Beau ha paura

Film 2023 | Commedia, Drammatico, V.M. 14 179 min.

Regia di Ari Aster. Un film Da vedere 2023 con Joaquin Phoenix, Patti Lupone, Amy Ryan, Nathan Lane, Kylie Rogers. Cast completo Titolo originale: Beau Is Afraid. Genere Commedia, Drammatico, - Canada, USA, 2023, durata 179 minuti. Uscita cinema giovedì 27 aprile 2023 distribuito da I Wonder Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 - MYmonetro 3,00 su 30 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 26 aprile 2023

Il pavido Beau, introverso e facile preda di ansie e ossessioni, si appresta a mettersi in viaggio per far visita a sua madre; ma, alla vigilia della partenza, intorno a lui esplode il caos. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, 1 candidatura a ADG Awards, In Italia al Box Office Beau ha paura ha incassato 476 mila euro .

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,50
CRITICA 2,75
PUBBLICO 2,75
CONSIGLIATO SÌ
Un film personale e visionario sorretto dalla coraggiosa interpretazione di un Joaquin Phoenix angosciato da costanti straniamenti.
Recensione di Andrea Fornasiero
venerdì 21 aprile 2023
Recensione di Andrea Fornasiero
venerdì 21 aprile 2023

Il quarantanovenne Beau soffre di gravi disturbi mentali ed è ancora vergine perché convinto dalla madre che se raggiungesse l'orgasmo morirebbe - come accaduto (gli si dice) a suo padre nel momento in cui l'ha concepito. Vive nella paranoia e immagina la città intorno a lui come un inferno, in cui un serial killer si aggira nudo per le strade e i cadaveri vengono lasciati marcire in mezzo agli incroci. Dovrebbe partire per raggiungere la madre, ma in una sequela di atti mancati riesce a farsi rubare le chiavi di casa e il bagaglio, inoltre un incidente con uno psicofarmaco precipita ulteriormente la sua condizione psichica. Investito da un'auto, si risveglia a casa degli amorevoli Roger e Grace, ma non è che la prima tappa di un viaggio allucinante...

Come nell'Ulisse di Joyce, un protagonista ebreo attraversa un'Odissea interiore, che dilata una vicenda di per sé relativamente ordinaria in un inarrestabile flusso di coscienza.

Beau perde però molto presto qualsiasi contatto con la realtà e la sua è una discesa nel delirio, che trasfigura elementi, desideri e incubi della sua esistenza. C'è per esempio una figura che chiede aiuto, ma che allo stesso tempo è anche una presenza minacciosa, una sorta di fratello mancato, come il gemello di Beau che appare in uno degli ultimi atti del film. La figura che chiede aiuto è in fondo Beau stesso, così come la rabbia del "fratello putativo" Jeeves è quella che Beau, per tutta la vita, non ha mai saputo liberare.

Allo stesso modo la presenza paterna, a tratti saggia e quasi catartica, a tratti mostruosa e grottesca, dipinge un rovello psichico insolubile per il protagonista che non l'ha mai conosciuto. Beau è sostanzialmente un inetto nel senso più pieno del termine, non solo per la emblematica verginità, ma perché la sua vita non sembra ammontare a nulla, totalmente schiacciata dalla figura materna.

Non a caso il film si apre con un parto, visto più o meno in soggettiva, e si chiuderà in una caduta nell'acqua, come in un ritorno al liquido amniotico. Nel prologo sentiamo la voce della madre disperata perché il figlio non respira e solo quando finalmente piange, il film volta pagina e ci ritroviamo con Beau adulto dal suo psicanalista, che lo cura con psicofarmaci. Farmaci onnipresenti nella casa di Roger e Grace, che nel secondo atto lo adottano e lo accudiscono quasi come un bambino, in una sorta di contraltare all'assoluto isolamento in cui viveva nel suo appartamento. Ma tanto la solitudine, quanto una famiglia che non vuole lasciarlo andare, sono soffocanti.

Beau, nel terzo atto, arriva così a trasfigurare la propria vita in uno spettacolo teatrale nel mezzo della foresta. È di certo la sezione più visivamente suggestiva del film, che fa ricorso anche a tecniche di animazione e ricorda per certi versi il cinema di Michel Gondry e pure il suo videoclip per il brano Bachelorette di Björk. Infatti anche qui la rappresentazione teatrale arriva a rimettere in scena se stessa, in un gioco di specchi che rischia di precipitare Beau nel solipsismo. Il protagonista crederà tanto al proprio racconto da immaginare di aver avuto persino dei figli. Solo l'apparizione, più o meno fantasmatica, della figura paterna lo scrollerà da questo sogno, costringendolo a procedere nel viaggio verso casa.

Negli ultimi atti Beau ritroverà la fiamma di gioventù, ma soprattutto si confronterà con la madre, prima in un violento faccia a faccia e poi in un kafkiano processo, dove le sue colpe si fanno schiaccianti. In tutta questa astrazione, realizzata spesso con piglio visionario e sorretta dalla coraggiosa interpretazione di un Joaquin Phoenix angosciato da costanti straniamenti, Ari Aster firma un film davvero personale. Si lascia alle spalle la struttura di genere dell'horror, ma come già esplicita il titolo non abbandona la paura e giunge a un finale nerissimo - ammorbidito solo da un tono spesso comicamente assurdo.

