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Ultimo aggiornamento venerdì 6 ottobre 2017
Argomenti: Film contro l'omotransfobia
La storia della nascita di Act Up, un'organizzazione di attivisti che ha richiamato l'attenzione sulle conseguenze dell'AIDS. Ispirato a una storia vera. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, In Italia al Box Office 120 battiti al minuto ha incassato 189 mila euro .
120 battiti al minuto è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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CONSIGLIATO SÌ
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All'inizio degli anni Novanta i militanti di Act Up-Paris moltiplicano le azioni e le provocazioni contro l'indifferenza generale. L'indifferenza che circonda l'epidemia e i malati di AIDS. Gay, lesbiche, madri di famiglie si adoperano con dibattiti e azioni creative, non violente ma sempre spettacolari, per informare, prevenire, risvegliare le coscienze, richiamare la società alle proprie responsabilità. In seno all'associazione, creata nel 1989 sul modello di quella americana, Nathan, neofita in cerca di redenzione, incontra e innamora Sean, istrionico attivista e marcatore della progressione del virus. Tra conflitti e strategie da adottare Nathan e Sean vivono forte il tempo che resta.
120 battiti e centotrentacinque minuti è il tempo (e il ritmo) necessario a Robin Campillo per richiamare un'epoca (gli anni Novanta) e fare esistere pienamente un gruppo, gli attivisti di Act Up-Paris accaniti e tenaci a combattere la passività dell'opinione pubblica intorno all'AIDS. Diventare sieropositivi in quegli anni equivaleva a una condanna a morte, a breve o lunga scadenza.
Per questa ragione i protagonisti di 120 battiti al minuto vivono a tutta velocità. Sono giovani, sovente troppo giovani, per la maggior parte omosessuali, e vogliono vivere e fare accelerare la ricerca, scuotere una società paralizzata dai tabù sessuali, prevenire, informare, proteggere chi non sa, fare pubblicità e diffondere l'uso del preservativo. Nathan, Sean, Sophie, Gérémie e compagni non hanno tempo da perdere e allora riversano tutta la loro energia in quella battaglia. La sera poi, vanno a ballare e fanno sesso perché il desiderio e il piacere aiutano a sentirsi vivi, a restare vivi. E una storia d'amore emerge dal gruppo allacciando l'intimità con la politica, il romanzesco con il realismo. Una storia contro il tempo che Campillo prolunga e dilata dentro le fila dell'azione collettiva, alla quale i due amanti aderiscono visceralmente.
Avvitato intorno alla parola politica, il film invita lo spettatore ai dibatti interni dell'associazione e a partecipare alle opposizioni morali e di stile (violenza, spettacolarizzazione, grevità, gaytudine), 120 battiti al minuto lotta, urla, dibatte, lancia gavettoni di vernice rossa sui responsabili dei laboratori farmaceutici che si fanno pregare per rendere pubblico lo stato della ricerca contro il virus. Fatti reali che qualcuno là fuori ha conosciuto e a cui il regista francese dona una forma che emoziona con rigore, senza scadere nell'aneddoto e lontana dalla fascinazione arty per il dolore.
Creatore dei Revenants, Robin Campillo ripiomba negli anni Novanta ma senza fare un film d'epoca. Là dove numerose riflessioni (cinematografiche) sull'epidemia si attardavano sul destino individuale, 120 battiti al mimnuto scommette sul collettivo e segna una grande opera politica che interpella le istituzioni con azioni energiche, fantasiose e simboliche. Alla bellezza dei personaggi poi corrisponde la proporzione del gesto attoriale che trova il suo leader in Sean, rimarcabilmente incarnato da Nahuel Pérez Biscayart. Galvanizzato dalla pressione dei tempi, Sean è il portatore sano, radicale ed effervescente di una 'violenza' che 'macchia' ma non fa del male.
120 BATTITI AL MINUTO disponibile in DVD o BluRay |
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120 battiti al minutoèun film che fa soffrire, è una sorta di docu-film, un rendiconto di ciò che sono state le battaglie degli ACTUP-Paris – associazione di attivisti nata all’interno della comunità gay per difendere i diritti dei malati di Aids - alla fine degli anni ‘80 per rendere pubblico in Francia il problema del SIDA, per richiedere di propagandare [...] Vai alla recensione »
Robin Campillo con "120 battiti al minuto", apre le porte al pubblico su uno dei temi tabù che colpì soprattutto la Francia, ma in realtà un pò tutta l'Europa tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. L'AIDS. Il regista si approccia a questo tema sviluppando la sua opera su due livelli narrativi.
