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Michael Douglas

Michael Douglas (Michael Kirk Douglas) è un attore statunitense, produttore, produttore esecutivo, è nato il 25 settembre 1944 a New Brunswick, New Jersey (USA).
Nel 2019 ha ricevuto il premio come miglior attore in una serie televisiva brillante al Golden Globes per il film Il Metodo Kominsky. Dal 1988 al 2019 Michael Douglas ha vinto 7 premi: David di Donatello (1988), Golden Globes (1988, 2014, 2019), Nastri d'Argento (1988), Premio Oscar (1988), SAG Awards (2014). Michael Douglas ha oggi 79 anni ed è del segno zodiacale Bilancia.

Il sex-simbol degli anni Novanta

A cura di Fabio Secchi Frau

Se ci fosse un oggetto che potrebbe rappresentare questo attore, ebbene, quell'oggetto sarebbe una pistola, una di quelle nere, moderne, lucide, da poliziotto. Sempre un colpo in canna, sempre pronta a sparare e con quel fascino che solo un'arma può dare. Michael Douglas è proprio come quella pistola. Capace di trasudare puro star power hollywoodiano, irradia senza alcuno sforzo quell'allure da capogiro che sembrava essere per sempre svanito con i grandi attori del passato. E invece no! Forse perché quel suo viso, quel suo corpo appartengono molto al passato, grazie ai geni ereditati dal padre, il grande Kirk Douglas, talmente tanto identico a lui che se indossasse un abito vintage anni '40 o '50 sarebbe il suo sosia.
Così, quando Adrian Lyne venne scelto come regista di Attrazione fatale (che John Carpenter e Brian De Palma rifiutarono), per quanto avesse dubbi sulla scelta dell'attrice che doveva interpretare la parte di Alex - vagando fra nomi come quelli di Isabelle Adjani, Barbara Hershey, Kate Capshaw, Mimi Rogers, Miranda Richardson e Debra Winger, scegliendo poi Glenn Close -, non ebbe alcun tentennamento di fronte al nome di Michael Douglas.
L'unico che poteva interpretare con convinzione il marito fedifrago, sessualmente debole e abbastanza tosto da poter far girare la testa alla prima donna di turno. Un personaggio che gli è rimasto addosso in una carriera gestita con grande scrupolo, fra recitazione e, udite udite, produzione. Alla faccia del padre, che ha messo al mondo un oculato e abile manager di se stesso.

Ostacolato dal padre Kirk
Figlio d'arte, suo padre è il divo Kirk Douglas e sua madre l'attrice bermudiana Diana Dill (che si separerà dal marito quando Michael aveva solo 6 anni), rispettivamente fratello e fratellastro dei produttori Joel e Peter Douglas e dell'attore Eric Douglas, nasce a New Brunswick, in New Jersey, studiando alla Allen-Stevenson School, alla Eaglebrook School di Deerfield (Massachusetts), alla Choate School e infine frequentando la University of California di Santa Barbara, dalla quale esce laureato in arte drammatica e con qualche amico in più: il compagno di stanza Danny DeVito, il cantante Jack Johnson e l'attore Ossie Beck.
Fin da quando era teenager è sicurissimo di voler intraprendere la stessa carriera che ha portato molta fortuna ai suoi genitori e così chiede al padre di portarlo spesso sui set nei quali lavora. Kirk non prenderà mai di buon occhio la sua scelta. Pensa che suo figlio non sia tagliato per l'industria cinematografica e così cerca di scoraggiarlo in tutti i modi. Ma Michael insiste e arriverà addirittura a pagarsi dei corsi di recitazione a New York City con l'insegnante Michael Howard.

Il debutto sul grande schermo
Nel 1966, ha il suo primo debutto sul grande schermo. Il film è quello diretto da Melville Shavelson Combattenti della notte e, fra gli attori (Senta Berger e Angie Dickinson), c'è anche suo padre. È una semplice apparizione, ma per lui è sempre un inizio.
Già nel 1969, viene nominato ai Golden Globe come migliore promessa maschile per il film Hail, Hero! e la critica, entusiasta, lo ribattezza il nuovo Kirk Douglas. Ma la personalità di Michael Douglas è quanto di più lontano ci sia da quella di suo padre. Più che una mente da attore, ha la mente imprenditoriale e dato che gli anni d'oro del cinema di Hollywood sono finiti e con loro anche la potenza dei grandi Studios, Douglas intuisce che il futuro e la fama di un attore possono anche stare in altre forme di ricchezza come la percentuale negli incassi.
Gli viene proposto il ruolo di Oliver in Love Story (1970), ma lui, avvertendo la potenzialità del film, chiede anche il 10% degli incassi. La Major non accetta e lui rinuncia al ruolo nel film che, come aveva predetto, fu un successo.

Il successo nel telefilm Le strade di San Francisco
Nel 1972, la Disney fa fuoco e fiamme per averlo nel cast di Due ragazzi e un leone con l'enfant prodige Jodie Foster e lo stesso anno lui sceglie il piccolo schermo diventando il protagonista del serial poliziesco Le strade di San Francisco (1972-1976) di Dennis Donnelly e Theodore J. Flicker, con Karl Malden. Il suo ruolo è quello dell'ispettore Steve Keller, un ruolo talmente cucitogli addosso che verrà plurinominato ai Golden Globe e agli Emmy.

