La regista Naoko Yamada torna a esplorare il tema dell'adolescenza partendo da un concept che porta sul grande schermo una vera e propria sinfonia di colori. Espandi ▽
Totsuko è una ragazzina iscritta in un collegio cattolico, dove vive, studia e prega per la propria serenità interiore. È infatti ipersensibile, affetta da una sorta di sinestesia che le permette di percepire i colori delle altre persone, ma non il proprio. Letteralmente colpita dalla compagna Kimi, che la centra con una pallonata in pieno volto durante un allenamento, Totsuko vede il proprio mondo ingrigirsi quando la ragazza lascia la scuola. Totsuko, seguendo un gatto bianco, la ritrova, dove la ascolta esercitarsi con una chitarra. Si fa così avanti e propone a lei e a Rui, un altro appassionato di musica, di formare un trio: i super ice cream!
Racconto di formazione che sperimenta cromatismi visionari, I colori dell'anima vanta un'animazione spesso straordinaria, ma la prospettiva scelta è purtroppo anche verbosa e stucchevole, di edificante banalità e invincibile ottimismo. Ci sono solitudini e malinconie, conflitti generazionali e ridefinizioni d'identità da affrontare per i protagonisti del film, soprattutto per Kimi e per il ragazzo Rui, ma tutto è raccontato con ingenuità e fiducia nel mondo da Totsuko.
Un altro elemento distintivo è l'uso degli stacchi, che tengono spesso la protagonista al centro della scena, cambiando però l'ambiente intorno a lei, in salti temporali a volte lirici e a volte comici. Infine non manca di personalità il character design. Recensione ❯
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Alle soglie dei 60 anni, i Blur si ritrovano in studio per registrare un album e preparare un tour, che potrebbe essere l'ultimo. Espandi ▽
Dalle session di registrazione in campagna dell’album "The Ballad of Darren” alle esibizioni a Wembley, la macchina da presa indaga la dimensione privata e pubblica del gruppo inglese, evidenziando le fragilità e i nuovi equilibri nelle vite di Damon Albarn e soci. Considerato anche il titolo scelto era prevedibile che Blur: To the End trattasse del tempo che scorre e della caducità delle rock band. E così è, esplicitamente e da subito, come mette in chiaro la sequenza di apertura, con un Damon Albarn che guida nelle campagne del Devonshire affermando che “Il tempo non è infinito”. La regia di Toby L non esita a scrutare negli angoli della psiche di Albarn e soci, che si mettono a nudo di fronte alla macchina da presa. In particolare, proprio il frontman, alle prese con i postumi di una complicata separazione sentimentale, appare vulnerabile come mai prima d’ora. Lacrime e nostalgia, quindi, sensibilità e fragilità, come detta l’agenda emotional della nostra contemporaneità e come impone lo status da midlife crisis dei protagonisti, che hanno tutti superato il mezzo secolo di vita. Recensione ❯
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Il documentario racconta dei Gaznevada, band fulcro di una scena musicale punk nell'anima, ancor prima che nelle sonorità. Espandi ▽
I Gaznevada sono stati il principale gruppo italiano punk e new wave. A quasi cinquant'anni dalla loro formazione, a Bologna, nell'irripetibile fermento culturale del '77, tra case occupate, factory di fumettisti, musicisti e cineasti, radio libere e droga a fiumi, i suoi componenti Billy Blade, Andy Nevada, Marco Nevada, Bat Matic e Robert Squibb, più altri amici e collaboratori avvicendatisi nel tempo, ne raccontano la storia. Dalla fine degli anni '70 ai primi '90 e poi oltre, il gruppo racconta la musica underground in Italia dal movimentismo al reflusso, dal punk all'italo disco, alla house.
Presentato in anteprima al Festival dei Popoli, il film di Lisa Bosi recupera lo spirito dei suoi protagonisti creando un dialogo tra materiale d'archivio e riprese ex novo, a testimoniare la resistenza di una carica creativa mai domata.
Going Underground cerca dunque di cogliere lo spirito dei Gaznevada più che loro storia. Forse pecca di didascalismo, ma rende il giusto merito sia alla nebbia dei ricordi, sia alla concretezza senza tempo della musica. Recensione ❯
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Un'opera estremamente coraggiosa che segna un fondamentale passo. È un megafono per dare voce a chi la vede soffocare nel sangue. Drammatico, Iran2024. Durata 168 Minuti.
