Titolo internazionale | Boys Cry |
Anno | 2018 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 96 minuti |
Regia di | Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo |
Attori | Andrea Carpenzano, Matteo Olivetti, Milena Mancini, Max Tortora, Luca Zingaretti Demetra Bellina, Michela De Rossi, Giordano De Plano, Walter Toschi, Yan Lovga, Nicole Centanni, Andrea Di Casa, Maristella Burchietti, Tania Orlandi, Claudio Graziano. |
Uscita | giovedì 7 giugno 2018 |
Tag | Da vedere 2018 |
Distribuzione | Adler Entertainment |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,45 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 16 marzo 2022
Due ragazzi investono e uccidono un "infame", il pentito di un clan della mala locale. Entreranno in un vortice che li risucchierà in qualcosa molto più grande di loro. Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Nastri d'Argento, 4 candidature a David di Donatello, In Italia al Box Office La terra dell'abbastanza ha incassato 201 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Mirko e Manolo sono due giovani amici della periferia romana. Guidando a tarda notte, investono un uomo e decidono di scappare. La tragedia si trasforma in un apparente colpo di fortuna: l'uomo che hanno ucciso è il pentito di un clan criminale di zona e facendolo fuori i due ragazzi si sono guadagnati la possibilità di entrare a farne parte. La loro vita è davvero sul punto di cambiare.
I fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo al loro film d'esordio firmano un'opera che dimostra la loro profonda tensione morale.
Quello dei D'Innocenzo non è l'ennesimo film sulle periferie o sui cosiddetti 'coatti' quanto piuttosto un'indagine sulla possibilità di un'amicizia che possa far sì che ci si aiuti reciprocamente a crescere. Manolo e Mirko sono come tanti altri. Come loro vanno a scuola con il desiderio di finirla al più presto per trovarsi un'attività che gli piaccia ma non sanno che stanno già lasciandosi scivolare il mondo addosso. Perché è il contesto contemporaneo che, giorno dopo giorno, sta rivestendoli di una pellicola di impermeabilità a qualsiasi possibile etica.
Intorno a loro non stanno solo i lupi della malavita organizzata pronti a sfruttare la l'apparente indifferenza nei confronti di quanto viene loro richiesto (prostituire minorenni spacciare droga, uccidere) ma anche un padre da una parte e una madre dal'altra che hanno rinunciato di fatto al loro ruolo. Uno per frustrazione e l'altra per debolezza. I figli hanno 'sentito' questa insoddisfazione esistenziale e vi hanno reagito come potevano: smettendo di reagire. Solo apparentemente però come si diceva. Perché se Manolo (un sempre più efficace, di film in film, Andrea Carpenzano) sembra indifferente a tutto mentre in alcuni suoi sguardi si avverte la smentita a quanto fa apparire in superficie, MIrko (l'altrettanto efficace Matteo Olivetti) è più tormentato. I suoi scatti d'ira, la sua generosità esibita fuori misura, lo configurano come impreparato al compito. In fondo Manolo ha un padre che gioca alle macchinette per dimenticare che avrebbe voluto far parte di quel mondo del crimine a cui indirizza il figlio. Mirko invece sente la sofferenza che impone alla madre anche se non riesce a rinunciare alla nuova vita.
I D'Innocenzo sanno ritrarre l'appiattimento delle coscienze in cui il dire 'scusami' sembra poter mettere a posto qualsiasi cosa risarcendo anche chi sia vittima del crimine più grave. In un ambito sociale in cui la persona è ridotta a merce resta poco spazio per i sentimenti. Il loro è un grido d'allarme che, provenendo da due registi trentenni, assume un valore ancora maggiore.
