40ª edizione del Torino Film Festival, il programma dei 13 filmritratti e paesaggi. Torino - 25 novembre/3 dicembre 2022. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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Un film su una squadra di calcio unica, che ha deciso, di punto in bianco, di diventare per una stagione non solo la più forte, ma soprattutto la più bella. Espandi ▽
Gianluca Vialli, Roberto Mancini, Toninho Cerezo, Gianluca Pagliuca e molti altri protagonisti raccontano la cavalcata che portò la Sampdoria dei miracoli a vincere lo scudetto nella stagione 90-91 e a duellare alla pari con il Barcellona nella finale di coppa dei campioni l’anno successivo. Tra aneddoti, gol, storia, vittoria e sofferenza, viene fuori l’anima di questi uomini, campioni dentro e fuori dal campo. La bella stagione è un delizioso amarcord del bel tempo che fu: la grande stagione della Samp. Attraverso le voci degli stessi campioni, ma anche di magazzinieri e opinionisti, emerge un racconto corale in cui aneddotica, calcio, amicizia e sofferenza si mischiano. Prima che essere una storia di vittorie e di calcio, La bella stagione racconta di amicizia e di rivalsa, una di quelle storie che sono possibili solo nello sport. Marco Ponti riesce nella complicata impresa di estrapolare, da una storia di sport, una palette di emozioni e di valori che finiscono per trascendere la dimensione meramente calcistica del documentario, lanciando un messaggio veramente universale. Recensione ❯
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Un viaggio nel cuore esoterico e misterioso di una delle città più antiche e affascinanti del mondo. Espandi ▽
Come si fa a cogliere, catturare e rappresentare l'anima di una città così complessa e colma di arte, storia e contraddizioni come Napoli? Se lo chiede Marco D’Amore nel suo nuovo documentario, che già dal titolo prende posizione nel tentare una prima definizione del capoluogo campano: “magica”. Un aggettivo tutt’altro che casuale, sarà proprio la magia il filo rosso che attraverserà tutta la narrazione.Quello che parte come un documentario estemporaneo, in cui l’attore e regista esplora con la sua troupe la città chiedendo a tutti i passanti dove sia finita la sua magia, cede presto il passo a un’opera più concettuale di finzione. Un film che mira ad essere volutamente ibrido e confusionario: vuole mescolare finzione e realtà, storia e leggenda, prestigio e miseria e, nella messa in scena, attori professionisti e gente di strada. Perché forse questo è l’unico modo per raccontare Napoli, la cui anima multiforme non può essere incasellata o inquadrata secondo una sola lente. La razionale ricostruzione storica cede il passo al calore del sentire popolare: occorre lasciarsi andare al racconto di ciò che è stato, alle vibrazioni oniriche che regalano certi personaggi iconici della città e del suo popolo. Recensione ❯
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I protagonisti di Io speriamo che me la cavo ritrovati tanti anni dopo quel film che fece epoca, con l'ultima intervista al premio Oscar Lina Wertmüller. Espandi ▽
Correva l'anno 1992 quando Lina Wertmuller presentò sugli schermi un film tratto dal libro omonimo di un maestro elementare: Io speriamo che me la cavo. Al centro c'erano i bambini di una classe nel napoletano e un maestro interpretato da Paolo Villaggio. Trent'anni dopo uno di loro, Adriano Pantaleo che è poi rimasto come attore nel mondo del cinema, ha deciso di andarli a cercare per vedere se 'se la sono cavata'.
Un documentario che, con grande leggerezza che comporta anche una profondità di sguardo, sa andare oltre il ritrovarsi.
Il confronto tra ciò che significava crescere nella Napoli di trent'anni fa e ciò che significa oggi produce considerazioni significative. Qualcuno di quei bambini successivamente ha anche sbagliato e pagato per gli errori commessi ma ora è consapevole di come e quanto i pericoli per personalità in formazione siano ancora più presenti e insidiosi. Loro in gran parte se la sono cavata e molti sono diventati genitori. Recensione ❯
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Pasolini incontra i grandi protagonisti del cinema italiano come Bertolucci, Ferretti, Morricone e Donati. Espandi ▽
"Pasolini ha letteralmente cambiato la vita a un numero incalcolabile di persone", dice il giornalista e regista David Grieco nel documentario Pier Paolo Pasolini - Una visione nuova, parlando anche di se stesso. E spesso quelle si trovavano ai poli opposti dello spettro sociale: "Ho a che fare solo con gli analfabeti e con i grandi intellettuali", amava estremizzare PPP, che considerava la cultura media "sempre corruttrice" e rifuggiva la medietà (ovvero la mediocrità) in ogni sua manifestazione.
