Titolo originale | Portrait de la jeune fille en feu |
Titolo internazionale | Portrait of a Lady On Fire |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Céline Sciamma |
Attori | Noémie Merlant, Adèle Haenel, Luàna Bajrami, Valeria Golino, Cécile Morel Christel Baras (II), Armande Boulanger, Guy Delamarche, Clément Bouyssou. |
Uscita | giovedì 19 dicembre 2019 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,61 su 38 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 18 dicembre 2019
Una pittrice viene chiamata per un'importante ritratto. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, ha ottenuto 1 candidatura a Golden Globes, ha ottenuto 1 candidatura a BAFTA, ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai European Film Awards, ha ottenuto 9 candidature e vinto un premio ai Cesar, ha ottenuto 4 candidature e vinto 2 Lumiere Awards, ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, ha ottenuto 1 candidatura a Spirit Awards, ha ottenuto 1 candidatura a Goya, ha vinto un premio ai NSFC Awards, In Italia al Box Office Ritratto della giovane in fiamme ha incassato 579 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Francia, 1770. Marianne, una pittrice, riceve l'incarico di realizzare il ritratto di nozze di Héloise, una giovane donna appena uscita dal convento. Lei però non vuole sposarsi e quindi rifiuta anche il ritratto. Marianne cerca allora di osservarla per poter comunque adempiere al mandato. Scoprirà molte cose anche su di sé.
Céline Sciamma al suo quarto lungometraggio continua la sua ricerca sull'identità sessuale tema nei confronti del quale ha mostrato un'ottima capacità d'indagine in fase di sceneggiatura nonché nel trasferimento sullo schermo.
In questa occasione lascia però il presente per rivolgersi al passato. Un passato che di lì a meno di un ventennio vedrà il fuoco della Rivoluzione che cambierà tutto ma non spazzerà via il pregiudizio e le costrizioni. Non è necessario scomodare riferimenti a Jane Austen per apprezzare uno script in cui Sciamma, sin dalle prime inquadrature, ci enuncia il proprio progetto. Sullo schermo/tela bianco una mano munita di carboncino inizia a delineare un'immagine.
Ecco: esattamente qui sta il senso del film. In una domanda: quanto le strutture sociali impediscono agli individui di farsi ritrarre (cioè guardare) per ciò che veramente sono? Marianne, pronta a gettarsi in mare per recuperare le tele che poi asciugherà insieme al suo corpo nudo davanti ad un camino, possiede le tecniche per ritrarre gli altri ma si troverà a scoprire un'immagine di se stessa che stava nascosta nei recessi della sua sensibilità. Héloise che rifiuta inizialmente lo sguardo altrui (legato inestricabilmente a una condizione coniugale che non vuole accettare) progressivamente imparerà a guardare oltre e ad accettare di essere vista. Tra di loro, solo apparentemente in un ruolo secondario, la giovane serva che resta incinta sottoponendosi ai più diversi tentativi per abortire.
É un film in cui le parole vengono pronunciate solo se e quando sono necessarie perché sono e restano per tutto il tempo le immagini a costituire l'elemento portante della narrazione. La cura nella ricerca non solo dell'inquadratura ma anche degli abiti nonché degli spazi (in particolare gli interni) fa ripensare al Rohmer de La marchesa von.... Là dove la geometria rohmeriana definiva spazi studiati quasi teoreticamente Sciamma cerca anche la nota dissonante del letto sfatto stando però sempre attenta a produrre un equilibrio estetico in cui tutti gli elementi si bilancino. Ciò che deve 'sbilanciarsi' è la vita delle due protagoniste che dovranno progressivamente ammettere (innanzitutto con se stesse) sentimenti nuovi e importanti nei confronti dei quali operare delle scelte fondamentali.
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Celine Sciamma si riconferma una cineasta "ritrattista" estremamente abile, specialmente nell'esplorare la condizione e le implicazioni dell'omossessualità femminile o più ampiamente della non conformità al binarismo di genere (tematica affrontata in Tomboy) con grazia e sensibilità ponendo altresì grande attenzione al lato tecnico ed estetico [...] Vai alla recensione »
Intenso, profondo, poetico, elegante, erotico, attuale (nonostante l'ambientazione d'epoca), in altre parole uno dei film migliori dell'anno, un capolavoro. La regista francese Céline Sciamma, con questo lavoro ha fatto centro; rilegge la tragedia di Orfeo ed Euridice e dal nobile pretesto la filiazione che ne deriva risulta parimenti preziosa.