Un dramma che da familiare diviene sociale nell'Iran delle proteste giovanili di piazza. Espandi ▽
Amin ha finalmente ottenuto la promozione che attendeva: è ora addetto agli interrogatori. Ha una moglie devota e due figlie che studiano. La maggiore ha un'amica che viene gravemente sfigurata durante una manifestazione. Come aiutarla senza farlo sapere al capo famiglia? Per di più l'arma che e stata consegnata ad Amin al momento della promozione scompare da casa e lui rischia il carcere se non la si trova. Rasouluf realizza indubbiamente un film militante che fa del cinema un megafono per dare voce a coloro che la vedono soffocare nel sangue come accadeva nella seconda metà del secolo scorso. Porta sullo schermo l’oppressione quotidiana, e la supposta necessità del compromesso che le nuove generazioni non vogliono più accettare. Il cinema tout court (non solo quello iraniano) fa con questo film un fondamentale passo avanti nella fusione tra denuncia e sua rappresentazione sullo schermo. Recensione ❯
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Il terzo capitolo della saga è ambientato in Perù: l'orsacchiotto Paddington si mette in viaggio per andare a trovare la zia Lucy. Espandi ▽
Judy e Jonathan sono cresciuti e stanno per lasciare il nido. I tempi in cui la famiglia Brown si stringeva tutta quanta sul divano della casa di Windsor Gardens sono finiti, e la signora Brown sembra soffrirne più di tutti. L'occasione di trascorrere un po' di tempo insieme si presenta, inattesa, quando l'orso Paddington riceve via lettera la notizia che la sua amata zia Lucy, ospite di una casa di riposo per orsi in Perù, sembra non godere di buona salute: si è chiusa in se stessa e non fa che nominare il suo nipotino lontano.
La famiglia Brown al completo (Signora Bird compresa) si mette allora in viaggio per il Sudamerica, pronta all'avventura, e l'avventura non si farà attendere.
Per quanto lontana dal vivace melting pot di Notting Hill, infatti, e per quanto portatrice di molti tratti di regressione rispetto alla felicità di scrittura dei capitoli precedenti, l'origin story di Paddington ci trascina sempre più rapidamente al suo interno, tra arance succose, travestimenti carnevaleschi, suore farlocche e irresistibili orsetti senza cappotto. E alla fine anche la crisi di identità della famiglia Brown troverà la sua risposta. Recensione ❯
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Un thriller incalzante sulla violenza maschile. Espandi ▽
Ellias Barnès è un celebre stilista francocanadese considerato "il nuovo principe della moda". Vive a Parigi ed è diventato il giovane direttore artistico della famosa maison Orsino. Dopo un attacco di panico legato alla sua sfilata di debutto nell'haute couture, Ellias riceve la notizia che il padre è morto. Il figlio non aveva più rapporti con quel padre rimasto in Canada, mentre anche la madre si era trasferita lontano dall'ex marito. Ma ora Ellias dovrà andare ad occuparsi di ciò che il tanto detestato defunto ha lasciato e delle sue spoglie mortali.
Legrand gestisce molto bene la tensione noir del film, che ha a che fare non solo con gli accadimenti effettivamente dark, ma anche con quel buio della mente che un padre scellerato è riuscito a creare in un figlio sensibile e gentile, un giovane uomo che fatica a dire di no ed è educato fino alla sottomissione, a dispetto del successo e dello sfogo creativo che è riuscito a creare nella sua seconda vita.
Il film è una sfida allo spettatore che va premiata per il coraggio con cui non spiega tutto e lascia senza risposta le domande che mette sul piatto, più indagine psicoanalitica che "giallo" dalle soluzioni nette (e facili). Ci costringe a domandarci se i nostri destini siano segnati, se esista davvero un libero arbitrio Recensione ❯
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Un documentario sul fotografo Martin Parr, diretto da Lee Shulman, ideatore dell'Anonymous Project, dedicato alla raccolta di scatti anonimi e amatoriali che in passato ha fatto dialogare con quelli di Parr. Espandi ▽
Documentarista, umorista, fine commentatore della società britannica, instancabile lavoratore. Nel corso della sua prolifica carriera Martin Parr ha pubblicato 120 libri, girato il mondo, inventato un nuovo modo di intendere la fotografia, senza mai smettere di ritrarre i suoi soggetti preferiti: le persone nella loro quotidiana spontaneità. Non c'è luogo in cui Parr non troverebbe qualcosa, o meglio qualcuno, che catturi la sua attenzione. Attraverso le parole del protagonista e della moglie, unite alle testimonianze di critici d'arte, fotografi, galleristi, colleghi e amici, il film ricostruisce la figura di un artista iconico e all'avanguardia, che ha immortalato il mondo senza filtri, in tutta la sua naturale e drammatica comicità.