Le idee di messa in scena non mancano e la realizzazione fotografica e coreografica è mirabile, così come le interpretazioni di altri attori oltre a Phoenix (Patti LuPone, Amy Ryan, Nathan Lane, Denis Ménochet e Richard Kind su tutti), ma il film procede per fasi sempre più assurde e la tensione finisce confinata a livello esclusivamente intellettuale.

Beau ha paura può in sostanza essere fruito, ma pure rifiutato, solo come un puzzle simbolico. Tenta di portare all'estremo il rapporto con figure genitoriali castranti - in questo ricorda anche quello tra Tony Soprano e sua madre Livia, evocato pure dal casting di Michael Gandolfini - però risulta troppo autoindulgente.

La produzione di A24 sembra aver concesso al regista tanta libertà da non dargli alcun limite e il film, di accumulo in accumulo, è lievitato fino a tre esasperanti ore di durata. Se regge per i primi tre atti, grazie alla sua concentrazione stilistica, arriva stanco al finale e nel minutaggio disperde la propria forza. Anche perché, a differenza del già citato Ulisse, continua a girare - a volte a vuoto - intorno a un solo limitato personaggio.

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Una stravagante commedia da incubo che mischia umorismo nero e immaginazione.
Overview di Silvia Guzzo
venerdì 7 aprile 2023

Dopo Hereditary - Le radici del male e Midsommar - Il villaggio dei dannati il giovane e acclamato regista Ari Aster torna al cinema con il film più divertente e sopra le righe della sua carriera. Mescolando mistero e humor nero, Beau ha paura racconta il viaggio folle e immersivo di un uomo ansioso e paranoico, intento a raggiungere la casa della madre. Quella che Beau dovrà affrontare è un'odissea costellata da pericoli e minacce soprannaturali, che metteranno a dura prova la sua psiche, facendo emergere le sue paure più profonde.

A ricoprire le vesti del protagonista doveva essere originariamente Billy Mayo, collaboratore di lunga data di Aster, deceduto nel 2019. A sostituirlo troviamo Joaquin Phoenix, vincitore nel 2020 di un Oscar e un Golden Globe per la sua interpretazione di Joker nell'omonimo film della DC diretto da Todd Phillips.

Accanto a Phoenix altre stelle del cinema, e soprattutto del teatro americano: Emy Ryan, Nathan Lane e Stephen McKinley Henderson. Quest'ultimo ha parlato delle interazioni tra Aster e Phoenix sul set del film, ponendo l'accento sulla loro chimica, che ha consentito di migliorare costantemente il lavoro nel corso delle riprese.

Distribuito in Italia da I Wonder Pictures, Beau ha paura è un horror surrealista tratto da un cortometraggio del 2011 dello stesso Aster, girato in un'unica giornata e intitolato Beau. Il corto racconta la storia di un uomo di mezza età intento a lasciare casa per andare a far visita alla madre. In un momento di distrazione gli vengono tuttavia rubate le chiavi del proprio appartamento in modo misterioso: da quest'evento prende forma per il protagonista un terribile incubo. E l'incubo ritorna anche nel lungometraggio, che inizialmente doveva chiamarsi Disappointment Boulevard, poi cambiato in Beau Is Afraid. Descritto da Aster come una "stravagante commedia da incubo", il film vede la partecipazione di Pawel Pogorzelski, direttore della fotografia anche in Hereditary e Midsommar.

Ancora una volta Aster collabora con la casa di produzione A24, che con Beau ha paura firma un lungometraggio ad alto budget, le cui riprese sono state effettuate interamente in Canada, a Saint-Bruno-de-Montarville, un sobborgo fuori dall'isola di Montreal.

Insomma, tra la partecipazione di professionisti di alto profilo e l'alto budget a disposizione, la terza fatica di Aster sembra promettere al pubblico una profonda tragicommedia freudiana, che mischia umorismo nero e immaginazione per parlare di senso di colpa e repressione.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 11 maggio 2023
mauro.t

Beau, un 49enne disturbato che vive in una zona degradata e piena di umanità pericolosa, decide di mettersi in viaggio per andare a trovare mamma. Prima di chiudere casa però, gli rubano chiavi e trolley. Quando telefona alla madre per spiegarle le difficoltà, sembra che questa sia defunta. Lì inizia una vera e propria odissea, meno eroica di quella di Omero e più [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 giugno 2023
Storyteller

"Beau ha paura" è il degno successore dei due film sopracitati, e lo dico nell'accezione più lusinghiera possibile. Non sarà un elevated horror alla maniera di "Hereditary" né eredita (perdonate il gioco di parole) la compostezza formale di "Midsommar", ma di certo è frutto di una visione peculiare e accuratamente cesellata negli [...] Vai alla recensione »

giovedì 4 maggio 2023
figliounico

La prima mezz’ora lascia ben sperare. L’atmosfera straniante, la realtà urbana distopica e degradata all’eccesso che contrasta con la musica leggera della colonna sonora, le scene ispirate al grottesco alternate a quelle di tono drammatico, la grande interpretazione di Phoenix, calato in un personaggio, patetico e comico al contempo, che richiama alla mente quello straordinario di Joker, tutto concorre [...] Vai alla recensione »

mercoledì 3 maggio 2023
Imperior Max

E dopo Nope di Peele e The Northman di Eggers anche il nostro Ari Arister è in careggiata col suo terzo film, BEAU HA PAURA con Joaquin Phoenix.Beau, un uomo di mezz’età con i più alti complessi al mondo, deve andare a trovare sua madre della quale prova tanto amore quanto esserne timorato.Nel farlo affronterà un viaggio man mano sempre più surreale, distorto e grottesco.