Al di là delle polemiche sulla giusta o meno censura di vietarlo ai minori di 14 anni, "120 Battiti al Minuto" del regista Robin Campillo affronta una serie di tematiche reali ed abbastanza forti, poco adatte ai bambini, non tanto dal punto di vista morale, ma per il fatto che a loro, ancora in tenerà età e spensierati, poco interessano problematiche concernenti [...] Vai alla recensione »
Eurocentrico, anzi francocentrico, il film di Robin Campillo, a metà strada tra un documentario ed un drammatico, affronta la questione dell’Aids dal punto di vista di un giovane esponente della comunità gay parigina degli anni '80, privilegiando la prospettiva intimista dei suoi stessi ricordi di ex attivista del collettivo di Act Up-Paris, operativo dalla fine degli [...] Vai alla recensione »
Un film meraviglioso. Storia, attori, sceneggiatura, fotografia, regia... Tutto. Scioccante. Complesso Trasuda verità e vita. E morte, si. Fa male al cuore sapere che in Italia non l'abbia visto nessuno.
Vivere l'amore è gia complicato di suo, vivere un'amore che tanti giudicano diverso è ancora peggio, se a tutto questo aggiungi la volontà di lottare perche le cose cambino... stai parlando di 120 battiti al minuto.
Avrei voluto dare 5 stelle, per la originalitá del punto di vista, la caratterizzazione dei personaggi, la capacitá di raccontare il dramma senza scadere nel melò. L'interpretazione straordinaria del protagonista. Avrei voluto poterlo promuovere fra i giovani. Ma le scene di sesso sono troppo esplicite, anche se improntate alla tenerezza. Le figure femminili sono poco definite.
Buon docu-film. Nascita,lotta e conquiste di un movimento che entusiasma per coraggio,determinazione ed unione di intenti. Si esce dalla sala coinvolti,segnati da situazioni ed immagini che colpiscono duro. L'indugiare sul rapporto inevitabilmente drammatico tra due protagonisti,come il coriaceo Sean e l'incantato Nathan,depotenzia il tutto e un po' altera una storia forte,comunque [...] Vai alla recensione »
gran bel film, stupefacenti interpretazioni, linguaggio e ritmo moderno, cnsigliato vivamente
Prolisso....noioso...privo di emozioni che certi temi affrontati dovrebbero dare!!!
Manifesto sulle forme di dissenso e di controinformazione, 120 battiti al minuto si candida a diventare un film esemplare sulla gestione della lotta politica, più che un'opera pur palpitante intorno all'AIDS e alla salute pubblica negli anni Novanta. Il sottogenere "film di malattia", che viene quasi sempre gestito con gli strumenti del melodramma, è forse l'elemento che meno convince del lavoro di Robin Campillo. Sia pure trattato con grande rispetto, e messo in scena riuscendo ad essere al tempo stesso pudichi ed erotici, il rapporto sentimentale al centro della narrazione non di discosta minimamente da decine di opere simili, del presente e del passato.
La questione politica, invece, degli atti di sensibilizzazione e disobbedienza da parte del collettivo ACT UP, vale il film intero e si pone come sfidante diretto della paradossale vicenda - anch'essa intrecciata con i farmaci - di Dallas Buyers Club, interessato maggiormente a raccontare i paradossi della mascolinità statunitense (e purtroppo altrettanto incline a precipitare nel lacrimevole).
La vera sfida cinematografica di Campillo è intrigante; mettere in scena principalmente delle assemblee. Se l'opzione è documentaria le possibilità sono tante, e l'esempio più indiscusso rimane Frederick Wiseman. Se l'opzione è narrativa, il rischio di rigidità dimostrativa è alto, e solo una vera e propria polifonia di voci e posizioni pare offrire una corretta prospettiva (si pensi a certe riunioni tra lavoratori nei film di Ken Loach).
