Titolo originale | Jouer avec le feu |
Titolo internazionale | The Quiet Son |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Belgio, Francia |
Durata | 110 minuti |
Regia di | Delphine Coulin, Muriel Coulin |
Attori | Vincent Lindon, Sophie Guillemin, Benjamin Voisin, Denis Simonetta, Hugo Bariller Thomas Arnaud, Franco Provenzano, Stefan Crepon. |
Uscita | giovedì 27 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | I Wonder Pictures |
MYmonetro | 3,29 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 gennaio 2025
Pierre, operaio nelle ferrovie, ha due figli uno dei quali, il maggiore, si avvicina a gruppi di estrema destra che rappresentano l'esatto contrario dei principi del padre. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, Noi e Loro è 29° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 5.462,00 e registrato 1.491 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Pierre è un ferroviere cinquantenne che sta crescendo da solo, dopo la morte della moglie, i due figli. Louis, il minore, ha finito gli studi superiori e può lasciare Villerupt per studiare nella non economica Parigi. L'altro, Fus, gioca a calcio, ha una competenza da metalmeccanico e si sta pericolosamente avvicinando a gruppi di estrema destra dei quali condivide le idee e le modalità di azione. Pierre ha tutt'altri ideali e si trova in difficoltà a gestire il rapporto con il figlio.
Delphine e Muriel Coulin scrivono e dirigono un film in cui il femminile è solo apparentemente assente.
Non c' è un solo personaggio femminile che abbia rilievo in questo film. Questo vale da un punto di vista relativo alle presenze. Perché invece c'è un'assenza che pesa sul nucleo familiare. È quella di una moglie/madre scomparsa prematuramente lasciando tre figure maschili (due delle quali in crescita) a convivere e a confrontarsi. C'è un elemento che assume valore simbolico in un film in cui il protagonista viene mostrato più volte al lavoro. In particolare in un'immagine in cui avanza, con torcia in mano, di notte, sui binari dell'area ferroviaria presso cui è impiegato. Il buio ideologico che sta progressivamente avvolgendo Fus potrebbe essere vinto dalla fiamma degli ideali che il padre ha sempre sostenuto (anche se ora non è più in prima linea) offrendo ai propri figli dei binari che credeva potessero impedire deragliamenti. Non è andata così ed ora Pierre si trova a dover gestire la relazione con un figlio che continua ad amare ma del quale respinge amicizie e comportamenti.
Vincent Lindon (un nome che costituisce una garanzia di serietà di scelte nel cinema francese) dà al suo personaggio tutte le caratteristiche di un padre che scopre di essere impotente dinanzi a sirene ideologiche e a slogan di facile presa che aprono tra Pierre e Fus varchi sempre più incolmabili. È un film sulla difficoltà, quando non è addirittura impossibilità, di un dialogo che vede entrare, nella naturale dinamica della necessità di distacco dalle figure parentali propria dell'adolescenza, il veleno di un'ideologizzazione pervasiva che vede l'altro non come avversario con cui dibattere ma piuttosto come nemico da sconfiggere. Anche quando si tratta del proprio genitore al quale non si è smesso, seppure in modo estremamente confuso, di voler bene. In questo contesto la figura di Louis, il fratello minore, avrebbe potuto risultare di semplice contorno. Invece viene cesellata con cura mostrando al contempo vicinanze e distanze, sia con il fratello che con il padre, a cui è difficile offrire sempre una conciliazione. Si tratta di un'ulteriore riprova della capacità del cinema d'Oltralpe di affrontare, con partecipazione non disgiunta da verosimiglianza, tematiche sociali di stretta attualità senza trasformarle in pamphlet o in melodrammi a tinte fosche.
Il volto afflitto di Vincent Lindon nei panni di uomo onesto ma ferito dalle ingiustizie è ormai un genere a sé: stavolta è un operaio vicino alla pensione, nel passato una militanza di sinistra ora archiviata, dopo la morte della moglie, per meglio dedicarsi ai due figli maschi. Il minore è stato ammesso alla Sorbona, il maggiore invece inizia a frequentare gruppi di estrema destra dediti a prove [...] Vai alla recensione »
Ci pare di poter affermare che, a prescindere da quale sia la firma registica dei film che interpreta, esista ormai un cinema di Vincent Lindon, tanto la presenza di questo attore riesce a connotare in senso immediatamente riconoscibile un certo cinema francese dai tratti militanti. È stata decisiva in questo senso la trilogia sul mondo del lavoro di Stéphane Brizè, composta da La legge del mercato, [...] Vai alla recensione »
Da sempre acute osservatrici della società e della cultura francese contemporanee, le sorelle Coulin tornano a otto anni di distanza dal loro precedente film di finzione, Voir du pays (2016), con un'opera che affonda lo sguardo in una delle questioni più controverse e scottanti della Francia - e dell'Europa - di oggi: la radicalizzazione estremista di destra.
Jouer avec le fue è il film delle due registe francesi Delphine Coulin e Muriel Coulin presentato in Concorso all'81. Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. Viene narrata la storia di un nucleo familiare composto da Pierre, il padre, e i suoi due figli, Louis, il più piccolo, e Fus. I tre hanno un forte legame, almeno fino a quando Fus non inizia ad avvicinarsi pericolosamente a [...] Vai alla recensione »
Jouer avec le feu, cioè "Gioca con il fuoco". Pierre non ci gioca, con il fuoco: lo accende per lavorare, di notte, muovendosi lungo i binari delle ferrovie. È una torcia, Pierre, nella notte, la luce che guida i treni che lavorano mentre la città dorme. E mentre Fus, il primogenito di Pierre, balla tra altre luci, meno definite e comprensibili, seguendo un flusso caotico, forse alla ricerca di un [...] Vai alla recensione »