La ragazza senza nome

Film 2016 | Drammatico, +13 113 min.

Regia di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne. Un film con Adèle Haenel, Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione, Thomas Doret. Cast completo Titolo originale: La fille inconnue. Titolo internazionale: The Unknown Girl. Genere Drammatico, - Belgio, 2016, durata 113 minuti. Uscita cinema giovedì 27 ottobre 2016 distribuito da Bim Distribuzione. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,87 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 31 ottobre 2016

Jenny è un giovane medico che deve affrontare la morte improvvisa di una ragazza della quale non si riesce a capire l'identità. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, In Italia al Box Office La ragazza senza nome ha incassato 286 mila euro .

La ragazza senza nome è disponibile a Noleggio e in Digital Download
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Consigliato sì!
2,87/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,00
PUBBLICO 2,61
CONSIGLIATO SÌ
Lo sguardo laicamente partecipe dei fratelli Dardenne sperimenta il terreno della detection.
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 18 maggio 2016
Recensione di Giancarlo Zappoli
mercoledì 18 maggio 2016

Jenny Davin è una giovane dottoressa molto stimata al punto che un importante ospedale ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Intanto conduce il suo ambulatorio di medico condotto dove va a fare pratica Julien, uno studente in medicina. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno suona al campanello e Jenny decide di non aprire. Il giorno dopo la polizia chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello studio perché una giovane donna è stata trovata morta nelle vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul corpo non sono stati trovati documenti.
I fratelli Dardenne si sperimentano sul terreno della detection tanto che inizialmente avevano pensato di avere come protagonista un poliziotto. Abbandonando l'idea hanno ampliato notevolmente il campo di indagine soprattutto sul personaggio, a partire dal titolo. Perché se la dottoressa cerca di scoprire chi sia la ragazza sconosciuta, quasi dovesse risarcirla, offrendole un'identità, per quella porta non aperta, anche lo spettatore si trova davanti a una persona sconosciuta. Di Jenny non conosciamo nulla se non quello che vediamo, non ci viene fornito il benché minimo elemento che ci consenta di conoscere qualcosa del suo passato o del suo privato al di là di quanto attiene alla sua professione e alla sua ricerca.
Eppure, proprio per questo, troviamo in lei quasi una sintesi di tanti personaggi dardenniani. A partire dal lontano La promesse, con il bisogno di risarcire una morte, fino alla generosità gratuita della parrucchiera di Il ragazzo con la bicicletta. Se il film ha un difetto è quello di seguire un po' lo schema a tappe recentemente proposto con Due giorni, una notte. Ma si tratta di un peccato veniale facilmente superato dallo sguardo laicamente partecipe che i fratelli belgi riservano a una società in cui l'individuo è sempre più solo dinanzi alle proprie aporie esistenziali. Jenny ha scelto di essere colei che offre aiuto al prossimo sul piano più delicato, quello della salute. Ma è anche colei che pretende, da chi potrebbe diventare un collega, il distacco, indispensabile a suo avviso per esercitare la professione di medico. Quel distacco che invece non riesce a interporre tra sé e quel corpo abbandonato senza nome nell'esercitare la decisamente più complessa professione di essere umano.
Come in Still Life di Uberto Pasolini siamo dinanzi a una ricerca di identità per un corpo che non trova nessuno che sia disposto a offrirgliene una e che, come afferma la dottoressa, "non è morto se continua ad agire nel nostro pensiero". Il farsi coinvolgere comporta sacrifici e rischi ai quali però i personaggi/persone dardenniani non si sottraggono perché plasmati sul reale e sulla straordinarietà del quotidiano. Un quotidiano in cui anche il regalo di un panettone diventa piccolo ma significativo segno di riconoscenza per l'assistenza ricevuta da chi sa dare al di là del dovere.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
domenica 30 ottobre 2016
Zarar

I fratelli Dardenne si misurano in questo film con il senso di colpa come inizio di un percorso per recuperare il senso dell’altro, le emozioni, l’empatia, in una parola, un po’ di umanità autentica. Da un punto di vista narrativo, lo spunto è intrigante.  Siamo in una grigia e desolata Liegi di periferia. Una giovane dottoressa, Jenny Davin, non vuole aprire la [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 novembre 2016
vanessa zarastro