LA TERRA DELL'ABBASTANZA disponibile in DVD o BluRay |
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Realismo e intimismo sono coniugati perfettamente in questa commovente, bellissima opera prima di due giovanissimi fratelli gemelli, Fabio e Damiano D’Innocenzo, che, come due ragazzi qualsiasi, cresciuti in una famiglia normale, il padre giardiniere e la madre casalinga, vengono da una delle tante periferie romane per raccontarcela, desolata, nella Terra dell’abbastanza, alla maniera [...] Vai alla recensione »
Sull'attuale successo di "Favolacce" mi sono recuperato "La terra dell'abbastanza", pellicola d'esordio dei fratelli D'Innocenzo che ho trovato profondo e intenso almeno quanto la nuova opera. La trama del film segue la storia di due giovani ragazzi nella periferia romana, affascinati come molti dalla criminalità, sfruttano un'occasione per entrare [...] Vai alla recensione »
Un film fondamentalmente istintivo che si fa forte di una bravura di getto. I fratelli D’Innocenzo hanno un’idea molto chiara di regia, prima viscerale e solo dopo mentale, con totali colmi di parcheggi vuoti e primi piani invasivi, attaccati ai visi dei giovanissimi protagonisti, deformati dagli avvenimenti. Due presenze, ambiente e personaggi, vanno spontaneamente di pari passo senza [...] Vai alla recensione »
Opera prima dei fratelli D'Innocenzo, che si addentra nelle gang della periferia romana, con un linguaggio crudo, diretto, a tratti sgradevole, mettendo in risalto le angosce, le speranze, di 2 ragazzi che cercano di migliorare il proprio tenore di vita entrando nelle grazie di malavitosi che li sfrutteranno fino ad un inevitabile epilogo. Bravi gli attori e ottima la regia che indugua spesso in [...] Vai alla recensione »
Sorprendente debutto alla regia dei giovani fratelli gemelli Damiano e Fabio D' innocenzo. La Terra dell' Abbastanza descrive la tragica parabola esistenziale di due ragazzi dell' estrema periferia romana, che tra il degrado e la sopraffazione cercano giorno dopo giorno di dare un senso alle loro vite e una speranza al loro futuro.
”La Terra dell’Abbastanza” , felice esordio registico dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, racconta la storia cruda di due ragazzi di periferia che, avendo una notte investito con la propria auto un uomo, non hanno il coraggio di denunciarne l’accaduto e, seguendo il consiglio sbagliato del padre di uno di loro, il giorno dopo si comportano come se nulla fosse [...] Vai alla recensione »
Ottimo spaccato esistenziale,crudo,violento e maledettamente vero,i bravissimi fratelli D'Innocenzo al loro esordio cinematografico rivolto al grande publico,inquadrano perfettamente la vita di due ragazzi fondamentalmente normali sicuramente un po' sulle righe a livello comportamentale e con un linguaggio così detto da coatti,ma con la prospettiva di finire la scuola e con [...] Vai alla recensione »
Radicale e minimale frutto di un travaglio esistenziale, le piaghe di Favolacce sono state dapprima soffi freddi adolescenziali che esalano un senso acuto di desolazione, indulgono nella suggestione della solitudine, ossessionate dalla caducita` di tutte le cose. La crisi umana e` già arrivata al punto di non ritorno: la trama e` un bisbiglio dimesso, la concisione delle scene ha del maniacale, la [...] Vai alla recensione »
Se Favolacce ha rivelato il talento dei suoi autori recuperate il loro esordio e scoprirete che questo film non ha nulla da invidiare alla loro opera più famosa. La terra dell'abbastanza è un film più lineare, con i due protagonisti definiti fin dal principio, e una parabola shakespeariana molto classica ma inappuntabile. Mal di vivere (se si possiede una sensibilità), [...] Vai alla recensione »
I fratelli D'Innocenzo hanno stoffa e si vede. Il film è ben girato, gli attori sono convincenti ma la sceneggiatura è davvero ai minimi termini, oltre ad essere l'ennesima variazione di film già visti. Un plauso ai registi, ma viene da chiedersi se non è ora di mirare verso orizzoni più ampi, osare di più dal punto di vista drammaturgico invece di [...] Vai alla recensione »
