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Ottime riprese e inquadrature per questa seconda opera di Tsukamoto. Però l'originalità e l'eversione del primo Tetsuo è andata persa. L'uomo ... Espandi ▽
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Tsukamoto, dopo le visioni oniriche della saga dedicata a Tetsuo, prende in esame la storia di una donna sull'orlo di una crisi di nervi. Espandi ▽
È la storia di una madre che soffre di visione doppia. Vede le persone divise in due... una negativa e una positiva. Questo disturbo le provoca un forte senso di disagio e prendersi cura del piccolo diventa un compito estenuante che la porterà all'esaurimento nervoso. Quando la situazione le sfugge di mano, è accusata di abusi sul bambino che di conseguenza le viene tolto. Recensione ❯
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Una danza di proiettili scatenata da un uomo in stato di shock per il suicidio della fidanzata. Espandi ▽
La fidanzata di Goda si suicida con un colpo di pistola. Il trauma dell'evento conduce Goda verso un'ossessione per le armi da fuoco e quindi verso un limbo degradato di violenza. Trovandosi a contatto con una gang che in passato lo aveva rapinato, finisce per diventarne una delle figure centrali.
Ideale conclusione di una trilogia sulla crisi identitaria maschile, nata con Tetsuo e proseguita con Tokyo Fist, Bullet Ballet porta alle estreme conseguenze il rapporto tra trauma, alienazione e ossessione urbana. Nel suo linguaggio essenziale e rabbioso, Bullet Ballet è forse il film più cupo di Tsukamoto: meno apocalittico ma più dolorosamente vicino alla realtà. Il corpo non si trasforma più, non si ribella, non evolve: è fermo, pietrificato dalla sofferenza. Recensione ❯
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Dopo il torbido A snake of June, Tsukamoto è capace di reinventare ancora una volta il suo cinema e consegna alla storia un film complesso e affascinante, tutto ambientato in una morgue. Espandi ▽
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Un padre e una figlia investono un unicorno. Si rivolgono a una grande azienda farmaceutica per salvarlo. Espandi ▽
Elliot, dirigente vedovo di un'azienda farmaceutica, si reca con la figlia Ridley nella fastosa tenuta del suo capo, Odell Leopold. Guidando a gran velocità per il grave ritardo accumulato, Elliot finisce per investire un animale che si era fermato in mezzo alla strada: solo che non si tratta di un animale qualsiasi, ma di un unicorno. Quando la famiglia Leopold comprende che il sangue degli animali magici ha delle proprietà curative, pensa di sfruttare la scoperta a scopo commerciale. Nessuno però ha fatto i conti con l'ira di mamma e papà unicorno, assetati di vendetta.
Sull'avvenimento principale attorno a cui ruota il debutto di Alex Scharfman il titolo lascia pochi dubbi, forse consapevole che l'effetto sorpresa sia garantito in ogni caso dall'estrema singolarità del soggetto. Il film non è una commedia né un horror, bensì un ibrido dei due generi, di quelli cari alle produzioni A24.
Gli effetti cgi, discutibili ma volutamente camp, non aiutano ad alzare il livello di coinvolgimento, che si limita all'apprezzamento per un casting pregevole - Ortega sempre più goth queen, Poulter che riprende il ruolo di spregevole cafoncello di Midsommar (benedice Ari Aster tra i produttori) - seppur parzialmente sprecato. Recensione ❯
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Una fiaba indimenticabile, ambientata all'indomani di un generico conflitto, che esplora le verità universali sulla guerra, il trauma, la memoria e la guarigione. Espandi ▽
Da qualche parte nel mondo e alla fine di una guerra mai precisata, un uomo è assediato. Riparato in casa, Manuel Roca nasconde la sua bambina sotto le assi del pavimento e chiede al figlio maggiore di trovare un rifugio sicuro. Ma il destino ha la meglio su di lui e sul suo ragazzo. Nina, scoperta e subito nascosta ai compari dal giovane Tito, è l’unica sopravvissuta al massacro. Anni dopo, una donna matura si presenta da Tito. Come nei suoi debutti, Angelina Jolie rivisita la Storia, attraverso un destino individuale, un racconto edificante messo in scena secondo i codici più standard del genere. Le premesse sono promettenti, la prosa di Baricco, un cast ispirato, il destino fuori norma di una donna e un debutto che mette a ferro e fuoco la vita della protagonista. Poi il film sprofonda in un torpore confidenziale, si allenta fino all’inerzia. L’adattamento di Angelina Jolie è un dramma ‘da caffè’ quasi toccante nella sua naïveté. Nessun colpo di scena, nessuna scossa a scuotere la superficie liscia. Recensione ❯
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Una riunione di famiglia non va come previsto. Espandi ▽
Michelle ha tre passioni: suo nipote Lucas, la sua migliore amica Marie-Claude e i funghi che raccoglie nei boschi. La sua unica afflizione è Valérie, figlia ingrata che le rinfaccia il passato. Un incidente a tavola e una quiche di funghi tossici dopo, un equilibrio già fragile si rompe. Valérie accusa Michelle di averla deliberatamente avvelenata e le impedisce d'ora in avanti di rivedere Lucas. A rimettere le cose a posto ci pensa Vincent, figlio di Marie-Claude. Forse.