Con I Am Martin Parr Lee Shulman dirige un documentario pop, ironico e accattivante, capace di mimetizzarsi alla perfezione nello stile e nella visione artistica del suo adorabile protagonista. Dell'ironico cronista del kitsch britannico riusciamo a scorgere anche qualche tratto della personalità: non tutto però, perché Parr è un uomo sensibile e misterioso, a cui non piace parlare troppo. Recensione ❯
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Una donna inizia a insegnare francese a Seoul pur non avendo nessuna competenza. Espandi ▽
Nessuno sa da dove provenga la donna. È seduta su una panchina del parco con un registratore per bambini. Dice di venire dalla Francia. Non avendo soldi né mezzi per mantenersi, le è stato consigliato di insegnare il francese. È così che si ritrova ad avere come allieve due donne coreane. Alla donna piace camminare a piedi nudi e sdraiarsi sulle rocce. Prova a vivere la vita nel modo più razionale possibile ma le cose per lei restano difficili, come sempre. Per trovare un po' di conforto, si affida ogni giorno alla bevanda alcolica coreana del makgeolli. Recensione ❯
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Un racconto serratissimo. Uno sguardo dall'altra parte dello schermo dell'attentato delle Olimpiadi del 1972. Drammatico, Germania2024. Durata 91 Minuti.
Il racconto della copertura mediatica in diretta degli eventi che videro gli atleti israeliani presi in ostaggio durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972. Espandi ▽
Il 5 settembre 1972, durante le Olimpiadi di Monaco, un commando di militanti palestinesi assalta gli appartamenti della delegazione israeliana uccidendo due persone e prendendone in ostaggio nove. La tv americana ABC si ritrova a raccontare la tragedia in diretta. Un film televisivo sul potere della televisione che osserva la storia dalla cabina di regia, sancendo l’unione tra testimonianza, giornalismo e spettacolo. Gli studi della ABC diventano una trincea e il racconto si fa serratissimo, con l’unico difetto di lavorare fin troppo di ellissi nei tempi narrativi (e ovviamente il pregio di avere interpreti straordinari: John Magaro, Peter Sarsgaard, Ben Chaplin, Leonie Benesch). Per il resto, il racconto riesce a dare di ogni personaggio un ritratto rapido ed esauriente, come nella migliore tradizione del cinema televisivo americano, riprendendo i tipici passaggi del genere giornalistico e mostrando implicitamente come la tv ha finito per condizionare la nostra percezione del reale, un po’ per dovere di cronaca e un po’ per compiacere gli sponsor. Recensione ❯
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Quando il cinema rifugge ogni moda: un film animato sul tempo perduto e sull'importanza di una folle fantasia. Animazione, Francia, Lussemburgo2024. Durata 75 Minuti.
Un'opera animata che esplora con delicatezza i temi dell'infanzia e della crescita. Espandi ▽
Francia, fine anni '40. L'undicenne François vive in un villaggio sulle rive della Marna con la madre Geneviève e il padre adottivo Pierre. Un giorno scopre che Pierre ha cominciato a costruire in giardino la replica della Spray, la leggendaria barca a vela sulla quale nel 1895 il marinaio Joshua Slocum completò per primo il giro del mondo in solitaria. Per François è la scoperta di un mondo e dell'inizio di un nuovo rapporto con il padre.
Classe 1939, il regista d'animazione francese Jean-François Laguionie realizza un lavoro autobiografico in cui il racconto di formazione lascia il posto al resoconto di una fantasia lontana. Laguionie riesce a trasporre le emozioni del suo personaggio in modo dolce e anti-narrativo, trasformando il realismo in fantasia onirica e seguendo senza soluzione di continuità il passaggio all'adolescenza di François.
In Una barca in giardino si coglie, dunque, la saggezza di un maestro dell'animazione capace di trasmettere l'amarezza del tempo perduto e insieme la leggerezza di un cinema che rifugge ogni moda: non solo quella dell'infantilizzazione del genere animato, ma anche quella del racconto di formazione come unico modo per raccontare l'adolescenza. Recensione ❯
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un'opera-monstre per proporzioni e ambizioni, che ha richiesto dieci anni di lavorazione prima di essere portata a termine. Drammatico, Gran Bretagna2024. Durata 215 Minuti.
