isin89
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domenica 18 gennaio 2015
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se questo è un eroe...
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L'ultimo acclamato lavoro del regista statunitense Clint Eastwood è un viaggio tormentato all'interno della tragica realtà bellica vissuta in prima persona dai freddi occhi del cecchino Chris Kyle (un superlativo Bradley Cooper), acclamato negli USA per essere stato il miglior cecchino di dell'esercito americano di sempre.
La storia comincia nel momento in cui Kyle decide di arruolarsi nei Navy Seal convinto come tanti altri che il suo vero compito altro non sia che quello di “servire” e “difendere” il proprio paese. Armato di uno spiccato senso dell'onore e di un quanto mai profondo patriottismo Kyle parte alla volta dell'Iraq dove ad attenderlo ci saranno solo orrori e tragiche sofferenze incarnate da quello che più volte nel film viene da lui definito come 'il male'.
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L'ultimo acclamato lavoro del regista statunitense Clint Eastwood è un viaggio tormentato all'interno della tragica realtà bellica vissuta in prima persona dai freddi occhi del cecchino Chris Kyle (un superlativo Bradley Cooper), acclamato negli USA per essere stato il miglior cecchino di dell'esercito americano di sempre.
La storia comincia nel momento in cui Kyle decide di arruolarsi nei Navy Seal convinto come tanti altri che il suo vero compito altro non sia che quello di “servire” e “difendere” il proprio paese. Armato di uno spiccato senso dell'onore e di un quanto mai profondo patriottismo Kyle parte alla volta dell'Iraq dove ad attenderlo ci saranno solo orrori e tragiche sofferenze incarnate da quello che più volte nel film viene da lui definito come 'il male'. Il dualismo tra bene e male trova ampiamente spazio inserendosi come colonna portante del film. Eastwood si dimostra un abile maestro nel narrare la duplice realtà nella quale il protagonista è costretto a vivere. Da un lato vi è il male, e cioè la guerra vista come un demonio oscuro al quale Kyle non può (e non vuole) sottrarsi e dal quale, in qualche modo, si sente attratto. Dall'altro lato troviamo il bene rappresentato da tutto ciò che lui ha di più caro, ovvero la famiglia, la realtà a cui lui effettivamente appartiene, il legame più saldo che lo terrebbe ancorato alla realtà ma dal quale si sente perennemente estraniato in quanto non riesce a trarne la stabilità necessaria.
Il film è narrato seguendo l'ordine cronologico degli eventi e comincia con una non troppo lunga sequenza introduttiva che funge da antefatto dell'intera storia. Dopo poco più di mezzora entriamo nel mood vero e proprio del film e la narrazione procede con un ottimo ritmo alternando ai periodi di guerra (qui chiamati Turni) i periodi di congedo in cui Kyle ritorna dalla sua famiglia. L'aspetto più significativo è senza dubbio l'ambiguità del personaggio che si trova costretto a dover coesistere all'interno di quella duplicità tra bene e male che il suo Io ha creato. Pur temendo e provando ripudio per la guerra si sente attratto da essa e il bisogno di trovarsi sul campo di battaglia assieme ai compagni è più forte del desiderio di abbracciare la sua famiglia. Il senso di dovere nei confronti del proprio paese lo ha letteralmente alienato impedendogli di rendersi conto della drammaticità degli eventi di cui è inevitabilmente protagonista.