Dopo l'esuberante commedia Mon crime, François Ozon cambia genere (e generazione) e passa al polar rurale ficcato nella campagna borgognona. Con un gioco sapiente di ellissi, il regista chiede allo spettatore di riempire emotivamente gli spazi vuoti e di comporre con tutto quello che resta fuori campo, di considerare tutti i punti di vista e di dubitarne costantemente.
In breve, spetta al pubblico decidere se i nostri eroi hanno commesso un crimine o sono stati solo (s)fortunati, spetta a noi fare luce su un mistero che Ozon si diverte a offuscare, conducendo il suo film verso l'onirismo realistico di Sotto la sabbia. Recensione ❯
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Il magnetismo di Jude Law e Ana de Armas anima un film tra il serio e il faceto. Thriller, USA2024. Durata 129 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un gruppo di persone si trova a condividere un luogo disabitato della Galapagos negli anni '30. Espandi ▽
Il medico e filosofo tedesco Friedrich Ritter diventa una celebrità per aver abbandonato la civiltà ed essersi trasferito in un luogo disabitato insieme a Dore Strauch. Il suo esempio motivano poi il vedovo e veterano di guerra Hienz Wittmer a fare altrettanto, in compagnia del figlio e della seconda e giovanissima moglie, Margret. Le due coppie trovano comunque il modo di non darsi fastidio a vicenda. Le cose cambiano, però, quando sbarca Eloise Wagner de Bousquet, presunta baronessa, con al seguito un paio di amanti-schiavi. Per quanto Ron Howard abbia frequentato generi diversi, Eden rappresenta una novità, se non proprio una sorpresa, nella sua filmografia, soprattutto per il tono singolare del film: un survival soft thriller. Tutto troppo sul serio, però, o troppo faceto: il film non sfugge, insomma, a una certa facilità di gusti e di pensiero. Una nota di merito va all’efficacia del casting: Jude Law senza denti e Ana de Armas senza scrupoli sono le creature più magnetiche dell’isola, protagoniste di uno scontro tra titani, quanto a sfoggio di ego. Recensione ❯
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Un revenge movie di spionaggio in piena regola. Con l'ottimo duo attoriale Rami Malek e Lawrence Fishburne. Azione, USA2025. Durata 123 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Quando un crittografo della CIA scopre che i terroristi erano dietro la morte della sua fidanzata in un sospetto incidente aereo, riceve un addestramento speciale per pianificare la sua vendetta. Espandi ▽
Un esperto di sicurezza di dati criptati della Cia, distrutto dal dolore per la perdita di sua moglie rimasta uccisa in un attentato terroristico a Londra, decide di passare all'azione. Abbandona la scrivania e si lancia in una pericolosissima missione di vendetta, viaggiando in lungo e in largo per scoprire chi ci sia davvero dietro all'attentato e facendosi aiutare da un addestratore molto speciale. Attraverserà una serie di città, da Berlino a Istanbul, fino a Casablanca, e tra una sparatoria e una fuga affronterà spie esperte e mercenari letali nel tentativo di scoprire la verità, tra molteplici macchinazioni e doppi giochi politici.
È un revenge movie di spionaggio in piena regola, come non se ne vedevano da un po', Operazione Vendetta.
Ottima l'interpretazione di Laurence Fishburne, misurata quanto scanzonata, nei panni dell'esperto e pericoloso mentore del protagonista "dilettante". Più che le numerose scene d'azione restano impresse quelle con i due personaggi a confronto, per l'efficacia interpretativa dei due attori, ma anche per quella narrativa. Recensione ❯
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Statham al suo massimo in termini di efferatezze, ma la sceneggiatura è approssimativa, anche per gli standard di un action sopra le righe. Azione, Thriller - Gran Bretagna, USA2025. Durata 116 Minuti.