mercoledì 3 maggio 2023
ergo

Lasciate perdere ogni aspettativa dopo aver apprezzato Midsommar. Sottoprodotto pretenzioso inutilmente prolisso che vorrebbe spacciarsi per neuro-seduta visionaria da affliggere al suo protagonista, quando in realtà causa inutile afflizione sbadigliante ai soli spettatori, ogni tanto ridestati da qualche spauracchio che richiama gli albori horror del regista.

martedì 24 ottobre 2023
LP11

Film lungo e introspettivo , che parla più all’inconscio che al conscio ; che non va guardato solo con gli occhi della ragione .   È tutto esasperatamente disperato , desolato e impietoso. Con continui ammiccamenti al nonsense.  Essendo questa un opera strana e surreale, il giudizio è inevitabilmente altamente soggettivo.

domenica 14 aprile 2024
gumbus

Una Occasione mancata. SPOILER.Elenco delle Occasioni Mancate 1-L'attacco alla comunità teatrante poteva essere piu' cruenta e specifica, per esaltare la stupidita' del male.2-Nella soffitta invece del pene, perche' non mettere il Demone di cui a Hereditary, creando connessione e accesso al mistico invece di scadere nell'onirico un poco finto. La figura del padre prigioniero e' appena accennata.

venerdì 8 marzo 2024
giupili

Per iniziare a vedere 'Beau ha paura' ci vuole coraggio. E' un film di quasi 3 ore in cui la trama descritta dice  poco o niente sul contenuto. L'unico gancio che ti convince a premere play è un Joaquin Phoenix quasi irriconoscibile, imbolsito canuto invecchiato. Ma le 3 ore passano senza accorgersi e la sensazione è quella di vivere un incubo ad occhi aperti.

venerdì 13 ottobre 2023
Luca Scialo

Ari Aster sta riscrivendo le regole del genere thriller/horror, capovolgendo regole e stereotipi di un genere ormai stanco e ripetitivo da anni.  Qui però calca un po' troppo la mano, proponendo un lunghissimo viaggio nell'insanità mentale, aggravata da una società anch'essa impazzita, al punto da aggravare i propri sintomi.

domenica 30 aprile 2023
Maramaldo

Appena uscito sono accorso a vederlo. Mi son detto, ci sarà stata una maturazione nel promettente trentunenne di Hereditary, qualche evoluzione interessante. Mi son trovato un novellino che la mena più del dovuto per mostrare quant'è bravo. Ed é questo che mi fa rabbia, perchè Ari Aster è bravo, molto bravo, non lo dico solo io.

giovedì 22 febbraio 2024
max821966

Ci risiamo, ho voluto x L'ULTIMA VOLTA dare una chance ad Ari Aster, del quale ho già visto Hereditary e Midssomar , per esattezza il primo non mi ha fatto assolutamente paura e ho fatto fatica finirlo, il secondo merita la famosa citazione fantozziana: un film supponente, noioso, senza senso.....quì proprio non ho resistito e ho fermato il Blu Ray a ca.

mercoledì 18 ottobre 2023
Steffa

qui non c'è soltanto la delusione date le aspettative verso ari aster, credo che sia in assoluto il film più brutto che abbia mai visto fino alla fine, lento, nonsense, forzato, privo di una benchè minima estetica narrativa, uno schifo di pasticcio

lunedì 25 settembre 2023
astromelia

non vorrei fare nessun commento, ma prendere il film che comunque va oltre ogni pensabile idea,come una disamina sui disturbi mentali quindi una realtà concreta...per quanto riguarda la sceneggiatura lo stupore e i colpi di scena fanno un pout-pourri con ciò che si è creduto fino all'istante prima, perciò non un film per tutti e oserei dire piuttosto arduo da vedere [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
venerdì 5 maggio 2023
Anna Maria Pasetti

Non solo vertigini visive. Il perturbante cinema di Ari Aster non avrebbe forse raggiunto lo statuto di “cult” senza le scelte sofisticate e l’uso sapiente in ambito di apparato sonoro. Tali scelte ne definiscono lo spazio di tensioni e inquietudini che informano la sua cifra estetica, già riconoscibile nonostante abbia finora realizzato solo tre lungometraggi. Del resto non esiste autorialità cinematografica - di qualunque epoca, provenienza e genere, specie nei dintorni dell’horror - che non fornisca seminale importanza al fuori campo, e questa è al più delle volte connessa alla sostanza sonora.  

Per Aster il “sound field” è materia imprescindibile, sia drammaturgicamente che narrativamente, almeno quanto lo è - si diceva - il “visual field”, vuoi che sia in- o fuori-campo.  

Proviamo infatti a immaginare la scena di apertura di Beau ha paura privata della potente traccia audio che l’accompagna. Da un buio squarciato nervosamente da lampi di luce si intuisce” una realtà caotica di cui però non si comprende affatto il contesto né ancor meno la traumatica drammaticità. Solo grazie ai suoni e ai rumori direzionati dagli squarci di luce sul buio la situazione si definisce, identificandosi nell’evento unico e irripetibile nella vita di ciascuno: la venuta al mondo, l’atto dell’essere partorito. 

