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nino pell.
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lunedì 27 maggio 2013
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tra mondanità, sesso e castità
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"La grande bellezza" del regista Sorrentino non necessita di troppe spiegazioni sul lato razionale. Il film è la descrizione quasi fedele (forse a tratti decisamente rindondante) dei vizi e difetti di certi strati sociali dell'alta borghesia romana. Jep Gambardella, ex scrittore in crisi di ispirazione, si trasferisce nella città eterna da giovanissimo e psicologicamente si lascia sedurre dalla cosiddetta vita notturna delle balere, fino a diventare uno dei principali fautori, conducendo nel corso di tutta la sua futura esistenza una vita dissoluta e senza legami affettivi stabili. In lui si manifesta una sorta di autocompiaciuta dipendenza da un certo tenore di vita viziosa ed assolutamente vuota.
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"La grande bellezza" del regista Sorrentino non necessita di troppe spiegazioni sul lato razionale. Il film è la descrizione quasi fedele (forse a tratti decisamente rindondante) dei vizi e difetti di certi strati sociali dell'alta borghesia romana. Jep Gambardella, ex scrittore in crisi di ispirazione, si trasferisce nella città eterna da giovanissimo e psicologicamente si lascia sedurre dalla cosiddetta vita notturna delle balere, fino a diventare uno dei principali fautori, conducendo nel corso di tutta la sua futura esistenza una vita dissoluta e senza legami affettivi stabili. In lui si manifesta una sorta di autocompiaciuta dipendenza da un certo tenore di vita viziosa ed assolutamente vuota. Attorno a Jep Gambardella si avvicendano tutta una serie di personaggi che svolgono un analogo tenore di vita notturna all'insegna della dissolutezza e del divertimento. Il film, lo dico subito e senza peli sulla lingua, a me non è piaciuto e questo non tanto per la presenza di certe scene trasgressive e diseducative (soprattutto queste ultime a tratti monotamente rindondanti). Diciamo che il film di Sorrentino è volutamente e sarcasticamente provocatorio (fare il puntigioso moralista significherebbe non aver capito il senso del film) Il problema semmai è un altro: che cosa aggiunge questa pellicola nei riguardi di tematiche già trattate in passato? L'innovazione è praticamente zero (la rivoluzione sessuale si ebbe nel '68; di film erotici trash ce ne sono stati a migliaia e fino alla noia) Ma soprattutto ciò che ho notato è l'assoluta mancanza di sfumature particolari e genialmente originali (l'uso dei lifting per la paura di invecchiare, la depravazione estesa anche a certi ambienti ecclesiastici, le avventure amorose di una botta e via sono decisamente già storia vecchia). Lode naturalmente alla magnificenza della scenografia, di certa regia di altissimo livello e soprattutto per la presenza di attori di grande rispetto, elementi questi che comunque distanziano di parecchio "La grande bellezza" dagli scialbi filmetti trash di natale. Ma in conclusione nell'insieme mi sarei aspettato un percorso narrativo più originale. Al film do comunque 3 stelle perché comunque Sorrentino ha provocatoriamente fatto intendere di non essere un regista commerciale e che merita di essere seguito attentamente in quanto spassosamente atipico nel panorama cinematografico.
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[+] satira di certa 'intellighenzia' romana e non solo
(di tiberiano)
[ - ] satira di certa 'intellighenzia' romana e non solo
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giuseppep47
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lunedì 27 maggio 2013
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copia-incolla
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Per chi ricorda 1 ) la dolce vita , 2 ) la terrazza , 3 ) c' eravamo tanto amati e ha letto Flaiano , questo film appare frutto di un copia-incolla . Servillo è bravissimo , ma tolta la Ferilli , ottima , il resto ? E poi i primi 10' minuti di discoteca sono noiosissimi come il quarto d' ora finale dedicato alla Santa , assolutamente inutile ad allungare un film già lungo , giuseppe
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alberto bognanni
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lunedì 27 maggio 2013
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bentornato sorrentino
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Era ora. Dopo la delusione del film con Sean Penn riecco il Sorrentino dell'Uomo in più... La grande bellezza è un'incantevole suggestione. Un canto cupo e fragoroso. Le immagini prendono per mano la narrazione e ci conducono verso un baratro fatto di luci folgoranti ma profondamente tristi. Come sempre la musica sottolinea l'intera storia che poi storia non è. Attori diretti magistralmente. Unica eccezione un limitato e forse inappropriato Verdone. Alcune scene rimarranno nella storia del cinema. I primi 20 minuti del film ti catturano come raramente accade e dopo aver visto le immagini della prima festa pensi che Baz Lurhmann abbia ancora molto da imparare... Forse, ma ribadisco forse, specie nel finale, le parole hanno rubato la scena alla poesia dell'immagine e all'inquietudine del simbolismo.
