figliounico
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domenica 12 febbraio 2023
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noioso
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Il tema del razzismo e quello della triste condizione dei diseredati delle grandi metropoli, la cui morte non interessa a nessuno, nemmeno ai familiari più stretti, si intrecciano con una banale detective story senza mordente ed il dramma psicologico della protagonista, interpretata da Adèle Haenel, che indossa lo stesso cappotto e la stessa espressione facciale per tutto il film, la dottoressa del piccolo ambulatorio che non ha aperto la porta alla senza nome senza tetto senza identità bisognevole di aiuto, poi inspiegabilmente morta. Un rumore di sottofondo continuo di motori e di traffico, anche quando passa una sola macchina sulla strada, anche quando le riprese si trasferiscono dalla città alla campagna, sembra fatto apposto per rendere più ostica la visione di questo film che alla fine fa calare la palpebra nonostante che i temi trattati siano invece tutt’altro che noiosi.
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Il tema del razzismo e quello della triste condizione dei diseredati delle grandi metropoli, la cui morte non interessa a nessuno, nemmeno ai familiari più stretti, si intrecciano con una banale detective story senza mordente ed il dramma psicologico della protagonista, interpretata da Adèle Haenel, che indossa lo stesso cappotto e la stessa espressione facciale per tutto il film, la dottoressa del piccolo ambulatorio che non ha aperto la porta alla senza nome senza tetto senza identità bisognevole di aiuto, poi inspiegabilmente morta. Un rumore di sottofondo continuo di motori e di traffico, anche quando passa una sola macchina sulla strada, anche quando le riprese si trasferiscono dalla città alla campagna, sembra fatto apposto per rendere più ostica la visione di questo film che alla fine fa calare la palpebra nonostante che i temi trattati siano invece tutt’altro che noiosi. I fratelli Dardenne hanno scelto di guardare il mondo dalla prospettiva di una piccola borghese attanagliata dai suoi piccoli sensi di colpa, perdendo così di vista il focus della vicenda, che rimane volutamente sullo sfondo, ovvero l’angosciante esistenza della giovane prostituta di colore. Una scelta discutibile ma di sicuro effetto soporifero.
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nicoladimi
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domenica 30 agosto 2020
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il film senza pathos
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Un film mediocre, senza pathos, con l’unico merito che ti spinge a continuarlo a guardare sperando che succeda qualcosa ma non succede niente, una storia che sta appena a galla e attori acervi per non dire mediocri. Anche la protagonista non da certo il meglio di se forse proprio per la mediocrità di tutto il cast.
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francesco2
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domenica 2 giugno 2019
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dardenne alla corda
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Non conoscevo Adele Haenel, giovane attrice francese con un fisico alla Winslet. Il suo sguardo apparentemente scavato, nonostante sia giovanissima, illumina questa nuova fatica dei Dardenne.La fille inconnue, non dovrebbe tradursi senza nome ma sconosciuta, tenuto conto che potrebbe essere riferito a Monika stessa. Dietro il rigore maniacale che si era autoimposta, spezzato da qualche sigaretta, scopre una persona che cerca di entrare in empatia con gli altri, ma al contempo, forse corre certi rischi per alleviare il senso di colpa da cui si sente perseguitata, rispetto ad un autentico desiderio di giustizia, comunque abbondantemente postuma.
Il realismo di Rosetta appare dimenticato, come anche la tensione sociale di Due giorni, una notte, che non mi aveva fatto esattamente impazzire.
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Non conoscevo Adele Haenel, giovane attrice francese con un fisico alla Winslet. Il suo sguardo apparentemente scavato, nonostante sia giovanissima, illumina questa nuova fatica dei Dardenne.La fille inconnue, non dovrebbe tradursi senza nome ma sconosciuta, tenuto conto che potrebbe essere riferito a Monika stessa. Dietro il rigore maniacale che si era autoimposta, spezzato da qualche sigaretta, scopre una persona che cerca di entrare in empatia con gli altri, ma al contempo, forse corre certi rischi per alleviare il senso di colpa da cui si sente perseguitata, rispetto ad un autentico desiderio di giustizia, comunque abbondantemente postuma.