Un elemento tipico dei film dei fratelli Dardenne è l’uso di una storia - o di un protagonista solitamente femminile – per incrociare varie umanità, occuparsi di persone differenti tra loro, mettere in luce problemi diversi. Anche ne La Fille Inconnue sembra quasi che la vicenda sia un pretesto per uno squarcio sul sociale urbano costituito da operai, piccoli spacciatori, [...] Vai alla recensione »

sabato 5 novembre 2016
LBavassano

Si aggiunge un nuovo, difficilmente dimenticabile, personaggio femminile alla ricca galleria dei Dardenne. Donne, o ragazze, forti, anche quando sconfitte dalla vita, soprattutto caparbie, nella volontà di affermare la propria dignità attraverso il lavoro, disperatamente ricercato o difeso, o praticato senza compromessi, attraverso la difesa di un figlio, proprio o altrui, o forse [...] Vai alla recensione »

sabato 5 novembre 2016
FabioFeli

Nell’alienante paesaggio di Liegi nei pressi della Mosa c’è l’ambulatorio di Jenny (Adèle Haenel), una giovane dottoressa coadiuvata da Julien, un ragazzo neolaureato che cerca la specializzazione. Jenny insegna al giovane come si ausculta un paziente spiegandogli come il medico non debba essere coinvolto nel diagnosticare il male; è convinta che Julien ha [...] Vai alla recensione »

domenica 30 ottobre 2016
stefano capasso

Jenny conduce un ambulatorio medico a Liegi. E’ una giovane dottoressa molto disciplinata che non lascia nulla al caso. Proprio per questo modo di essere decide di non rispondere al campanello quando qualcuno suona 1 ora dopo l’orario di fine visite. Il giorno dopo verrà a sapere che quella persona, una giovane donna, che aveva suonato è stata trovata morta poco distante, e da quel momento il senso [...] Vai alla recensione »

giovedì 30 marzo 2017
Guidobaldo Maria Riccardelli

I cineasti belgi, inserendosi nel solco da loro creato, ripropongono un'opera necessaria e toccante, prendendo lo spunto dai temi a loro cari: l'umanità, la forza femminile, l'empatia, la componente extra professionale dell'ambito lavorativo, la multiculturalità come sfida ed obiettivo. Nel fare questo si avvalgono della messa in scena loro abituale, piacevolmente diretta [...] Vai alla recensione »

domenica 12 febbraio 2023
figliounico

Il tema del razzismo e quello della triste condizione dei diseredati delle grandi metropoli, la cui morte non interessa a nessuno, nemmeno ai familiari più stretti, si intrecciano con una banale detective story senza mordente ed il dramma psicologico della protagonista, interpretata da Adèle Haenel, che indossa lo stesso cappotto e la stessa espressione facciale per tutto il film, la dottoressa del [...] Vai alla recensione »

domenica 19 febbraio 2017
Luca Scialo

Dopo aver visto il precedente Due giorni, una notte, ho temuto che i fratelli Dardenne si fosser anch'essi adeguati al cinema moderno. Soprattutto per l'Happy ending smielato non consono ai loro canoni. Invece, la presente pellicola mi riporta per fortuna indietro ai vecchi film dei registi belgi. Un mix, come dice anche la recensione ufficiale di Mymovies, tra La promesse (per l'ingiustizia [...] Vai alla recensione »

mercoledì 2 novembre 2016
Flyanto

"La Ragazza senza Nome" è l'ultima opera dei fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne ora nelle sale cinematografiche. Dal titolo si evince che la vicenda ruota tutta intorno ad una ragazza di cui non si conosce l'identità , di colore e trovata morta nei pressi del fiume a Liegi. Chi cerca in tutti i modi, in maniera anche sin troppo esasperata, di risalirne all'identità è la protagonista del film: una [...] Vai alla recensione »