Da Sergio e Franco Citti a Bernardo Bertolucci, da Laura Betti a Vincenzo Cerami, da Ninetto Davoli allo scenografo Dante Ferretti, dal costumista Danilo Donati al montatore Nino Baragli, Pasolini è stato anche un "rabdomante di talenti", in particolare quegli attori che, ricorda Caterina D'Amico, "adoperava in quanto icone" oppure, come dice Daniele Luchetti, "esseri umani trovati che portavano in scena il loro punto di vista sul mondo".
Il film è un tassello importante nella ricostruzione di una figura caleidoscopica come quella del regista e autore, e compensa la semplicità della confezione filmica con la ricchezza delle testimonianze e l'individuazione di una chiave di lettura importante: quella della "bottega Pasolini" fatta di artisti ispirati da quel Maestro sui generis. Recensione ❯
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Un ritratto della cantante Rosa Balistreri. Espandi ▽
Cantastorie a confronto. Da una parte c'è Rosa la battagliera, quella che "cantando con una chitarra mezza scordata faceva di più di tanti discorsi politici", la cantautrice siciliana Rosa Balistreri. Dall'altra c'è Isabella Ragonese, attrice per la prima volta dietro la macchina da presa per ricordare e raccontare "la più grande cantante che la Sicilia abbia mai avuto".
Scomparsa il 20 settembre 1990 a sessantacinque anni per un ictus che l'aveva colpita sul palco durante il suo ultimo concerto, ripeteva negli ultimi tempi agli amici che incontrava una sorta di preghiera: "Fa' che non muoia davvero". Ragonese raccoglie la sua richiesta e firma un documentario che è un dialogo a più voci per darne testimonianza.
Un documentario che è insieme omaggio accorato, indagine sul territorio, lavoro di approfondimento sul passato e di ricerca tramite interviste del presente. E che lancia un invito a chi guarda, attraverso la storia di Rosa e del coro di chi racconta le proprie esperienze di vita e trasformazione: realizzare fino in fondo la possibilità di essere tutto ciò che vogliamo. Recensione ❯
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Un doc affascinante, dall'impianto narrativo jazzistico, su Lawrence Ferlinghetti, padre della Beat Generation. Documentario, Italia, Argentina2022. Durata 83 Minuti.
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. Espandi ▽
Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare. Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation.
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere. Recensione ❯
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Piero Umiliani, un jazzista geniale, rivive attraverso i ricordi ma soprattutto la sua indimenticabile musica
per il cinema. Espandi ▽
Piero Umiliani è stato uno dei più importanti compositori italiani di colonne sonore del '900. Il documentario racconta la sua parabola creativa, dagli inizi nel dopoguerra nelle orchestrine jazz degli Alleati, alla prima colonna sonora italiana interamente jazz per I soliti ignoti di Monicelli; e poi autore di uno dei motivetti tormentone più noti al mondo (quello che fa Man'ha Man'ha...), precursore della lounge music in decine di colonne sonore di film di genere degli anni '60-'70, e tra i primi a sperimentare la musica elettronica in Italia, fino alla brusca interruzione dell'attività per colpa di un'emorragia cerebrale a metà degli anni '80. Recensione ❯
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Un'idea vincente per rievocare il passato e aprirsi all'imminente futuro di una sala cinematografica. Documentario, Italia, Francia2022. Durata 54 Minuti.