La carriera di produttore
A quel punto, con i soldi guadagnati, fonda la Big Stick Productions che gli permetterà di finanziare la pellicola Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), pellicola che gli fece ottenere l'Oscar come miglior film.
Dal punto di vista produttivo, ha un grandissimo fiuto nel sentire odore di pellicole memorabili. Si deve a lui Starman (1984) di John Carpenter con Jeff Bridges, Teneramente in tre (1991) con John Travolta, Face/Off - Due facce di un assassino (1997) di John Woo con Travolta e Nicolas Cage e L'uomo della pioggia (1997) con DeVito e Jon Voight.

I due matrimoni
Il 20 marzo del 1977, sposa la produttrice Diandra Douglas, dalla quale avrà un figlio Cameron, anche lui oggi attore. Purtroppo il matrimonio, che si credeva longevo e in buona salute, durerà ufficialmente fino al 1 giugno 2000.
Douglas, infatti, conobbe, nell'agosto del 1998, l'attrice di 25 anni più giovane di lui, Catherine Zeta-Jones al Deauville Film Festival, in Francia. Sposati il 18 novembre 2000, avranno altri due figli: Dylan Michael e Carys Zeta Douglas. Fra l'altro, il loro matrimonio è passato alla storia per il lungo negoziato del ricco accordo prematrimoniale che l'attrice ha strappato al futuro marito: in caso di tradimento, lui dovrà versarle 12 miliardi di dollari.

Il ritiro dalle scene per tre anni
Ma torniamo indietro, in tempi in cui, Catherina Zeta-Jones forse neanche pensava di fare l'attrice e Michael Douglas era accanto a Jane Fonda e Jack Lemmon per il thriller Sindrome cinese (1979). Arrivano gli Anni Ottanta, e proprio nel 1980, Douglas ha un brutto incidente con gli sci che lo fanno assentare dal grande schermo per ben tre anni.

Il ritorno sul grande schermo con Kathleen Turner e Danny DeVito
Ritorna sulla scena accanto a Kathleen Turner e Danny DeVito nell'avventura All'inseguimento della pietra verde (1984) e con il suo sequel Il gioiello del Nilo (1985). Sta così bene con gli altri due interpreti che nel 1989, decidono di tornare a recitare insieme nella tragicommedia La guerra dei Roses, grazie al quale sarà nominato ai Golden Globe.

Attrazione fatale e l'Oscar per Wall Street
Il 1987, è invece l'anno del suo primo erotico successo Attrazione fatale con Glenn Close. Il film è un cult e lui viene lanciato ufficialmente come sex symbol, peraltro impegnato, perché la sua recitazione è degna persino di una candidatura ai BAFTA Awards. Il successo, o meglio, la consacrazione avviene però con un altro titolo: Wall Street (1987) di Oliver Stone con Daryl Hannah, Charlie e Martin Sheen e Frank Adonis.
Un'interpretazione memorabile che vale al cattivo Douglas, nei panni dello spregiudicato uomo d'affari Gordon Gekko, l'Oscar come miglior attore protagonista in barba a William Hurt, Robin Williams, Jack Nicholson e il nostro Marcello Mastroianni. Golden Globe, David di Donatello e Nastro d'Argento. Sono tutti nelle sue mani. Difficile non rendere omaggio a questo ruolo difficile, aspro, angoscioso, travolgente e pieno di rabbia perfettamente incanalato nel mondo della finanza. È talmente incisivo che, nel 2010, Oliver Stone decide di riproporlo sul grande schermo con Susan Sarandon.

Basic Instinct
Compratore della Furthur Films, recita per Ridley Scott nell'action movie Black Rain - Pioggia sporca (1989), peccato che poi la fama finalmente ottenuta gli dia così alla testa da spingerlo all'alcol. Pertanto, è costretto a ritirarsi per un lungo periodo di tempo in una clinica di disintossicazione, il Sierra Tucson Center. Uscito dalla clinica, è pronto per mangiare di nuovo la polvere. E lo fa con un altro cult storico a base di sesso: Basic Instinct (1992) di Paul Verhoeven, con Sharon Stone, Dorothy Malone e Jeanne Tripplehorn.
Il suo ruolo è quello di Nick Curran, un poliziotto di San Francisco (gli uomini armati legalmente di pistola sono i personaggi più indicati per lui) che prende una sbandata per una scrittrice sospettata di un omicidio a sfondo sessuale. Per tre quarti del film, Michael Douglas recita nudo e nonostante qualcuno abbia da ridire sulla sua interpretazione (la peggiore secondo la critica), lascia il segno incarnando un esplosivo cocktail tutto hollywoodiano di pericoloso erotismo e impalpabile tragedia.
Comprensibilmente entusiasta di aver fatto la scelta giusta accettando questo ruolo, diventa il simbolo sexy, trucido, brutale, tenebroso del sesso Anni Novanta. Sarebbe stato impensabile un Basic Instinct senza di lui, senza la sua indimenticabile ossessione, il terrore misto all'eccitazione, la sua angoscia stordente e quel parlare fluido e profondo che rimane il contrasto perfetto di una gelida e hot Stone dalle gambe sempre aperte. Nominato agli Mtv Movie Award come miglior attore e per la migliore coppia, si aggiudica anche una candidatura ai Razzie Award, che però non vince. A dimostrazione del fatto che c'era qualcuno peggiore di lui.