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Era ora. Dopo la delusione del film con Sean Penn riecco il Sorrentino dell'Uomo in più... La grande bellezza è un'incantevole suggestione. Un canto cupo e fragoroso. Le immagini prendono per mano la narrazione e ci conducono verso un baratro fatto di luci folgoranti ma profondamente tristi. Come sempre la musica sottolinea l'intera storia che poi storia non è. Attori diretti magistralmente. Unica eccezione un limitato e forse inappropriato Verdone. Alcune scene rimarranno nella storia del cinema. I primi 20 minuti del film ti catturano come raramente accade e dopo aver visto le immagini della prima festa pensi che Baz Lurhmann abbia ancora molto da imparare... Forse, ma ribadisco forse, specie nel finale, le parole hanno rubato la scena alla poesia dell'immagine e all'inquietudine del simbolismo... Comunque un grandissimo film!!!
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euge90
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lunedì 27 maggio 2013
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roma caput mundi!
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Fantastiche le foto e le riprese di Roma, città eterna.
Azzeccatissime e, come sempre, particolari le musiche che danno la profondità alle immagini ed ai personaggi.
Sembra quasi di sentire il profumo degli ambienti, dei luoghi, delle situazioni.
Ottimo, bellissimo, profondo, astratto.
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concettos
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lunedì 27 maggio 2013
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la grande tristezza
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La “grande tristezza” è il vero titolo che si percepisce sottotraccia(ma non tanto) dopo avere visto l’ultimo lavoro cinematografico di Sorrentino. Una malinconia che ti avvolge catturandoti nella vacuità delle nostre speranze di un futuro degno ancora di essere vissuto, speranze tutte perennemente deluse. E’ forte il messaggio di Sorrentino, quasi incontestabile come i due argomenti principali: la vecchiaia e la morte, con la seconda che fa subito capolino con la sua perenne, inopinata, presenza già fin dalle prime scene, per aleggiare poi a ogni fotogramma .Vecchiaia e morte che impietosamente tengono su un apparato di decadente dolce vita romana, diafana copia e lontana anni luce dai fasti felliniani.
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La “grande tristezza” è il vero titolo che si percepisce sottotraccia(ma non tanto) dopo avere visto l’ultimo lavoro cinematografico di Sorrentino. Una malinconia che ti avvolge catturandoti nella vacuità delle nostre speranze di un futuro degno ancora di essere vissuto, speranze tutte perennemente deluse. E’ forte il messaggio di Sorrentino, quasi incontestabile come i due argomenti principali: la vecchiaia e la morte, con la seconda che fa subito capolino con la sua perenne, inopinata, presenza già fin dalle prime scene, per aleggiare poi a ogni fotogramma .Vecchiaia e morte che impietosamente tengono su un apparato di decadente dolce vita romana, diafana copia e lontana anni luce dai fasti felliniani. E più di una scena ci ricorda la frammentarietà e la ricercata esagerazione delle riprese tipiche del grande regista emiliano ma stavolta il tutto arricchito da una filosofia esistenzialista che non da scampo. La grande bellezza è dunque un triste, vacuo tentativo di fermare l’incedere del tempo con ogni mezzo, essendo ,però, coscienti che abbiamo già perso prima di cominciare, rifugiandoci dietro un pleonastico chiacchiericcio, per nascondere una sconfitta annunciata già nel momento stesso della nostra nascita. E’ cosciente di questo, anche causa la tarda età, il protagonista del film che in fondo non ha una vera trama se non l’impietosa filosofia di Jep che trascina tutto e tutti in una voragine di paura mista a nostalgia. Una delle critiche mosse al regista è di avere esagerato ed è vero, difatti il film è esageratamente reale. Purtroppo. Sicuramente da vedere : piaccia o no.
