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rpolansky
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mercoledì 22 maggio 2013
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la grande bellezza
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17:10, entro nel cinema e ci trovo una coppia di amici dell'accademia. Mi vedono e mi dicono, senza chiedermi che film sto andando a vedere, "ok, siamo noi tre". E va bene. In effetti in sala siamo al massimo in sette. Normale in un pomeriggio di sole. Davanti a noi una signora bionda, sulla cinquantina. Accanto un paio di uomini, probabilmente gay.
Vedo il film e all'inizio mi dico che questo non è uno dei suoi soliti lavori, questo è fuori dal coro, è qualcosa che io non conosco e che forse non sono ancora in grado di apprezzare. Perchè io Sorrentino lo stimo. Ha un modo di raccontare le cose e di vederle, che sembra le faccia apposta per me, non so se potete capire. Empatia si chiama. E questa volta sento una distanza, chilometrica proprio, un errore, che dilaga come acqua nella prima metà del suo film.
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17:10, entro nel cinema e ci trovo una coppia di amici dell'accademia. Mi vedono e mi dicono, senza chiedermi che film sto andando a vedere, "ok, siamo noi tre". E va bene. In effetti in sala siamo al massimo in sette. Normale in un pomeriggio di sole. Davanti a noi una signora bionda, sulla cinquantina. Accanto un paio di uomini, probabilmente gay.
Vedo il film e all'inizio mi dico che questo non è uno dei suoi soliti lavori, questo è fuori dal coro, è qualcosa che io non conosco e che forse non sono ancora in grado di apprezzare. Perchè io Sorrentino lo stimo. Ha un modo di raccontare le cose e di vederle, che sembra le faccia apposta per me, non so se potete capire. Empatia si chiama. E questa volta sento una distanza, chilometrica proprio, un errore, che dilaga come acqua nella prima metà del suo film. Poi invece succede che te ne stai lì, fotogramma dopo fotogramma appiccicato alla tua poltrona di velluto a godere dell'attesa di un qualcosa che sai che prima o poi succederà, finchè non succede. E ti trovi a non avere un taccuino su cui prendere appunti, quando invece vorresti scriverti quella cosa che ti penetra nel petto e ti strappa là dove ce l'hai, il cuore. Nascosto, dietro carne e ossa e aria e detriti. In una frase lui te lo porta via e tu resti senza. E nel mentre compare una giraffa e tu lo sai che nessuna creatura al mondo è più strepitosa di quella, se non uno stormo di fenicotteri rosa, una culla bianca o una suora vecchia di cent'anni che sale una scala infinita e ti mostra la bellezza tra le pieghe del suo viso e il suo silenzioso soffrire. Ed è semplice trovarla dopo aver assaggiato tutta la bruttezza, lo sfacelo, le feste, la cocaina, le ubriacature, le parole, le puttane, la miseria dell'uomo e lo sfacelo delle sue minuscole ambizioni. E' semplice raccoglierla tra i cori angelici e una città sorpresa all'alba, come una vecchia stella del cinema svegliata nel pieno della notte, struccata, in camicia da notte, nel mezzo di un sogno.
Senza storia Sorrentino ha cercato di fare un film sul nulla, come Flaubert, che voleva scrivere di niente senza alla fine riuscirci mai. Anche lui non ci è riuscito ed è caduto nella tentazione stilistica ed egoistica del raccontarsi, facendolo nel suo modo arioso ed inconsistente, pesante ed incombente, come un tumore che ti invade e del quale non ti libererai mai. La bellezza la ricevi pesante come uno schiaffo. Tutta, senza riserve.
E finisci che hai le lacrime che ti sbocciano ai lati degli occhi come rose di maggio e le luci si accendono e tu ti vergogni del tuo bagaglio di sensibilità, anche quando la tua amica te lo fa notare, nel suo accento ungherese, che "tu stai piangendo" e lo fa con un sorriso.
Poi la signora bionda, seduta davanti a te si alza e si gira. "Ed ora tocca a voi trovare la grande bellezza" dice, ma chissà come mai guarda te e continua a farlo mentre scende le scale e si gira due volte, sorridendo. Non sai cosa le ha dato il coraggio di farlo. Sai solo che l'ha fatto e facendolo ha guardato e riguardato te. Come fosse una voce portata da chissà quale vento.