Non trovo nemmeno le parole per descrivere questo film. Intenso, raffinato, intrigante, potente e delicato al tempo stesso, penetrante nell'anima come nessun altro, credo, nella storia del cinema. Una rappresentazione dell'amore puro in un accostamento di colori meraviglioso e nella coniugata bellezza delle protagoniste e delle scene.
E’ un’ode all’amore e alla sua impossibilità.Céline Sciamma ce lo fa sentire e vedere nella sua complessità.E questo attraverso il cinema nella sintesi dei suoi tanti possibili linguaggi.1) Nella sceneggiatura.Due giovani donne, Héloise (la pittrice), Marianne (la ragazza del ritratto) in cui via via si accende la fiamma amorosa, si guardano, si studiano, si contrastano, si toccano, si stringono, si [...] Vai alla recensione »
Il film “Portrait of a Lady on Fire” ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura a Céline Sciamma, oltre al Queer Palm, al Festival di Cannes 2019. Lo sguardo femminile della regista è delicato e attento, non tralascia alcun dettaglio della villa, grande ma spartana, dove la vicenda ha luogo. Siamo nel 1770 in un’isola sulla costa normanna, dove approda Marianne [...] Vai alla recensione »
Il film esprime con raffinata e originale eleganza la poesia della reciproca attrazione che scaturisce fra due spiriti femminili tormentati da una sensibilità profonda ed un'esuberante giovinezza. L'alchimia dei sentimenti ci giunge attraverso le pause, i silenzi, le attese, le espressioni, i movimenti, il languore degli sguardi che riflette, come la superficie di uno specchio, la delicata [...] Vai alla recensione »
Un film squisitamente francese, con una fotografia maniacalmente perfetta e una scelta stilistica sublime. L'amore tra una pittrice e il suo soggetto artistico, raccontato con arte e senza eccessi. Lento ma godibile
“Ritratto della giovane in fiamme”, di Céline Sciamma è un bel film ma sovraccarico di riferimenti, il che gli nuoce. Intanto visivamente è molto bello ed esprime una vera passione per la pittura, per lo stendere il colore sulla tela, per quel provare e riprovare che è proprio della pittura, del ritratto in particolare.
Visto ieri al cinema con amici, questo piccolo gioiellino della Scianma è il terzo miglior film dell'anno. Un lento viaggio per due donne alla scoperta della propria sessualità con tutta la bellezza della selvaggia penisola bretone a fare da sfondo e una fotografia da urlo. Voto personale : 9/10.
Aggiungo un'emozione ai tanti commenti positivi. La sensibilità protettiva di Celine Sciamma sulle "sue" Marriane e Heloise. L'aiuto continuo, quasi complice, delle due attrici Noemie Merlant e Adele Haenel, una per l'altra e mai competitive fra loro che ha creato un capolavoro.
Non c'è un minuto di questo film che non catturi l'animo. La Sciamma dirige con incredibile sensibilità le due eccezionali protagoniste, Noemie Merlant e Adele Haenel Heloise e Mariane si guardano, si scrutano, e noi siamo lì con loro per carpirne un particolare che ci sveli un segreto. Ogni loro pausa.
Piccolo gioiello. Forse la storia è un po' esile e c'è qualche sbavatura, ma fotografia eccellente, attrici coinvolte ed efficaci, bellissima regia... Complimenti.
“L’uguaglianza è un sentimento dolce da provare”. Così è stata scritta la storia e così hanno lavorato. Ritorna il guardare e l’essere guardato. La collaborazione fra artista e oggetto, che diventa soggetto, sono entrambe creatrici. La visione di Heloïse brilla. Gli uomini non sono presenti fisicamente ma la loro autorità si, nonostante ciò le donne per qualche giorno riprendono le redini del proprio [...] Vai alla recensione »
Film di grande forza visiva, che nel rapporto fra immagine e verità, nel loro inseguirsi e inevitabile tradirsi, trova una delle proprie, non secondarie, ragioni d'essere. Film al femminile, che, in confronto al precedente "Diamante nero", forse anche grazie alla distanza temporale dell'ambientazione acquista la giusta durezza. Ottime interpreti.