Il realismo di Rosetta appare dimenticato, come anche la tensione sociale di Due giorni, una notte, che non mi aveva fatto esattamente impazzire. Se si guarda al travaglio interiore della protagonista, siamo forse dalle parti del Figlio, mentre l interazione tra i personaggi, con ruoli -volutamente, credo- che non sempre appaiono ben definiti, potrebbe suggerire echi del Ragazzo in bicicletta, opera sottovalutata a giudizio di chi scrive.
Rispetto al Figlio, interessante ma non indimenticabile nonostante un intenso Gourmet, manca l interrogarsi sulla propensione verso un determinato comportamento. I dubbi di Monika sono gli stessi della protagonista in un qualsiasi Sliding Doors, ovvero che una decisione cambi potenzialmente il corso degli avvenimenti, intrecciati abbastanza banalmente al senso dell etica, che probabilmente nella branca medica assume una valenza ulteriormente specifica. Ovvero, in cosa consiste sattamente la giustizia ? E quando siamo professionali, se ci atteniamo ai codici prescritti, o se li dimentichiamo in nome dell importanza di una professione?
Su questo, tuttavia, trovo risultasse efficace un titolo abbastanza recente, Il Medico di campagna. Qui, invece, i primi piani ricordano quelli dell Enfant, che sottrasse la Palma d Oro a Niente da nascondere, ed il Belgio con -e di - cui ci si dibatte appare una collezione di figurine, che assumono consistenza nel finale, che ovviamente non svelo. Al dilemma esistenziale dei Monika se ne aggiungono altri, come anche una terza, potenziale, ragazza sconosciuta, quasi come la dimensione sociale del femminismo dardenniano assuma una valenza personale.
Persino la scena dei giovani che fermano la protagonista non mi ha convinto, anche se li emerge il suo coraggio, probabilmente. Quello non deve essere un punto di non ritorno. Speriamo non lo sia neanche per i Dardenne stessi, la cui attenzione, nell ultimissimo film, pare essersi spostata sul fondamentalismo religioso e sulle sue implicazioni adolescenziali, nella civilissima Europa.
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emanuele1968
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martedì 20 giugno 2017
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molto bello
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Molto bello,113 minuti volati, adatto ad un pubblico di nicchia. Il tema credo sia focalizzato sul senso di colpa del medico che non ha aperto la porta e non si da pace, entra in gioco la sensibilita della persona, sono situazioni diffici, quanti casi dovuti all'indifferenza oppure tragica fatalità, chi ne è coinvolto ne resta segnato. Film molto realistico, probabile storia vera o simile.
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guidobaldomariariccardelli
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giovedì 30 marzo 2017
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i dardenne non deludono, seguendo la loro strada
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I cineasti belgi, inserendosi nel solco da loro creato, ripropongono un'opera necessaria e toccante, prendendo lo spunto dai temi a loro cari: l'umanità, la forza femminile, l'empatia, la componente extra professionale dell'ambito lavorativo, la multiculturalità come sfida ed obiettivo.
Nel fare questo si avvalgono della messa in scena loro abituale, piacevolmente diretta e senza artifici, pungente e cruda, in un compendio ben costruito di tutta la loro poetica.
Assolutamente ben sostenuto da un ritmo ben dosato, il lungometraggio inquadra quella realtà pienamente mitteleuropea del Belgio moderno, fatta di obblighi ed ostacoli, doveri e possibilità: uno scenario multiforme ma pregno di possibilità, per coloro in grado di rilevarle.
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I cineasti belgi, inserendosi nel solco da loro creato, ripropongono un'opera necessaria e toccante, prendendo lo spunto dai temi a loro cari: l'umanità, la forza femminile, l'empatia, la componente extra professionale dell'ambito lavorativo, la multiculturalità come sfida ed obiettivo.
Nel fare questo si avvalgono della messa in scena loro abituale, piacevolmente diretta e senza artifici, pungente e cruda, in un compendio ben costruito di tutta la loro poetica.
Assolutamente ben sostenuto da un ritmo ben dosato, il lungometraggio inquadra quella realtà pienamente mitteleuropea del Belgio moderno, fatta di obblighi ed ostacoli, doveri e possibilità: uno scenario multiforme ma pregno di possibilità, per coloro in grado di rilevarle.
Un mondo fatto sì di persone, vincolate da costrizioni sociali, chi più chi meno però capaci di aprirsi al cambiamento, da lasciare varchi a chi possa offrire una possibilità di scelta.
