THE WOLF OF WALL STREET
Squallido da far venire il vomito o superlativo nel raccontare gli intrighi e le lussuriose vicende che nasconde l'economia americana e non???
Il film racconta una storia avvenuta negli anni '90, eppure potrebbe tranquillamente essere una storia dei giorni nostri. Quasi sia non è cambiato nulla in vent'anni e questo fa pensare tanto. A mio modesto parere, esprime l'esaltazione dell'estetica nell'uomo, racchiude i piaceri più estremi e avidi che ogni uomo almeno una volta nella vita ha avuto o pensato. Il film ruota tutto su questo, ripetendo in modi diversi gli stessi miseri e stupidi messaggi per 180 lunghi minuti. Il non avere rispetto per nessuno (nemmeno per se stessi), fregare chiunque e sempre a proprio vantaggio (l'unico mezzo per arrivare in alto), vivere ogni attimo al massimo passando subito a quello successivo senza mai costruire nulla di concreto sul proprio cammino. Il regista ha voluto addirittura sbandierare chiaramente ad un certo punto del film l'irrazionalità del protagonista, ha voluto sottolineare che esso non si trovava li per caso, lui sceglieva in ogni istante di essere li. (mi riferisco alla scena dove Jordan Belfort (Di Caprio) poteva mollare la Stratton e comunque condurre una "vita agiata" insieme alla sua famiglia malgrado tutte le ingiustizie e infamie compiute negli anni e invece sceglie ancora una volta il potere e l'avidità, davanti ad un imminente e irrecuperabile crollo. E seppur in un primo momento, per assurdo, il senso di tutto ciò poteva alludere ad un gesto nobile, come quello di un Comandante di una nave che decide di restare a prua e affrontare insieme a lei e a tutti quelli presenti a bordo la burrasca, la scena successiva, quella dove Belfort accetta di indossare senza tanti scrupoli, un microfono nascosto per incastrare tutti i suoi collaboratori/amici solo per avere uno sconto di pena a 36 mesi, conferma l'indecenza e la "povertà" di quest'uomo.
E poi c'è la beffa finale, quando Belfort è stato ingiustamente graziato e ha davanti a sé di nuovo un libro bianco, invece di imparare dai propri errori, continua a perseverare cercando di riscrivere le stesse cose da capo, con le stesse ripugnanti prerogative, reclutando nuovamente altrettanti collaboratori/amici "schiavi della società" facili da manovrare.
Penso che chiunque dovrebbe aspirare ad avere delle ambizioni, la differenza sta nel mezzo che si sceglie per raggiungerle e Belfort ha sempre scelto la via più facile.
Per quanto riguarda il resto dei personaggi, i collaboratori/amici ecc... per intenderci, niente di nuovo, solite capre... Bastano un po' di piccioli e qualche saltuario privilegio non meritato qua e la per farli stare belli e beati a cuccia, a leccare i pollici nelle loro "felici" e illusorie realtà.
Il titolo è azzeccatissimo, Il lupo, indica in parte la ferocia e la supremazia che esso ha nel mercato finanziario, e allo stesso tempo la solitudine che sprizza ininterrottamente nell'avere tutto e niente di concreto allo stesso tempo.
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