dr_t1t0
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venerdì 2 gennaio 2015
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clint fa centro con la mira del cecchino
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Come il maestro Leone gli ha insegnato, Clint usa gli occhi di Bradley Cooper (sempre sbarrati, quasi senza battiti di palpebre) per trasmettere tutta la tensione emotiva e anche fisica (pressione 170 su 110) del reduce che non riesce a riportare la testa a casa. Girato in modo semplice e lineare (gli incroci dei flash back e dei voli internazionali sono sempre molto chiari e immediati), nonostante le numerosissime scene d'azione questo film è tutto tranne un film d'azione. Anzi, penso uno dei più profondi film (americani) di riflessione sulla guerra, le sue motivazioni, le sue alienazioni e le sue follie. La lucidità di Kyle è trasmessa a mio parere in modo molto intenso e "normale" da Cooper, candidato pieno all'oscar.
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Come il maestro Leone gli ha insegnato, Clint usa gli occhi di Bradley Cooper (sempre sbarrati, quasi senza battiti di palpebre) per trasmettere tutta la tensione emotiva e anche fisica (pressione 170 su 110) del reduce che non riesce a riportare la testa a casa. Girato in modo semplice e lineare (gli incroci dei flash back e dei voli internazionali sono sempre molto chiari e immediati), nonostante le numerosissime scene d'azione questo film è tutto tranne un film d'azione. Anzi, penso uno dei più profondi film (americani) di riflessione sulla guerra, le sue motivazioni, le sue alienazioni e le sue follie. La lucidità di Kyle è trasmessa a mio parere in modo molto intenso e "normale" da Cooper, candidato pieno all'oscar.
Se The Hurt Locker ha fatto il botto American Sniper ha fatto centro.
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[+] film profondo
(di paolp78)
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matteo calvesi
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domenica 11 gennaio 2015
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patriottismo di eastwood. riflessione imperdibile.
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Un mito che plasma le storie e le trasforma in leggende, un Eastwood patriottico, anche troppo. Il regista ci confeziona un film intenso, crudo e molto “americano”. Un imperdibile opera che ci sprona a riflettere sulla democrazia e sulla oppressione dei popoli, che sia subita o imposta. La sensazione ed il messaggio sottile che lascia questo intenso film è proprio il forte patriottismo del regista ma anche quanto gli Stati Uniti siano invischiati ormai in un conflitto dal quale non sanno più uscirne, in una guerra che seppur iniziata forse con presupposti e principi di libertà e giustizia può rischiare di diventare ormai solo una questione personale.
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Un mito che plasma le storie e le trasforma in leggende, un Eastwood patriottico, anche troppo. Il regista ci confeziona un film intenso, crudo e molto “americano”. Un imperdibile opera che ci sprona a riflettere sulla democrazia e sulla oppressione dei popoli, che sia subita o imposta. La sensazione ed il messaggio sottile che lascia questo intenso film è proprio il forte patriottismo del regista ma anche quanto gli Stati Uniti siano invischiati ormai in un conflitto dal quale non sanno più uscirne, in una guerra che seppur iniziata forse con presupposti e principi di libertà e giustizia può rischiare di diventare ormai solo una questione personale. Questo messaggio viene completamente affidato al protagonista, il cecchino americano interpretato da un gigante Bradley Cooper. Anche questa volta Eastwood infatti costruisce un personaggio forte e duro, guidato da un senso della patria forte e dal noto messaggio di democrazia americano. Questo messaggio di giustizia viene fatto innalzare durante la parte iniziale del film in cui ci vengono proposti i tremendi attentati terroristici che hanno offeso l’America. Se nella prima parte del film il tema principale sia la partecipazione e la condivisione dell’ideale di libertà ad un certo punto questo messaggio si trasforma in qualcos’altro, in una tremenda parentesi della storia americana dalla quale non si riescono più a ricordare nemmeno più quali erano i principi che la muovevano, ma questo, il personaggio centrale non riesce a capirlo. Dal quel momento in poi la condivisione lascia lo spazio invece ad una tremenda solitudine, il cecchino rimane solo, l’unico ancora a credere nei motti di democrazia americana. Tutte le altre persone intorno a lui ormai, la moglie, il fratello, gli altri soldati del gruppo e forse l’America intera, sono ormai disillusi e per loro l’obiettivo del conflitto diventa ormai solo “fare quello che dobbiamo fare e portare la pelle a casa”. Il protagonista rimane solo, come il cecchino d’altronde, sempre sopra i tetti, diviso dal resto del gruppo, un uomo solo e unico padrone delle scelte più tremende, come dover uccidere o no bambini o donne. In questo Eastwood ci sorprende, la psicologia e l’introspettivo senso di colpa dei personaggi che ci aspettavamo (già affrontato in “Flags of our fathers” e “Lettere da Iwo Jima") non viene approfondito e viene sostituito completamente invece da una totale solitudine del protagonista. Il soldato si convince di dover continuare a partecipare al conflitto per proteggere i propri cari e l’America non accorgendosi invece che ciò che lo muove ormai è divenuto solamente un fatto personale: la vendetta e il non sentirsi più vivo nella vita di tutti i giorni. Il film centra l’obiettivo, ci ricorda cosa la guerra al terrorismo sia e cosa può rischiare di diventare.