L'estraniamento di Kyle durante i periodi di congedo è solo una delle manifestazione del disturbo post traumatico che lo accompagnerà per gran parte della sua vita. L'essere tornato a casa non è per il soldato sinonimo di benessere e sicurezza ma al contrario percepisce quel mondo come non suo e risulta inquietante il suo sempre più crescente bisogno di ricongiungersi con i suoi compagni per proteggerli. Invece la guerra, pur temendola e provandone orrore, è per Kyle il momento in cui (ri)trova la pace con se stesso e può finalmente sfogare il suo vero Io e sentirti finalmente appagato. Ma il nostro uomo non è cieco e capisce perfettamente il dramma che sta vivendo ogni giorno. La guerra è per lui una droga, una dipendenza mostruosa che lo attanaglia e non lo lascia più in pace. Ogni volta che preme il grilletto prova una sensazione di ripudio e di disgusto ma allo stesso tempo sa che quel gesto è “servito” a qualcosa. Questo stato d'animo viene più volte tratteggiato nel film mostrandoci tutta la paura e il disturbo che ossessiona Kyle. Una su tutte la scena del bambino che solleva il bazooka del padre in direzione dei soldati americani. In quel momento il cecchino prega Dio per non doverlo uccidere e dopo attimi di estrema tensione (le inquadrature di Eastwood e la bravura di Cooper sono memorabili) il bambino getta l'arma a terra e scappa salvandosi la vita.
Al contrario la vita civile, che dovrebbe rappresentare il benessere e la sicurezza lontano dall'orrore, è percepita come un elemento discordante che mal si inserisce nella sua percezione del mondo. Kyle si sente lontano dalla sua realtà ed è costantemente disturbato da suoni e rumori immaginari che senza sosta entrano nella sua testa senza lasciargli un attimo di tregua. A pagarne le conseguenze è senza dubbio la sua famiglia che si trova costretta a dover vivere nell'ansia e nella paura che un giorno o l'altro lui non ci sarà più. La moglie (la bellissima Sienna Miller) tenta in tutti i modi di farlo rinsavire facendogli capire che il suo posto è affianco a lei e non tra i soldati e le armi. Kyle percepisce il disagio ma non riesce a tirarsi indietro ed è costretto a cedere alla sua dipendenza.
Dopo la quarta e ultima missione Kyle fa finalmente ritorno a casa sua negli Stati Uniti dove, grazie anche all'aiuto della moglie, intraprenderà un programma di riabilitazione per guarire definitivamente dai disturbi ossessivi provocati dalle esperienze vissute in passato. Nonostante gli sforzi compiuti lo spettro della guerra continuerà a tormentare l'animo del soldato che non riuscirà mai a liberarsi del presunto senso di colpa per non aver potuto salvare tutti i compagni morti in battaglia. La sua dipendenza da quel tipo di realtà (la sua vera droga) è dimostrata dal fatto che comincia a trascorrere molto tempo con ex veterani di guerra che sono rimasti tragicamente mutilati. Il fatto di trovarsi in mezzo a persone che come lui hanno vissuto quel tipo di esperienza riesce in qualche modo ad alleviare quel senso di smarrimento e alienazione di cui è vittima.
Ma proprio quando tutto sembra essere tornato alla normalità ecco che avviene la tragedia più grande, e cioè, la morte di Chris Kyle. Dopo che essere sopravvissuto a quattro pericolosissime missioni, dopo aver visto morire centinaia di soldati e dopo aver ricevuto da parte dell'esercito americano il riconoscimento di 'Leggenda', il soldato scompare prematuramente all'età di 39 anni a causa di un incidente quanto mai paradossale. Ad ucciderlo è stata la stessa guerra che per anni ha combattuto e che per anni ha cercato di eradicare dalla sua testa. La guerra che ha trasformato questi uomini in assassini turbandoli a tal punto da annullare definitivamente la loro percezione della realtà. Il veterano che gli ha sparato è stato una delle tante vittime di questo folgorante mutamento psicologico che è stato così forte e letale da impedirgli di riconoscere Kyle come un alleato da salvare.
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donato prencipe
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domenica 25 gennaio 2015
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una leggenda americana
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Il cecchino più letale nella storia degli Stati Uniti d'America, una leggenda come veniva chiamato dai suoi commilitoni e più volte ribadito nel film, a voler porre ancora di più l'accento sulla maestosità di questa persona. Ma era davvero questo quello che voleva Chris Kyle? Forse voleva solo difendere il suo paese, senza che il tutto diventasse un tiro al bersaglio, che colpisse in pieno la sua mente disintegrandola in tanti frammenti di piccoli incubi, con i quali è stato costretto a convivere da li in poi. La sua storia è l'ultima scommessa di Clint Eastwood, questa volta però non c'è una ragazzina sfrontata, piena di grinta e muscoli, a trovare la gloria a suon di cazzotti, ma un cowboy texano, che stanco di andare a caccia di animali decide di andare a caccia dei nemici del suo paese.