La dimensione sonora di questa opening scene è imponente e trasferisce nello spettatore la sintesi emotiva di quanto accadrà nelle successive (3) ore di film, così come negli anni a venire del protagonista Beau, ragazzo prima e uomo poi, complessato e mentalmente disturbato. I tormenti della sua psiche trasferiti direttamente nell’anima sono espressi nel film quasi essenzialmente attraverso la dimensione sonora, tanto acustica quanto musicale, a firma di Bobby Krlic, in arte The Haxan Cloak

Il caos intimo è ferocemente tradotto in rumori striduli, grida diffuse, impeti acuti in un mescolamento di sovrapposizioni confuse e indistinte. In quanto capaci, per definizione, di viaggiare nell’aria senza contorni definiti (a differenza delle percezioni visive) le vibrazioni acustiche di Beau ha paura diventano esse stesse causa ed effetto di quella “paura” indicata nel titolo. 

Al suono impressionista rappresentato - ad esempio - dalla definizione sonora della giunga urbana della prima parte del film, e anche di diverse altre scene più “lineari”, si contrappone il suono espressionista di rumori e brani musicali distonici rispetto alle immagine cui si accompagnano. Quest’ultimo non solo è più interessante del primo, ma segnala con chiarezza il carattere acustico del cinema di Aster, rintracciabile infatti non solo in quest’ultimo film ma anche nei precedenti, specie in Midsommar (guarda la video recensione) (2019). E tale prende forma soprattutto nel sottofondo sonoro, una costante e perturbante materia atonale che opacizza il silenzio, assumendo l’identità di un “disturbo” ambientale e psichico, di una paranoia ossessiva e contagiosa.  

Per tornare sull’opera seconda del regista statunitense, la scena di apertura che giustappone immagini di maestosi paesaggi montani innevati non avrebbe alcun senso se non fosse acusticamente accompagnata da un sottofondo appena accennato ma distonico rispetto alla bellezza immaginifica proposta: è il “classico” preludio sonoro alla tensione orrorifica che pervaderà tutto il film, qualcosa di non originale rispetto al genere, ma che Aster appunto sa ben proporre declinandolo secondo una cifra molto personale. 

In Beau ha paura la paranoia sonora è accostata anche al rumore del mare, che in un certo segmento del film fornisce il proprio ritmo musicale a una serie di scene contigue, ovvio sintomo dell’elemento acqueo ove la vita prenatale si genera ed è protetta, ma che rischia anche di esserne carnefice a ricordo di un trauma ancestrale.  

Indubbiamente Ari Aster non risparmia gli eccessi, anzi ne usa e abusa in funzione di un cinema che mescola i generi dell’inquietudine (horror, thriller psicologici e mistici) e in tal senso utilizza il sound design e il sound mixing al meglio delle loro potenzialità. 

FOCUS
lunedì 1 maggio 2023
Claudia Catalli

Esiste un cinema che si allontana volutamente dal reale per raccontare i meandri più o meno tortuosi della psiche umana. Un cinema allucinatorio, disturbante, ossessivo, talvolta violento, sospeso in un'atmosfera di visioni, che si presta facilmente a una moltitudine di letture psicanalitiche. È il caso di Beau ha paura, terzo lungometraggio firmato Ari Aster, che indica già dal titolo allo spettatore la via da seguire per interpretare quanto si appresta a vedere: una sequela di scene madri che raccontano lo psicotico viaggio del protagonista

Si presume - per quanto non sia mai narrativamente confermato - che si tratti di un viaggio all'interno della psiche contorta e disturbata del protagonista, rimasto scioccato per sempre da un trauma familiare d'infanzia rimasto irrisolto. Di fatto si tratta un "nòstos", un omerico ritorno verso la casa d'origine, verso la figura della madre, e verso antiche paure. 

Peccato che a Beau durante questo viaggio negli inferi accada praticamente di tutto: gli ruberanno le chiavi di casa, gli invaderanno e vandalizzeranno l'appartamento, un uomo piomberà sulla sua vasca da bagno, uno psicopatico anziano nudo lo accoltellerà, e tutto questo solo nella prima parte del film. La seconda, nel mettere in scena un salvataggio che sa di rapimento, cede il passo all'onirico, con uno spettacolo teatrale allestito alla Michel Gondry in un bosco, in cui presente, passato e futuro si mischiano dando origine a colorate visioni su una possibile vita di Beau. 

Lo stile visivo che richiama le visionarie e inquiete opere di Terry Gilliam, o anche del Tim Burton di Big Fish, come pure - andando a ritroso nel tempo - di Il mago di Oz. Solo che qui la "strega" è prima un reduce di guerra che insegue Beau, poi una madre che sembra avergli ordito attorno un complotto più grande di lui e che lo condurrà alla follia, nascondendo il mostro dei mostri in soffitta. 

Il complesso rapporto di Beau con sua madre (interpretata dalla notevole e sempre convincente Patti Lupone) riporta alla cinematografia di Dolan, specie per la morbosità che mette in scena e per l'influenza totalizzante di questa figura molto tirannica e poco materna. È cronenberghiano il tema della metamorfosi del corpo di Beau (accoltellato, sanguinante, dolorante, malato di orchite), e quando visivamente il thriller psicotico cede il passo al b-movie psicanalitico (un pene gigante è chiara metafora freudiana), in un'analisi kaufmaniana del tempo che scorre sopra la vita del protagonista, lo spettatore viene lentamente traghettato verso un finale da giudizio universale. 