Matteo Calvesi
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[+] non credo al patriottismo..
(di sir gient )
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kronos
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sabato 16 maggio 2015
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rambo last, last blood
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Difficile credere che il regista di questo svaccato polpettone stelle e strisce sia lo stesso di "Flags of our fathers" o "Lettere da Ivo Jima" ... ma purtroppo così pare.
Comunque, che l'autore sia davvero Clint o piuttosto un suo sosia rincitrullito, resta il fatto che "American sniper" è l'incarnazione filmica dei peggiori (e più pericolosi) autostereotipi yankee: il solito eroico e invincibile bisteccone americano, portatore di giustizia e civiltà sulla punta del proiettile, solo contro il male assoluto (vale a dire quattro cenciosi partigiani irakeni).
Qualche lacrima da coccodrillo, versata quà e là nel tentativo d'infondere alla pellicola un tocco d'autore, non basta ad elevare il film rispetto a un qualunque "Navy seals - pagati per morire".
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Difficile credere che il regista di questo svaccato polpettone stelle e strisce sia lo stesso di "Flags of our fathers" o "Lettere da Ivo Jima" ... ma purtroppo così pare.
Comunque, che l'autore sia davvero Clint o piuttosto un suo sosia rincitrullito, resta il fatto che "American sniper" è l'incarnazione filmica dei peggiori (e più pericolosi) autostereotipi yankee: il solito eroico e invincibile bisteccone americano, portatore di giustizia e civiltà sulla punta del proiettile, solo contro il male assoluto (vale a dire quattro cenciosi partigiani irakeni).
Qualche lacrima da coccodrillo, versata quà e là nel tentativo d'infondere alla pellicola un tocco d'autore, non basta ad elevare il film rispetto a un qualunque "Navy seals - pagati per morire".
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greyhound
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martedì 13 gennaio 2015
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un uomo e i suoi dilemmi
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American Sniper non è un semplice film di guerra. Clint Eastwood dirige, infatti, una pellicola che scava nella mente di un uomo che "frequenta" il conflitto e i campi di battaglia. Ciò a cui si assiste è, non a caso, l'evoluzione di un soggetto che si arruola per andare a difendere gli Stati Uniti dai suoi nemici dichiarati, ma che nel corso degli anni scoprirà che ciò che veramente gli importa è la difesa dei proprio compagni, di chi ogni giorni sta alla sua destra o sua sinistra.
Sicuramente la pellicola è girata con mano ferma e in grado di mettere lo spettatore di fronte alle medesime scelte morali che accompagnano Bradley Cooper, alias Chris Kyle, nel corso dei suoi quattro turni in Iraq.
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American Sniper non è un semplice film di guerra. Clint Eastwood dirige, infatti, una pellicola che scava nella mente di un uomo che "frequenta" il conflitto e i campi di battaglia. Ciò a cui si assiste è, non a caso, l'evoluzione di un soggetto che si arruola per andare a difendere gli Stati Uniti dai suoi nemici dichiarati, ma che nel corso degli anni scoprirà che ciò che veramente gli importa è la difesa dei proprio compagni, di chi ogni giorni sta alla sua destra o sua sinistra.
Sicuramente la pellicola è girata con mano ferma e in grado di mettere lo spettatore di fronte alle medesime scelte morali che accompagnano Bradley Cooper, alias Chris Kyle, nel corso dei suoi quattro turni in Iraq. Il momento in cui deve decidere se sparare contro la madre e suo figlio che stanno per compiere un attentato suicida contro la pattuglia di Marines è il primo quesito che Eastwood presenta. Come se dicesse: tu, spettatore, preferiresti lasciar vivere questi non combattenti e lasciar morire i tuoi compagni o premeresti il grilletto?
