La Grande Bellezza |
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Un film di Paolo Sorrentino.
Con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso.
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Titolo originale La grande bellezza.
Drammatico,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2013.
- Medusa
uscita martedì 21 maggio 2013.
MYMONETRO
La Grande Bellezza
valutazione media:
3,35
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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i giorni che restano saranno giudici più saggi
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| venerdì 24 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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'Cercavo la grande bellezza e non l'ho trovata', ecco perché Jep Gambardella - un immenso Toni Servillo - non ha scritto un secondo romanzo. Non è quindi Roma, come si potrebbe erroneamente pensare grazie alla preziosa fotografia, alla squisita declinazione che Sorrentino dirige con la maestria cui ha abituato il suo pubblico. Un film-caleidoscopio, caratterizzato da una non trama che pure avvince e interessa. Quel che Sorrentino fa, anzitutto, è collocarsi in un tempo della storia, letteraria - non solo filmica-, dove la dissoluzione della trama produce emozioni e significato. Difficile non andare a 'Le Onde' di Virgina Woolf, guardando il film di Sorrentino; difficile non sentirsi sospesi, fluidi. Non riesce a essere un film di denuncia di un Paese allo sfascio, che si gloria delle proprie macerie, perché ammaliato, perduto nelle incantevoli riprese. Alcune hanno per destino di rimanere nella memoria visiva per sempre: non si potranno più dimenticare. Ma qual è la grande bellezza, dunque, se non è Roma? E' la consolazione salvifica che la bellezza offre, un ampliamento della vita nell'amore. Ecco perché nel tedio della vita di Jep Gambardella si inseriscono incastonate scene di abbacinante felicità, di scorrere innocente e puro, quasi a suggerire un'emanazione del divino nella vita dell'uomo. Emanazione che diviene presenza nello stormo di fenicotteri fermi sul terrazzo di Jep in una notte d'estate. Un film che chiede idealità, quello di Sorrentino, traducendola in capacità/bisogno di amare per collocarsi nel punto esatto della vita in cui si vorrebbe essere. I limiti ci sono e non di poco conto. Il più grave è la difficoltà, l'incertezza che Sorrentino prova ad andare in profondità: ammaliato di superfici, artista di raffinata educazione e di godibilissima espressione, fatica a cercare e costruire spessore nei propri personaggi, col risultato di rendere di malagevole lettura la complessità dell'articolazione della studiata regia. Ci sarà tempo per i giorni, gli anni che restano, che saranno giudici più saggi. Sorrentino è già un (giovane) grande regista: ma vogliamo da lui quel qualcosa in più che certamente può dare.
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