La ragazza senza nome |
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Un film di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne.
Con Adèle Haenel, Jérémie Renier, Olivier Gourmet, Fabrizio Rongione.
continua»
Titolo originale La fille inconnue.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 113 min.
- Belgio 2016.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 27 ottobre 2016.
MYMONETRO
La ragazza senza nome
valutazione media:
2,88
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Lo stile Dardenne e quella morale laica ai tempi del relativismo
di Roberto Nepoti La Repubblica
Sopra Seraing, sobborgo di Liegi, c'è "un cielo così grigio che bisogna perdonarlo", a dirla con le parole del grande belga Jacques Brel. In un ambulatorio medico presso la Mosa visita i pazienti Jenny Lavin, giovane dottoressa già votata a una brillante carriera. Una sera qualcuno suona alla sua porta, oltre un'ora dopo l'orario di ricevimento: Jenny decide di non aprire. Quando un'immigrata africana è rinvenuta cadavere sulle rive del fiume, però, la dottoressa si sente colpevole come se l'avesse condannata a morte. Benché tutti neghino la sua responsabilità (non poteva prevedere quel che sarebbe successo), Jenny intraprende un'indagine personale, che la rende impopolare mettendone a rischio carriera e incolumità. All'ultimo festival di Cannes, dove i fratelli Dardenne si erano aggiudicati per due volte la Palma d'oro, La ragazza senza nome è stato accolto assai freddamente. Con umiltà, Jean-Pierre e Luc si sono rimessi al lavoro: ne hanno revisionato il montaggio ed eliminato sette minuti, in modo da rendere l'insieme più dinamico e centrato sull'indagine (le parti soppresse riguardavano soprattutto il lavoro del medico). In effetti il soggetto ha il sapore di un poliziesco a sfondo sociale, un po' alla Georges Simenon; e tuttavia non è questo l'aspetto che preme di più ai Dardenne. I quali ribadiscono più che mai con questo film il loro statuto di registi umanisti e, insieme, quello stile inconfondibile che (malgrado le imitazioni) permette di riconoscerli a prima vista. Se l'impegno della dottoressa nello scoprire l'identità della ragazza, che non ha mai visto se non nelle riprese di una telecamera di sorveglianza, potrà apparire a qualcuno eccessivo, è perché viviamo in un clima di relativismo morale dove è facile autoassolversi da tutto, o quasi. Non così la giovane dottoressa, la quale ha fortissimo il senso della responsabilità personale; tanto che, oltre a indagare, si spende molto per convincere il suo specializzando a non abbandonare gli studi di medicina. Forse due linee narrative basate sulla responsabilità sono tante per un solo film; però la parte dell'indagine è fortissima e interpella lo spettatore sul suo personale senso etico. Via via che i personaggi rivelano cose poco edificanti di se stessi, reagendo alle domande di Jenny come a una cartina di tornasole. E poi c'è lo "stile Dardenne": la precisione implacabile delle inquadrature e dei movimenti di macchina, la centratura dello spazio sui corpi dei personaggi. A proposito dell'accoglienza cannense, Jean-Pierre e Luc hanno fatto dell'(auto) ironia dicendo «forse la gente si è stancata di noi»; però stancarsi del meglio non è mai una scelta felice. Quanto all'interpretazione di Adèle Haenel, qualcuno l'aveva trovata monotona: ma è ciò che può dire chi pensa che ogni parte vada recitata "alla" Meryl Streep. La prova dell'attrice ventisettenne è straordinaria per come suggerisce le emozioni tenendosele dentro; mostrando la determinazione di Jenny senza farne un'eroina; sempre avvolta nel suo montgomery come a proteggersi dal mondo esterno, però decisa ad andare fino in fondo. La circondano, alcuni in parti minori, gli attori abituali dei registi belgi: Olivier Gourmet, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione.
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