Levon Cade si è lasciato alle spalle una carriera nelle operazioni militari segrete per vivere una vita tranquilla. Quando la figlia del suo capo viene rapita scopre un mondo di corruzione molto più grande di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Espandi ▽
Levon Cade, vedove e padre di una ragazzina, lavora come operaio edile e nasconde la sua identità di ex Royal Marine e agente speciale antiterrorismo. Almeno finché non viene rapita Jenny, la figlia del suo capo, da malviventi affiliati alla mafia russa. Levon decide di rimettersi in azione e comincia a collezionare cadaveri sul suo cammino, pur di tenere fede alla promessa fatta: riportare Jenny sana e salva tra le braccia dei suoi cari.
Il titolo alla Ken Loach non inganni: siamo in un film con Jason Statham, e sono sufficienti pochi minuti perché i panni dell'empatico capomastro edile siano abbandonati in favore di quelli dell'ex Royal Marine ammazzacattivi. Statham non si tira indietro e in questo senso A Working Man eccelle.
Statham però rinuncia quasi totalmente alla sua ostentata britishness, appiattendosi in un ruolo da Jack Reacher o da Punitore, che strizza l'occhio in ogni modo all'orgoglio redneck di chi sventola stelle e strisce anziché l'Union Jack (piacerà agli elettori di Trump, questo è certo). Recensione ❯
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Un doc che ci fa entrare all'interno di un cerchio magico, invitandoci a compartecipare dell'allegria contagiosa dei tre protagonisti. Documentario, Italia2025. Durata 100 Minuti.
Un documentario che racconta l'amicizia tra Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Espandi ▽
Nel 2014 Niccolò Fabi, Max Gazzè e Daniele Silvestri, amici e collaboratori artistici fin dagli anni Novanta, fondano il gruppo che porta i loro tre cognomi e incidono l'album "Il padrone della festa", lanciandosi poi in un tour europeo. Le registrazioni del megaconcerto di Napoli e quello al PalaLottomatica di Roma del gruppo Fabi Silvestri Gazzé diventeranno un doppio album live nel 2015. A un decennio di distanza, il 6 luglio 2024, il supergruppo ha riportato il concertone al Circo Massimo in una reunion subito sold out.
Ma Fabi Silvestri Gazzé - Un passo alla volta, diretto da Francesco Cordio, è più di un concert movie: è la storia dell'amicizia trentennale fra tre musicisti molto diversi per indole e ispirazione ma uniti da un comune sentire e un affetto profondo, nonché dalla capacità di stimolarsi a vicenda a creare divertendosi.
Nel ricreare quel mitico concerto del 2014, Fabi Silvestri Gazzé si sono preoccupati di "rispettarne la magia", e di fatto l'hanno ricreata, restituendo Un passo alla volta i brani più amati dal pubblico nella loro (quasi) integrità, e interamente nella loro energia. Recensione ❯
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Un uomo diviene un mutante: il suo corpo si trasforma in un ammasso di ferro e metallo e compie orrendi delitti. Espandi ▽
Il grigio impiegato Tomoo Taniguchi e la fidanzata investono un uomo e si disinteressano della sua sorte. La vendetta di quest'ultimo si traduce in una strana mutazione, destinata a contaminare Tomoo: radendosi, questi scopre qualcosa di metallico in procinto di uscire dalla sua guancia. È l'inizio di una graduale trasformazione da uomo a macchina, che finisce per togliergli il senno. A farne le spese è la fidanzata, perforata dal suo membro meccanico, finché Tomoo non si avvia all'inevitabile scontro finale con il suo misterioso aguzzino feticista.
È un film che non potrebbe prescindere da un substrato di immaginario pornografico e da quanto compiuto in questo senso dagli anime, che hanno in qualche modo legittimato perversioni fin lì sottaciute attraverso il tratto di fumetti dall'apparenza innocente.
Tsukamoto svela tutto quanto, toglie il pedale dal freno delle inibizioni e si lascia andare oltre quel che i limiti di budget e tecnologia sono in grado di mostrare, celando l'incubo futurista in un bianco e nero da cinema d'autore e in un 16mm che confonde i contorni e aumenta il mistero del non visibile. Il viaggio, senza ritorno, nell'universo di Tsukamoto non può che cominciare da qui, consapevoli che dopo aver visto Tetsuo nulla sarà più come prima. Recensione ❯
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Un'incredibile storia di resilienza, strass e piume, con protagonista un'inedita Pamela Anderson. Espandi ▽
Shelly Gardner era una leggenda a Las Vegas, la star dello spettacolo Le Razzle Dazzle nato negli anni Ottanta. Ma ora lo show sta per chiudere definitivamente. Per di più Shelly ha affidato sua figlia Hannah ad una famiglia-ospite che risiede a Tucson, e ora la ragazza non la chiama più mamma. È valsa la pena per Shelly rinunciare a sua figlia e a una vita normale, con la pensione e l'assicurazione sanitaria, per quel mondo che ora la lascia senza soldi e senza futuro?