Una famiglia fugge dall'Europa per costruirsi una nuova vita in America. I loro sogni vengono però ostacolati. Espandi ▽
Quando il visionario architetto László Toth e sua moglie Erzsébet fuggono dall'Europa del dopoguerra nel 1947 per ricostruire la loro famiglia e assistere alla nascita dell'America moderna, le loro vite vengono cambiate per sempre da un misterioso e ricco cliente. Recensione ❯
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Il racconto di una coppia nell'arco di dieci anni, dai momenti più alti a quelli più bassi. Espandi ▽
Si incontrano in un ospedale. Lui è Tobias Durand, lei è Almut Brühl. Tra loro nasce una forte attrazione e dopo poco vanno a vivere insieme. Da lì parte la loro storia che attraversa circa dieci anni, tra alti e bassi, momenti di grande felicità culminati con la nascita della figlia ad altri tragici quando Almut scopre di avere un cancro e deve scegliere un trattamento che può allungarle la vita ma farla soffrire di più oppure sfruttare al meglio il tempo che le rimane. Andrew Garfield trova un’intesa perfetta con Florence Pugh. Sono loro i principali punti di forza di un film caratterizzato da una drammaturgia solida, quasi di stampo teatrale nei dialoghi della sceneggiatura di Nick Payne che trova a sua volta un magnifico contrasto con un cinema che prova a immortalare la fuggevolezza del tempo. We Live in Time cammina sospeso, potrebbe cadere da un momento all’altro, diventare troppo sentimentale oppure al contrario cercare un taglio più brillante. Trova invece un miracoloso equilibrio. Recensione ❯
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Colori sgargianti e fotografia luminosa per un'opera che racconta la misoginia attraverso un'icona di seduzione. Drammatico, Italia2024. Durata 120 Minuti.
Ambientato negli anni '80 -'90 il film racconta la storia dell'agenzia di casting e produzione "Diva Futura" fondata nel 1983 da Riccardo Schicchi e Ilona Staller. Espandi ▽
Un film che ricostruisce la vicenda di un personaggio che ha rivoluzionato storia del costume italiano: Riccardo Scicchi, interpretato da Pietro Castellitto, che negli anni '80 ha fondato l'agenzia di casting e produzione "Diva Futura". Intorno a lui molte pornodive dell'epoca, fra cui Cicciolina e Moana Pozzi. Recensione ❯
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Il documentario di Francesco Fei racconta vita e opere di Pellizza da Volpedo, uno dei più grandi pittori divisionisti. Espandi ▽
Il film di Francesco Fei, Pellizza - Pittore da Volpedo è un racconto curato e approfondito sul pittore piemontese dove le testimonianze di professionisti della storia dell'arte - direttori di musei, conservatori, critici, storici - accompagnano con passione le immagini reali in bianco e nero del pittore nel suo studio, o a quelle dove l'attore Marco Federico Bombi, che veste i panni Pellizza, passeggia tra le piccole vie del suo paese, insieme alla densa lettura di Fabrizio Bentivoglio che rimette in vita pensieri e note dell'artista.
I film e documentari che trattano le vite degli artisti spesso esaltano una narrazione romanzata e un'estetica enfatizzata. In questo caso il regista si è basato sulle parole scritte da Giuseppe Pellizza nelle sue annotazioni e diari, insieme a delle fotografie che ritraevano il pittore, intellettuale barbuto dal fascino atemporale.
Il risultato è un ritratto autentico di un personaggio noto per lo stile divisionista, per gli studi che ha portato avanti in tante accademie italiane - da Milano a Firenze, a Roma fino a Bergamo, luoghi importanti per la ricerca artistica ancora oggi -, e per una grande pittura che ha rappresentato la storia italiana. Recensione ❯
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A cent'anni dalla scomparsa di Eleonora Duse, Sonia Bergamasco ci accompagna in un'investigazione sull'attrice che ha cambiato il mestiere dell'attore per sempre. Espandi ▽
Che cosa si può dire di un’artista che Charlie Chaplin ha definito “la più grande che abbia mai vista”, che Lee Strasberg ha descritto come “la migliore attrice di tutti i tempi”, e di cui Marilyn Monroe e Anna Magnani hanno tenuto il ritratto sempre accanto a loro? Tanto, e mai tutto, perché raccontare la Duse fino in fondo è impossibile: anche perché lei ha fatto di tutto per non raccontarsi attraverso interviste o autobiografie. Ma Sonia Bergamasco, per cui la Duse è un’ossessione da quando la sua gigantografia la accoglieva ogni volta che si recava al Piccolo Teatro, riesce a costruire un ritratto caleidoscopico a più voci – con il rimpianto di non poter aggiungere quella dell’attrice stessa – usando come filo conduttore le lettere scritte da Eleonora e interpretate dalla stessa Bergamasco in voce fuori campo. Nel documentario Duse, The Greatest Bergamasco si mantiene fuori campo con pudore e discrezione, preferendo dare spazio alle immagini della protagonista – le foto, i ritagli di giornale, le riprese del funerale, gli spezzoni di Cenere, l’unico film da lei interpretato in età avanzata – e alle interviste fatte a chi l’ha potuta vedere in teatro (tratte da numerosi archivi audiovisivi), dal poeta Langston Hughes a Luchino Visconti, e a chi ne mantiene viva l’eredità, come le attrici Ellen Burstyn e Helen Mirren raggiunte in presenza dalla regista. Recensione ❯
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