Gran Prix a Cannes 2017 e candidato per la Francia come Miglior Film Straniero agli Oscar, 120 battiti al minuto di Robin Campillo, anche sceneggiatore per Laurent Cantet (A tempo pieno, Verso il Sud, La classe), è il film che la comunità LGBT attendeva da tempo. Perché con sintesi elegante e competente ne sa far convivere l'anima (ri)creativa e quella politica, tra joie de vivre, senso e pratica della militanza, responsabilità individuali e collettive.
Ambientato a inizio anni '90 a Parigi, con il giusto distacco emotivo e temporale dall'apice della diffusione dell'Aids, ricostruisce i dibattiti interni e le spettacolari azioni di protesta di Act Up Paris. Associazione nata nel 1989 sull'esempio delle gemelle statunitensi con lo scopo di chiedere un intervento tempestivo contro l'Aids alla politica nazionale e alle case farmaceutiche e di informare la cittadinanza.
Nel farlo, segue l'amore tra Nathan (Arnaud Valois), neofita di Act Up e Sean (Nahuel Pérez Biscayart), attivista radicale, uniti anche nell'affrontare con dignità la malattia. Il regista Robin Campillo, nato nel 1962, ha militato a lungo in Act Up.
Nell'aula magna che l'associazione Act Up usa per i suoi incontri settimanali (l'«RH») i neo-inscritti imparano l'abc del gruppo: è una associazione politica (non di assistenza) di malati di Aids, farne parte vuol dire dichiararsi sieropositivo (senza per forza esserlo), l'assemblea è il luogo dove (democraticamente) si decide tutto. Detto, fatto: Sophie (Adèle Haenel) fa il punto sull'ultima azione, [...] Vai alla recensione »
C'era una volta l'Aids, quando fu malattia taciuta e rifiutata, ossessivamente riferita alla "colpa" dell'omosessualità. Nella ricostruzione delle azioni dimostrative del gruppo parigino Act-Up nel 1989 contro le multinazionali del farmaco e le omissioni d'informazione sulle cure, questo melò corale "in soggettiva" del collettivo (camera a mano, riprese semi documentaristiche delle riunioni) si prende [...] Vai alla recensione »
Silenzio uguale morte. È anche questo il motivo per cui i numerosi giovani raccolti in un'aula scolastica parlano ininterrottamente: non si può tacere quando là fuori centinaia di migliaia di persone sono regolarmente uccise dall'Aids. Urgente per quanto datato a inizio anni 90, 120 Battiti al minuto del franco-marocchino Robin Campillo è la più esplicita pellicola di denuncia degli ultimi anni contro [...] Vai alla recensione »
Francia, primi anni '90. Dentro le assemblee di Act Up si litiga e discute circa le diverse strategie da assumere in relazione alla diffusione del virus HIV, ancora fortemente sottovalutato da ampie porzioni della società francese. I protagonisti sono tutti sieropositivi ma la differenza è viva tra loro in relazione a come ognuno reagirà all'avanzare della malattia (come nel caso dell'esuberante Sean [...] Vai alla recensione »
Sarebbe riduttivo etichettare 120 battiti al minuto, Gran Prix speciale della Giuria di Cannes e candidato francese ai prossimi Oscar, come un altro film sull'Aids. Il modo in cui è narrata la malattia (e la militanza dell'Act Up, che nei primi anni 90 lottò contro il silenzio che la circondava) ha poco a che vedere con Philadelphia o altri, pur dignitosissimi, film sul tema.
Ci porta nella Parigi dei primi Anni 90 per rievocare su un filo autobiografico l'attivismo dell'Act Up, organizzazione impegnata in clamorose manifestazioni di protesta per dar visibilità alle vittime dell'Aids, costringendo Potere, case farmaceutiche e opinione pubblica a prender atto delle loro urgenze. Il tutto in un clima di ostracismo e di omofobia che purtroppo (constatiamo) sussiste.
Anni '90. I militanti di Act Up-Paris pianificano interventi dimostrativi (come buttare sangue finto in faccia agli oppositori) per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla mortale diffusione dell'Aids, tra riunioni e storie d'amore. Film con validi fini, ma inutilmente prolisso, che ha fatto, ovviamente, gridare al capolavoro. Il 120 del titolo dovrebbe riferirsi alla pressione minima dello spettatore [...] Vai alla recensione »