C'è probabilmente del masochismo in chi apprezza questo film. Poche parole sul giudizio morale che dovrebbe reggere il succo del racconto. Il giudizio è negativo perché la morale sottintesa è superficiale, scontata e rassegnata, sgradevole per un neo decadentismo cinematografico (che piace forse ai radical chic). Dal punto di vista formale-artistico c'è [...] Vai alla recensione »
Non concordo con chi parla di famiglie "non normali". In certi ceti sociali, e certo sottobosco degradato, certe cose son veramente la norma. Persone che vivono di oggetti simbolo, che si fanno grandi esibendosi sui social (e non solo), un certo tipo di musica, di frequentazioni di locali... E la via più facile alla grana. Dillo tu a sti ragazzotti che con quel che si piglia a [...] Vai alla recensione »
Verismo il salsa romana ma da solo non basta. In un contesto di periferia degradata si snocciola la storia di due ragazzi e della loro parabola malavitosa. Bella la fotografia: suggestivo il colore blu notte dei neon, la luce bianca tagliente del giorno. Gli attori offrono una prova convincente. Tuttavia non si ha mai uno scatto, un sussulto; il film procede in modo monotono sui soliti binari. Per [...] Vai alla recensione »
No, non mi è piaciuto. Come si fa a definire ‘famiglie normali’ quelle di Manole e Mirko? L’unica cosa che i registi non hanno inserito nel quotidiano dei 2 ragazzi è la droga. Ed è (in pratica) inspiegabile. Considerato lo scenario. O meglio, la droga - si intracapisce - cominciano ad averla in mano perché la forniscono alle prostitute che fanno [...] Vai alla recensione »
Di Pacifico Arsenio Visto dopo ‘Favolacce’, a distanza di tempo irrisoria, un film ancora più disturbante, opaco, pessimista, jazz, ugualmente potente. Non amo molto le storie di bande e periferia, per non dire che le odio. Non nego, però, che si tratti di un vero e proprio capolavoro; se si riesce ad andare al di là dell’apparente [...] Vai alla recensione »
Ecco invece un film originale, perché l'originalità è nel punto di vista e in questo film ogni scelta è radicale, questione di punto di vista, di una voce nuova e suadente, la sincerità che spesso manca nel nostro cinema.
Sarebbe più propriamente un 8.5, ma la colonna sonora mi porta a dare 9. Esordio straordinario per i co-sceneggiatori di 'Dogman' e collaboratori di Paul Thomas Anderson nel Sundance Film Festival.
Opera prima da brividi. Emozionante e sconvolgente.
Visto assieme a ‘Favolacce’... maestoso ritratto di eroi (persi) da giovani
Belle la storia la colonna sonora e la fotografia. Non ha nessun senso confrontarlo con gomorra, godetevelo così
Recuperato al festival del cinema europeo di Lecce. Film politico, girato e interpretato ad altissimi livelli da giovani attori e registi. Da Anime nere non partorivamo uno spaccato ugualmente importante da mettere in luce. Meritatissimo il premio Mario Verdone, cinque stelle.
Già dopo 5 minuti al cinefilo torna in mente "non essere cattivo" di Caligari, film di appena un paio d'anni prima. Stesso ambiente antropico/naturale (periferia romana più o meno degradata e rassegnata), stessa coppia di amici/fratelli poco più che adolescenti e smaniosi di diventare adulti, stessa enegia vitalistica sfrenata e stesso slang romanesco biascicato [...] Vai alla recensione »
Estremamente mesto osservare le opinioni di mister 7 luglio, evidentemente lo stesso utente con diversi nickname e con 'recensioni' solo a questo film, tutte lo stesso giorno e tutte uguali (scontato, banale, niente di che - i titoli - 1 stellina la valutazione). Caro hater. Dimmi chi sei. E cos'e' successo questo 7 luglio per farti perdere un oretta a aprire tutti questi account per [...] Vai alla recensione »
Quello che penso del film lo diranno le stelle. Caro fra, mi riferisco a quelle che metto. O forse è il verso scontato di una poesia scontata? Decidi te. Gli haters italiani sono i peggiori perché non sono ignoranti. La loro intelligenza è banale ma spesso intaccabile, corroborata da una quantità di nozioni spicciole e vuote.