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Il cecchino più letale nella storia degli Stati Uniti d'America, una leggenda come veniva chiamato dai suoi commilitoni e più volte ribadito nel film, a voler porre ancora di più l'accento sulla maestosità di questa persona. Ma era davvero questo quello che voleva Chris Kyle? Forse voleva solo difendere il suo paese, senza che il tutto diventasse un tiro al bersaglio, che colpisse in pieno la sua mente disintegrandola in tanti frammenti di piccoli incubi, con i quali è stato costretto a convivere da li in poi. La sua storia è l'ultima scommessa di Clint Eastwood, questa volta però non c'è una ragazzina sfrontata, piena di grinta e muscoli, a trovare la gloria a suon di cazzotti, ma un cowboy texano, che stanco di andare a caccia di animali decide di andare a caccia dei nemici del suo paese. Il buon Clint affida la parte alla star del momento, Bradley Cooper, ingrassato per l'occasione di ben venti chili. La sua interpretazione è ineccepibile, dimostrando ancora una volta di essere l'attore di Hollywood più ricercato da registi e produttori. Il racconto della vita di Chris Kyle comincia dai suoi trascorsi in Texas, suo paese nativo, cresciuto a pane e valori, educato dal padre all'uso del fucile per andare a caccia. Divenuto adulto, stanco di cavalcare in giro tra un rodeo e un altro e per di più tradito dalla sua ragazza, decide di arruolarsi nei Navy Seal, distinguendosi da subito come infallibile cecchino. Tra un bersaglio ed un altro, incontra Taya (Sienna Miller) in un bar, la quale diventerà sua moglie e madre di due bambini. L'attentato terroristico dell'11 settembre alle torri gemelle lo proiettano in guerra in Iraq e da questo momento si susseguono nel film scene che mettono in raffronto la vita che viene affrontata da Kyle laggiù, appostato sui palazzi per colpire chiunque provi ad avvicinarsi minaccioso a un marine e quella vissuta ogni qualvolta ritorna a casa da sua moglie e dai suoi bambini. Un confronto spietato che crea in lui una confusione mentale ricca di dubbi, senza più certezze, incapace di comprendere e sopportare il netto distacco di due realtà completamente diverse, la tranquillità della vita famigliare di tutti i giorni, contro lo spargimento di sangue e le vite ammazzate come fossero pedine di un gioco da tavola senza che si possa ripassare dal via. L'aver impresso dentro di se quell'orrore vissuto ogni giorno, i sensi di colpa che affiorano per non riuscir a proteggere tutti i compagni destabilizzano la sua esistenza, riportandolo, al termine della missione, a vivere con la sua famiglia nel posto dove era cresciuto da ragazzo, in cerca di un po di pace e serenità... Il regista, reso celebre dal grande Sergio Leone coi suoi film western, riesce a mostrare sempre storie ad effetto, talune più crude delle altre ma pur sempre girate con grande talento ed ormai un'esperienza da vendere. Le scene sono di guerriglia pura e ci portano indietro nel tempo, quando il campo di battaglia era il Vietnam e non l'Iraq, anche se le sole differenze, forse, si riassumono nell'epiteto rivolto ai propri nemici, da “musi gialli” a “selvaggi”. Alcune incongruenze con l'autobiografia (nel libro è raccontata un'altra versione dell'episodio della donna con il bambino e non esisteva alcun “macellaio” a cui davano la caccia) da cui ne è stato tratto il film hanno reso la storia ancor più cinematografica. Lo stesso giorno al cinema sono usciti: “American Sniper” e “The Imitation Game”, sembrerà strano ma trattano entrambe la storia di due “eroi”, il primo venerato, pianto e celebrato, il secondo, invece, usato, maltrattato, dimenticato e non certo glorificato; forse bisognerebbe fare più attenzione quando si usa l'appellativo di “eroe”, perchè non è detto che siano sempre quelli a saper usare un'arma a dover divenire tali.