Film finto e artefatto, un “vorrei ma non posso” con trama piatta e assolutamente banale (premiata a Cannes!?), con attori impacciati e scelti male, completamente privo di un briciolo di pathos. Si salva solo una compiaciuta fotografia (qualche interessante riferimento alla pittura di Chardin), ma ovviamente non basta.. PS: da pittore mi permetto di giudicare il quadro realizzato [...] Vai alla recensione »
Esteticamente è un modello di perfezione; l'interno della villa, il mare con la scogliera, la lontananza dal mondo, sè stesse come come esclusiva preoccupazione di vita, la bellezza delle protagoniste che rivaleggiano con la perfezione dell'ambiente. La sessualità vissuta alla pari e a confezionare il tutto [...] Vai alla recensione »
Ma che titolo magnifico. Portrait de la jeune fille en feu, ritratto della giovane in fiamme. Flamboyant, fiammeggiante. Si chiamava Anime fiammeggianti un film di Davide Ferrario, anni ’90. Qui ci sono anime fiammeggianti, in un mondo freddo, chiuso, raggelato, ventoso, ostile. Dove il fuoco di un camino è palesemente incapace di scaldare le stanze enormi di un castello. Ma dove le anime, e i corpi, riescono ugualmente ad accendersi.
Prima, però, c’è da attraversare una distesa d’acqua. Un mare gelido, ostile, burrascoso, Siamo in Bretagna. Su una barca malsicura una giovane pittrice e il suo minuscolo tesoro, delle tele bianche. Dall’altra parte del mare, la donna che dovrà ritrarre. Una ragazza trascinata fuori da un convento per andare in sposa a un nobile milanese. Così, il nobile potrà vederne l’aspetto, e decidere se sposarla. Non c’era Tinder, all’epoca.
L’epoca, già. Siamo intorno al 1770. Qualche anno prima del 1789. Prima della rivoluzione, come il titolo di un altro bel film di Bertolucci. Prima della rivoluzione, in questo angolo di Bretagna, di Settecento, di gelo delle pareti di un castello. Dove i rapporti di classe sembrano inviolabili, implacabili. L’Artista, la Sposa. E la Domestica. È un film tutto di donne. Sguardi, voci, silenzi; desideri di donne.
La Pittrice – si chiama Marianne, ed è interpretata con furente compostezza da Noémie Merlant – dovrà ritrarre la Sposa di nascosto, senza che la sposa se ne accorga: la preda non vuole essere presa, vuole sfuggire a un destino, a un luogo, a un uomo che non conosce. La Sposa ha il volto rinascimentale e moderno di Adèle Haenel, che proprio con Céline Sciamma aveva iniziato, ragazzina, il suo percorso di attrice.
La pittrice guarda la sposa, come se volesse mangiarne l’immagine, come se volesse trattenerne ogni sfumatura; quello che fa da migliaia di anni la pittura, quello che fa da poco più di cento anni il cinema. Afferrare la vita, afferrare il senso di una persona nella sua immagine. Perciò guarda con un’intensità poderosa; e noi con lei. Guardiamo la Sposa proprio come la guarda la pittrice. Noi siamo la pittrice: e piano piano, la Sposa diviene tutto il nostro mondo.
È questo il primo grande miracolo del film di Céline Sciamma: ci porta a guardare la Sposa in quel modo lì. Anche noi, come la pittrice, ci accorgiamo del suo modo di alzare un sopracciglio, o muovere appena una mano. E lo facciamo naturalmente, senza quasi pensarci.
Ci sono altri piccoli miracoli disseminati nel film: miracoli puramente cinematografici. In un film che parla di destini e di passioni, quasi non c’è musica: ma quando la musica compare, sconvolge. Sembra impossibile, oggi che possiamo avere tutta la musica che vogliamo, quando vogliamo – mentre studiamo, scriviamo, andiamo in metropolitana – un film con tanto silenzio. Ma anche in questo caso, ci ritroviamo, noi spettatori, nella stessa condizione dei personaggi. La Sposa dice “domani vado a messa. Perché? Per sentir cantare”. Ha fame di musica, di libri, di vita la Sposa, passata da un convento a un castello-prigione, per finire nella ulteriore prigionia di una vita coniugale non scelta.
Bene: ci sono forse solo tre momenti di musica, e sono sconvolgenti. Il secondo movimento delle “Quattro stagioni” di Vivaldi, “L’estate”, con la sua foga, suonato dalla Pittrice sulla spinetta scordata del castello.