Io so solo che mi è venuta voglia di vivere semplice, di vivere per chi se lo merita, di amare i giusti, uscita da lì. Le ambizioni, tutte, devo averle lasciate là, sotto quella poltrona.
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giugy3000
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mercoledì 22 maggio 2013
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l'amara vita di sorrentino
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Il lavoro in assoluto più ardito e ambizioso del regista napoletano Sorrentino strizza l'occhio a non uno, ma a ben due capolavori felliniani, ossia 8 e 1/2 e la celeberrima "Dolce vita" proponendoci l'affresco di una Roma opulenta solo all'apparenza, amara e supericiale in cui però si può e si deve intravedere una luce in fondo al tunnel dopo esser passati per tutti gli stadi di buio, come in un "Viaggio al termine della notte" citando lo stesso romanzo di Celine che apre questa pellicola applaudita a Cannes 2013. Jap Gambardella è un tuttologo del nulla: è un ex scrittore in crisi d'inventiva tant'è che non scrive un libro da più di dieci anni, ma è anche il re dei mondani, un Gatsby all'italiana che sentitosi arrivato affoga la sua solitudine in rocamboleschi party serali dove la droga, la prostituzione e l'esibizionismo di una serenità di sola facciata serpeggia nella sua casa come un trenino di braccia unite senza destinazione.
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Il lavoro in assoluto più ardito e ambizioso del regista napoletano Sorrentino strizza l'occhio a non uno, ma a ben due capolavori felliniani, ossia 8 e 1/2 e la celeberrima "Dolce vita" proponendoci l'affresco di una Roma opulenta solo all'apparenza, amara e supericiale in cui però si può e si deve intravedere una luce in fondo al tunnel dopo esser passati per tutti gli stadi di buio, come in un "Viaggio al termine della notte" citando lo stesso romanzo di Celine che apre questa pellicola applaudita a Cannes 2013. Jap Gambardella è un tuttologo del nulla: è un ex scrittore in crisi d'inventiva tant'è che non scrive un libro da più di dieci anni, ma è anche il re dei mondani, un Gatsby all'italiana che sentitosi arrivato affoga la sua solitudine in rocamboleschi party serali dove la droga, la prostituzione e l'esibizionismo di una serenità di sola facciata serpeggia nella sua casa come un trenino di braccia unite senza destinazione. Ha amato una sola volta in vita sua, ma la donna venerata risale ad un antico adolescenziale ricordo, in cui s'intuisce che l'abbia lasciata scappare troppo presto dalle sue braccia. Con la notizia della morte di Elisa, sua antica ed unica fiamma da tempo sposata con un altro suo conoscente, comincerà il crollo emotivo di Jap, che da disinteressato spettatore di una vita che da tempo non lo appartiene più, comincerà un intricato percorso di redenzione, aiutato in cuor suo dal faro di bellezza più accecante e fugace che abbia mai visto: il volto dell'amore. Toni Servillo, in piena apoteosi di bravura, brillante e profondo come pochissimi attori italiani d'oggi, ha ben poco di Marcello Rubini, personaggio che consacrò per sempre il mito di Mastroianni nel ritratto babilonico di una Roma anni '60, ma l'idea di fondo di Sorrentino non è malvagia affatto: egli tende a ricreare un sequel de "La dolce vita", spinto forse a chiedersi cosa accadde poi a quello scrittore accolto nel mondo mondano da cui era sempre rifuggito, cosa ne fu di quell'uomo che su quella spiaggia salutò ingenuamente per sempre la retta via dell'innocenza e della purezza morale. Jap è un uomo che si è conquistato il suo primato trai mondani, ma ora che ha questo titolo insignificante e ha il potere di far fallire le feste altrui, cosa ne è della sua fallimentare esistenza? Ha compiuto da poco 65 anni e si comporta ancora come quel ragazzino ingenuo che passa senza pensieri da letto di una donna ad un altro...ma è giunto anche per lui il tempo in cui non puoi più fare le cose che non ti soddisfano e come Valeria Giangottini e il suo dolce volto sul finale del capolavoro felliniano, anche qui la morale venduta al diavolo del materialismo è contrapposta all'angelico volto della prima volta con la sua prima donna e in più questa volta nientemeno che ad una santa, che con i suoi cento e passa anni ha ancora l'entusiasmo e la dovizia nella quotidianità, mentre Jap vorrebbe solo sparire come un prestigiatore fa col suo cilindro.
