar per l’interpretazione) in Wall Street di Oliver Stone fu preso a modello da tanti, aspiranti e non, operatori di borsa, manager e imprenditori, così avverrà lo stesso con il Jordan Belfort di un Leonardo Di Caprio sopra le righe, da Oscar.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a wing117 »
[ - ] lascia un commento a wing117 »
|
|
d'accordo? |
|
mazza_xx
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
un autentico capolavoro!
|
|
|
|
Una delle migliori interpretazioni di Di caprio che in questo film ha dato il meglio di se insieme a jonah hill.
Il film é un capolavoro assoluto,assolutamente fantastico soprattutto perché le sue tre ore passano molto velocemente grazie al grande umorismo del film.
Il film,da una parte commedia dall'altra quasi drammatico racconta tutta la storia di jordan belfort attraverso le sue pazzie nei momenti migliori della sua vita,e attraverso la sua caduta. Insomma il film é davvero fantastico!
|
|
[+] lascia un commento a mazza_xx »
[ - ] lascia un commento a mazza_xx »
|
|
d'accordo? |
|
luca tessarin
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
scorsese trionfa ancora
|
|
|
|
Ricostruire la storia di un criminale realmente esistito può sembrare cosa facile, ma no lo è. Certo, il copione è pressoché già scritto, ci sono un inizio e una fine, non bisogna inventare più di tanto personaggi e personalità, basta attingere dal reale e il gioco può sembrare fatto. Già, peccato che paradossalmente questo tipo di processo risulta molto più complesso del creare una storia di fantasia partendo da nulla. Quando la trama è inventata ci si può sbizzarrire con situazioni, personaggi, scenografie e mai nessuno obietterà su certe scelte, ma qui è diverso, qui la lama è a doppio taglio: da una parte ci vuole un’estrema bravura nel rappresentare al meglio ciò che è stato, dall’altra un alto (ma non eccessivo) estro nel “modificare” e personalizzare i tratti somatici della storia, in modo da farla propria e donarle il giusto condimento per renderla appetibile.
[+]
Ricostruire la storia di un criminale realmente esistito può sembrare cosa facile, ma no lo è. Certo, il copione è pressoché già scritto, ci sono un inizio e una fine, non bisogna inventare più di tanto personaggi e personalità, basta attingere dal reale e il gioco può sembrare fatto. Già, peccato che paradossalmente questo tipo di processo risulta molto più complesso del creare una storia di fantasia partendo da nulla. Quando la trama è inventata ci si può sbizzarrire con situazioni, personaggi, scenografie e mai nessuno obietterà su certe scelte, ma qui è diverso, qui la lama è a doppio taglio: da una parte ci vuole un’estrema bravura nel rappresentare al meglio ciò che è stato, dall’altra un alto (ma non eccessivo) estro nel “modificare” e personalizzare i tratti somatici della storia, in modo da farla propria e donarle il giusto condimento per renderla appetibile. Si è quindi in bilico su un filo sottile, e si rischia in ogni momento di cadere nella banale ripetitività (modello fotocopiatrice) o nella smisurata finzione. Scorsese su questo filo ci cammina eccome, anzi, a tratti sembra pure correre spensierato, senza intoppi e senza paura nel guardare il precipizio che sta sotto. Una grossa mano in quella corsa raggiante gliela da Di Caprio, artefice di un’interpretazione che rasenta la perfezione e in alcune sequenze forse la supera, mettendo definitivamente con le spalle al muro i detrattori che gli hanno sempre negato l’ambita statuetta a Los Angeles.
La proiezione dura tre ore, ma potrebbero anche essere due o sei, lo spettatore non se ne renderebbe conto, poiché il tutto scivola via piacevolmente, elevandosi sul tempo e trasportandoci nella New York di vent’anni fa. E qui si nota più che mai la mano di Scorsese, che dimostra per l’ennesima volta il suo legame viscerale con la Grande Mela, con quei palazzoni all’ombra dei quali ha mosso i primi passi, da ragazzo, fra gangster e marciapiedi umidi, dove si è fatto le ossa osservando (e successivamente raccontando) la città in maniera più trasparente possibile, senza pregiudizi e senza verdetti. E così ecco venire a galla personaggi come Travis Bickle (Taxi Driver) o Henry Hill (Quei bravi Ragazzi). C’è chi giura che se a New York ci fossero stati dei localoni come quelli di Las Vegas il film “Casinò” non lo avrebbe di certo girato in Nevada; bè, come non dar fiato a tali parole?