Poi, il canto che prende forma quasi dal nulla, nella notte, dove appaiono donne mai percepite prima, fra la spiaggia e la foresta. Come in un sabba. Ed è un canto di donne, misterioso, una polifonia che sembra venire dagli abissi dell’anima umana. È il momento chiave del film. Siamo fuori dal castello, in uno spazio più selvatico, più libero. Il canto delle donne intorno a Marianne ed Héloise sembra dire cose che nessuna parola può dire. E in quel momento il vestito di Héloise, perduta nella contemplazione di Marianne, prende fuoco. Ed Héloise cade, con una grazia che fa paura. E non è il vestito che si è incendiato, è la sua anima.
Il terzo momento musicale non possiamo dirvelo, perché rivelerebbe troppo del film: ma è l’occasione di un primo piano lunghissimo del volto di Adèle Haenel, nel quale si deposita tutto il senso, tutta la storia del film. Ed è un primo piano memorabile.
Francia 1777, è l'anno in cui a Corte Maria Antonietta ha finalmente consumato il matrimonio, e una pittrice donna di grande fama, Elisabeth Vigée Le Brun, la ritrae con quell'assurdo fasto che quindici anni dopo la condannerà alla ghigliottina. In un angolo roccioso e tempestoso della Bretagna affacciata sull'Atlantico, la giovane e ignota ritrattista Marianne sbarca solitaria: nessuno degli uomini [...] Vai alla recensione »
L'amore come opera d'arte, sul filo del mito di Orfeo ed Euridice. Céline Sciamma scrive e dirige, e non vorresti mai uscire dal cinema. Ritratto della giovane in fiamme, dal 19 dicembre nelle sale italiane, è il desiderio che nasce comedialogo inatteso, brucia e si appaga dolcemente, per vivere infine dell'eternità meravigliosa e straziante delle relazioni impossibili.
Ci si augura che Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma (premio per la miglior sceneggiatura a Cannes) resista in sala, perché è un film di una bellezza incandescente: lingue di fuoco ghermiscono la veste di una delle protagoniste e divampano nell'abbraccio di un amore saffico; luce cristallina, bagliori, penombre e diafani corpi accendono in senso letterale e metaforico la percezione sensoriale [...] Vai alla recensione »
Un film interamente dedicato all'amore. È così che Céline Sciamma racconta Portrait de la jeune fille en feu, premio per la sceneggiatura all'ultimo Festival di Cannes, nella shortlist degli Oscar al miglior film internazionale, da oggi nelle sale italiane «occupate» dai blockbusters natalizi col titolo Ritratto della giovane in fiamme. Non è una «sfida» perché nulla di muscolare ha questo film, piuttosto [...] Vai alla recensione »
"Non so se sono capace di nuotare, perché nessuno mi ha mai fatto provare": così spiega Héloïse a Marianne, adagiata su una spiaggia bretone in un Settecento abbozzato su tela. Adèle Haenel questa volta non è la Floriane di Naissance des pieuvres: non ha confidenza con l'acqua, né con tutto ciò che attorno a lei si muove e porta lontano. Come la sorella - gettatasi dalla scogliera che le sovrasta -, [...] Vai alla recensione »
Guardiamo una mano imprimere su un foglio delle linee. La mano si interrompe. Un'altra mano tratteggia altre linee, ma anch'essa, nuovamente, si interrompe. E così via: altre mani, altre linee. Fino a quando la macchina da presa ci introduce nell'atelier di una pittrice che spiega alle sue giovani allieve come fare un ritratto. Solo adesso capiamo: il nostro è lo sguardo di quelle pittrici che, alla [...] Vai alla recensione »
A girare un film ambientato nel '700 incentrato sul lento, inesorabile e ineludibile amore fra due donne, una delle quali, per giunta, è una pittrice, i rischi sono davvero incalcolabili: 1) ennesimo film con riferimenti all'iconografia pittorica settecentesca (con qualità da misurarsi in gradi di distanza da Barry Lyndon) e più in generale, anche dato l'argomento, eccesso di inquadrature che ambiscono [...] Vai alla recensione »
Forse può ricordare il pittore che ruba l'anima dell'originale e uccide la vita in nome dell'arte (da Poe a Wilde), ma per dire che quella è una cosa tra maschi e qui il richiamo esalta la sensibilità della regista a riscrivere nel nome dell'amore la relazione ambigua tra arte e vita. Nel 1770, in una dimora di scogliera di curato realismo sensoriale, chiamata per un ritratto una pittrice s'innamora [...] Vai alla recensione »