Che Kyle non fosse semplicemente una killing-machine è spiegato benissimo mettendo a confronto la sua prima uccisione (la scena descritta sopra) con il momento in cui il bambino iracheno impiega l'RPG per sparare ai genieri americani. Se anche la prima volta un dubbio aveva attraversato la sua mente, nel secondo caso vi è una quasi preghiera rivolta dal SEAL alla sua possibile vittima. Kyle infatti in quel momento era già un padre e uomo che aveva visto sugli altri e provato su se stesso le sofferenze portate da una guerra.
Ma la scena maggiormente significativa è quella in cui il protagonista, tornato a casa, cerca di proteggere il figlio dal suo cane, credendolo vittima di un'aggressione. L'animale è un border collie, ovvero appartenente ad una delle razze più utilizzate per la guardia delle greggi, e quindi in qualche modo un "collega" di Kyle. Sul punto di colpirlo, un sussulto di coscienza lo sveglia e gli permette di comprendere che qualcosa in lui si è rotto; la trasformazione nel temuto lupo stava avvenendo.
Ciò fa emergere un interrogativo piuttosto scomodo e che induce riflessioni di un certo peso in ognuno di noi: nella vita si nasce con un preciso ruolo immutabile o le esperienze sono in grado di farci cambiare? Il film una risposta la consegna e non è certamente la più facile, dal momento che Kyle nonostante terribili ferite psicologiche rimane fermo nelle sue convinzioni su quale sia il suo compito (la sua sofferenza in cambio della salvezza altrui). Una strada da percorre sino all'ultimo dei suoi giorni.
Infine, va ammesso che le ultime scene sono di difficile comprensione per un cittadino europeo, ma rendono bene l'idea di quale ruolo e importanza abbiano persone come Christopher Kyle e suoi simili negli Stati Uniti. In definitiva Eastwood dirige il suo miglior film dopo Gran Torino.
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giorgio47
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lunedì 5 gennaio 2015
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un film d'azione e di guerra
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Iniziamo con il dire che è un bel film girato magistralmente, ma in ogni caso è un film d'azione e di guerra. Alcune riflessioni sui mali e la brutalità della guerra ovviamente ci sono, ma sono marginali. Il film in effetti è una esaltazione della figura del bravo americano che va a combattere una santa guerra contro gli incivili arabi. Questo concetto che viene espresso dal protagonista non viene mai messo in discussione, anzi, loro, i neals sono i buoni ovvero, in base alla definizioni del padre, i cani che controllano i lupi. Insomma non c'è tratta di critica all'operato degli USA in un paese straniero, salvo nel timore, ma è una ovvietà, dei soldati per la loro vita, compreso il fratello del protagonista.
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Iniziamo con il dire che è un bel film girato magistralmente, ma in ogni caso è un film d'azione e di guerra. Alcune riflessioni sui mali e la brutalità della guerra ovviamente ci sono, ma sono marginali. Il film in effetti è una esaltazione della figura del bravo americano che va a combattere una santa guerra contro gli incivili arabi. Questo concetto che viene espresso dal protagonista non viene mai messo in discussione, anzi, loro, i neals sono i buoni ovvero, in base alla definizioni del padre, i cani che controllano i lupi. Insomma non c'è tratta di critica all'operato degli USA in un paese straniero, salvo nel timore, ma è una ovvietà, dei soldati per la loro vita, compreso il fratello del protagonista. Il film si basa su una storia vera e probabilmente lo spazio nel quale muoversi era molto ridotto, però sembra che nessun dubbio assale il protagonista nella sua opera di morte! Onestamente, e ripeto è un bel film di azione, non capisco chi vi ha visto una condanna contro la guerra. Mi sembrano, in maniera capovolta, esattamente come quelli che vedevano sempre Eastwood come un fascista. Non basta far vedere che ci sono le vittime, i mutilati e i malati di mente che sono il risultato della guerra, per dire che un film è contro. Io ho sempre apprezzato Eastewood e non gli ho mai dato del fascista, cosa che non faccio neanche per questo film ma fare i salti mortali per dire che il film condanna la guerra e la sua stupidità mi sembra opera da contosionisti!