Non meno fantastico di Favolacce... Genere diverso ma grande emozione È vero cinema! Fantastico luca Zingaretti max Tortora e i due protagonisti giovanissimiVoto tra il 9 e il 10
Un esordio mozzafiato per i grandissimi fratelli d’innocenzo
Pasolini sarebbe stato fiero di questo film e attratto dai fratelli d'innocenzo per il rigore della messa in scena, per il punto di vista poetico ma mai smielato, per la scrittura attentissima per immagini e per simboli ma anche per silenzi. Definire questo un film criminale sulla periferia significa scadere nell'attualismo. Io ho visto degli eroi greci muoversi in un Iliade contemporanea tra [...] Vai alla recensione »
Visto su Rai 4 assieme a Dogman (i film sono allo stesso livello, bravi finalmente a mamma Rai a metterli assieme in palinsesto. Inoltre ho visto che lo hanno sceneggiato gli stessi D’Innocenzo) è un esordio che lascia il segno e li annovera di diritto nei maestri italiani. Film pieno di lirismo e cruda vita raccontata con sapienza
Folgorante esordio dei fratelli registi,nemmeno trentenni durante le riprese.Uno spaccato di vita allo sbando alla larga dai facili stereotipi e dalla spettacolarizzazione in stile "Suburra" o "Gomorra".Il mondo in cui si muovono i due protagonisti,la vita di periferia sono mostrati con stoica impassibilità.E non è il criminale ad emergere nello squallore quotidiano [...] Vai alla recensione »
Meglio il napoletano biascicato o il romano biascicato? Ma a Berlino cosa avran capito? 'n se po! La parlata corrente e' fondamentale in film di questo genere ma fate capire anche al resto d'Italia. Cazzo!
Favolacce è certamente più stiloso e popolare ma questo primo film dei gemellacci fa trapelare classe da vendere e personalità a manetta. Storia di scorie: un incidente che si trasforma nel passepartout per 'svoltare'. Siamo più nei pressi della letteratura di genere alla Bunker che ai soliti filmetti 'romaneschi' senza arte nê parte.
La Terra Dell'abbastanza - evidente gioco di parole col film di Wenders - è lo spaccato più realistico del nostro tempo e del nostro paese in anni e anni di cinema. Non c'è un singolo elemento che non sia organico, dalla scrittura dei personaggi all'interpretazioni alla musica. Superiore anche al secondo film dei Fratelli D'Innocenzo (il più noto Favolacce) [...] Vai alla recensione »
Un film non troppo male per dei giovani..ma so robe viste e riviste da anni!!!! Evolviamoci! Cmq complimenti alla fotografia :-)
Un film che si innesta nel filone, perché ormai si può definire tale, Suburra: periferia, degrado, criminalità spicciola, droga, pistole, macchina da presa addosso agli attori...insomma tutto quello che uno si aspetta, ma meno "spettacolare" di un film di Sollima. La sceneggiatura, dopo una prima parte interessante, zoppica parecchio.
Ennesimo episodio Gomorristico, furbamente sostenuto dalla Rai che probabilmente vede un futuro in questi clichè a catena, inserisce Zingaretti e Max Tortora per dare spessore al nulla della sceneggiatura. Riprese ossessivamente chiuse tra il mento e la fronte, la violenza maggiore a cui si assiste è l'assunzione di cibo dei nostri due protagonisti.