mercoledì 9 novembre 2016
Filippo Catani

Una giovane donna medico decide di non aprire la porta del suo ambulatorio a uno sconosciuto che ha suonato il campanello decisamente fuori orario. L'indomani si scoprirà che era una donna ritrovata cadavere poco distante dall'ambulatorio. Il nuovo dramma dei Dardenne si misura sul problema dell'immigrazione e sui tanti invisibili che popolano le nostre città e di cui fatalmente [...] Vai alla recensione »

domenica 30 ottobre 2016
francesca50

Premetto che sono entrata a film iniziato (quando alla dottoressa arriva la telefonata che è morta una ragazza) e all'inizio mi è sembrato un film un po' lento. Poi invece mi ha preso e ho riconusciuto la mano dei maestri perché il film non è affatto noioso, ma si dipana asciutto dietro la cocciutaggine della ragazza che vuole dare un nome e una degna sepoltura a [...] Vai alla recensione »

domenica 6 novembre 2016
PINTAZ

Jenny Davin è una dottoressa molto stimata tanto che l'ospedale della città in cui vive, Liegi, ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Con il suo ambulatorio di medico conosce Julien, uno studente in medicina, che diventa stagista. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno, che poi risulta essere una giovane ragazza di colore, suona al campanello e Jenny decide di non aprire poichè l'ambulatorio [...] Vai alla recensione »

giovedì 3 novembre 2016
angelo umana

I Dardenne hanno fatto un film poliziesco, come sempre con un misfatto in premessa, o piccoli misfatti della “bassa società” verso la quale essi hanno lodevolmente sempre rivolto lo sguardo, quella di classi e quartieri poveri, di immigrati e piccola-grande malavita. La “poliziotta” della vicenda è la giovane medico (di famiglia) Jenny, la 27enne Adele Haenel.

martedì 20 giugno 2017
Emanuele 1968

Molto bello,113 minuti volati, adatto ad un pubblico di nicchia. Il tema credo sia focalizzato sul senso di colpa del medico che non ha aperto la porta e non si da pace,  entra in gioco la sensibilita della persona, sono situazioni diffici, quanti casi dovuti all'indifferenza oppure tragica  fatalità, chi ne è coinvolto ne resta segnato.

domenica 30 agosto 2020
nicoladimi

Un film mediocre, senza pathos, con l’unico merito che ti spinge a continuarlo a guardare sperando che succeda qualcosa ma non succede niente, una storia che sta appena a galla e attori acervi per non dire mediocri. Anche la protagonista non da certo il meglio di se forse proprio per la mediocrità di tutto il cast.

domenica 2 giugno 2019
Francesco2

 Non conoscevo Adele Haenel, giovane attrice francese con un fisico alla Winslet. Il suo sguardo apparentemente scavato, nonostante sia giovanissima, illumina questa nuova fatica dei Dardenne.La fille inconnue, non dovrebbe tradursi senza nome ma sconosciuta, tenuto conto che potrebbe essere riferito a Monika stessa. Dietro il rigore maniacale che si era autoimposta, spezzato da qualche sigaretta, [...] Vai alla recensione »

lunedì 7 novembre 2016
lucama

Un film inutilmente intimista in cui tutti gli elementi cattiva recitazione dialoghi banali sceneggiatura debole regia scontata concorrono alla realizzazione di un prodotto intellettualmente modesto e cinematograficamente inutile.

lunedì 7 novembre 2016
Rabbit58

Scarso e noioso. Non basta essere i Dardenne per fare un film convincente. Si possono anche avere belle idee e nobili scopi, ma non sono sufficienti. Irritante la figura della dottoressa: una specie di Madre Teresa laica veramente poco convincente e assolutamente fuori dalla realtà. E tutti gli altri personaggi sono sulla stessa lunghezza d'onda.

mercoledì 2 novembre 2016
Flaw54

Film noioso, ripetitivo, monocromatico e di una banalità sconcertante. Non riesco a capire l'entusiasmo per i Dardenne. I temi affrontati sono attuali, ma trattati con superficialità e senza uno spunto di originalità. La protagonista poi murata nella sua stereotipata espressione triste è veramente un personaggio di fantasia, senz a una propria vita, una scintilla che [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
domenica 30 ottobre 2016
Roy Menarini