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gustibus
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lunedì 13 marzo 2017
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bellissimo film di un superbo clint!
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Dal titolo poteva sembrare il solito FILM di guerra sui cecchini.Questo stupendo film fa brillare gli occhi da quanto puo'sprigionare la schifezza della guerra nell'immaginario di ognuno di noi.Eastwood qui e'da oscar!..criss Kyle non E'UN eroe..ha solo la capacita'di sparare con precisione millimetrica a distanze enormi...nel film fino a 1900metri..per il resto e'umano come noi..ha un cuore per gli altri...insomma gli antieroi cari al regista che li descrive sempre come fossero personaggi in una poesia.Opera magistrale da vedere e rivedere.EASTWOOD dovrebbe aggirarsi sugli 87anni ma lo annovero tra i migliori 5registi al mondo viventi...forse il nostro grande "sergio leone" dicendo che sapeva solo fumare il sigaro si.
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Dal titolo poteva sembrare il solito FILM di guerra sui cecchini.Questo stupendo film fa brillare gli occhi da quanto puo'sprigionare la schifezza della guerra nell'immaginario di ognuno di noi.Eastwood qui e'da oscar!..criss Kyle non E'UN eroe..ha solo la capacita'di sparare con precisione millimetrica a distanze enormi...nel film fino a 1900metri..per il resto e'umano come noi..ha un cuore per gli altri...insomma gli antieroi cari al regista che li descrive sempre come fossero personaggi in una poesia.Opera magistrale da vedere e rivedere.EASTWOOD dovrebbe aggirarsi sugli 87anni ma lo annovero tra i migliori 5registi al mondo viventi...forse il nostro grande "sergio leone" dicendo che sapeva solo fumare il sigaro si..sbaglio'!.succede anche ai maestri.
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thedust67
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domenica 4 gennaio 2015
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american eastwood
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Che dire, Clint Eastwood nonostante la sua età (85 anni) riesce a sfornare sempre bellissimi film. "American Sniper" è un film biografico che racconta la storia del "Cecchino Infallibile" di nome Chris Kyle, più di 250 uccisioni di cui 160 confermate dal Pentagono, un ragazzo ossessionato dalla guerra fino ad uscirne pazzo. Sono un grande fan di Clint Eastwood, i suoi film sono sempre cosi speciali dopo Million Dollar Baby, Mystic River, Gran Torino, I Ponti Di Madison County riesce a dire ancora la sua, sono film piacevoli da vedere la sceneggiatura è come una piuma che si lascia svolazzare nel vento accompagnata da una regia fantastica! Un patriota che ama la sua terra, cosa che invece gli italiani non riescono ad essere.
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Che dire, Clint Eastwood nonostante la sua età (85 anni) riesce a sfornare sempre bellissimi film. "American Sniper" è un film biografico che racconta la storia del "Cecchino Infallibile" di nome Chris Kyle, più di 250 uccisioni di cui 160 confermate dal Pentagono, un ragazzo ossessionato dalla guerra fino ad uscirne pazzo. Sono un grande fan di Clint Eastwood, i suoi film sono sempre cosi speciali dopo Million Dollar Baby, Mystic River, Gran Torino, I Ponti Di Madison County riesce a dire ancora la sua, sono film piacevoli da vedere la sceneggiatura è come una piuma che si lascia svolazzare nel vento accompagnata da una regia fantastica! Un patriota che ama la sua terra, cosa che invece gli italiani non riescono ad essere. Uno dei pochi registi che riesce a dare ancora delle emozioni, vorrei che vivessi altri 100 anni cosi da farci vedere altri 100 film! Grande Eastwood!
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(di epidemic)
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intothewild4ever
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sabato 10 gennaio 2015
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american sniper...bersaglio centrato.
