Titolo originale | À mon seul désir |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 119 minuti |
Regia di | Lucie Borleteau |
Attori | Zita Hanrot, Louise Chevillotte, Laure Giappiconi, Pedro Casablanc, Sieme Miladi Thimotée Robart, Sipan Mouradian, Melvil Poupaud, Céline Fuhrer, Yasin Houicha, Raphael Quenard, Alexia Chardard, Andranic Manet, Raphaël Cohen (II), Mar Sodupe, Aymeric Lecerf, Antoine Barraud, Frederick Wiseman, Félix Maritaud, Xavier Maly, Stéphane Batut, Charlotte Laemmel, Vincent Overath, Béatrice Michel, Fanta Kebe. |
Uscita | giovedì 21 marzo 2024 |
Distribuzione | Kitchen Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,82 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 19 marzo 2024
Non sei mai stato in un strip-club. Ma hai sempre avuto voglia di farlo... almeno una volta. Solo che non hai mai osato, tutto qui. Questo film racconta la storia di qualcuno che al contrario ha voluto osare. In Italia al Box Office Solo per me ha incassato 991 .
CONSIGLIATO SÌ
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La dottoranda Manon ha un sogno: diventare una professionista dello striptease, spogliarsi di fronte agli altri, farsi guardare e desiderare. Coraggiosa e sicura di sé, si presenta in un locale di Parigi e si fa assumere come spogliarellista. Lo fa per passione, ma per gestire lei stessa il gioco dell'amore e della seduzione. Con il passare delle serate e degli spettacoli, tra i piaceri e i pericoli di una professione al limite tra arte e prostituzione, Manon si innamora della collega e amica Mia, con la quale inizia una intensa relazione. Manon sembra non volere un futuro per sé, mentre Mia sogna di diventare attrice e le loro strade, inevitabilmente, dovranno separarsi.
Il film inizia con una spogliarellista (interpretata da Laure Giappiconi, anche collaboratrice della sceneggiatura scritta dalla regista Lucie Borleteau e Clara Bourreau) che si esibisce per lo spettatore e lo chiama direttamente in causa invitandolo a entrare in un mondo segreto per liberarsi dalle inibizioni. Il film, del resto, dice la donna, è la storia di una ragazza che ha saputo liberarsi da sé.
Fin da subito, dunque, Borleteau liquida la questione dello spogliarello come arte per il "solo spettatore" (di preferenza maschile, il quale guarda e possiede con gli occhi) scegliendo con il suo film di raccontare la "sola protagonista", la sua passione nascosta, le sue ragioni, il suo godimento. Soprattutto, la sua posizione.
Solo per me ribalta il punto di vista su una forma di spettacolo (e di arte) basata su una relazione puramente a distanza ("scopica" sarebbe giusto dire, cioè legata all'osservazione di qualcosa) e cerca all'opposto il corpo, la presenza, la posizione per l'appunto, di chi agisce consapevolmente per mostrarsi e farsi desiderare.
Manon sceglie di spogliarsi per piacere, bellezza, anche divertimento, mettendosi in mostra perché sicura di sé, e forse sperando di restare immune da quel contatto (fisico ed emotivo) che nella sua professione è spesso vietato. E al quale, però, finirà per cedere quasi involontariamente, travolta da una passione che non aveva calcolato.
L'amore di Manon per Mia, che coinvolgerà entrambe le donne in una relazione fisica intensissima, sconfessa la volontà della protagonista e la fa cadere al sentimento, al coinvolgimento. Nel gioco delle parti allestito dallo spogliarello, tra chi guarda e chi si fa guardare, Mia e Manon trovano il senso del loro amore. Entrambe abituate a fingere amplessi sul palco, arrivano a godere senza infrangimenti, naturalmente, riuscendo così a completare il percorso alla scoperta della loro identità e della loro sessualità.