In passato i fratelli Dardenne hanno costruito i loro film su una sorta di suspense del quotidiano. Nessun thriller, nessun delitto, niente inseguimenti. Piuttosto una tensione costante che sale lentamente, suscitata dalla situazione di protagonisti via via sempre più in difficoltà, col tempo che (li) stringe e il mondo (del lavoro, della famiglia, della comunità) che si frantuma davanti ai loro occhi. Il penultimo Due giorni, una notte era in questo senso esemplare, con quelle poche ore a disposizione del personaggio principale - interpretato da Marion Cotillard - per salvare il proprio posto di lavoro.
Quindi non deve stupire troppo se i modelli del "giallo" o comunque quelli dell'indagine su una morte misteriosa irrompono nel cinema dei Dardenne con La ragazza senza nome. Non solo la dinamica era già presente nei loro precedenti film, ma qui si declina in maniera persino più naturale all'interno di un universo totalmente privo di spettacolarizzazioni, e anzi quotidiano, severo e spoglio quant'altri mai.
Più va avanti la loro filmografia, più evidentemente i fratelli Dardenne semplificano il cinema. Una dottoressa, una morte dolorosa, un ambulatorio, pochi interni, facce quotidiane consumate da acciacchi e problemi sociali. L'indagine, dunque, non è tanto sul colpevole quanto su un microcosmo che è metafora della nostra Europa vecchia e malata. A farne le spese, come una sorta di popolo sotterraneo e invisibile (e infatti il volto della morta - la ragazza senza nome del titolo - è sempre e solo visto attraverso un frame della telecamera di sorveglianza), è una umanità che abita letteralmente i margini.

Film di ingegno sottilissimo, La ragazza senza nome mette in gioco temi e intrecci complessi, singole psicologie e analisi sociali, senza mai eccedere in astrazioni e teorie, lavorando secondo il consueto metodo del pedinamento della protagonista.

I due registi sono troppo intelligenti per fornire un racconto esemplare e predicatorio. Non rappresentanto l'epopea dei poveri schiacciati da una metropoli di indifferenti. A venire sezionata - auscultata, diremmo, vista la professione della protagonista - è invece la provincia belga, parte per il tutto di un enorme hinterland europeo occidentale, quello che (ormai depoliticizzato, lasciato a se stesso e socialmente informe) oggi vota partiti xenofobi o cerca di separarsi dal resto del Continente sbarrando le porte. I Dardenne ci mostrano un mondo che non è composto da teste rasate o reietti frustrati, quanto da gente comune, acciaccata, anziana, stanca, impaurita, abbandonata, priva di riferimenti comunitari e collettivi, imprigionata in appartamenti angusti che si affacciano su mediocri stradoni ideati da urbanisti cinici.

FOCUS
mercoledì 26 ottobre 2016
Marzia Gandolfi

I fratelli Dardenne sono due ma per lo spettatore sono da sempre un solo regista, uno sguardo, una sensibilità, un pensiero. Un pensiero sul mondo e sul modo di filmarlo. Tuttavia il loro cinema non risponde mai alle domande che lo agitano, a contare è l'umano, il personaggio che la caméra pedina senza mai allentare la (ri)presa. Autori della prossimità, i fratelli Dardenne hanno una maniera unica di filmare le loro protagoniste. Alla nuca immacolata di Rosetta (Rosetta) ieri, febbrilmente inseguita da una camera a mano che restituiva l'agitazione del personaggio, fa eco oggi il profilo discreto di Jenny (La ragazza senza nome), dentro un quadro fisso che l'ausculta mentre ausculta le spalle di un paziente. Rosetta, Sonia, Lorna, Samantha, Sandra, Jenny sono donne in azione agite dalla medesima rabbia dentro una realtà sociale ostile. Il bisogno di vivere una vita normale delle protagoniste procede lungo il décor urbano e la linea di continuità tra documentario e finzione.

I film dei Dardenne sono allacciati ai corpi, agli accessori, ai luoghi, ai muri, alle strade, ai fiumi.