La premessa è che il film è confezionato in maniera molto professionale: si avvale infatti di un'ottima fotografia e qua e là ci sono scene che si fanno apprezzare per una messa in scena piuttosto asciutta ed efficace. Inoltre è interpretato da un parco attori di buon livello. A lasciarmi interdetto è la sceneggiatura che sconta una certa banalità nei dialoghi [...] Vai alla recensione »
Film scontato nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei personaggi. tutto molto già visto. Un compito eseguito in maniea professionale, niente di più
Allora: Il racconto non è credibile, i ragazzini di gommorra non centrano nulla se non per un puro manierismo di genere. Gli attori sono mediocri. L'ultima mezz'ora di film ha dei problemi oggettivi di sintassi, logica e grammatica. Semplicemente non si capisce quello che succede e perchè succede. Che dire di più? Cosa sta succedendo all'interno della critica italiana? [...] Vai alla recensione »
Originale la fotografia di questo racconto di vita di due amici minorenni ambedue senza famiglia o quasi, un genitore per ognuno con tanti, tanti problemi e non proprio la volonta di educare: perchè? povertà, degrado, nessuna speranza neppure affettiva. Finiscono nel giro sbagliato? No, neppure questo, si arruolano volontariamente nel giro sbagliato convinti dal padre di uno dei due amici [...] Vai alla recensione »
Le periferie, gli esclusi e la violenza della criminalità organizzata sembrano una piccola ossessione per il cinema italiano di questi anni. I personaggi di molti film, infatti, rappresentano figure che vivono situazioni di disagio e vengono quindi risucchiati in una situazione più grande di loro, dove il livello di sopruso e di disumanità diventa insostenibile per spalle troppo gracili. La terra dell'abbastanza, solido e convincente esordio dei fratelli D'Innocenzo, irrobustisce il filone. Quando si dice, di quest'opera, che non si tratta del solito film sulle periferie, ci si riferisce probabilmente all'insistenza con cui sono stati realizzati racconti di emarginazione sociale e con cui sono stati presi a paesaggio iconografico i luoghi anonimi e abbandonati dei centri urbani contemporanei, Roma in primis. Il dovere dello studioso, però, a differenza del critico, è quello di chiedersi se c'è una tendenza in atto e perché.
La presenza di un sotto-genere è evidente, da Cuori puri a Fiore, da La ragazza del mondo a Fortunata, dai più indipendenti (Manuel) ai più conosciuti (Dogman). Ed è interessante notare come in molti dei casi elencati la critica, per elogiarli, abbia scritto di ciascuno che "no, non è il solito film sulle periferie e il disagio".
Forse questa determinazione a identificare un modello stereotipato e, per diniego, distinguere il meglio non è la strada migliore per difendere il prodotto. Perché invece non pensare che questo cinema italiano (al di là dei sospetti su che cosa scelga di raccontare per avere ascolto nelle stanze ministeriali, sensibili alla dimensione pedagogica) abbia in fondo funzionato da sismografo dell'Italia contemporanea?
Il 14 luglio, giorno della Presa della Bastiglia, compiranno 30 anni, ma la loro rivoluzione è già cominciata. Damiano e Fabio D'Innocenzo, gemelli indistinguibili che parlano al plurale e rispondono a turno, hanno debuttato nel lungometraggio con La terra dell'abbastanza, storia di due ragazzi della periferia romana caduti nella ragnatela del crimine, senza aver mai girato prima neanche un corto, e sono stati immediatamente convocati dalla Berlinale per la sezione Panorama. Anche Matteo Garrone ha riconosciuto il loro talento e si è avvalso della collaborazione dei D'Innocenzo per la sceneggiatura di Dogman.
La candidatura ai Nastri d'Argento come registi esordienti non è che la ciliegina sulla torta. Del resto tutta la squadra che ha lavorato a La terra dell'abbastanza ha per i fratelli parole di elogio: questi due millennial sanno "esattamente dove andare, qual è la via e quale il civico", come afferma Damiano, ma lo fanno con grande rigore e sobrietà, lavorando sulla semantica cinematografica in levare e in contrappunto.
Potremmo definire il vostro lavoro "cinema della reticenza"?
Usiamo spesso la reticenza come meccanismo narrativo. Quando hai una storia che funziona l'importante è non complicarla, non raccontarla in maniera funambolica, evitando ogni spettacolarizzazione. Del resto è la storia a scegliere i suoi ingredienti, e il modo in cui deve essere raccontata. L'importante è non tradire lo spirito del racconto: non ci piace chi muove la cinepresa come se stesse giocando a pallone, per farsi dire "come sono bravo". Per noi è importante anche ciò che accade fuori campo: il cinema deve lasciare spazio alla possibilità di colmare, permettendo allo spettatore una visione attiva.