A metà strada fra Tournée di Mathieu Amalric e The Wrestler di Darren Aronofsky, The Last Showgirl si addentra nel ventre molle di una città-spettacolo. Grande protagonista è Pamela Anderson in un ruolo metacinematografico: la ricordiamo come la bagnina più desiderata della serie Baywatch e la ritroviamo 57enne ancora bellissima ma sfiorita, un pallido ricordo della star che è stata tanto nella vita quanto nella finzione.
Il mondo di Shelly è esposto nella sua crudeltà e pochezza, ma per lei è tutto, e il film coraggiosamente non le chiede di "redimersi", o di rinnegare il suo desiderio di primeggiare in palcoscenico, di "sentirsi guardata e bella", e di inseguire i suoi sogni anche a discapito di una figlia, comunque amata. Recensione ❯
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Un film che fa ridere e commuovere, invitandoci a riflettere sul senso della vita e sull'importanza di non arrendersi mai. Espandi ▽
Massimo Quinto, un uomo di mezza età pieno di debiti, con un matrimonio fallito e un pessimo rapporto con il figlio Edoardo, scopre anche di avere un brutto male ma, dopo un incidente in motorino, come per incanto, si risveglia nel 44 a.C. e riesce a salvare la vita a Giulio Cesare. I due, nonostante i millenni che li separano, diventano amici e scoprono di essere più simili di quanto possano immaginare. Il 15 marzo arriva, il destino di Cesare si sta per compiere, ma anche nel destino di Massimo qualcosa di molto importante sta per cambiare.
Il salto sul grande schermo di Maurizio Battista, che ha stretto un fortissimo legame con il pubblico nei teatri, dimostra come un vero comico sia triste.
Tutta l'attenzione dei creatori di Tu Quoque si concentra sulla risoluzione, molto autoassolutoria da parte del protagonista (un tratto distintivo degli spettacoli di Battista), del rapporto padre-figlio a cui rimanda tutto l'intermezzo dell'epoca imperiale ambientato nel set esistente a Cinecittà. Una scelta che, insieme a quella di sviare dalla comicità tipica di Maurizio Battista che, più che essere legata all'odierno concetto di politicamente scorretto sembra venire fuori direttamente dal secolo scorso, è in qualche modo coraggiosa anche se non pienamente riuscita. Recensione ❯
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Sotto l'apparenza dimessa, un film che approfondisce le riflessioni di Cronenberg, conducendole in luoghi inattesi. Thriller, Canada, Francia2024. Durata 119 Minuti.
Cronenberg continua la sua esplorazione dei confini tra tecnologia, corpo e mente, offrendo una riflessione profonda sul dolore e sulla memoria. Espandi ▽
Rimasto vedovo di Becca da quattro anni, Karsh ha faticosamente trovato il modo di elaborare il lutto, benché in maniera peculiare. Grazie ai suoi ingenti mezzi finanziari ha fondato una società, GraveTech, che fabbrica sudari speciali, che permettono di riprendere con videocamere i defunti e di farli osservare post mortem ai congiunti attraverso un dispositivo elettronico. Soprattutto Karsh può così osservare Becca in ogni momento, anche da morta. Così facendo, scopre un’anomalia nelle ossa di Becca, come se queste stessero mutando sottoterra. In continuità con Crimes of the Future David Cronenberg prosegue nel suo percorso di rarefazione del ritmo e di riflessione metafisica, nuovamente accompagnato dai bordoni ipnotici assemblati da Howard Shore. In netta discontinuità con l’immediato predecessore della filmografia del regista canadese, invece, The Shrouds è un film costruito sul dialogo, verboso e quasi dimesso sul piano scenografico, benché la tecnologia reciti un ruolo di primaria importanza. Cronenberg non demonizza la tecnologia, ma mostra un’inedita diffidenza verso di essa e ne osserva lo strapotere, guidato dalla necessità umana di vedere di più, abusando di uno dei cinque sensi al di là di ogni ostacolo. Recensione ❯
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