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vanessa zarastro
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sabato 3 gennaio 2015
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guerra e nonsense
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Clint Eastwood confeziona un film antibellico partendo dalla vera storia di Chris Kyle, l’infallibile cecchino americano di alta specializzazione reduce dalla guerra in Iraq. Il film fa anche riflettere, in generale, sulla questione delle armi negli Stati Uniti.
Chris – un bravissimo Bradley Cooper - è stato educato dal padre a sparare, ad andare a caccia e a essere un “cane da pastore”; né pecora né lupo ma colui che salva le pecore dal lupo, secondo la stessa descrizione paterna delle tipologie umane. Dopo i soliti addestramenti durissimi in cui è riproposta l’immancabile competizione tra chi è più “maschio”, Chrys diventa un Navy Seal.
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Clint Eastwood confeziona un film antibellico partendo dalla vera storia di Chris Kyle, l’infallibile cecchino americano di alta specializzazione reduce dalla guerra in Iraq. Il film fa anche riflettere, in generale, sulla questione delle armi negli Stati Uniti.
Chris – un bravissimo Bradley Cooper - è stato educato dal padre a sparare, ad andare a caccia e a essere un “cane da pastore”; né pecora né lupo ma colui che salva le pecore dal lupo, secondo la stessa descrizione paterna delle tipologie umane. Dopo i soliti addestramenti durissimi in cui è riproposta l’immancabile competizione tra chi è più “maschio”, Chrys diventa un Navy Seal.
Dal 2003 per sei anni protegge i marines nella Guerra del Golfo diventando una “leggenda” per la sua abilità e dedizione.
Eastwoodsi mette a parlare di guerra e di dipendenza, al confine tra coraggio e alienazione – e in particolare della guerra in Iraq già più volte esplorata dalla stessa cinematografia americana; basti citare su tutti la regista Kathryn Bigelow con il film “The Hurt Locker”. L'immagine che il regista restituisce dell'Iraq non è nuova ed è certamente di parte ma ciò che è importante è il “buio della guerra” e di come attiri a sé un uomo in grado di riconoscere in pochi secondi il nemico che ha di fronte e di farlo fuori.
Il crescendo degli spari arriva alla scena clou in cui lo spettatore è efficacemente frastornato dal fragore degli spari in tutte le direzioni, dalla polvere e dai razzi e dove è impossibile riconoscere persino i combattenti tra loro.
QuandoChris Kyle, torna a casa dalla moglie (Sienna Miller) e dai bambini che quasi non conosce comincia a soffrire di disturbo post-traumatico da stress (PTSD), patologia che colpisce molti veterani di guerra: riuscirà a uscirne e nel 2012 – ma il film non lo narra – scriverà tutta la sua storia in un’autobiografia che venderà più di un milione di copie.Se non fosse morto assassinato da un reduce impazzito lo scorso febbraio, con ogni probabilità American Sniper sarebbe stato girato comunque magari da un altro regista sensibile all’eroismo americano, ma è proprio quel tragico epilogo a far emergere tutto il nonsense e a convincere Clint Eastwood a farne una storia universale contro le follie della guerra.
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[+] follia, guerra, follia.
(di pisiran)
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francesco izzo
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domenica 25 gennaio 2015
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unfilm sobrio,essenziale,che tocca le corde giuste
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Altro bellissimo film di Clint Eastwood che,come Chris da tetti iracheni,alla regia continua a non sbagliare un colpo.
Il film trasmette i sentimenti genuini e patriottici del cow-boy texano che vuole servire generosamente il suo paese,e solo quando avverte la morte davvero vicina ,alla fine del film ,prova il desiderio di tornare definitivamente dalla moglie (dopo aver portato a termine ben quattro missioni).
Efficace proprio perché semplice,rende bene - l'attore è molto bravo - lo spaesamento del reduce che aumenta di missione in missione al ritorno a casa.
E - brava anche l'attrice - i diversi criteri ( e le incomprensioni ) che animano invece la moglie,addolorata per non averlo mai vicino a sè ed ai figli.
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Altro bellissimo film di Clint Eastwood che,come Chris da tetti iracheni,alla regia continua a non sbagliare un colpo.
Il film trasmette i sentimenti genuini e patriottici del cow-boy texano che vuole servire generosamente il suo paese,e solo quando avverte la morte davvero vicina ,alla fine del film ,prova il desiderio di tornare definitivamente dalla moglie (dopo aver portato a termine ben quattro missioni).