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lofamo
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lunedì 27 maggio 2013
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ambizione sfrenata
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Il film è l’ambizione sfrenata di genialità, di magie, di ritmi, di colori, è la presunzione di ricreare atmosfere di altri registi che scaturivano da ispirazioni vere e diventavano significati e incanti. Qui il tentativo, inverso, parte dall’enfasi dell’invenzione scenica che però, priva di vera ispirazione, non approda ad alcuna suggestione, ad alcun messaggio.
Sorrentino si estenua nell’ambizione di andare oltre le proprie capacità.La malattia di Roma non è quella raccontata, la Roma che vorrebbe descrivere non somiglia a nessuna delle infinite letture possibili della vera Roma, non vive neanche nella fantasia esagitata dei protagonisti, dei cortigiani, delle comparse, nel repellente stile di vita.
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Il film è l’ambizione sfrenata di genialità, di magie, di ritmi, di colori, è la presunzione di ricreare atmosfere di altri registi che scaturivano da ispirazioni vere e diventavano significati e incanti. Qui il tentativo, inverso, parte dall’enfasi dell’invenzione scenica che però, priva di vera ispirazione, non approda ad alcuna suggestione, ad alcun messaggio.
Sorrentino si estenua nell’ambizione di andare oltre le proprie capacità.La malattia di Roma non è quella raccontata, la Roma che vorrebbe descrivere non somiglia a nessuna delle infinite letture possibili della vera Roma, non vive neanche nella fantasia esagitata dei protagonisti, dei cortigiani, delle comparse, nel repellente stile di vita.
Servillo è ostentazione di vacua apparenza, improponibile coscienza critica, Verdone umilia ancora la propria ironia d’un tempo, la Ferilli conferma congeniti difetti di buon gusto.
Resta l’innegabile abilità dell’apparato nel creare tanto richiamo, tanta attesa.
Nulla di questo film rimarrà nella storia del cinema.
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giulio vivoli
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lunedì 27 maggio 2013
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bellezza e amarezza
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Dopo Sean Penn e l'esperimento narrativo americano, più congegnale a Gabriele Muccino,Paolo Sorrentino torna a raccontare il nostro paese, servendosi del suo attore feticcio, un ennesimo immenso Toni Servillo, mattatote in tutti i sensi sia nel personaggio cinico e disilluso di Jep Gambardella, regista e burattinaio delle notti mondane romane, sia nella recitazione con le mille sfumature facciali inquadrate da primi piani che esaltano ogni smorfia e ogni ruga del suo volto.
Circondato da una galleria di personaggi di dubbia onestà morale e scarso contenuto intellettuale, dalla nobiltà decaduta all'alto clero corrotto e secolarizzato, donne ricche vuote e annoiate e donne dal dubbio gusto o ripulite, nane e ballerine,scrittori politicizzati raccomandati o attori di teatro di periferia, lo stesso protagonista ha scritto un solo libro mediocre, come lui stesso riconosce, molti anni prima, ma la mediocrità stessa di questa decadente mondanità romana gli ha comunque permesso di dominare la scena, grazie al suo fascino e alla terrazza del suo appartamento che si sporge direttamente sul Colosseo.
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Dopo Sean Penn e l'esperimento narrativo americano, più congegnale a Gabriele Muccino,Paolo Sorrentino torna a raccontare il nostro paese, servendosi del suo attore feticcio, un ennesimo immenso Toni Servillo, mattatote in tutti i sensi sia nel personaggio cinico e disilluso di Jep Gambardella, regista e burattinaio delle notti mondane romane, sia nella recitazione con le mille sfumature facciali inquadrate da primi piani che esaltano ogni smorfia e ogni ruga del suo volto.