Ciò non vuol dire che sussista una giustizia sociale divina o comunque capace di regolarsi a prescindere, quanto piuttosto un complesso ingranaggio dove emergano vittime e carnefici, santi e peccatori.
Recitato ottimamente, si avvale in primis della maiuscola prova di Adèle Haenel nel ruolo della protagonista. Costantemente in primo piano, e i tanti fuori campo a sottolinearne la centralità programmatica, è capace di disimpegnarsi in grande stile, offrendoci un personaggio dai contorni ottimamente laschi.
Da vedere.
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luca scialo
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domenica 19 febbraio 2017
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la ragazza senza coinvolgimento
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Dopo aver visto il precedente Due giorni, una notte, ho temuto che i fratelli Dardenne si fosser anch'essi adeguati al cinema moderno. Soprattutto per l'Happy ending smielato non consono ai loro canoni. Invece, la presente pellicola mi riporta per fortuna indietro ai vecchi film dei registi belgi. Un mix, come dice anche la recensione ufficiale di Mymovies, tra La promesse (per l'ingiustizia nei confronti degli immigrati non considerati umani neanche da morti) e Il ragazzo con la bicicletta (per la generosità e la caparbietà di una protagonista femminile).
Jenny Davin è una giovane dottoressa scrupolosa, ma al contempo rigida con le regole. Al punto che al pronto soccorso non apre a una bussata perchè già passata più di un'ora dalla chiusura.
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Dopo aver visto il precedente Due giorni, una notte, ho temuto che i fratelli Dardenne si fosser anch'essi adeguati al cinema moderno. Soprattutto per l'Happy ending smielato non consono ai loro canoni. Invece, la presente pellicola mi riporta per fortuna indietro ai vecchi film dei registi belgi. Un mix, come dice anche la recensione ufficiale di Mymovies, tra La promesse (per l'ingiustizia nei confronti degli immigrati non considerati umani neanche da morti) e Il ragazzo con la bicicletta (per la generosità e la caparbietà di una protagonista femminile).
Jenny Davin è una giovane dottoressa scrupolosa, ma al contempo rigida con le regole. Al punto che al pronto soccorso non apre a una bussata perchè già passata più di un'ora dalla chiusura. Litigando anche con lo stagista che invece avrebbe voluto aprire perchè poteva trattarsi di una emergenza. Jenny verrà a scoprire che la citofonata era di una donna che scappava dal proprio aggressore per cercare riparo. E che avrebbe potuto salvarle la vita. Così, presa dal rimorso, cercherà di investigare sulle cause della sua morte. Trovando nella cittadina in cui opera tanta omertà e ostilità.
La storia è comunque lodevole e conferma l'inclinazione verso l'impegno sociale dei Dardenne. Ma il film manca di idee nuove e, soprattutto, di mordente e coinvolgimento. Che anche i fratelli belgi abbiano esaurito le loro idee? Speriamo di no. Abbiamo ancora bisogno del loro cinema "alternativo".
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filippo catani
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mercoledì 9 novembre 2016
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invisibili
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Una giovane donna medico decide di non aprire la porta del suo ambulatorio a uno sconosciuto che ha suonato il campanello decisamente fuori orario. L'indomani si scoprirà che era una donna ritrovata cadavere poco distante dall'ambulatorio.
Il nuovo dramma dei Dardenne si misura sul problema dell'immigrazione e sui tanti invisibili che popolano le nostre città e di cui fatalmente ci accorgiamo (?) solo quando esce una notizia di cronaca. La pellicola però ha anche una bella riflessione su quello che è fare il medico con tutti i suoi pro e contro. Difficile prendere sempre la decisione giusta e non lasciarsi coinvolgere dai casi. La giovane medico pensava di essere così ma poi questa dolorosa esperienza l'avvicinerà a quelle che erano le posizioni del suo giovane tirocinante.
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Una giovane donna medico decide di non aprire la porta del suo ambulatorio a uno sconosciuto che ha suonato il campanello decisamente fuori orario. L'indomani si scoprirà che era una donna ritrovata cadavere poco distante dall'ambulatorio.