Il regista ha dichiarato un solo riferimento narrativo "ufficiale", accostando il film a Il Signore degli Anelli. Si ritrova sicuramente il tema del viaggio carico di insidie e di molteplici pericoli, ma se lì la missione di Frodo mirava a distruggere l'anello di Sauron per scongiurare la fine della Terra di Mezzo, qui quella di Beau è rintracciare il punto in cui la sua vita si è spezzata e le sue sicurezze sono sparite per sempre, per via di un trauma d'infanzia che è costretto a rivivere. C'è anche il tema della sorveglianza dello sguardo nemico sul protagonista: Sauron con Frodo quando indossa l'anello, la madre di Beau che spia a distanza calcolata il viaggio di ritorno di suo figlio. 

Colpisce infine il lavoro sullo sguardo del sempre ineccepibile Joaquin Phoenix - credibile anche nelle sequenze più complesse e paradossali - che in qualche modo può richiamare quello di Elijah Wood nell'adattamento cinematografico di successo firmato Peter Jackson.
 

FOCUS
sabato 29 aprile 2023
Marzia Gandolfi

Non è nuovo Joaquin Phoenix ai personaggi borderline. Veterano spezzato dalla guerra del Pacifico in The Master, che l’attore interpreta esattamente come avrebbero fatto Paul Newman o Montgomery Clift negli anni Cinquanta, o imperatore corrotto e megalomane ne Il gladiatore, silhouette melanconica e invaghita della voce di Scarlett Johansson in Her o lupo affamato e armato di martello in A Beautiful Day, e ancora, albatro sul boardwalk di Brighton Beach e tra due donne che gli restituiscono il desiderio del volo in Two Lovers o nemico giurato di Batman dietro il sorriso slabbrato in Joker, è un attore della dismisura. 

La marcata instabilità emotiva dei suoi personaggi doveva presto o tardi incontrare Ari Aster. Nuovo maestro del cinema horror contemporaneo e faro di quel movimento informale che viene definito (im)propriamente elevated horror, ha rivisitato il concetto tradizionale di ‘casa infestata’ (Hereditary - Le radici del male) e rigenerato i codici del folk horror (Midsommar – Il villaggio dei dannati). 

A questo giro non è soltanto questione di orrore ma è ancora una volta questione di madre, di irruzione del male(ssere) all’interno del modello familiare. Beau ha paura di sua madre, spettro che aleggia sulla sua vita fin dalla tenera infanzia, fin dalla sua nascita…

Con Beau ha paura, Ari Aster si sposta percettibilmente dal genere che lo ha reso celebre, o più correttamente lo diffrange in tre ore, o quasi, di odissea edipica delirante. Quattro segmenti incorniciati da due scene memorabili che finiscono per corrispondersi tra dimensione kafkiana e cedimento distopico, quattro atti che coincidono con altrettanti luoghi e una forma spiccatamente teatrale in cui il racconto intimo si schianta contro l’affresco epico. Una ramanzina della mamma come in un film di Xavier Dolan ma con lo stile di David Lean, quello di Lawrence d’Arabia non di Breve incontro

FOCUS
lunedì 24 aprile 2023
Francesca Pellegrini

I nostri mondi interiori stanno per cambiare, per sempre; arriva al cinema dal 27 aprile, con I Wonder Pictures, Beau ha paura. L’ultimo, delirante, film dal visionario Ari Aster. Dopo gli abissi psichici di Hereditary e i rituali sotto il sole di Midsommar (guarda la video recensione), il maestro dell'horror contemporaneo torna con una commedia da incubo interpretata da uno strepitoso Joaquin Phoenix.

L’ultima, ambiziosa fatica del regista e sceneggiatore newyorkese racconta l’odissea surreale di Beau Wassermann: un uomo mite ma paranoico, tormentato rapporto con la madre. Con un budget di 35 milioni di dollari, Beau ha paura è la produzione più costosa di A24 fino ad oggi, superando Everything Everywhere All at Once.

Prima di diventare un regista campione d'incassi, Aster era solo uno studente di cinema ossessionato dai film dell'orrore. Non è, dunque, sconvolgente scoprire che il suo ultimo film sia basato su un corto da lui realizzato in giovane età. Ma non è il solo, ecco 10 cortometraggi che sono diventati film di successo.


Beau (2011) → Beau ha paura (2023)
Prima di consacrarsi a maestro dell'horror contemporaneo, Aster era solo uno studente di cinema dell’American Film Institute ossessionato dalle pellicole di paura. Il suo ultimo, ambizioso film è ispirato ad un cortometraggio di 6 minuti da lui realizzato in gioventù. Ed ecco che Joaquin Phoenix prende il posto di Billy Mayo, collaboratore di lunga data di Aster, scomparso nel 2019 all’età di 62 anni.

Within the Woods (1978) → La Casa (1981) 
Trentadue minuti di terrore puro filmati (con una Super 8) da un 19enne Sam Raimi. Lo scopo era quello di procurarsi un finanziamento per realizzare il caposaldo della trilogia culto cui seguiranno La casa 2 e L’armata delle tenebre. Filmato quasi per gioco, con l’amico Bruce Campbell, questo corto è il prototipo di ciò che poi diverrà The Evil Dead. Il regista trasse ispirazione dal suo precedente cortometraggio, Clockwork

Diversion (1979) → Attrazione Fatale (1987)
Paramount incaricò lo sceneggiatore e regista James Dearden di realizzare un film, dopo che il suo cortometraggio destò scalpore sulla televisione britannica. Il risultato fu Attrazione Fatale, il thriller erotico di Adrian Lyne diventato il secondo maggior incasso al box office mondiale (320 milioni di dollari) del 1987. Il film con Michael Douglas e Glenn Close consacrò l’attrice nell’élite di Hollywood. 