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Un Cowboy Texano decide di entrare nell'esercito a 30 anni suonati, dopo aver visto in TV la notizia di un attentato contro un'ambasciata USA. Durante l'addestramento conosce la donna che di lì a poco diverrà prima sua moglie e successivamente, durante le sue 4 missioni in Iraq post 11 settembre 2001, madre dei suoi due figli. Lascerà l'esercito dopo esser diventato il cecchino con più abbattimenti accertati della storia dell'esercito Americano, andando in contro ad un bizzarro e amaro destino.
American Sniper, più che un film sulla guerra, è un film su ciò che vuol dire essere un soldato nell'America degli anni 2000, sugli sconvolgimenti che l'essere soldato comporta sulla vita privata e professionistica e, infine, sull'assurdità della guerra nuda e cruda, applicata all'estremismo ed al fanatismo islamico.
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Un Cowboy Texano decide di entrare nell'esercito a 30 anni suonati, dopo aver visto in TV la notizia di un attentato contro un'ambasciata USA. Durante l'addestramento conosce la donna che di lì a poco diverrà prima sua moglie e successivamente, durante le sue 4 missioni in Iraq post 11 settembre 2001, madre dei suoi due figli. Lascerà l'esercito dopo esser diventato il cecchino con più abbattimenti accertati della storia dell'esercito Americano, andando in contro ad un bizzarro e amaro destino.
American Sniper, più che un film sulla guerra, è un film su ciò che vuol dire essere un soldato nell'America degli anni 2000, sugli sconvolgimenti che l'essere soldato comporta sulla vita privata e professionistica e, infine, sull'assurdità della guerra nuda e cruda, applicata all'estremismo ed al fanatismo islamico. Non c'è epica nel racconto di questa storia, non c'è la ricerca del sensazionalismo, non c'è la spettacolarizzazione, non c'è nemmeno una colonna sonora che provi a aumentare ed enfatizzare gli accadimenti. Il film scorre quasi come fosse un documentario, specie nelle scene di guerra, ma la crudezza di quanto avviene sullo schermo crea ancora più pathos di ogni stratagemma cinematografico adottato fin'ora nei film di genere. La sapiente ed asciutta regia di Clint Eastwood riesce a catturare l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine, con scene che provocano profonda empatia tra lo spettatore e lo "spettacolo", che spesso portano lo stesso a trattenere il respiro, ad angosciarsi insieme al protagonista. Raramente personalmente ho assistito ad una sala talmente presa ed attenta alla visione di un film, ed il fatto che alla brusca conclusione del film, tutti i presenti in sala abbiano aspettato seduti a guardare ben oltre lo scorrere dei primi titoli di coda, la dice lunga. Eastwood, comunque la si pensi in fatto di politica, sa fare cinema vero come pochi e raramente delude. Pellicola tra le più imperdibili dell'anno appena iniziato, probabilmente...
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ffanta
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domenica 18 gennaio 2015
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abbastanza crudele da essere realistico
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A differenza dei soliti film sulla guerra che parlano dei soldati come eroi e nascondono le guerre sotto un patriottismo da fanatico, Clint Eastwood ci propone una trama debole e priva di passioni amorose coivolgenti (come di solito succede) e permette allo spettatore di distrarsi a pensare al l'assurdità della guerra e delle morti senza perdere il filo.
È un film crudele e un po sanguinolento dove viene mostrata appieno la difficoltà delle scelte di un soldato, specialmente dal punto di vista mentale.
SPOILER
l'unica pecca che ho riscontrato è il finale: la morte del protagonista non crea un colpo di scena che commuove come dovrebbe fare, ma i filmati (credo siano reali) sono spettacolari.
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A differenza dei soliti film sulla guerra che parlano dei soldati come eroi e nascondono le guerre sotto un patriottismo da fanatico, Clint Eastwood ci propone una trama debole e priva di passioni amorose coivolgenti (come di solito succede) e permette allo spettatore di distrarsi a pensare al l'assurdità della guerra e delle morti senza perdere il filo.
È un film crudele e un po sanguinolento dove viene mostrata appieno la difficoltà delle scelte di un soldato, specialmente dal punto di vista mentale.