Arde la passione nella Francia del '700, e Céline Sciamma ci racconta la sua genesi, sentimento fragrante e universale che, in un crescendo di slanci e ripensamenti, si manifesta infine in tutta la sua forza dirompente. Corre l'anno 1770, in Bretagna, quando la pittrice Marianne riceve l'incarico di dipingere Héloise, la quale, uscita dal convento per sposare un nobile italiano, rifiuta tuttavia matrimonio [...] Vai alla recensione »
Céline Sciamma insegue da tempo un nuovo canone di femminilità. Non allineato né prevedibile. Estraneo agli stereotipi che ancora gravano sull'essere donna oggi (e ieri). Dopo la freschezza dei primi sussulti d'amore tra due quindicenni in "Water Lilies", l'affermazione dell'identità sessuale di una ragazzina "maschiaccio" in "Tomboy" e la bande de filles che accoglieva i tumulti di una ragazza di [...] Vai alla recensione »
XVIII secolo. Marianne (Noémie Merlant) è una talentuosa pittrice incaricata di ritrarre Héloise (Adèle Haenel) che vive con la madre (Valeria Golino) in una remota isola bretone. Lo dovrà fare di nascosto perché Heloise, promessa in sposa a un nobile milanese, rifiuta il matrimonio e non intende posare. Per questo Marianne si finge una dama di compagnia ma presto, tra artista e modella nasce una reciproca [...] Vai alla recensione »
Attenzione, cineclub. Di grande qualità, con attrici magnifiche e qualche tocco di modernità, ma sempre cineclub. Céline Sciamma - finora regista di film più contemporanei, come "Tomboy" o "Bande de Filles", ribattezzato in Italia "Diamante nero", le ragazze venivano dalla banlieue - sceglie la fine del Settecento. Siamo in una villa isolata sull'oceano Atlantico.
Quarto lungometraggio diretto da Céline Sciamma, Ritratto della giovane in fiamme (Portrait de la jeune fìlle en feu) ha vinto il Prix du Scénario al 72esimo Festival di Cannes, dove la regista francese partecipava per la prima volta in Concorso, ha bissato agli European Film Awards ed è in lizza per i Golden Globes. Film in costume ma non troppo (seta bandita, vestiti non iperbolici), senza musica [...] Vai alla recensione »
Ritratto della giovane in fiamme è uno di quei film che non si concedono facilmente. Quasi timidi, esigono che sia lo spettatore a fare il primo passo. Ma una volta compiuto un piccolo sforzo nei loro confronti, sciolgono ogni riserva e si mostrano in tutta la loro illimitata generosità. Insomma il quarto lungometraggio di Céline Sciamma è a immagine della sua protagonista, la giovane Héloïse (Adèle [...] Vai alla recensione »
Seconda metà del Settecento. La pittrice Marianne (Noémie Merlant) si reca in Normandia, incaricata da una contessa (Valeria Golino) di ritrarre sua figlia Heloïse (Adèle Haenel) in vista del matrimonio che avverrà, tra non molto, con un milanese, mai conosciuto prima. Un «sì» combinato, che ha mandato in crisi silenziosa la promessa sposa, tanto da rifiutarsi di posare, in precedenza, per altri pittori. [...] Vai alla recensione »
Per il ruolo di Héloise (Adèle Haenel), ragazza del 1770, destinata a sposare un uomo che non ha scelto, la regista di «Ritratto della giovane in fiamme» Céline Sciamma voleva qualcuno che risultasse insieme «sentimentale e razionale». Così la parte è stata scritta pensando a Haenel che, come spiega l'autrice, «ha il potere di incarnare il desiderio e, al tempo stesso, l'idea del desiderio».
Quante artiste prima di Frida Kahlo si possono ricordare, nominare nella storia della pittura? Nel 1770, quando il film è ambientato, le opportunità erano scarse, e, secondo le ricerche della 41enne regista francese Céline Sciamma (Tomboy, Diamante nero), principalmente limitate a dipingere altre donne. Ecco come Marianna (Noémie Merlant) arriva a svolgere l'incarico insolito di cui il film tratta: [...] Vai alla recensione »
La pittrice Marianne arriva su un'isola bretone per fare un ritratto a Héloïse. Ma tra le due donne nasce una reciproca attrazione. Céline Sciamma abbandona l'impeto caotico della gioventù d'oggi di "Diamante nero" e i confini della sessualità di "Tomboy" per tuffarsi in una storia del XVIII secolo, che diventa un saggio protofemminista (i personaggi sono quasi totalmente donne) sulla "libertà" femminile, [...] Vai alla recensione »
Nel Settecento l'amore era una faccenda strana, soprattutto per chi nasceva femmina. Non che dopo due secoli e mezzo la solfa sia molto diversa, il cuore - indipendentemente dal sesso di appartenenza - resta un terreno spesso insondabile, eppure allora il bivio non ammetteva deviazioni. Convento o matrimoni di comodo, tertium non datur. E in nessuno dei due casi c'entrava il sentimento.