Frasi
Mi dispiace tanto per quello che hai ereditato da tuo padre...
Una frase di Toni (Kylie Rogers)
dal film Beau ha paura - a cura di MYmovies.it
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
domenica 4 giugno 2023
Chiara Asia Carnevale
Rumore

Grottesco, surreale e oniricamente tenero, Ari Aster torna Con Beau Ha Paura, sua terza e più dispendiosa opera prodotta da A24. Se l'orripilante climax di Hereditary distrugge lo stereotipo di famiglia americana e la fiabesca Midsommar terrorizza con una sanguinosa vendetta d'amore, in Beau Ha Paura la premessa è chiara: sfidare la nostra comprensione come Mona (Patti Lupone) sfida suo figlio Beau [...] Vai alla recensione »

mercoledì 10 maggio 2023
Roy Menarini
Roymenarini.it

Trattato teorico (un po' sfuggito di mano) di come comico e horror convivono, il film di un Aster in totale libertà creativa verrà rubricato tra i deliri di questa strana epoca dove dovrebbero dominare gli algoritmi e invece ci si lamenta perché dominano gli autori. C'è di tutto, in questa storia divisa in quattro rigidi atti (altro che flusso di coscienza), dalla psicanalisi alla metafora del capitalismo, [...] Vai alla recensione »

martedì 9 maggio 2023
Fabio Canessa
Il Tirreno

Tre ore di delirio orchestrate da Ari Aster con un'ambizione sconfinata, pari solo alla qualità visionaria di un regista al quale pochissimi nel cinema odierno possono dirsi pari e che stavolta ci ricorda addirittura Stanley Kubrick. L'avventura nel pensiero di un disturbato mentale diventa l'unico modo per rappresentare il disagio dell'uomo contemporaneo, frastornato dalla paura del prossimo e inibito [...] Vai alla recensione »

giovedì 4 maggio 2023
Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Avventura di tre ore nella mente e nel cuore ebraico di Beau, archetipo dello sguardo ferito, ossessionato, ma ultra sensibile dell'uomo d'oggi. Nel viaggio per ritrovare la madre entriamo nel suo mondo apparentemente inerte, mentre la regia cerca, e spesso riesce, di tenerci in una sorta di prezioso flusso della vita interiore. Sfida d'un cineasta figlio di poeta con due horror molto speciali alle [...] Vai alla recensione »

giovedì 4 maggio 2023
Martina Genovese
Cinemonitor.it

In uno squallido appartamento nel quartiere più degradato di una città vive un uomo qualunque, non particolarmente brillante, ansioso e solo. "Beau ha paura" ci fa entrare nella sua mente, in un viaggio interiore, anzi piuttosto una lunga odissea, che assume tinte inquietanti. E che esplora una tematica vecchia quanto il mondo: il rapporto edipico tra un figlio e sua madre.

martedì 2 maggio 2023
Antonio Pettierre
OndaCinema

Schermo nero. Dei tagli di luce improvvisi. Poi si sente una voce di donna in lontananza che si lamenta. La voce si fa sempre più distinta e lo schermo si apre a visioni annebbiate finché l'immagine non si fa chiara e si sente la donna urlante che il bambino è caduto e non piange, mentre una voce di uomo le dice di stare tranquilla. Un brevissimo stacco su un dettaglio di un neonato appeso per le gambe [...] Vai alla recensione »

domenica 30 aprile 2023
Davide Turrini
Il Fatto Quotidiano

Beau ha paura è un horror freudiano catalettico. Gli americani definiscono queste sfibranti torture cinematografiche (qui siamo peraltro attorno alle tre ore) con il termine "rabbit hole", un tunnel narrativo/espressivo senza fine, con colpi di scena sì, ma sempre e solo tunnel su tunnel senza mai una destinazione finale. Insomma lo spettatore vagola nell'abisso psichico traumatizzato del protagonista [...] Vai alla recensione »

domenica 30 aprile 2023
Paolo Fossati
Giornale di Brescia

Osannato tra i talenti riformatori dei canoni dell'horror per il cupo esordio «Hereditary» e il successivo abbagliante «Midsommar», Aster chiude un trittico d'indagine sulle radici familiari come nervi scoperti responsabili di tilt sociali. Abile nel modulare suspense, tra ritmi moderati e scene scioccanti, questa volta pare affannarsi per stupire a tutti i costi.