SPOILER
l'unica pecca che ho riscontrato è il finale: la morte del protagonista non crea un colpo di scena che commuove come dovrebbe fare, ma i filmati (credo siano reali) sono spettacolari. Forse sarebbe stato meglio pubblicizzare di più il "Tratto da una storia vera".
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no_data
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lunedì 19 gennaio 2015
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chi si fa troppe domante è perduto
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Clint Eastwood regia di “American Sniper” non delude le attese di un’altra one man story, incentrata - come ci ha abituato - su un unico personaggio da sviscerare nelle dinamiche più sorprendenti di resistenza individuale. È stato così in “Gran Torino”; è stato così in “Changeling”. In questo American Sniper la dialettica dell’uno contro tutti funziona meno bene perché il “tutti” si trova al di là dello schermo, seduto in sala, in chi si aspetta dal reduce l’incapacità di convivere con il ricordo delle proprie vittime.
Di contro l’eroe afferma con forza “io non sono così”; lui, the sniper, non riesce a convivere con il ricordo di chi non è riuscito a salvare.
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Clint Eastwood regia di “American Sniper” non delude le attese di un’altra one man story, incentrata - come ci ha abituato - su un unico personaggio da sviscerare nelle dinamiche più sorprendenti di resistenza individuale. È stato così in “Gran Torino”; è stato così in “Changeling”. In questo American Sniper la dialettica dell’uno contro tutti funziona meno bene perché il “tutti” si trova al di là dello schermo, seduto in sala, in chi si aspetta dal reduce l’incapacità di convivere con il ricordo delle proprie vittime.
Di contro l’eroe afferma con forza “io non sono così”; lui, the sniper, non riesce a convivere con il ricordo di chi non è riuscito a salvare. Il nemico contro cui the sniper si batte è - più ancora dell’insurgent armato di granata - la mancanza di valori che lo attornia nella società civile. “Tu hai un Dio?” esclama meravigliato il commilitone poco prima di morire e ad ucciderlo - spiega l’eroe - non sarà un proiettile ma un precedente “cedimento”. Come dire “poche idee ma chiare”: morte ai lupi, cerchiamo di non essere agnelli e viva i cani da pastore. Chi si fa troppe domande è perduto. Sul piano dell’onestà intellettuale e cinematografica tuttavia Clint non riesce a nasconderci che ad essere perduta è sopratutto la guerra; questa guerra senza possibilità di riscossa sul terreno di società di cui non capiamo le logiche.
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sara kavafis
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martedì 20 gennaio 2015
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l'arma vincente di clint eastwood: il cinema!!
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“American Sniper”, per la regia di Clint Eastwood, racconta la storia vera di un cecchino, Chris Kyle, diventato famoso nell’esercito statunitense per aver ucciso un numero elevatissimo di nemici nella guerra in Iraq. Clint Eastwood firma un particolare film di guerra dove il regista lascia molto campo alla riflessione dello spettatore. Vediamo Chris Kyle come un soldato dotato di una infallibile mira, pronto sempre a sacrificare se stesso pur di salvare i compagni americani. Il protagonista richiama alla memoria “ The Hurt Locker “ di Kathryn Bigelow . In entrambi i film, i protagonisti diventano “drogati” dell’adrenalina che scaturisce ora dall’enorme tensione nel disinnescare delle bombe (nel caso del film “The Hurt Locker”) , ora, nel caso di Chris Kyle, dalla giusta mira, dal colpo perfetto contro i cecchini iracheni.