La narrazione è prorompente e il ritmo incalzante sin dalle prime battute, proprio come se la pellicola fosse una delle tante strisce di polvere bianca che compaiono nel film. Lo spettatore se la trova davanti e non può fare a meno di inspirarla tutta in maniera famelica, consapevole che non deluderà le aspettative.
Jordan Belfort è il sovrano indiscusso di un regno bieco e marcio che fa leva sull’ingenuità della gente, condannando (in maniera gentile e ruffiana) alla mattanza tutti i poveretti che gli capitano sotto mano. Nulla di tanto diverso dai gangster che seminano morte e distruzione, ma qua non ci sono pistole e sangue, ci sono solo telefoni e numeri a sei cifre, e il tutto appare meno crudele, anche se così non è.
Qualcuno lo ha definito provocante e a tratti volgare per gli eccessivi richiami a sesso, droga e alcool, ma quello in fondo fa parte della trasposizione della storia e l’evitare di raccontare certi aneddoti avrebbe coperto con un velo di ipocrisia la realtà, storpiando l’equilibrio della narrazione a favore di un inutile e falso moralismo.
Ci sono poi le critiche e le polemiche da parte delle associazioni delle persone realmente truffate da Belfort; questa gente può anche sentirsi offesa, certo, ma in fondo il film non è di certo un inno alla sua persona o un incitamento ad imitarlo. Guardando tutta la proiezione (soprattutto la seconda metà), quanti vorrebbero veramente quella vita? Fatevi la domanda e cercate di darvi una risposta. In ogni caso, qualunque risposta vi darete, sappiate che Scorsese ha già vinto, in quanto, come per gli altri film, anche in questo non ci sono giudizi, morali o verdetti: lui vi ha narrato semplicemente i fatti, giusti o sbagliati che siano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca tessarin »
[ - ] lascia un commento a luca tessarin »
|
|
d'accordo? |
|
pisiran
|
venerdì 24 gennaio 2014
|
di caprio geniale degno erede di de niro.
|
|
|
|
Di Caprio sublime interprete e degno erede del grande De Niro, è ben diretto dall'ancor più grande Martin Scorsese. Il regista però, il meglio l'ha già dato con altre pellicole ( Hugo Cabret, Goodfellas, Shutter Island, Casinò ecc.) riservando a Wolf i ritmi e le cadenze solite di Goodfellas e Casinò ma dilungandosi in certe scene che a mio avviso non era il caso. Certo il tema viene messo in risalto in modo netto (l'avidità) e con altrettanta evidenza il regista dà spazio ad una volgarità eccessiva che forse è propria di quel mondo. Nel complesso il film è scorrevole, coinvolgente ed anche simpatico in certe battute, ben sottilineato da musiche appropriate e in sintonia con gli anni che rappresenta e i gusti di Scorsese.
[+]
Di Caprio sublime interprete e degno erede del grande De Niro, è ben diretto dall'ancor più grande Martin Scorsese. Il regista però, il meglio l'ha già dato con altre pellicole ( Hugo Cabret, Goodfellas, Shutter Island, Casinò ecc.) riservando a Wolf i ritmi e le cadenze solite di Goodfellas e Casinò ma dilungandosi in certe scene che a mio avviso non era il caso. Certo il tema viene messo in risalto in modo netto (l'avidità) e con altrettanta evidenza il regista dà spazio ad una volgarità eccessiva che forse è propria di quel mondo. Nel complesso il film è scorrevole, coinvolgente ed anche simpatico in certe battute, ben sottilineato da musiche appropriate e in sintonia con gli anni che rappresenta e i gusti di Scorsese. Per quanto riguarda Leonardo Di Caprio, risulta essere sublime al punto di esaltare tutto il cast dando lustro ai personaggi che lo circondano. Non per niente risulta essere l'attore protagonista più ben voluto da Scorsese come per altro lo fù Robert De Niro.
Pisiran/Vr
[-]
|
|
[+] lascia un commento a pisiran »
[ - ] lascia un commento a pisiran »
|
|
d'accordo? |
|
|