La donna del ritratto è da sempre un tema caro allo sguardo dei registi. Dal noir omonimo di Fritz Lang (1944) a La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock (1958), fino al titolo che ora ne prosegue, idealmente ma modernamente, la gloriosa tradizione. Cioè Ritratto della giovane in fiamme, nelle sale dal 19 dicembre. Sulle cime tempestose della Francia di fine '700, la giovane pittrice Marianne [...] Vai alla recensione »
Perché Orfeo si volta a guardare Euridice? Come può l'atto di guardare essere più importante della vita? Se lo chiedono le protagoniste del quarto lungo di Céline Sciamma, in un'enclave fuori dal mondo: un'isola bretone frustata dal vento, dove la pittrice Marianne è chiamata a immortalare Héloïse in un ritratto istituzionale. Anzi: promozionale, ad hoc per l'uomo cui è destinata, imbrigliata dalle [...] Vai alla recensione »
Tre donne nella Francia del 1770, alla vigilia della Rivoluzione. Héloise (Adèle Haenel) sta per sposare l'uomo che il destino sociale le impone. La contessa sua madre (Valeria Golino) chiede alla pittrice Marianne di fare, di nascosto, un ritratto alla figlia inquieta. Che diventa il ritratto di una sensualità repressa e poi scoperta, dei desideri femminili soffocati dalla società, del mondo dell'arte [...] Vai alla recensione »
Bretagna, 1770. Una giovane pittrice, Marianne (Noémie Merlant), riceve l'incarico di realizzare il ritratto di nozze di Héloïse (Adèle Haenel), una giovane donna appena uscita dal convento e ora promessa sposa ad un nobile italiano che non ha mai incontrato. La bella e triste Héloïse però non vuole sposarsi e quindi rifiuta anche il ritratto, avendo già vanificato il lavoro di altri pittori.
Il mare è agitato, i marinai remano vigorosamente, ma basta un attimo e la cassa cade in acqua. Poiché nessuno accenna a tuffarsi ci pensa Marianne. Nel 1770 gli abiti da donna non sono l'ideale per nuotare ma non importa. Marianne è abituata a lottare e quella cassa contiene il necessario per il suo lavoro di pittrice in viaggio verso una remota isola bretone dove dovrà ritrarre Héloise, una giovane [...] Vai alla recensione »
Donne senza uomini. Si evocano, si citano, si allontanano dal ricordo, ma in scena i maschi non ci sono mai. E non se ne sente la mancanza. Anzi se ne avverte il peso autoritario e ingiustificabile. Ritratto della giovane in fiamme, regia di Céline Sciamma, in sala dal 19 dicembre grazie a LuckyRed, è il film che mette da parte canoni estetici, culturali e sessuali maschili a favore di una sensibilità [...] Vai alla recensione »
Nella seconda metà del XVIII secolo la giovane e benestante Héloise viene richiamata dal convento dopo la morte della sorella per essere data in sposa a un nobile milanese. In attesa delle nozze, la madre incarica una talentuosa pittrice, Mariane, di raggiungere la ragazza nella dimora di famiglia sulla costa settentrionale della Francia per farle un ritratto destinato al consorte.