Ero partita credendo che Sorrentino volesse "omaggiarci" di un fedele ritratto di un Italia in declino, colpita come sempre dalla più profonda crisi delle coscienze mai vista più che quella dei portafogli, ma la grande bellezza che ritroviamo nel film non è quella di un paese che riesce ancora fortunatamente ad incantarci con le sue meraviglie, come guardare la basilica di San Pietro al tramonto, è quella interiore di un personaggio che riscopre quanto è bello lo stesso dolore, la stessa commozione per la morte altrui...niente a che vedere con il momentaneo momento di beatitudine che si prova nell'ammire un paesaggio all'inbrunire.
Sulle note contenutistiche della trama pertanto nulla da dire, anzi tanto di cappello per aver riportato alla memoria anche un film immenso come 8 e 1/2, dove uno scrittore in crisi in un percorso onirico e più unico che raro, rieccheggia tutti i suoi amori del passato. Ma qualcosa stride nella sua realizzazione e la regia anti narrativa a sbalzi ripetuti da una moltitudine troppo vasta di episodi e vicende diverse, rende l'insieme freddo e a tratti sconclusionato. Un ottimo inizio, un ottima fine, monologhi commoventi e interpretazione del protagonsita più che lodevole, ma in mezzo c'è un calderone di camei ingiustificati e poco amalgamati con il fil rouge della vicenda. La cosa che mi ha più colpito in negativo è stato vedere i due coprotagonisti, due romani doc come Verdone e la Ferilli, completamente burattinati e poco spontanei, uno in vesti che non gli appartengono manco forzatamente e l'altra nel visto e stravisto ruolo da panterona, fac simile della Bellucci. Martinelli e Pasotti potevano senza dubbio emergere meglio e per più tempo, senza esser sacrificati a due battute di numero. Un'opera forse troppo superba che rieccheggia il "The tree of life" di Malick per la sua megalomane mania registica e che fa tornare in mente il semi-flop di Tornatore con "Baaria", che non riuscì come lo stesso Sorrentino a portare sul vassoio la valanga di ingredienti riuniti in un sostanzioso piatto ben riuscito.
Per me Sorrentino è un regista di sommo valore, ma non riesce a farmi battere il cuore come riescono i film di Garrone, altro italiano sempre da tenere d'occhio per i suoi piccoli capolavori. Un'occasione in parte sprecata, che ci ricorda però quanto sia necessario in tempi come questi non solo tornare all'origine, ma anche all'ancestrale bellezza del nostro animo.
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[+] mezza grande bellezza
(di sorella luna)
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(di paolo t.)
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tiziophot
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mercoledì 22 maggio 2013
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tentato dalla grande bellezza
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Film di infausta particolarità. E' solo il finale che scioglie una trama per lo più patetica e a tratti morbosa. Ritmo incostante, musica invadente e dialoghi lenti. Citazione dell'artista alla ricerca di sè felliniano, ma reso grottesco dai suoi colleghi di faccia nostrana che non riescono a capire quel che il regista vuole, come è successo di recente a Benigni diretto dal Woody Allen "capitolino". Trama inconsistente e eccessivamente "post-moderna":una frammentazione tra le parti indefinita e difficilmente spiegabile. Stavolta Sorrentino ha peccato troppo di presunzione tentato da "la Grande Bellezza". E poi il tema dell'uomo alla ricerca di sè: e basta. Film senza equilibrio.
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alex2044
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martedì 21 maggio 2013
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una grandissima bellezza
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Originale ,profondo, intelligente , pieno di umanità . La risposta italiana alle baracconate alla grande Gatsby .
Roma è bellissima , le musiche coinvolgenti , gli attori tutti all'altezza della situazione . Servillo sempre eccezionale ma la sorpresa , oltre ad un ottimo Verdone è la Ferilli molto intensa ed umana . Il film farà molto discutere e come capitò alla dolce vita sarà, probabilmente , molto criticato in Italia e quasi sicuramente osannato all'estero . Purtroppo , troppo spesso , la nostra critica è molto provinciale ed anche ideologica . Speriamo che come qualche volta capita abbia il coraggio di ricredersi . Sarebbe un segno di saggezza .