Altri film e il volontariato
Sfortunatamente, dopo questo exploit, la carriera di Douglas comincia a vacillare: accetta l'allucinante Un giorno di ordinaria follia (1993) con Robert Duvall; il romantico e quasi invisibile Il presidente - Una storia d'amore (1995) che gli frutta una nuova candidatura ai Golden Globe; l'interessante The Game - Nessuna regola (1997) con Sean Penn e il remake hitchcockiano Delitto perfetto (1998) con Gwyneth Paltrow, ma non riesce più a eguagliare la buona riuscita dei ruoli precedenti.
Viene quasi mandato in pensione e lo dimostrano i nuovi premi. Tutti onorari: il César e la nomina a messaggero di pace per conto delle Nazioni Unite direttamente avuta dal Segretario Generale Kofi Annan, che ufficializza la missione intrapresa dall'attore attraverso la Michael Douglas Foundations, un'organizzazione no-profit nata nel 1991, con lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul disarmo nucleare, la pace fra i popoli, la tutela dei diritti umani e la salvaguardia dell'ecosistema.

La passione per il golf
Nel 2000, quasi rifiuta il ruolo di Wakefield accanto alla seconda moglie in Traffic, ma poi quando il regista accetta di riscrivere le sue parti, ingrandendole, prende parte anche lui al film. Il cinema sembra non interessargli più di tanto, si è messo quasi il cuore in pace e ha smesso di inseguire il successo duraturo, preferendo il golf; tanto da organizzare a Palos Verdes il Michael Douglas & Friends Celebrity Golf Event, destinando i 500.000 dollari dell'incasso al Motion Picture and TV Fund, un ente che finanzia i lavoratori dello spettacolo caduti in disgrazia e bisognosi di assistenza medica.
Accetta qualche particina in telefilm di enorme successo (Will & Grace, 1998, con tanto di nomination agli Emmy) o pellicole con ruoli da protagonista (Wonder Boys, 2000, con candidatura ai BAFTA e ai Golden Globe).

Il Cecil B. DeMille
Dopo il serial Freedom - A History of Us (2003) con Michael Caine, Anthony Hopkins, Brad Pitt, Susan Sarandon, Kevin Spacey, Glenn Close, Tom Hanks, Samuel L. Jackson e Tim Robbins, recita con il padre e la madre in Vizio di famiglia (2003).
Poi si aggiudica il Cecil B. DeMille e torna con DeVito e la Sarandon sul set in Solitary Man (2009). Alto e forte, nonostante sia figlio d'arte, Michael Douglas si è guadagnato ampliamente il posto che occupa quel suo viso tagliente nel firmamento hollywoodiano. Ottimo per capacità recitative, temprate nella crudele mecca del cinema degli Anni Ottanta, si è rivelato un produttore esaustivo e di successo.
Lo abbiamo amato quando è stato perseguitato da una riccia Glenn Close o quando è stato sedotto da una bollente Sharon Stone o da Demi Moore. Ma ci è piaciuto ancora di più accanto a Kathleen Turner e Danny DeVito. Meno carismatico del padre Kirk, se ne frega anche di questo e poggia il suo successo su quei segreti dell'ingranaggio cinema che proprio il padre non ha mai carpito.
Torna a vestire i panni di Gordon Gekko in Wall Street - Il Denaro non dorme mai sempre sotto la sapiente regia di Oliver Stone, in quei panni che nel lontano 1987 gli valsero l'Oscar come migliore attore. Gordon esce dal carcere dopo otto anni di detenzione per inside trading e un libro all'attivo scritto in prigione, dal titolo "L'avidità è buona?". Sarà cambiato o resterà sempre il solito sexy avido incallito? Nel 2012 viene ancora una volta diretto dal regista Steven Soderbergh nel thriller Knockout - Resa dei conti, al fianco dei giovani attori Michael Fassbender e Ewan McGregor e nel 2013 è ancora per Soderbergh protagonista di Behind the Candelabra nei panni dell'eccentrico showman Liberace.
Dopo le commedie Last Vegas e Mai così vicini (del 2014), l'anno successivo si dedica al thriller, con The Reach - Caccia all'uomo, e alla fantascienza, con il nuovo film Marvel Ant-Man, diretto da Peyton Reed. Nel 2017 è al fianco di Orlando Bloom e Noomi Rapace nel film di Michael Apted Codice Unlocked - Londra sotto attacco.
Nel 2023 riceve la Palma d'oro alla carriera al Festival di Cannes.

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