Premio per la sceneggiatura a Cannes, il quarto lungometraggio della francese Céline Sciamma è un melodramma, ambientato nel 1770, sulla breve e intensa relazione amorosa tra due ventenni. Marianne (Noémie Merlant), una pittrice indipendente, giunge nel castello di un'isola solitaria della Bretagna: è incaricata di eseguire il ritratto di Héloïse (Adèle Haenel), una giovane che ha appena lasciato il [...] Vai alla recensione »
La pittrice Marianne (Noémie Merlant) è incaricata di realizzare un ritratto di Héloïse (Adèle Haenel) per il suo matrimonio. Ma la ragazza, che è contraria alle nozze, rifiuta di posare. Marianne per fare il ritratto si fingerà una dama di compagnia e tra le due nascerà un rapporto appassionato. Impossibile ignorare il fatto che questa autopsia clinica di una passione amorosa, che questo elogio della [...] Vai alla recensione »
Bretagna 1770. In una scuola per pittrici, l'insegnante Marianne si mette in posa per farsi ritrarre dalle sue allieve, suggerendo loro le regole per la buona esecuzione di un ritratto. Un dipinto, peró, la porta a divagare in un passato che sembra ancora così presente ai suoi occhi. Sullo sfondo di una spiaggia del nord, in campo lungo, la sagoma di una donna con la lunga gonna in fiamme.
"Non so se sono capace di nuotare, perché nessuno mi ha mai fatto provare": così spiega Héloïse a Marianne, adagiata su una spiaggia bretone in un Settecento abbozzato su tela. Adèle Haenel questa volta non è la Floriane di Naissance des pieuvres: non ha confidenza con l'acqua, né con tutto ciò che attorno a lei si muove e porta lontano. Come la sorella - gettatasi dalla scogliera che le sovrasta -, [...] Vai alla recensione »
La pittrice Marianne arriva su un'isola per fare un ritratto a Héloïse. Ma tra le due donne nasce una reciproca attrazione. Céline Sciamma abbandona l'impeto caotico della gioventù d'oggi di "Diamante nero" e i confini della sessualità di "Tomboy" per tuffarsi in una storia del XVIII secolo, che diventa un saggio protofemminista (i personaggi sono quasi totalmente donne) sulla "libertà" femminile, [...] Vai alla recensione »
Inizia come un gemello di Lezioni di piano, un approdo burrascoso, le tele da pittrice in luogo dello strumento musicale: come Ada, anche la ritrattista Marianne e il suo recalcitrante soggetto Héloïse diventeranno le donne che non sapevano ancora di essere. Il quarto film della regista di Tomboy è un elegante, incandescente teorema queer sullo sguardo dell'altro come rivelazione di sé: siamo nel XVIII [...] Vai alla recensione »
La donna del ritratto. Nel quarto lungometraggio e primo film in costume per Céline Sciamma. Quasi un'immagine scomparsa e da ricreare. Come Fritz Lang. Con apparizioni improvvise. Un sogno, una premonizione. Adèle Haenel vestita di bianco. Qui alla seconda collaborazione con la cineasta dopo Naissance des pieuvres. E interpreta Héloïse una donna a cui una pittrice deve fare un ritratto senza che lei [...] Vai alla recensione »
Francia, 1770. Una pittrice, Marianne, deve raggiungere un'isola della Bretagna per dipingere il ritratto di una giovane donna, Héloïse, appena uscita dal convento per sostituire come sposa la sorella morta tragicamente. La giovane, sospesa tra quelle che vede come due prigionie, rifiuta di posare e Marianne deve quindi scrutarla in gesti e movimenti per imprimerla nella memoria e disegnarla di nascosto. [...] Vai alla recensione »
Francia, 1770. Marianne, una pittrice, è incaricata di fare il ritratto di Héloïse, una giovane donna che ha appena lasciato il convento. Héloïse è una riluttante sposa e Marianne deve dipingerla senza che lei lo sappia. La osserva di giorno, per poi dipingerla segretamente... Cinema soprattutto da camera, ma con alcuni esterni suggestivi, spiccatamente pittorici - la spiaggia, gli scogli che incorniciano [...] Vai alla recensione »
Diciottesimo secolo, una landa desolata della Bretagna. Marianne (Noémie Merlant), giovane pittrice, viene incaricata di realizzare il ritratto della coetanea Héloïse (Adèle Haenel), prossima al matrimonio. Ma per farlo - l'avverte la madre (Valeria Golino) - deve osservare il suo modello senza chiederle di posare. Farle compagnia di giorno, carpirne i lineamenti, i dettagli, per poi dipingere il [...] Vai alla recensione »
Sciamma, apprezzata giovane regista francese, ambienta nel 700 una storia di attrazione erotica tra pittrice e modella. Fin troppo consapevole nello stile e nell'ideologia (un senno di poi femminista a tratti didascalico) si salva in parte per un paio di dialoghi: una rilettura del mito di Orfeo e una piccola lezione sull'espressione corporea delle emozioni.