Chi invece non riesce a risolvere i conflitti del suo film - distribuito in Italia a due anni dalla presentazione in Francia in festival minori - è la stessa regista, che nonostante i proclami metalinguistici della prima scena, che chiama in causa un duplice piacere del guardare e dell'esibirsi, pare conoscere un solo modo di filmare il corpo femminile: quello, cioè, di uno sguardo che ammira e possiede. E questo sia nelle scene di spogliarello, dove come si è vista è resa esplicita la presenza di qualcuno che guarda e brama, sia nelle scene di vita quotidiana delle ragazze o in quelle di sesso lesbico, dove l'insistenza è sempre sul corpo delle interpreti (Louise Chevillotte è Manon, Zita Hanrot Mia), la sua bellezza e la sua "oggettivizzazione", come se a quel punto fosse la stessa macchina da presa a desiderare e a possedere a distanza.
Tra uno spoglierello, uno spettacolo privato per clienti facoltosi, una scena d'intimità fra amiche, una scena d'amore fra amanti e le audizioni di Mia come attrice teatrale, in Solo per me si parla di consapevolezza femminile, di rispetto, di coscienza femminile, ma tutto è sconfessato da una regia laccata e incapace di gestire una materia (visiva e narrativa) difficile da trattare. Dove sta, ad esempio, il limite tra esibizione e sfruttamento, o tra piacere e guadagno, o tra sicurezza e aggressione? Di questo il film parla solo in modo superficiale, preferendo scegliere nella seconda parte la via del dramma sentimentale (per di più interminabile), chiudendo con un elogio della sorellanza che suona quantomeno casuale, se non posticcio.
È la storia di una ragazza indipendente e curiosa che apre tante porte, una dopo l'altra, Solo per me (À mon seul désire, 2022) di Lucie Borleteau, attrice (L'amore secondo Isabelle) e regista che ha esordito nel 2014 con Fidelio. Mettendo da parte università e dottorato, Aurore spalanca le cortine di un locale di striptease dove impara a spogliarsi con studiata lentezza, poi è incuriosita dalla prostituzio [...] Vai alla recensione »
A scorrere i dati Cinetel si scopre che Solo per me, uscito giovedì 21 marzo in due sale, ha incassato in tre giorni 35 euro. Avete letto bene: trentacinque. E la cifra riguarda, si fa per dire, tutta Italia. Mi chiedo, anzi mi richiedo, se abbia senso un andazzo del genere, anche perché Kitchen Film, che distribuisce, sempre giovedì ha spedito nei cinema altre due novità.
L'amore tra una cassiera studentessa (Chevillotte acqua e sapone) e un'aspirante attrice, tra le ragazze di uno strip club. Fuori da moralismo, fenomenologia e sentimentalismo, in suspense tra il piacere esplicito, disincantato, di esibirsi nel training d'erotismo e la tentazione di sconfinare nella prostituzione. Il punto: il corpo è mio e faccio quello che dico io.
Si dichiara a favore di un "femminismo delle scelte, polifonico e complesso" Lucie Borleteau e lo dimostra sin dalla scelta del tema che caratterizza Solo per me, sua opera terza, ora in Italia a due anni dall'uscita francese. Il contesto è infatti quello di uno strip-club parigino, in cui si affaccia Manon, divisa fra curiosità e timore per quel luogo sotterraneo e proibito, ma capace di offrire comunque [...] Vai alla recensione »
Una dottoranda entra in uno strip club per vedere se è possibile dividere la deludente sfera degli affetti da quella dello show per uomini soli. Per merito del film di Lucie Borleteau, di grande arguzia intellettuale e fisica, scopre che le due sfere possono sfiorarsi ma non identificarsi e quel mondo è molto diverso da quel che crede, scopre segreti del corpo.
Manon (Louise Chevillotte) è una ragazza che cerca un posto dove l'amore non possa raggiungerla. Lo trova nello stripclub À mon seul désir, locale in cui si spoglia facilmente dei propri abiti e con ancor più naturalezza degli eventuali pregiudizi connessi: la sorellanza di ballerine che si esibisce in spettacoli ogni sera più audaci vive infatti la propria professione con gioia e convinzione.
È un film gioioso, Solo per me di Lucie Borleteau, ma tutt'altro che sciocco. Lavora anzi con un'immediatezza che scioglie i polsi e anche la mente sulla considerazione aggiornata e corretta della sessualità femminile in relazione alla scena sociale contemporanea e alla sfera maschile. Tutto è giocato sulla soglia di un club di striptease parigino, che varchiamo assieme a Manon, studentessa un po' [...] Vai alla recensione »