Il nuovo dramma dei Dardenne si misura sul problema dell'immigrazione e sui tanti invisibili che popolano le nostre città e di cui fatalmente ci accorgiamo (?) solo quando esce una notizia di cronaca. La pellicola però ha anche una bella riflessione su quello che è fare il medico con tutti i suoi pro e contro. Difficile prendere sempre la decisione giusta e non lasciarsi coinvolgere dai casi. La giovane medico pensava di essere così ma poi questa dolorosa esperienza l'avvicinerà a quelle che erano le posizioni del suo giovane tirocinante. Il suo viaggio nei bassifondi è anche un viaggio nella sua e nostra coscienza civica in tutte quelle occasioni in cui molto semplicemente decidiamo di voltare lo sguardo da un'altra parte per non vedere quello che abbiamo sotto gli occhi. E così alla fine il gesto di cercare in tutti i modi di dare un nome e una sepoltura a un essere umano finisce per essere un grandissimo gesto di presenza di spirito.
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rabbit58
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lunedì 7 novembre 2016
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un grosso scivolone
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Scarso e noioso. Non basta essere i Dardenne per fare un film convincente. Si possono anche avere belle idee e nobili scopi, ma non sono sufficienti.
Irritante la figura della dottoressa: una specie di Madre Teresa laica veramente poco convincente e assolutamente fuori dalla realtà. E tutti gli altri personaggi sono sulla stessa lunghezza d'onda. Semplicemente assurdi.
Un grosso scivolone per questi registi.
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lucama
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lunedì 7 novembre 2016
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terribilmente noioso
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Un film inutilmente intimista in cui tutti gli elementi
cattiva recitazione
dialoghi banali
sceneggiatura debole
regia scontata
concorrono alla realizzazione di un prodotto intellettualmente modesto e cinematograficamente inutile.
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pintaz
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domenica 6 novembre 2016
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lento come la solitudine del rimorso
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Jenny Davin è una dottoressa molto stimata tanto che l'ospedale della città in cui vive, Liegi, ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Con il suo ambulatorio di medico conosce Julien, uno studente in medicina, che diventa stagista. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno, che poi risulta essere una giovane ragazza di colore, suona al campanello e Jenny decide di non aprire poichè l'ambulatorio risultava chiuso da oltre un'ora. Il giorno dopo la polizia chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello studio perché una la donna è stata trovata morta nelle vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul corpo non sono stati trovati documenti. A questo punto, tormentata dai sensi di colpa, Jenny decide di scoprire l'identità della ragazza, per poterle dare almeno una degna sepoltura.
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Jenny Davin è una dottoressa molto stimata tanto che l'ospedale della città in cui vive, Liegi, ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Con il suo ambulatorio di medico conosce Julien, uno studente in medicina, che diventa stagista. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno, che poi risulta essere una giovane ragazza di colore, suona al campanello e Jenny decide di non aprire poichè l'ambulatorio risultava chiuso da oltre un'ora. Il giorno dopo la polizia chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello studio perché una la donna è stata trovata morta nelle vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul corpo non sono stati trovati documenti. A questo punto, tormentata dai sensi di colpa, Jenny decide di scoprire l'identità della ragazza, per poterle dare almeno una degna sepoltura.
I fratelli Dardenne, nonostante la trama possa coinvolgere, non danno spunto allo spettatore di avere, nel corso delle indagini, un minimo di pathos. Pellicola di una lentezza sbalorditiva tanto che, d'acchito, pensavo di assistere a uno di quei film francesi, tra l'altro ben fatti, ma risalenti agli anni settanta sperando, almeno, di veder spuntare Alain Delon piuttosto che Simon Signoret.
Anche da parte della polizia si è puntato non tanto al desiderio di trovare il colpevole quanto alla spasmodica ricerca del nome della donna. La voglia di Jenny nel cercare la verità fine a se stessa, ma soprattutto una collocazione anagrafica, rende il personaggio stesso asettico, apatico e, pur commiserevole nei confronti dei pazienti, sempre distaccato per evitare coinvolgimenti emotivi. Il paesaggio, volutamente plumbeo, e l'assenza di musiche di sottofondo rendono tutto sotto la linea di godibilità. L'inverosimilità di alcune scene, tra cui i due inseguimenti, non fa altro che appesantire la pellicola, che a tratti (volutamente?) sembra un 8 mm, cercando di arrivare al termine.
Il finale, scontato, non aggiunge e toglie niente. Strenua nos excertia inertia: anche per la dottoressa la frustrazione costante, al tramonto della storia, l'ha logorata...
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