sabato 29 aprile 2023
Gianluigi Negri
La Gazzetta di Parma

È complicato stroncare un film come «Beau ha paura», ma si può capire il perché dopo averlo visto (ovviamente). Intanto Ari Aster è nato «maestro»: i suoi primi due horror «Hereditary-Le radici del male» e «Midsommar-ll villaggio dei dannati» hanno lasciato una profonda traccia, andando ben al di là (e al di fuori) del genere. Disturbanti e scioccanti, non potevano essere «replicati» in qualche modo, [...] Vai alla recensione »

sabato 29 aprile 2023
Giampiero Frasca
Cineforum

Con Beau ha paura, Ari Aster pare aver mutato il suo atteggiamento verso l'horror, il genere che lo ha reso famoso dopo un esordio folgorante, Hereditary, e il suo secondo lavoro, Midsommar, forse ancora più riuscito del primo. In realtà, il suo è un ritorno all'origine, a quei cortometraggi che fin dalla sua tesi di laurea hanno sempre esplorato l'incubo del quotidiano, spesso immerso in famiglie [...] Vai alla recensione »

sabato 29 aprile 2023
Giovanni Guidi Buffarini
Corriere Adriatico

Se avete seguito il consiglio e ripassato i primi due film di Ari Aster, siete pronti per affrontare il terzo. E godervi tre ore di gran cinema o chiedervi per tre ore «ma che ci faccio qui?». Il punto è che la cinepresa si installa nella psiche compromessa del protagonista e da lì non schioda. Beau ha paura è titolo e trama insieme. Una paura figlia di senso di colpa gigante figlio di Edipo gigante. [...] Vai alla recensione »

sabato 29 aprile 2023
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

C'era un film - distribuito in 270 copie, pare - che aveva bisogno di qualcuno che si mettesse tra il regista Ari Aster e lo spettatore che spende i soldi, "Beau ha paura" è quel film. O il prototipo di quel genere. Una follia di Charlie Kaufman (lo spudorato che entrava nella mente di John Malkovich trovandoci tanti pupazzetti a immagine e somiglianza dell'attore) oppure di Andy Kaufman, che faceva [...] Vai alla recensione »

sabato 29 aprile 2023
Paolo Zelati
La Voce di Mantova

Da un paio d'anni esiste, nel linguaggio della critica cinematografica, un termine inventato per definire una sorta di ibrido fra l'horror d'autore e l'horror politico, o perlomeno dai multipli livelli di lettura. Questo termine è elevated horror ed è stato utilizzato per giustificare film deliranti quali, solo per fare un paio di esempi, "Men" di Alex Garland o "Us" del falso profeta Jordan Peele. [...] Vai alla recensione »

venerdì 28 aprile 2023
Andrea Giordano
La Provincia di Como

Paure (profonde), che diventano però, piano piano, in- controllabili e imperdibili follie: è "Beau ha paura". Una via di mezzo tra il cinema di Michel Gondry e Wes Anderson, bizzarro e indipendente, e "Il curioso caso di Benjamin Button" di Fincher, ma visto al contrario, in cui il protagonista multiforme, in questo caso, ha il volto di Joaquin Phoenix.

venerdì 28 aprile 2023
Stefano Radice
Sentieri del Cinema

Beau è un quarantacinquenne pieno di problemi, orfano di padre fin dalla nascita e con un rapporto non risolto con la madre Mona, imprenditrice di successo. Il giorno in cui deve andare a trovarla, un misterioso furto gli impedisce di partire e il tono di rimprovero della madre lo fa sentire in colpa. Mentre cerca in tutti i modi di trovare una soluzione per il viaggio, viene a sapere che Mona è tragicamen [...] Vai alla recensione »

venerdì 28 aprile 2023
Manohla Dargis
The New York Times

Beau - un depresso senza speranza interpretato dal sempre magnifico Joaquin Phoenix - è ansioso su tutto. Sembrerebbe a ragione, a giudicare dal caos che dilaga fuori del suo appartamento. Eppure la confusione potrebbe essere tutta nella sua testa. Beau ha problemi fin da prima di nascere ed è una presenza sfuggente, in pratica il vettore ideale per l'autore di Hereditary e Midsommar.

giovedì 27 aprile 2023
Fabrizio Croce
Close-up

Il prologo dal quale è stato generato l'ultimo film di Ari Aster, Beau ha paura, si trova nel (quasi) omonimo cortometraggio del 2011, Beau, ovviamente sempre diretto da Aster, in cui un uomo di mezza età in procinto di andare a trovare la madre, lascia un attimo per distrazione le chiavi attaccate fuori dalla porta, salvo poi non trovarle più e cominciare a vivere nella paranoica attesa di una possibile [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 aprile 2023
Caterina Sabato
Cinematographe

Il premio Oscar Joaquin Phoenix torna a interpretare i tormenti di una mente disturbata nel film del controverso regista Ari Aster (Hereditary - Le radici del male, Midsommar - Il villaggio dei dannati) Beau ha paura, dal 27 aprile al cinema distribuito da I Wonder Pictures. Nel cast Patti LuPone, Amy Ryan, Nathan Lane, Denis Ménochet e Stephen McKinley Henderson.

giovedì 27 aprile 2023
Francesco Costantini
Asbury Movies

La doppietta Hereditary (2018) e Midsommar - Il villaggio dei dannati (2019) ne ha fatto una delle voci più autorevoli del panorama horror contemporaneo, consentendo ad Ari Aster di trovarsi nell'elettrizzante (e ansiogena) posizione di poter fare, di poter essere, tutto quello che vuole. E sapete cosa? Invece di lasciarsi prendere dalle insicurezze, ha scelto di stare al gioco e di accettare la sfida. [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 aprile 2023
Lidia Saller
Il Giornale

