Estrema cura dell'immagine e dell'equilibrio estetico per una ricerca profonda dell'identità sessuale. Recensione di Giancarlo Zappoli, legge Gaia Petronio.
di A cura della redazione
Francia, 1770. Marianne, pittrice, riceve l'incarico di
realizzare il ritratto di nozze di Héloise, giovane donna
appena uscita dal convento. Lei però non vuole sposarsi e
rifiuta anche il ritratto. Marianne cerca allora di osservarla
per poter comunque adempiere al mandato. Scoprirà molte
cose anche su di sé.
Céline Sciamma al suo quarto lungometraggio continua la
sua ricerca sull'identità sessuale in un film in cui le immagini
sono elemento portante della narrazione. In questa
occasione lascia il presente per rivolgersi al passato. Un
passato che di lì a poco vedrà il fuoco della Rivoluzione che
cambierà tutto, ma non spazzerà via pregiudizi e costrizioni.
Il senso del film sta tutto in una domanda: quanto le strutture sociali impediscono agli individui di farsi ritrarre (cioè guardare) per ciò che veramente sono?
In occasione dell'uscita al cinema di Ritratto della giovane in fiamme, Gaia Petronio legge la recensione di Giancarlo Zappoli.