Grazie all'espediente di una storia personale, il film ripercorre la storia del cinema e della sala bolognese. Espandi ▽
Un documentario su una sala che riesce a rievocare non solo la storia dell’edificio e dei film che ha proposto ma anche quella della città in cui ha sede. Grazie ad un amplissimo materiale di documentazione, messo a disposizione anche dalla Cineteca di Bologna che ha voluto il ritorno in funzione della sala, è possibile assistere ad una rievocazione che unisce un pizzico di nostalgia ad un’acuta rilettura del secolo scorso. Partire da una rievocazione molto personale è sicuramente un’ottima idea. L’idea è vincente anche perché, considerata la collocazione dell’edificio e della sala letteralmente a due passi da Piazza Maggiore, viene ampiamente sfruttata la possibilità di raccontare la vita pulsante di una città vivace sia sul piano politico che su quello culturale. Ora che il Modernissimo sta tornando a spegnere le luci in sala e ad accendere quella del proiettore è bello sapere che la parola Fine che chiudeva i film in passato si apre ad un nuovo inizio. Recensione ❯
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Un ritratto di Marco Pannella e in particolar modo dei suoi ultimi cento giorni. Espandi ▽
Gli ultimi giorni di vita di Marco Pannella, leone della politica italiana, raccontati con materiali di repertorio
mai visti e interviste inedite. Un ritratto sorprendente. Recensione ❯
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Un racconto polifonico per un ritratto impossibile che dalle acque del Po confluisce a Milano. Espandi ▽
Dedicato al fratello Vittorio in occasione del compimento dei 70 anni, il film è stato girato a maggio 2022 in occasione delle due feste di compleanno: la prima a bordo di una nave sul Po, la seconda a Milano. Durante le due serate gli amici e i colleghi sono stati rapiti da un disturbatore affettuoso, impersonato da Elisabetta Sgarbi con il suo drappo colorato, e portati davanti alla telecamera per un personale saluto al festeggiato. Marco "Morgan" Castoldi, Giuseppe Cruciani, Domenico Dolce, Mirco Mariani e tantissimi altri personaggi del mondo dello spettacolo, imprenditori, scrittori e persone che hanno un legame con Vittorio, si sono prestati ad essere ritratti in una veste informale che delinea il profilo di un Vittorio che non tutti conoscono ma di cui Elisabetta ha sempre intuito la sensibilità oltre che il genio. Recensione ❯
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I ragazzi del 2022 riflettono su quanto è avvenuto 20 anni prima a Genova durante il G8. Espandi ▽
A partire dalla guida sociologica, umana e topografica del diario di Enrica Bartesaghi -"Genova il posto sbagliato"- da lei scritto durante e dopo i processi ai responsabili degli abusi alla scuola Diaz nei giorni del G8 di Genova 2001, si è voluto testimoniare col mezzo audiovisivo il viaggio verso uno "spettacolo recintato" che un gruppo di artisti insieme ad alcuni ventenni di oggi di una scuola di Torino fanno, performativamente e logisticamente da un Istituto tecnico di Torino fino alla scuola Diaz di Genova, a vent'anni dai fatti famosi. Recensione ❯
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Siamo nel 1943, il mondo sta cambiando, il bello e l'utile entrano in conflitto. Espandi ▽
Ambientato nel 1943, il racconto del passaggio tra due epoche, quella del bello e quella dell'utile. La storia si svolge in un paese del sud italia che viene abbandonato da tutti gli abitanti a causa dei bombardamenti, tranne che dalla famiglia dei Valguarnera, composta da due fratelli e cinque sorelle nubili. In realtà chi vuole rimanere è solo il primogenito Giacinto, convinto che l'unico significato profondo dell'esistenza sia legato alla memoria.
Giacinto è metaforicamente il detentore di una lunga pellicola di famiglia che proietta continuamente dentro di sé con la pretesa che anche gli altri fratelli la vivano. Mentre tutte le sorelle premono per abbandonare il paese e aprirsi ad un nuovo mondo, lui vuole rimanere nella sua terra e nella casa settecentesca dei suoi antenati. E' una guerra familiare sul superamento della memoria o sulla sua conservazione. In una notte d'estate nell'affascinante palazzo Valguarnera arrivano Marino di Pietratagliata e Cipriano Montella. Si tratta di due misteriosi viaggiatori giunti per rivelare a Giacinto Valguarnera un bruciante segreto sull'arte poetica. L'irruzione di queste ambigue creature nasconde però una missione occulta destinata a svelarsi. Nella pellicola esplode il conflitto tra rituali umani al tramonto e la ricerca di un senso della vita che si elevi al di sopra di piccole e disperate quotidianità. Il film ha due registri: uno estremamente malinconico, uno sorridente, perfino comico. Recensione ❯
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Padre, ma soprattutto icona: Achille Togliani. Bell'uomo, cantante, attore, seduttore in un ricco ritratto
inedito. Espandi ▽
Un viaggio nella vita e nella carriera del cantante e attore Achille Togliani, allievo del Centro Sperimentale di Cinematografia nei primi anni '40, interprete delle prime edizioni del Festival di Sanremo e icona della musica in Italia e all'estero. Tra le sue esecuzioni più celebri quella di "Parlami d'amore Mariù" e di "Signorinella". Fu una delle prime celebrità a finire nell'occhio del ciclone del gossip per la sua storia con la giovane Sophia Loren, conosciuta sul set del fotoromanzo "Principessa in esilio". Il documentario si serve di numerose le immagini inedite tra cui quelle che lo vedono impegnato nei suoi concerti in terra americana, durante la visita di grandi metropoli come New York e in occasione dell' incontro con Marilyn Monroe. Recensione ❯
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