Circondato da una galleria di personaggi di dubbia onestà morale e scarso contenuto intellettuale, dalla nobiltà decaduta all'alto clero corrotto e secolarizzato, donne ricche vuote e annoiate e donne dal dubbio gusto o ripulite, nane e ballerine,scrittori politicizzati raccomandati o attori di teatro di periferia, lo stesso protagonista ha scritto un solo libro mediocre, come lui stesso riconosce, molti anni prima, ma la mediocrità stessa di questa decadente mondanità romana gli ha comunque permesso di dominare la scena, grazie al suo fascino e alla terrazza del suo appartamento che si sporge direttamente sul Colosseo. E la Roma barocca affrescata da Sorrentino nel suo lato più oscuro e misterioso fa da sfondo incombente al destino di questa umanità irrimediabilmente persa in un vuoto di presente e di futuro, a cui non restano altro che serate ripetitive tra chirurghi estetici,balli grotteschi e conversazioni tanto ciniche quanto vacue. Gep Gambardella-Toni Servillo è consapevole di tutto ciò e alla soglia dei 65 anni più che sfuggire con spietato realismo dalle situazioni che non gli interessano,non può fare granché e ammette con amarezza alla fine del film di aver cercato a roma la Grande Bellezza e forse non averla trovata, ma, dopo aver riavvolto la sua vita ripartendo dalla "prima volta" sulla scogliera del Giglio a picco sul mare, si dichiara pronto a rivivere il romanzo della vita ricominciando proprio da un'alba sotto i ponti del fiume Tevere, senza speranza di riscatto e di vero cambiamento.
Nonostante il richiamo naturale alla Terrazza di Scola e alla Dolce Vita di Fellini, la Grande Bellezza è una rappresentazione della mondanità romana non solo di epoca diversa dalle precedenti, ma di taglio grottesco e dilatato tipico dello stile cinematografico di Paolo Sorrentino; la suntuosa e sempre calda fotografia di Luca Bigazzi concorre magnificamente al risultato dell'opera, mentre il cast degli attori, Verdone,Buccirosso,Popolizio,Ferilli,Ferrari,Forte,Villoresi,Grandi, tutti bravissimi, sono in perfetto equilibrio tra commedia in superficie e dramma di fondo.
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joker 91
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lunedì 27 maggio 2013
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il nulla
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Paolo Sorrentino dopo THIS MUST BE THE PLACE lancia una nuova opera autoriale di ottima fattura,non era facile raccontare il nulla ed Sorrentino attraverso un magistrale Servillo ci è riuscito. Una Roma a pezzi in una società in soccuadro di valori senza speranza viene rappresentata nel migliore dei modi con sullo sfondo la città forse più grande al mondo a livello culturale incapace di rialzarsi. La macchina di Sorrentino ci presenta personaggi vuoti-capostipiti di un'epoca vuota senza speranza tanto nelle elite sociale quanto nelle classi più basse. Jef Gambardella è un genio incompreso,culturalmente progredito avvelenato dai mali del suo tempo,va il merito al regista di aver provato ad affrontare nel migliore dei modi il nostro periodo storico raccontandoci religione,amore,società senza mai però approfondire il perchè si è arrivati a questo punto,molti sono i significati simbolici di non facile comprensione.
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Paolo Sorrentino dopo THIS MUST BE THE PLACE lancia una nuova opera autoriale di ottima fattura,non era facile raccontare il nulla ed Sorrentino attraverso un magistrale Servillo ci è riuscito. Una Roma a pezzi in una società in soccuadro di valori senza speranza viene rappresentata nel migliore dei modi con sullo sfondo la città forse più grande al mondo a livello culturale incapace di rialzarsi. La macchina di Sorrentino ci presenta personaggi vuoti-capostipiti di un'epoca vuota senza speranza tanto nelle elite sociale quanto nelle classi più basse. Jef Gambardella è un genio incompreso,culturalmente progredito avvelenato dai mali del suo tempo,va il merito al regista di aver provato ad affrontare nel migliore dei modi il nostro periodo storico raccontandoci religione,amore,società senza mai però approfondire il perchè si è arrivati a questo punto,molti sono i significati simbolici di non facile comprensione. Verdone,Servillo,Ferilli maschere di una società con tematiche non solo italiane ma a tratti universali,musiche sublimi circondano l'atmosfera triste di una grande opera con rimandi espliciti al miglior Fellini.Non per tutti
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danielajameslebron
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domenica 26 maggio 2013
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film grandioso
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finalmente un regista che non ha paura di essere eccessivo, grandioso, barocco, ma nello stesso tempo acuto e sensibile. Girato quasi tutto di notte è un film tutto di immagini accompagnato da un cast eccezionale, ogni attore, anche chi ha un ruolo secondario è tagliato perfettamente per la sua parte. la sceneggiatura è molto originale (l'uomo di fiducia delle principesse con le chiavi dei palazzi della nobiltà nera...) e anche se molti dicono che richiama Fellini, che male c'è? Roma è Roma e bravo Sorrentino che non ha potuto che descriverla così. e un film che può essere goduto dall'inizio alla fine, senza annoiare neanche 1 minuto, nonostante la durata sia notevole, 150 min. finalmente dopo tutte le commediole italiane che francamente hanno un po' stancato, un film di respiro internazionale che come al solito è stato capito più all'estero che in Italia.