Perché vi chiamate Fratelli D'Innocenzo, senza specificare i vostri nomi propri?
Abbiamo pensato a un nome da officina meccanica, o da pastificio. Proveniamo da una famiglia umile - papà era pescatore, poi giardiniere - e siamo cresciuti fra Anzio, Nettuno e Lavinio, tutto pur di andare via da Tor Bella Monaca. Un nome così ci sembrava un omaggio alla nostra storia.
Presentato con successo nella sezione Panorama del Festival di Berlino questo film aggiunge una nuova coppia di autori davvero interessanti al panorama italiano. L'ambiente è quello delle periferie romane, probabilmente fin troppo frequentato negli ultimi tempi, fino a costituire un vero e proprio genere, tra il mélo realistico e il noir neo-trucido.
Pazienza se a molti il filone procura all'istante l'orticaria. I film sulle emergenze criminali delle periferie romane non sono tutti uguali e «La terra dell'abbastanza» dei gemelli D'Innocenzo è un signor film che non assomiglia ai compitini socio-politicamente corretti di tanti beniamini della critica, ma casomai al magistero del grande e rimpianto Caligari («Non essere cattivo»).
È stato un esordio promettente La terra dell' abbastanza dei Fratelli D' innocenzo ( così si firmano i gemelli romani Damiano e Fabio), uscito nelle sale nel giugno 2018 dopo il passaggio alla Berlinale nella sezione " Panorama". Chi non l' ha visto farebbe cosa buona a recuperarlo dopodomani sera in tv, su Sky Cinema 2 alle ore 21,15, per convincersi che, tra tanti prodotti esili o pretestuosi, c' [...] Vai alla recensione »
Criminalità e periferia romana? Sì, ma La terra dell'abbastanza dei fratelli D'Innocenzo non è la solita "mala-storia", ancor meglio: non è il solito cinema italiano da mezzanino, democristianamente imbonitore per maggioranze depresse. Luminoso parto gemellare d'esordio dei 28enni Damiano e Fabio, campeggia senza imbarazzo nei cartelloni di tarda primavera accanto ai gioielli nazionali premiati a Cannes: [...] Vai alla recensione »
Alla fine di questo promettente esordio dei due fratelli romani Damiano e Fabio D'Innocenzo bisogna prendere una boccata d'aria e far scendere il ritmo cardiaco. Il dono principale del film è la sua capacità di calarsi in un incubo ambientato in una surreale periferia romana, trascinando con sé lo spettatore per novanta lunghi minuti. Se ha la forma di un'epopea criminale come negli ultimi tempi in [...] Vai alla recensione »
«Se svòrta». Cioè si cambia in meglio il corso della vita, delle cose e, naturalmente, del tempo. Facile. Basta andare fuori strada, anche metaforicamente. E già che s'è evocato Wim Wenders, si applica anche lo scarto narrativo iniziale delle sue storie. Così un dramma improvviso spinge Manolo e Mirko, due bravi ragazzi (e bravi attori: Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti), a rottamare onestà e buoni [...] Vai alla recensione »
La consonante più ricorrente nel film dei fratelli D'Innocenzo è la Z. Sia per l'implacabile inflessione degli interpreti, sia per il continuo ricorso al turpiloquio. Già dalla primissima scena dove i due giovanissimi, e bravi, protagonisti parlottano tra loro mangiando un panino. Come dire: romanesco a bocca piena, una lingua che risulterebbe incomprensibile anche ad Alberto Sordi.
Magari ripassiamo tutto dall'inizio, un'altra volta. Per chi si girano i film, per soddisfare la vanità dei registi o nella speranza che trovino qualche spettatore? La risposta giusta sarebbe la seconda, sennò il cinema lo deve finanziare lo stato (che avrebbe altre emergenze, anche quando non deve indire le elezioni due volte in pochi mesi). Non vale portare a esempio il modello di finanziamento francese, [...] Vai alla recensione »