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“American Sniper”, per la regia di Clint Eastwood, racconta la storia vera di un cecchino, Chris Kyle, diventato famoso nell’esercito statunitense per aver ucciso un numero elevatissimo di nemici nella guerra in Iraq. Clint Eastwood firma un particolare film di guerra dove il regista lascia molto campo alla riflessione dello spettatore. Vediamo Chris Kyle come un soldato dotato di una infallibile mira, pronto sempre a sacrificare se stesso pur di salvare i compagni americani. Il protagonista richiama alla memoria “ The Hurt Locker “ di Kathryn Bigelow . In entrambi i film, i protagonisti diventano “drogati” dell’adrenalina che scaturisce ora dall’enorme tensione nel disinnescare delle bombe (nel caso del film “The Hurt Locker”) , ora, nel caso di Chris Kyle, dalla giusta mira, dal colpo perfetto contro i cecchini iracheni. Entrambi schiavi di questo tipo di adrenalina che vivono nel campo di guerra, non riescono a trovar pace nella loro mente quando non sono in missione. Bradley Cooper da una magistrale interpretazione dell’alienazione di C. Kyle quando, al termine dei turni di spedizioni in Iraq, cerca di trovare un ruolo nella sua famiglia, lontanissimo dai campi di battaglia. Bradley Cooper, con ferme e fredde espressioni, con una recitazione quasi statica, fa percepire allo spettatore l’enorme stato di vuoto che è in lui quando non è in azione (emblematica è la scena in cui nel salotto di casa il protagonista fissa la televisione spenta in un totale stato di alienazione) e l’enorme guerra psicologica che lo tortura cercando di trovare un equilibrio, di disintossicarsi da quella fame di adrenalina. Stiamo dalla parte di Chris Kyle? Ai nostri occhi C. Kyle nel film è celebrato come un eroe? Difficilmente troviamo film nei quali lo spettatore si sente lacerato internamente perché trainato da forze opposte: non riusciamo ad essere completamente contro il cecchino che fa effettivamente numerose vittime, essere umani, forse il più alto numero della storia in nome dell’America, ne completamente glorifichiamo le sue gesta che hanno comunque l’ obiettivo quello di salvare i suoi compagni in nome della patria. Non a caso il regista pone sotto gli occhi dello spettatore, come prima azione bellica di C Kyle, l’uccisione di un bambino iracheno che stava per tirare una bomba ai commilitoni statunitensi. E lo spettatore da che parte sta, quando nuovamente, un altro bambino iracheno che gioca con una bomba trovata per strada, è sotto il mirino del protagonista? C. Eastwood ci immerge nella guerra in tutte le sue sfaccettature: ci porta a pensare, a riflettere sulle “ragioni” della guerra portandoci nel vivo di essa, facendocela vivere con una sapiente regia. Forse il cuore del film è nella risposta che Chris Kyle da ad uno psicologo che domanda al protagonista se i tormenti che il protagonista vive sono frutto del rimorso che possiede per avere ucciso un così gran numero di esseri umani. No, il solo tormento che lo affligge è il rimpianto che ha per non aver ucciso altri iracheni in modo da salvare altri suoi compagni. C. Eastwood ci porta a grande riflessioni non mollando mai la presa, “torturando” lo spettatore di grandi quesiti riguardo alla scenario sempre vivo ahimè della guerra.E se ci sono delle vere “ragioni “all’esistenza di quella guerra , di tutte le guerre , alla violenza che si perpetua da millenni fra “esseri umani” C . Eastwood ce lo domanda con l’arma che conosce di più, di cui è perfettamente padrone, con la quale il nostro ottantenne regista non sbaglia un colpo…il Cinema!
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ricneg70
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domenica 1 febbraio 2015
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clint eastwood, guerra in iraq e biografia
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Darei quasi 4 stelle, un bel film, non ti annoi praticamente mai. Racconta la storia vera di un ragazzo texano del '74 e morto nel 2013, ma per ironia della sorte non in guerra, bensì da un suo connazionale reduce. Film decisamente non banale, mai scontato, tratta delle motivazioni che hanno spinto il protagonista ad arruolarsi per "difendere" il proprio paese dopo gli attacchi dell'11 Settembre, e partire, dopo il fatidico addestramento (mi ricordava un po' ufficiale e gentiluomo), e partire per l'Iraq nel corpo speciale dei cecchini dell'esercito USA. In effetti i vari film di guerra raramente hanno trattato l'importanza di questo aspetto in battaglia, se non il bellissimo film del 2001 dal titolo "Il nemico alle porte" di Jean-Jacques Annaud, con Jude Law.