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renato volpone
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martedì 21 maggio 2013
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la grande decadenza
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Tutta la decadenza della "città eterna" in oltre due ore di film seguendo le passeggiate di giorno e di notte dello scrittore Jeb Gambardella in un clima da "bella vita". Feste, palazzi, ricchezza ostentata, sesso, droga sono gli ingredienti di questo film, ma anche della decadenza di questa città. La bellezza si scontra con la noia, la solitudine, il futile. Un carrozzone di personaggi che estorcono una vana compassione che lo spettatore non è in grado di concedere. Qualcuno ride in sala, ma la lentezza delle scene, colorate da una musica contorta ed assordante, mentre la riflessione implorerebbe il silenzio, carica di fatica lo sguardo, di crampi lo stomaco e di pesantezza la testa.
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Tutta la decadenza della "città eterna" in oltre due ore di film seguendo le passeggiate di giorno e di notte dello scrittore Jeb Gambardella in un clima da "bella vita". Feste, palazzi, ricchezza ostentata, sesso, droga sono gli ingredienti di questo film, ma anche della decadenza di questa città. La bellezza si scontra con la noia, la solitudine, il futile. Un carrozzone di personaggi che estorcono una vana compassione che lo spettatore non è in grado di concedere. Qualcuno ride in sala, ma la lentezza delle scene, colorate da una musica contorta ed assordante, mentre la riflessione implorerebbe il silenzio, carica di fatica lo sguardo, di crampi lo stomaco e di pesantezza la testa. Attori "troppo famosi" si prestano a questa "grande abbuffata" imprigionati nei loro personaggi come maschere inchiodate dal tempo in un carnevale in tempo di quaresima, così fuori luogo quando le circostanze richiedono mestizia che non basta salire in ginocchio la scala della penitenza, non basta una "Santa", per redimere dal peccato
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melania
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martedì 21 maggio 2013
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deludente
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Film cervellotico,confuso,a tratti noioso.Sono rimasta delusa,nonostante la indiscutibile bravura di Toni Servillo.Peccato,non me lo sarei aspettato,considerando anche che il regista è Sorrentino.Davvero sconsigliabile.
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emme elle santi
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martedì 21 maggio 2013
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personaggi inquietanti di un estremo squallore
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Sorrentino è un regista che sa girare in modo magistrale, ma in questo suo ultimo lavoro qualcosa non ha funzionato- la visione del film,spesso disturbata da una musica assordante, ci conduce in una Roma decadente abitata da personaggi inquietanti e di profondo squallore morale -
Da molti paragonato a" La dolce vita" secondo me, non ha il rigore scenico del grande indimenticabile Fellini e la sua stupenda Anita nelle acque della Fontana di Trevi affossa davvero la Ferilli-
Un film dalle grandi pretese, dalle troppe aspettative: direi deludente.
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muster
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martedì 21 maggio 2013
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sorrentino come w.allen?
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Tutti parlavano del capolavoro di Sorrentino, oggi ho visto il film ne sono rimasto profondamente deluso, nulla toglie alla bravura di Servillo ma dove e' il film, direi una bella copia del film di W.Allen ,su Roma, una citta' sembrerebbe nel film, per pochi ricchi e fortunati eletti, dove il mondo e' fatto di feste di pianti di angoscie frustrazioni e nonche' di ricordi trsti,direi un bel quadro ridondante di niente,penso che poca gente posssa riscontrarsi in questo zoo confusionario.
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spike
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martedì 21 maggio 2013
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speriamo bene
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Attendo questo film da mesi. Grandi aspettative... speriamo non siano deluse
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martalari
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martedì 21 maggio 2013
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sorrentino felliniano
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SORRENTINO FELLINIANO CON SERVILLO SEMPRE GRANDE TRASFORMISTA...Sorrentino rielabora i sogni di una Roma Felliniana raccontando una capitale allo sbando dove i sogni si sono trasformati oggi in incubi e "l'esclusivo" ormai e' scomparso da tempo trasformandosi in noia.
A ROMA C'E' (QUEL) TUTTO ...MA APPARE QUASI ZERO....A ROMA LE EMOZIONI NON ESPLODONO PIU', SONO CARICATE A SALVE COME IL CANNONE CHE SPARA AD INIZIO FILM
A Roma c'e' tutto.
