Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Argentina |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Ferdinando Vicentini Orgnani |
Attori | Lawrence Ferlinghetti . |
Uscita | giovedì 13 aprile 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 aprile 2023
Pittore, poeta, editore, libraio, divulgatore della Beat Generation. L'avventura centenaria di Ferlinghetti. In Italia al Box Office The Beat Bomb ha incassato nelle prime 3 settimane di programmazione 4 mila euro e 1,3 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Lawrence Ferlinghetti, scomparso nel 2021 all'età di 101 anni, è stato il profeta della Beat Generation, sia in qualità di poeta sia come editore degli altri scrittori americani 'beat', tra cui Jack Kerouac e Allen Ginsberg. Spirito cosmopolita per natura (il padre, morto poco prima della sua nascita, era un bresciano emigrato in America, la madre aveva origini francesi), ha sempre vissuto portando avanti la propria visione del mondo, all'insegna di "un anarchismo pacifista e un socialismo umanista".
In questo docufilm, il regista Ferdinando Vicentini Orgnani ne delinea un ritratto che è il frutto di quindici anni di amicizia e collaborazione, tra San Francisco, la città di Lawrence, e l'Italia, dove amava sempre tornare.
Il documentario procede per frammenti nel delineare una figura fondamentale nella cultura americana del Novecento, rievocando lo spirito della Beat Generation
A che servono in quest'epoca i poeti? Se lo chiedeva Ferlinghetti in uno dei suoi componimenti, "La poesia come arte ribelle". E in fondo il documentario di Ferdinando Vicentini Orgnani appare come una risposta a quella domanda. Al termine della visione si capisce perché il carico di quella 'bomba' non abbia perso nulla della sua forza, del suo anticonformismo rivoluzionario, di cui quella generazione di artisti era imbevuta, a partire dal nome del movimento, rimasto per sempre ambiguo e ambivalente: beat come contrazione di beatific, cioè beato, ottimista, nonostante tutto, elevato da una diversa visione della società, da una spiritualità nuova; ma anche beat come sconfitto, insoddisfatto, a indicare il malessere di quella generazione ("un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo" secondo la definizione di Kerouac) a cui cercare di porre rimedio. E infine il 'beat' inteso come ritmo, quello del jazz, incessante e libero, quello di Charlie Parker e Miles Davis, perché quei musicisti facevano poesia con gli strumenti, e da lì, dal jazz nasceva la Beat Generation per poi sfociare nella rivoluzione culturale del '68.
Non a caso il regista si è avvalso delle musiche del trombettista e compositore jazz Paolo Fresu, e ha scelto per il suo docufilm un impianto narrativo jazzistico, che procede per frammenti non sempre legati, scatti brevi e rallentamenti, prendendo strade improvvisate ma tornando sempre sulla stessa nota.
Nato a New York nel 1919, cittadino del mondo sin dall'infanzia (trascorsa in Francia con una zia), Ferlinghetti fu arruolato nella marina militare americana durante la Seconda Guerra Mondiale, partecipò allo sbarco in Normandia e vide Nagasaki pochi giorni dopo l'esplosione della bomba atomica. Negli anni '50 capì che poteva contribuire un poco a cambiarlo, quel mondo, anche dalla sua piccola libreria e casa editrice "City Lights" di San Francisco, la prima a pubblicare gli autori della Beat Generation (e la pubblicazione dell'Urlo di Ginsberg portò addirittura all'arresto di Ferlinghetti, processato per oscenità e poi assolto).
Attraverso spezzoni di interviste, letture teatrali, testimonianze di Ferlinghetti e di chi lo conosceva, The Beat Bomb fa emergere una personalità affascinante e a tratti inafferrabile. E in quegli occhi azzurri, di quell'azzurro vivo, "la vita pulsa ovunque / la cosa chiamata morte non esiste". Il mondo, con tutte le sue storture, è ancora un gran bel posto dove nascere.
Ferdinando Vicentini Orgnani, il regista milanese che quest'anno compie sessant'anni, non è particolarmente famoso. Alla fine, forse, il suo film più celebre resta quello dedicata a Ilaria Alpi (Ilaria Alpi - il più crudele dei giorni, 2003), con la giornalista tragicamente scomparsa in Somalia nove anni prima interpretata da Giovanna Mezzogiorno. Negli ultimi vent'anni Vicentini Orgnani, che ha al [...] Vai alla recensione »
La City Lights Boookstore, il luogo simbolo della Beat Generation sulla Columbus Avenue di San Francisco, è «nata sotto un'egida anarchica» grazie a Peter D. Martin, figlio di Carlo Tresca, attivista antifascista assassinato a New York, e a Lawrence Ferlinghetti, poeta, pittore, editore che per primo nel 1956 pubblicò Urlo di Allen Ginsberg (gli costò il carcere per oscenità).
È di nuovo il poeta Lawrence Ferlinghetti, figura già centrale per la stagione della Beat Generation, ad essere il protagonista di un altro film che ripercorre, qui in forma amorevolmente disordinata, il tratto finale della sua vita in quell'assonanza multiforme con il nostro Paese al quale era legato per via del padre, bresciano d'origine e per ragioni di lavoro emigrato in America all'inizio del [...] Vai alla recensione »