Efficace proprio perché semplice,rende bene - l'attore è molto bravo - lo spaesamento del reduce che aumenta di missione in missione al ritorno a casa.
E - brava anche l'attrice - i diversi criteri ( e le incomprensioni ) che animano invece la moglie,addolorata per non averlo mai vicino a sè ed ai figli.
Sono belle le battute e i motti di spirito fra i soldati,affraternati dal comune destino.
Ed è comprensibile - perché umana- anche la rabbia che li prende quando vedono cadere un commilitone, e che li porterà poi dritti in un'imboscata.
Alla fine del film - già dall'ultima telefonata fra lui - che disorientato chiede un po' di tempo per riprendersi - e la moglie preoccupata ed addolorata - gli occhi cominciano a inumidirsi; e così restano fino alla fine,seguendolo nella sua generosità che continua stando vicino ai reduci mutilati, poi nel suo affetto solare e scherzoso per la moglie ed i figli, ed infine nel suo ultimo atto di generosità verso un reduce che gli costerà la vita. Chapeau Mr Eastwood.
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bob11_17
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martedì 27 gennaio 2015
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un posto meritato nella hall of fame
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A livello di produzione, sceneggiatura, recitazione ,ecc., bisogna dire che American Sniper è una pelicola di altissimo livello. Clint Eastwood riesce, come in ogni suo film, a rappresentare esattamente una realtà che purtroppo è in continua via di sviluppo. Ad arricchire il tutto è un ottimo cast capitanato da Bradley Cooper che con l'enorme cambiamento sia fisico che psicologico dimostra per l'ennesima volta di essere un attore molto versatile e di grande personalità. La vicenda trattata è una biografia di un cecchino Americano, quindi la trama ha uno sviluppo lineare, gia prefissata, portando lo spettatore ad intuire già il finale pur non essendo a conoscenza dei fatti accaduti realmente.
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A livello di produzione, sceneggiatura, recitazione ,ecc., bisogna dire che American Sniper è una pelicola di altissimo livello. Clint Eastwood riesce, come in ogni suo film, a rappresentare esattamente una realtà che purtroppo è in continua via di sviluppo. Ad arricchire il tutto è un ottimo cast capitanato da Bradley Cooper che con l'enorme cambiamento sia fisico che psicologico dimostra per l'ennesima volta di essere un attore molto versatile e di grande personalità. La vicenda trattata è una biografia di un cecchino Americano, quindi la trama ha uno sviluppo lineare, gia prefissata, portando lo spettatore ad intuire già il finale pur non essendo a conoscenza dei fatti accaduti realmente. C'è da dire però che ogni volta che si realizza un film che parla di guerra si va sempre incontro alle solite critiche fatte da molti spettatori che evidenziano il fatto che in molte circostanze non vi si fa una critica alla guerra in se ma la si elogia ancora di più portando il ragazzino di 18 anni che guarda il film ad avere improvvisamente una forte aspirazione ad imbracare un fucile e sterminare più Islamisti possibili. Ma a questi spettatori gli si dovrebbe dire che non è questo il genere di film che deve andare controcorrente alla guerra, perchè American Sniper e tutte le altre produzioni dello stesso genere hanno il compito di raccontare, di descrivere, di documentare e di aprire gli occhi a tutte le persone che non possono vivere in prima persona una realtà così cruenta. Il regista ci è riuscito benissimo, riproducendo degli scenari di battaglia e delle ambientazioni che coinvolgono il pubblico dall'inizio alla fine, mettendo in luce anche il radicale cambiamento psicologico di un soldato dell'esercito Americano che per servire il proprio Paese e salvare altre vite ha deciso di caricarsi sulle spalle più di cento uccisioni. Uccisioni che lo porteranno poi a dover fare i conti con se stesso e con tutti gli spettacoli osceni alla quale ha dovuto assistere. American Sniper potrà essere sì,definito come la solita Americanata patriottica, ma se il cecchino a riguardo fosse stato Francese o Italiano cosa avremmo detto?
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nanni
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mercoledì 28 gennaio 2015
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american sniper
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America sniper.
Con la storia di Chris, il bel film di Esteawood, ci mostra UNA DELLE TANTE ANIME degli Stati Uniti, quella, forse, molto spesso in ombra o poco riconosciuta.