Ricordate Everything Everywhere All at Once? La storia si ripete (due volte: la seconda e farsa). Beau è un uomo di mezz'età afflitto da fobie e attacchi di panico. Il giorno della visita alla madre qualcuno gli ruba valigia e chiavi di casa. Qui inizia un'odissea metafisica animata da personaggi kafkiani. Joaquin Phoenix è un maestro nel creare caratterizzazioni disturbanti; anche qui dà prova di [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 aprile 2023
Alessandra De Luca
Avvenire

Quando Milquetoast Beau Wassermann, dopo aver consultato il suo psicoterapeuta, decide di salire su un aereo e raggiungere la madre in occasione dell'anniversario della morte del padre, le cose sembrano prendere una piega burrascosa. Dal suo appartamento, in una città senza nome preda di caos e violenza, alla casa di Grace e Roger, in un sobborgo tranquillo dove si ritrova dopo un incidente, fino a [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 aprile 2023
Francesca Lombardo
Sentieri Selvaggi

Con Beau ha paura diventa chiaro che, dai film di Ari Aster non sai mai cosa aspettarti. Giunto al suo terzo lungometraggio, il regista americano si riconferma uno dei cineasti più interessanti di questi ultimi anni. Con Ari Aster, Robert Eggers e Jordan Peele, hanno cercato di proporre qualcosa di diverso nell'affrontare il genere. Si potrebbe parlare di una Nuova Era? Joaquin Phoenix è Beau Wasserman, [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 aprile 2023
Martina Barone
The Hollywood Reporter Roma

Sia chiaro, non nomineremo Freud in questa recensione: non ce n'è bisogno. È evidente che nel suo terzo film, Beau ha paura, il newyorkese Ari Aster abbia scavato nei meandri della psiche umana tirandone fuori un conflitto tra madre e figlio limpido e cristallino. Ma ad essere molto meno immediato, e perciò assai più interessante, è il percorso che l'autore ha deciso di intraprendere.

martedì 25 aprile 2023
Sergio Sozzo
Film TV

La cifra fondante del cinema di Ari Aster è lo shock: chiunque abbia visto i suoi film ricorda almeno quelle due sequenze lì da Hereditary - Le radici del male o Midsommar - Il villaggio dei dannati. Era dunque solo questione di tempo prima che il regista decidesse di affrontare il più traumatico di tutti gli shock: quello di venire al mondo. Beau ha paura si apre con la soggettiva di un feto colto [...] Vai alla recensione »

lunedì 24 aprile 2023
Martina Grusovin
Fantasy Magazine

Il mondo in cui vive Beau è assurdo e mostruoso. Le strade sono colme di assassini che vanno in giro nudi e uccidono la gente a coltellate, barboni aggressivi che vogliono entrare nelle case o vicini che si lamentano di musica ad alto volume inesistente. Beau va da un analista per affrontare tutto questo ma ciò che lo spaventa di più e dover andare di persona a far visita alla madre che non vede da [...] Vai alla recensione »

sabato 22 aprile 2023
Raffaele Meale
Quinlan

Disappointment Blvd., vale a dire Viale del disappunto, o Viale della delusione. Questo era uno dei titoli a cui aveva pensato Ari Aster durante la lavorazione del suo terzo lungometraggio da regista, prima di virare su Beau Is Afraid, tradotto letteralmente in Italia con Beau ha paura; se la scelta fosse stata differente il giovane regista statunitense avrebbe (involontariamente?) aperto il fianco [...] Vai alla recensione »

venerdì 21 aprile 2023
Mattia Pasquini
Ciak

Beau ha paura è già stato presentato come "sfrenato", "divertente e scatenato", "un'odissea folle, carica di immaginazione e humor nero", ma il nuovo film di Ari Aster - presentato da I Wonder Pictures, prodotto da A24 e al cinema dal 27 aprile - è un viaggio difficilmente inquadrabile in una o più di queste definizioni, che rischiano di restare riduttive e/o fuorvianti.

giovedì 20 aprile 2023
Valerio Sammarco
La Rivista del Cinematografo

Un horror divertente, una commedia spaventosa, un incubo surrealista. Il terzo lungometraggio di Ari Aster, regista che con i due precedenti Hereditary e Midsommar si è costruito una pletora non indifferente di affezionati, è un viaggio nel rimosso lungo 3 ore a tratti sorprendente, a tratti sfiancante, capace di spiazzare ma incapace di sedurre a pieno.

NEWS
CELEBRITIES
lunedì 17 aprile 2023
Fabio Secchi Frau

Punta di diamante dell'horror contemporaneo, il regista torna al cinema dirigendo Joaquin Phoenix in Beau ha paura. Dal 27 aprile al cinema. Vai all'articolo »

OVERVIEW
venerdì 7 aprile 2023
Silvia Guzzo

Tra professionisti di alto profilo e l'alto budget, Aster promette al pubblico una profonda tragicommedia freudiana. Vai all'articolo »

NEWS
venerdì 7 aprile 2023
 

Un'opera che intreccia mistero e humor nero in un viaggio folle e immersivo. Vai all'articolo »

TRAILER
lunedì 20 marzo 2023
 

Regia di Ari Aster. Un film con Joaquin Phoenix, Kylie Rogers, Parker Posey, Amy Ryan, Nathan Lane. Prossimamente al cinema. Guarda il trailer »

TRAILER
mercoledì 11 gennaio 2023
 

Regia di Ari Aster. Un film con Joaquin Phoenix, Kylie Rogers, Parker Posey, Amy Ryan, Nathan Lane. Guarda il trailer »

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