Un cinema che parte dal concreto, mai dalle idee. Un cinema che è dentro la materia e non nella costruzione drammatica, nello sguardo mai nell'intrigo. Alla base della loro produzione artistica non c'è la sceneggiatura ma le attrici (e gli attori), che Luc e Jean-Pierre Dardenne sembrano reclutare non tanto per la capacità di drammatizzare un ruolo o di governarne la psicologia, quanto per una qualità di presenza e di libertà. Per quella presenza si affidano volentieri ad attrici senza esperienza, che si offrono con spontaneità alla macchina da presa. Nondimeno, in tempi recenti hanno dimostrato fiducia nell'establishment e arruolato attrici celebri (Cécile de France, Marion Cotillard), limandone i tic ed emergendone l'anima dietro la tecnica. Interpreti superbe e tutte ugualmente credibili, le sorelle dei fratelli si integrano nell'universo dei Dardenne, resistenti come la realtà dentro la messa in scena. Mélange di forza e dolcezza si impongono nel loro cinema con naturalezza. Come un raggio di sole.

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Roberto Nepoti
La Repubblica

Sopra Seraing, sobborgo di Liegi, c'è "un cielo così grigio che bisogna perdonarlo", a dirla con le parole del grande belga Jacques Brel. In un ambulatorio medico presso la Mosa visita i pazienti Jenny Lavin, giovane dottoressa già votata a una brillante carriera. Una sera qualcuno suona alla sua porta, oltre un'ora dopo l'orario di ricevimento: Jenny decide di non aprire.

Federico Pontiggia
Il Fatto Quotidiano

Ci sono, almeno, tre cose straordinarie nell'ultimo film dei fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Darden ne, La ragazza senza nome. E tutte e tre sono ad alta densità simbolica e alto voltaggio morale. Un filo di trama, e veniamo alla prima. Jenny (Adèle Haenel, bella ma in difetto d'empatia), giovane medico nel sobborgo di Liegi Seraing, ha ricevuto pazienti tutto il giorno, è stanca.

Fulvia Caprara
La Stampa

Una nuova eroina si muove al centro dell'ultima lucida parabola raccontata, nella «Ragazza senza nome», dai fratelli Dardenne. Si chiama Jenny Davin (Acide Haenel), svolge con dedizione assoluta il suo mestiere di medico di base in un piccolo ambulatorio della provincia di Liegi. È disponibile sempre e per chiunque, ma una sera un'immigrata bussa fuori orario alla sua porta e Jenny non le apre.

Silvio Danese
Quotidiano Nazionale

Dramma della responsabilità, moneta rara, non scambiabile, nel nostro tempo insofferente. Per i Dardenne di "L'Enfant" e "Due giorni, una notte" un ritorno al tema, meno governato dalla pressione dell'intreccio, dal loro filming concitato, allineato a personaggi in trappola. Dottoressa di famiglia Jenny cade nell'ossessione di colpa quando, rifiutando di rispondere al citofono oltre l'orario di lavoro, [...] Vai alla recensione »

Massimo Bertarelli
Il Giornale

Hanno rotto i fratelli Dardenne, lugubri menestrelli di un mondo di infelici. Nella solita grigia Liegi la giovane, scrupolosa dottoressa Jenny, una sera, a visite già finite, non apre l'ambulatorio a una citofonata. Le telecamere rivelano che a suonare era stata una tale, poi trovata morta. i sensi di colpa ossessionano la ragazza: «Ah, se avessi aperto».

NEWS
VIDEO
giovedì 27 ottobre 2016
 

Jenny Davin è una giovane dottoressa molto stimata al punto che un importante ospedale ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Intanto conduce il suo ambulatorio di medico condotto dove va a fare pratica Julien, uno studente in medicina.

GALLERY
giovedì 19 maggio 2016
 

Protagonisti della giornata di ieri, Luc e Jean-Pierre Dardenne hanno presentato in Concorso La fille inconnue, opera che sperimenta il terreno della detection mantenendo però uno sguardo laicamente partecipe.

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