Nella scena iniziale, Esteawood, smonta subito il clichè del marine che nell’immaginario collettivo spesso è un esaltato, superficiale e gratuitamente violento.
Chris è un ragazzone del texas, forse un po’ rozzo, ma generoso ed altruista.
La sua non è una generosità “casuale” ma è ,invece, il frutto di un’educazione familiare che sembra avere radice profonde, Eastwood ci lascia intendere che quelle radici siano l’eredità di una comunità, di una terra ( il texas) e forse alla fine di tutta la nazione americana.
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America sniper.
Con la storia di Chris, il bel film di Esteawood, ci mostra UNA DELLE TANTE ANIME degli Stati Uniti, quella, forse, molto spesso in ombra o poco riconosciuta.
Nella scena iniziale, Esteawood, smonta subito il clichè del marine che nell’immaginario collettivo spesso è un esaltato, superficiale e gratuitamente violento.
Chris è un ragazzone del texas, forse un po’ rozzo, ma generoso ed altruista.
La sua non è una generosità “casuale” ma è ,invece, il frutto di un’educazione familiare che sembra avere radice profonde, Eastwood ci lascia intendere che quelle radici siano l’eredità di una comunità, di una terra ( il texas) e forse alla fine di tutta la nazione americana.
Quando Chris crede sia arrivato il momento mette la sua vita a disposizione del paese con altruismo e spirito di servizio.
Si va in guerra.
Nonostante li sia quasi impossibile non perdersi, diciamo così, in eccessi, Chris non è mai inutilmente violento, sa prendersi le sue responsabilità, sa quando sparare e quando no.
Chris sa cosa significa sparare, ed è quella la consapevolezza che cerca di trasmettere al figlio (la scena è significativamente identica a quella di Chris con suo padre)
Dare la morte, anche se solo ad un animale, deve essere sempre una scelta responsabile, mai superficiale , mai un gioco, mai gratuita.
Ma Chris ha anche una famiglia che lo spinge a tornare a casa.
Dopo lo smarrimento iniziale, frutto di una sensazione di inutilità, scopre, invece, che anche la vita civile è ricca di occasioni che lo faranno rimettere in gioco con l’identica ed immutata generosità.
Il paese lo celebrerà, rispecchiandosi in lui, come un eroe dell’altruismo così in guerra come nella vita civile.
Ciao Nanni
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ollipop
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mercoledì 4 febbraio 2015
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clint non sbaglia mai la mira : film capolavoro
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Con la stessa precisione del suo infallibile cecchino , ancora una volta Clint Eastwood colpisce con una pellicola capolavoro portandoci in una guerra assurda come tutte le guerre vissuta attraverso gli occhi la mente e il cuore di un soldato eroe suo malgrado.
Nessuna enfasi nessuna celebrazione nessun compiacimento : addestrato a sparare e quindi a uccidere lo sniper svolge il suo compito e le sue riflessioni non possono che essere attimi tra un colpo e l'altro e tra una morte e l'altra.
Clint si schiera ovviamente col suo cecchino ma solo perché vive la sua guerra , non ne fa un eroe perche' quella non e' una guerra di eroi ; e' una guerra crudele come tutte le guerre e il cecchino ne interpreta un ruolo dove il numero dei bersagli colpiti fa la terribile differenza :la "leggenda" .
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Con la stessa precisione del suo infallibile cecchino , ancora una volta Clint Eastwood colpisce con una pellicola capolavoro portandoci in una guerra assurda come tutte le guerre vissuta attraverso gli occhi la mente e il cuore di un soldato eroe suo malgrado.
Nessuna enfasi nessuna celebrazione nessun compiacimento : addestrato a sparare e quindi a uccidere lo sniper svolge il suo compito e le sue riflessioni non possono che essere attimi tra un colpo e l'altro e tra una morte e l'altra.
Clint si schiera ovviamente col suo cecchino ma solo perché vive la sua guerra , non ne fa un eroe perche' quella non e' una guerra di eroi ; e' una guerra crudele come tutte le guerre e il cecchino ne interpreta un ruolo dove il numero dei bersagli colpiti fa la terribile differenza :la "leggenda" .
Il montaggio la recitazione i dialoghi scarni ed efficaci concorrono a confezionare un film splendido e coinvolgente e dove alcuni stereotipi fanno parte del gioco e possono infastidire qualche critico che di cinema quello vero capisce poco o forse nulla ,
Il cecchino e' leggenda perché Clint e' leggenda!
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