La regista dirige Ritratto della giovane in fiamme, miglior sceneggiatura al Festival di Cannes 2019. Dal 19 dicembre al cinema.
di Fabio Secchi Frau
Il 25 maggio 2019, la regista francese Céline Sciamma mostra, in favor di fotografia, il premio per la migliore sceneggiatura all'edizione numero 72 del Film Festival di Cannes. Il concorso cinematografico, che ha visto andare la Palma d'Oro alla pellicola sud coreana Parasite, offre un importante riconoscimento anche al suo film: Ritratto della giovane in fiamme.
Non è la sua prima volta a Cannes. C'era già stata con Tomboy. Edizione numero 67. Quell'anno, la storia di Laure, una bambina di dieci anni, che aveva creato un alter ego maschio per nascondere la sua identità femminile agli altri bambini, aveva suscitato enorme interesse, senza però arrivare a un premio così importante.
Un simile cammino tra identità, aspettative e desideri verrà poi intrepreso anche in Diamante Nero. Qui, Marieme, una giovane di colore, che vive nei sobborghi, trova se stessa in un gruppo di coetanee. La figura della "ragazza di un banlieue", che vive in un difficile ambiente sociale, si scontra con le figure maschili che tutto manovrano o vogliono manovrare: la famiglia, il liceo, il futuro, la stessa vita di Marieme. Quindi, mentre assiste alla preclusione di ogni ambizione, prende atto della propria esistenza e comincia a difenderla, sovvertendo le norme imposte e preesistenti, ed emancipandosi da esse con un profondo cammino tracciato nella femminilità del proprio Io.
Ed ecco la prima parola chiave del cinema di Céline Sciamma: emancipazione.
Compiendo un viaggio nel tempo e arrivando fino al XVIII secolo, la Sciamma racconta in Ritratto della giovane in fiamme l'intricata vicenda di Marianne ed Héloïse. La prima deve fare un ritratto alla seconda senza che lei lo sappia, in vista del suo imminente (e da lei osteggiato) matrimonio.