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SORRENTINO FELLINIANO CON SERVILLO SEMPRE GRANDE TRASFORMISTA...Sorrentino rielabora i sogni di una Roma Felliniana raccontando una capitale allo sbando dove i sogni si sono trasformati oggi in incubi e "l'esclusivo" ormai e' scomparso da tempo trasformandosi in noia.
A ROMA C'E' (QUEL) TUTTO ...MA APPARE QUASI ZERO....A ROMA LE EMOZIONI NON ESPLODONO PIU', SONO CARICATE A SALVE COME IL CANNONE CHE SPARA AD INIZIO FILM
A Roma c'e' tutto...belli e brutti...ricchi e poveri...vip e nip...tutto pero' sembra da tempo avvicinarsi : il bello appare in realtà sfigato, il vip alla fine e' più solo del nip (non important person)....l'inascoltato aspira ad esser protagonista della scena per abbandonarla subito, l'irraggiungibile diventa una discesa invece che una conquista e l'assuefazione di chi cerca di divertirsi porta alla noia.
SALIRE VUOL DIRE SCENDERE
"L'esclusivo" non esiste più, c'e' chi ti fa salire su un piedistallo che senti finto... dal quale senti che cadrai a breve anche psicologicamente ma resisti arrivando a non sopportare più chi ti circonda perché cerca di essere diverso e nella sua ricerca della diversità crede di essere apprezzato come vero guru.... a volte speri di trovare una luce nella fede ma anche li' trovi dei guru con molte ombre.
ROMA CAPUT TRASH
La grande bellezza di una città monumentale come Roma e' inversamente proporzionale all'appetente bellezza dei party,posti dove la gente cerca di divertirsi, giovani e sempre più diversamente giovani, un girone dantesco di mitomani che non riesce neanche a percepire e a gioire del vizio e incapaci ormai di godersi la vita...
IL PIACERE DIMENTICATO
E Servillo nel film ribadisce "mi ero scordato cosa volesse dire stare insieme pur non facendo nulla ma per il volersi bene"
O quando vede una coppia a cui chiede "che fate stasera" e l'uomo gli risponde "lei finisce di stirare vediamo un po' di tv e andiamo a letto" mentre alle sue feste con vista sul Colosseo si fa a lotta a dire "io non vedo la tv, non ho la tv, non accendo la tv.."
La gioia delle feste sono come l'esplosione a salve che apre il film... come ribadisce Servillo nel film "sono affascinanti questi trenini...perché non portano da nessuna parte"... figuriamoci alla felicita'
Nel film c'e' di tutto, l'incapacità di accettarsi, di amare e amarsi, di gioire e conoscere....
VERDONE
C'e' l'uomo (interpretato da Verdone) che rincorre il sogno di conquistare il cuore di una donna, donna che in realtà ha di vuoto anche il cervello, il classico servo al servizio della ragazza che sembra non amare nulla con uomini schiavi che accorrono ad ogni bisogno cercando di accontentarla senza mai averla ma sperando (Roma ne è piena) di poterla cambiare...
Lei "tra poco devo partire"
Lui "dormo da te?"
Lui "vai a casa non voglio gente tra i piedi quando faccio le valigie"
LA CHIESA DELLE OMBRE
C'e' il popolo della Chiesa rappresentato nelle sue diverse figure ognuna sembra nascondere molte ombre e segreti, c'e' la nobile che ci casca e vuol devolvere alla chiesa i suoi averi, c'e' l'attrice che si lamenta che non si scrivano ruoli giusti per le donne e si da' alla scrittura o alla regia (perché annoiata),
TUTTI PER PAOLO
Un popolo di nuovi mostri e come per un film hollywoodiano che si gira nella capitale tutti si sono prestati ad ogni ruolo e partecipazione per Sorrentino da una a più pose (giornate lavorative) fino a figurazioni speciali.
"Ci sarebbe bisogno di preti non di scrittori".
CARLO B. E SABRINA...E POPOLIZIO SPECCHIO DEL BOOM DELLA CHIRURGIA
Poi le musiche tra sacro e profano.. c'e' Buccirosso e la Ferilli che riportano il film sui toni vicini ad una satira... Popolizio guru della medicina estetica con adepti sempre più numerosi.
L'ESCLUSIVO...
Un film totalmente felliniano, come fosse un lungo piano sequenza che racconta quanto il vuoto abbia preso il sopravvento facendo apparire la ricerca "dell'esclusivo" una ridicola chimera.
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