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finalmente un regista che non ha paura di essere eccessivo, grandioso, barocco, ma nello stesso tempo acuto e sensibile. Girato quasi tutto di notte è un film tutto di immagini accompagnato da un cast eccezionale, ogni attore, anche chi ha un ruolo secondario è tagliato perfettamente per la sua parte. la sceneggiatura è molto originale (l'uomo di fiducia delle principesse con le chiavi dei palazzi della nobiltà nera...) e anche se molti dicono che richiama Fellini, che male c'è? Roma è Roma e bravo Sorrentino che non ha potuto che descriverla così. e un film che può essere goduto dall'inizio alla fine, senza annoiare neanche 1 minuto, nonostante la durata sia notevole, 150 min. finalmente dopo tutte le commediole italiane che francamente hanno un po' stancato, un film di respiro internazionale che come al solito è stato capito più all'estero che in Italia.
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m.barenghi
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domenica 26 maggio 2013
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cafonal da cineteca
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Nove minuti di meritata standing ovation a Cannes per questa sesta fatica di Paolo Sorrentino, peraltro così tiepidamente recepita in patria. Film certamente molto complesso, va probabilmente goduto per sensazioni ed empatie, come con Fellini. Ed è proprio Fellini la fonte stilistica e tematica più consistente, specialmente quello di “Roma” e di “8 e ½”.
Gep Gambardella è un talentuoso romanziere, messosi a riposo da lustri dopo il successo del romanzo d’esordio; ha deciso di NON-VIVERE, scialacquando esistenza e talento nella futilità della cafona vita mondana della capitale, di cui si è preposto di diventare il “maitre-à-penser”. Ne risulta un personaggio cinico e pragmatico, che ha esaurito la propria vena creativa.
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Nove minuti di meritata standing ovation a Cannes per questa sesta fatica di Paolo Sorrentino, peraltro così tiepidamente recepita in patria. Film certamente molto complesso, va probabilmente goduto per sensazioni ed empatie, come con Fellini. Ed è proprio Fellini la fonte stilistica e tematica più consistente, specialmente quello di “Roma” e di “8 e ½”.
Gep Gambardella è un talentuoso romanziere, messosi a riposo da lustri dopo il successo del romanzo d’esordio; ha deciso di NON-VIVERE, scialacquando esistenza e talento nella futilità della cafona vita mondana della capitale, di cui si è preposto di diventare il “maitre-à-penser”. Ne risulta un personaggio cinico e pragmatico, che ha esaurito la propria vena creativa. La ritroverà alla fine del film ripercorrendo i ricordi e i luoghi del primo ed unico amore, 40 anni prima. Gep – uno strepitoso, come al solito!!, Toni Servillo- è certamente il personaggio centrale di questa ammucchiata spesso farsesca, intorno al quale ruota una galleria estremamente variegata di personaggi: da un Verdone ingenuo e perdente in modo irritante, una Ferilli genuina e vitale, un Herlitzka cardinale-gourmet dalle sfaccettature tragi-comiche. Perché al film non mancano – a saperle cogliere- le ilarità e le frasi forti, pur contestualizzati in una narrazione talora mistica.
Molte sono le sequenze memorabili: da quella d’apertura con i suoi incredibili movimenti di macchina e il meraviglioso “coro-angelico” sulla balconata, alla creazione di un enorme dipinto da parte di una bambina painting-artist, alla mostra fotografica monotematica (che strapperà una smorfia di commozione al cinico protagonista), alla seduta collettiva di microchirurgia estetica, in cui si raggiunge –forse più ancora che nelle sguaiatissime feste- l’acme del cafonal.
Fotografia eccellente, con numerosi fotogrammi che sono vere opere d’arte. Strepitose, infine, le musiche composte/curate da Lele Marchitelli.
Un film che andrà sicuramente rivisto per appropriarsi meglio delle tante piccole gioie visive e verbali che racchiude.
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[+] tutti contro gli italiani!
(di paolo t.)
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[+] riflessione
(di elvstrom)
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