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Darei quasi 4 stelle, un bel film, non ti annoi praticamente mai. Racconta la storia vera di un ragazzo texano del '74 e morto nel 2013, ma per ironia della sorte non in guerra, bensì da un suo connazionale reduce. Film decisamente non banale, mai scontato, tratta delle motivazioni che hanno spinto il protagonista ad arruolarsi per "difendere" il proprio paese dopo gli attacchi dell'11 Settembre, e partire, dopo il fatidico addestramento (mi ricordava un po' ufficiale e gentiluomo), e partire per l'Iraq nel corpo speciale dei cecchini dell'esercito USA. In effetti i vari film di guerra raramente hanno trattato l'importanza di questo aspetto in battaglia, se non il bellissimo film del 2001 dal titolo "Il nemico alle porte" di Jean-Jacques Annaud, con Jude Law.
Nel film c'è la storia personale del protagonista, la moglie i figli, e l'avventura del soldato-cecchino che copre le spalle ai convogli americani che battono il territorio, uccidendo a distanza vari attentatori e guerriglieri. L'ambientazione sicuramente è quella di un altro film di questo genere, lo stupendo "Zero Dark Thirty." della Bigelow, film che mi è decisamente piaciuto di più, quindi città mediorientali.
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peterangel
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lunedì 2 febbraio 2015
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militarista e antimilitarista
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Può un film essere allo stesso tempo militarista e antimilitarista? Normalmente no, ma non c'è nulla di normale nel modo in cui Clint Eastwood dirige questo suo ennesimo capolavoro, mostrando al mondo come l'età anagrafica non sia altro che un'opinione. Il film è certamente militarista, quando celebra le qualità guerriere e gli onori che ne conseguono. È antimilitarista quando mette a nudo le atrocità e le contraddizioni di una guerra dove è labilissimo il confine tra militari e civili. Ma il dilemma è solo apparente, e la sua soluzione sta già all'inizio del film, quando il padre del protagonista riassume la propria visione del mondo classificando gli umani in pecore, lupi e cani pastori. Guai alle pecore, perché i lupi le sbranano.
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Può un film essere allo stesso tempo militarista e antimilitarista? Normalmente no, ma non c'è nulla di normale nel modo in cui Clint Eastwood dirige questo suo ennesimo capolavoro, mostrando al mondo come l'età anagrafica non sia altro che un'opinione. Il film è certamente militarista, quando celebra le qualità guerriere e gli onori che ne conseguono. È antimilitarista quando mette a nudo le atrocità e le contraddizioni di una guerra dove è labilissimo il confine tra militari e civili. Ma il dilemma è solo apparente, e la sua soluzione sta già all'inizio del film, quando il padre del protagonista riassume la propria visione del mondo classificando gli umani in pecore, lupi e cani pastori. Guai alle pecore, perché i lupi le sbranano. Ma guai anche ai lupi, se ci sono i cani pastore a difenderle. No alla debolezza, dunque, ma anche no alla violenza, a meno che questa non sia indirizzata contro i violenti. Emerge così la concezione ebraico-tocquevilliana dell'esercito come braccio armato dello Stato democratico, ma anche la vocazione tutta americana ad autoeleggersi come guardiani del mondo. Ma la dirompente contraddizione tra militarismo e antimilitarismo persiste, ed esploderà dentro la mente del protagonista, padre e soldato, quando – finalmente congedato – egli farà definitivamente riitorno a casa.
Un film geniale, dove l'abilità del regista nel raccontare la guerra, ben certificata da film come Lettere da Iwo Jima e Flags Of Our Fathers, incornicia alcune notevoli soluzioni narrative, come le telefonate al fronte tra il protagonista e la giovane moglie: «un dito sul grilletto e l'altro sul telefono» è forse l'immagine che meglio riassume la lacerante dicotomia interiore tra il padre e il soldato. Che è poi il tema portante di tutto il film. Assolutamente da non perdere.
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